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Transcript

Qui è possibile vedere un breve video

con il riassunto del Canto tratto da

"La Divina Commedia in HD"

Pena.....

-

......e Contrappasso

I dannati sono sdraiati a terra in una fanghiglia maleodorante, sotto una pioggia incessante di grandine, mista ad acqua sporca e neve, mentre sono dilaniati da Cerbero.

Per contrasto, come in vita si abbandonarono alla gola, amando cibi raffinati, facendo un uso fine dei sensi, quali il gusto, la vista e l'olfatto, ora sono costretti a giacere in una fanghiglia brutta a vedersi e dall'odore sgradevole. E per analogia, come furono avidi in vita, ora sono avidamente dilaniati dal mostro infernale.

Il terzo cerchio

Personaggi secondari:

Personaggi principali :

Dante

Ciacco

- Farinata Degli Uberti

- Tegghiaio Aldobrandi

- Iacopo Rusticucci

- Mosca dei Lamberti

- Pluto

i golosi

Virgilio

È la zona dell'Inferno dove sono puniti i golosi

Cerbero

Canto VI

Le tematiche :

- ingresso nel III cerchio la notte di venerdì 8 aprile 1300

-apparizione di Cerbero

-pena dei golosi

- incontro con Ciacco, sua profezia sul destino politico della città di Firenze e di alcuni fiorentini illustri dannati

Canto e figure retoriche

Verso 5: "come ch'io mi mova... io guati"

CLIMAX

Verso 17: "e ‘l ventre largo, e unghiate le mani" CHIASMO

Al tornar de la mente, che si chiuse

dinanzi a la pietà d’i due cognati

3 che di trestizia tutto mi confuse,

novi tormenti e novi dannati

mi veggio intorno, come ch’io mi mova

6 e ch’io mi volga, e come che io guati.

Io sono al terzo cerchio, de la piova

etterna, maladetta, fredda e greve;

9 regola e qualità mai non l’è nova.

Grandine grossa, acqua tinta e neve

per l’aere tenebroso si riversa;

12 pute la terra che questo riceve.

Cerbero, fiera crudele e diversa,

con tre gole caninamente latra

15 sovra la gente che quivi è sommersa.

Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,

e ’l ventre largo, e unghiate le mani;

18 graffia li spirti, ed iscoia ed isquatra.

Urlar li fa la pioggia come cani;

de l’un de’ lati fanno a l’altro schermo;

21 volgonsi spesso i miseri profani.

Verso 42: "disfatto, fatto" IPERBATO

Noi passavam su per l’ombre che adona

la greve pioggia, e ponavam le piante

36 sovra lor vanità che par persona.

Elle giacean per terra tutte quante,

fuor d’una ch’a seder si levò, ratto

39 ch’ella ci vide passarsi davante.

«O tu che se’ per questo ’nferno tratto»,

mi disse, «riconoscimi, se sai:

42 tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto».

E io a lui: «L’angoscia che tu hai

forse ti tira fuor de la mia mente,

45 sì che non par ch’i’ ti vedessi mai.

Ma dimmi chi tu se’ che ’n sì dolente

loco se’ messo e hai sì fatta pena,

48 che, s’altra è maggio, nulla è sì spiacente».

Ed elli a me: «La tua città, ch’è piena

d’invidia sì che già trabocca il sacco,

51 seco mi tenne in la vita serena.

Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,

le bocche aperse e mostrocci le sanne;

24 non avea membro che tenesse fermo.

E ’l duca mio distese le sue spanne,

prese la terra, e con piene le pugna

27 la gittò dentro a le bramose canne.

Qual è quel cane ch’abbaiando agogna,

e si racqueta poi che ’l pasto morde,

30 ché solo a divorarlo intende e pugna,

cotai si fecer quelle facce lorde

de lo demonio Cerbero, che ’ntrona

33 l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde.

