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e infine
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a me tocca ruolo
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nel riflettere cioè di quella terza parte,
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quello che abbiamo imparato a essere delle elezioni efficaci
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attraverso il nostro corso. Quindi ci siamo
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resi conto che fare una lezione efficace, fare una comunicazione efficace
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significa fare tre cose farete passi,
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motivare qualcuno,
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attivarlo
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e quindi farlo riflettere.
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E quindi rifletteremo insieme oggi
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rispetto a questo
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contenuto rispetto a questo titolo,
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le visioni del futuro.
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A me quindi spetta un po' il compito più
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evocativo rispetto a questo
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quel progetto che abbiamo messo in piedi, cioè dove vogliamo andare a finire?
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Che cosa vogliamo creare con tutto questo?
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A che cosa vogliamo dare vita?
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Ecco, forse la parola vita è la parola che in questo momento
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riesce più di ogni altra. Ha
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dare corpo
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a quello che voglio dire
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vita, eh?
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Comunità, comunità.
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Questo è un termine che ormai la scienza contemporanea ci sta
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aiutando facendo ricordare,
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aiutando a capire, facendo ricordare sempre di piu'.
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La vita è comunità di comunità
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e quindi questo è quello che noi vogliamo creare.
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Vorremmo creare una comunità.
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É in fondo a questo,
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a questo piccolo mio intervento vorrei proprio dare
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una definizione di quella che ritengo essere la
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ciao.
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Ma prima di tutto dobbiamo renderci conto che
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fare comunità significa
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rendere in grado le persone di creare qualcosa con le proprie mani
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e l'intelligenza emotiva ci rende capaci di essere consapevoli di quello che
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vogliamo creare e soprattutto di fare in modo che tutto questo sia creato
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insieme.
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Infatti, questa bellissima frase
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esemplifica e identifica quello che noi vogliamo fare.
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Vorremmo fare in modo che le mani dei nostri ragazzi, insieme alle nostre
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insieme alle mani di tutte le persone che
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coinvolgono, sono coinvolte in questo processo.
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Questo grande processo educativo
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che è quello della scuola
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possano unirsi per creare qualcosa.
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E questo qualcosa è il futuro.
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Il futuro non è qualcosa di già dato.
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Riflettevo l'altro giorno che spesso e volentieri noi teniamo,
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o meglio,
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parlo per me,
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che spesso e volentieri io tengo in futuro.
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Quando penso al futuro penso a qualcosa di ignoto. Penso a qualcosa che
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non ha
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una sua definizione. Non è delineato in maniera chiara
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quando mi si chiede che cosa vorresti
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per il futuro?
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Ecco, quelle volte io mi blocco
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e
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le paure hanno il sopravvento
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anche sulla speranza.
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E questo vorremmo che fosse.
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Invece un'indicazione verso una speranza verso un futuro possibile
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che dica quello che noi veramente vogliamo creare,
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che dica quello che vogliamo diventare, ci ponga un obiettivo,
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che sia la vetta della montagna a cui vogliamo arrivare
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insieme, di mani che cooperano, che si uniscono
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per cooperare,
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per collaborare,
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creando il futuro. E questo non è possibile senza coinvolgere l'essere umano
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al cento percento senza coinvolgere l'intero essere umano
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e l'essere umano intero. Eh sì, una mente pensante,
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ma anche e soprattutto
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un insieme di emozioni,
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un insieme di competenze emotive che possono essere
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in imparate, insegnante
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e che possono collaborare affinché
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appunto gli esseri umani si uniscano
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e
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in questo senso,
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ricordando appunto che questa
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io la considero noi lo consideriamo un po',
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la parte più evocativa di tutto il nostro progetto.
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In questo senso, appunto,
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questa frase
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identifica quello che stiamo cercando di fare.
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Prima viene la direzione, poi le ali.
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Spesso noi ci fermiamo a pensare
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al fatto che abbiamo dei grandi obiettivi, ma che non sappiamo come realizzarlo,
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che abbiamo grandi progetti, grandi idee, ma che non sappiamo come realizzarlo.
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Adesso ce l'abbiamo la direzione e adesso abbiamo
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imparato a capire quali sono le nostre armi,
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le competenze dell'intelligenza emotiva che noi
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stiamo cominciando a sperimentare qui a scuola
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sono veramente ciò che può fare la differenza.
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Ciò che può dare a noi e ai nostri
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ragazzi le ali per volare verso quella direzione sud,
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quella direttiva verso
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quella meta.
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E quindi, concludendo,
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qual è quella meta?
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Beh, la metà è proprio questa
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la comunità,
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una comunità all'interno della quale
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noi vogliamo creare un luogo protetto,
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come dice questa frase del grandissimo Mauro Scarto pezzi
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un luogo protetto in cui noi condividiamo la legge
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del bene
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reciproco.
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Non ci può essere comunità,
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se no, dove le persone siano coinvolte ad una costruzione di un bene reciproco,
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dov'é l'interesse primario sia quello
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di
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rendere possibile una coesistenza
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in cui
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la
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gioia
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in cui
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l'ascolto,
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in cui il supporto in cui il sostegno in cui la condivisione,
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in cui questi valori positivi
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che sono, i valori che ci vengono veramente umani,
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possono diventare corpo
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di ogni giornata
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di scuola.
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Questo è quello che noi
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intendiamo fare. Certo, è un obiettivo estremamente ambizioso.
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Ma se non abbiamo
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obiettivi ambiziosi, uniti ad uno sforzo costante,
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probabilmente
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non forse non è nemmeno il caso che noi ci mettiamo in movimento.
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Grazie