Versi 7/8: piova / eterna ENJAMBEMENT

Versi 46/47: "dolente / loco" ENJAMBEMENT

Verso 28-33: "qual è..vorrebber sorde" SIMILITUDINE

Verso 18: "graffia...ed isquatra" CLIMAX

Versi 49/50: "piena / d’invidia" ENJAMBEMENT

Verso 32/33: "ntrona / l’anime" ENJAMBEMENT

Verso 8: "etterna...e greve" CLIMAX

Verso 20: "a l’altro schermo" ANASTROFE

Verso 50: "si che già trabocca il sacco" IPERBOLE

Verso 54: "a la pioggia mi fiacco" ANASTROFE

Sì trapassammo per sozza mistura

de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti,

102 toccando un poco la vita futura;

per ch’io dissi: «Maestro, esti tormenti

crescerann’ei dopo la gran sentenza,

105 o fier minori, o saran sì cocenti?».

Ed elli a me: «Ritorna a tua scienza,

che vuol, quanto la cosa è più perfetta,

108 più senta il bene, e così la doglienza.

Tutto che questa gente maladetta

in vera perfezion già mai non vada,

111 di là più che di qua essere aspetta».

Noi aggirammo a tondo quella strada,

parlando più assai ch’i’ non ridico;

114 venimmo al punto dove si digrada:

115 quivi trovammo Pluto, il gran nemico.

Poi appresso convien che questa caggia

infra tre soli, e che l’altra sormonti

69 con la forza di tal che testé piaggia.

Alte terrà lungo tempo le fronti,

tenendo l’altra sotto gravi pesi,

72 come che di ciò pianga o che n’aonti.

Giusti son due, e non vi sono intesi;

superbia, invidia e avarizia sono

75 le tre faville c’hanno i cuori accesi».

Qui puose fine al lagrimabil suono.

E io a lui: «Ancor vo’ che mi ’nsegni,

78 e che di più parlar mi facci dono.

Farinata e ’l Tegghiaio, che fuor sì degni,

Iacopo Rusticucci, Arrigo e ’l Mosca

81 e li altri ch’a ben far puoser li ’ngegni,

dimmi ove sono e fa ch’io li conosca;

ché gran disio mi stringe di savere

84 se ’l ciel li addolcia, o lo ’nferno li attosca».

E quelli: «Ei son tra l’anime più nere:

diverse colpe giù li grava al fondo:

87 se tanto scendi, là i potrai vedere.

Ma quando tu sarai nel dolce mondo,

priegoti ch’a la mente altrui mi rechi:

90 più non ti dico e più non ti rispondo».

Li diritti occhi torse allora in biechi;

guardommi un poco, e poi chinò la testa:

93 cadde con essa a par de li altri ciechi.

E ’l duca disse a me: «Più non si desta

di qua dal suon de l’angelica tromba,

96 quando verrà la nimica podesta:

ciascun rivederà la trista tomba,

ripiglierà sua carne e sua figura,

99 udirà quel ch’in etterno rimbomba».

Voi cittadini mi chiamaste Ciacco:

per la dannosa colpa de la gola,

54 come tu vedi, a la pioggia mi fiacco.

E io anima trista non son sola,

ché tutte queste a simil pena stanno

57 per simil colpa». E più non fé parola.

Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno

mi pesa sì, ch’a lagrimar mi ’nvita;

60 ma dimmi, se tu sai, a che verranno

li cittadin de la città partita;

s’alcun v’è giusto; e dimmi la cagione

63 per che l’ha tanta discordia assalita».

E quelli a me: «Dopo lunga tencione

verranno al sangue, e la parte selvaggia

66 caccerà l’altra con molta offensione.

Verso 59: "ch'a lagrimar m’invita" ANASTROFE

Verso 79: "che fuor si degni" POLISINEDOTO

Verso 81: "ch'a...'ngegni" POLISINDETO

Verso 65: "verranno al sangue" METONIMIA

Verso 84: "se…attosca" EMISTECHI

Virginia Ferri

&

Asia Villaggi

III° ESA

Esilio e profezia :

- Incontro con Ciacco

- Le tre domande di Dante a Ciacco su Firenze

- Domanda di Dante su alcuni fiorentini illustri

- Condizione dei dannati dopo il Giudizio Universale e

incontro con il gran nemico Pluto

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