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Ettore e andromaca
Michele Sabbatini 3°Ct
L'antefatto
L'antefatto e il
contenuto dei due brani
-Ettore è rientrato in città. Alle porte gli si fa incontro la folla delle madri, delle spose e delle figlie dei Troiani che richiedono notizie dei loro cari, ma egli le invita a recarsi ai templi per pregare gli dei perché un grave destino incombe sulla città di Troia.
-Poi raggiunge la madre Ecuba e la invita ad andare al tempio di Atena per offrire alla dea un peplo.
-Subito dopo Ettore lascia la madre e, dopo aver rimproverato Paride che se ne sta ancora nel suo palazzo a lucidarsi le armi, giunge alle porte Scee.
Il contenuto dei due brani
-Qui alle porte Scee la moglie gli viene incontro correndo, seguita dall’ancella che porta in braccio il piccolo Astianatte.
-Andromaca rivolge ad Ettore un appassionato discorso, esprimendo al marito il timore che egli sia presto ucciso in battaglia: dunque chiede a Ettore di non tornare in battaglia, restando lì sulla torre, per non rendere orfano il figlio e vedova la sposa.
-Infine, chiude il suo discorso consigliandogli di disporre l’esercito presso il fico selvatico, ove le difese e le mura della città erano più deboli facilmente valicabile da nemici.
Il contenuto dei due brani
αἰδώς
-Ettore replica all’accorato discorso della moglie rifiutando di rimanere accanto a lei, proprio perché glielo lo impedisce l’ (“la vergogna”) nei confronti di Troiani e delle Troiane.
-Subito dopo Ettore tende le braccia al figlioletto, che però grida spaventato dal terribile aspetto delle armi del padre: così Ettore depone l’elmo per terra e solleva fra le braccia il figlio, rivolgendo per lui una preghiera augurale agli dei.
-Infine invita Andromaca a tornare in casa per attenere alle sue mansioni abituali, mentre lui e gli altri uomini, intanto, penseranno alla guerra.
astianatte
Astianatte
᾿Αστυάναξ
-È il figlio di Ettore e Andromaca.
-Nell'Iliade il padre lo chiama Scamandrio, ma dai Troiani veniva comunemente chiamato Astianatte, dal greco (“signore della città”).
-Nell'Iliade a ogni modo egli vive si può dire solo nell'orgoglio di Ettore, che lo spera migliore di sé, e nelle preoccupazioni di questo e della madre, che temono per lui la sorte infelice dell'orfano: la servitù o la morte.
-In questo passo Omero si sofferma su Astianatte con estrema delicatezza: egli è «piccolo piccolo, inconsapevole, l’Ettoride tanto amato, uguale a una stella splendente».
᾿Αστυάναξ
andromaca
il discorso di Andromaca
-Andromaca era figlia di Eezione, signore di Tebe Ipoplacia.
-I miti e la tradizione hanno delineato un ritratto sconsolato, rammaricato ed eternamente perseguitato di Andromaca, una figura toccante per essere destinata a perdere tutti i suoi cari.
-Racchiude l'impotenza e la sofferenza di una donna che deve affrontare una vita senza il marito amato, ucciso dall'insaziabile sete di gloria.
-Nel poema omerico Andromaca sembra personificare il massimo grado delle qualità coniugali e materne.
-Questa prima presentazione del personaggio sembra stonare con l’immagine di donna tramandaci dalla tradizione: infatti la troviamo alle Porte Scee invece che in casa ad attenere ai suoi lavori domestici.
Ἀνδρομάχη
Il discorso di andromaca
ἦλθε
δάκρυ χέουσα
-Lo stato d’animo della donna è ben delineato già prima del suo discorso: l’agitazione psichica di Andromaca è evidente allorché alle porte Scee viene incontro ad Ettore correndo ( ) e piangendo ( ).
-Andromaca rivolge al marito un discorso appassionato e commovente, che mette a nudo l’angoscia del suo animo:
• Anzitutto la donna esprime il timore che gli achei uccidano Ettore scagliandosi tutti quanti contro di lui. Traspare da queste parole anche l’orgoglio della moglie e la consapevolezza dell’immenso valore dello sposo.
δαιμόνιε φθίσει σε τὸ σὸν μένος
τάχα γάρ σε κατακτανέουσιν Ἀχαιοὶ / πάντες
407 « » “Sventurato, il tuo ardore sarà la tua rovina”
409-410 « ----------- » “T’uccideranno presto gli Achei tutti insieme saltandoti addosso”
ἐφορμηθέντες
ἐμοὶ δέ κε κερδιον εἴη σεῦ ἀφαμαρτούσῃ χθόνα δύμεναι· οὐ γὰρ ἔτ 'ἄλλη ἔσται θαλπωρὴ
ἐπεὶ ἂν σύ γε πότμον ἐπίσπῃς ἀλλ 'ἄχε'
Ἕκτορ ἀτὰρ σύ μοί ἐσσι πατὴρ καὶ πότνια μήτηρ ἠδὲ κασίγνητος, σὺ δέ μοι θαλερὸς
410-413 « - » “Sarebbe meglio per me scendere sotto terra, se restassi senza di te; perché non avrò alcun altro conforto, quando tu abbia seguito il destino, ma solo dolori”
429-430 « - » “Tu, Ettore, dunque per me sei padre e madre adorata ed anche fratello e sei il mio splendido sposo”
432 « » “Non rendere orfano il figlio, non fare della tua donna una vedova”
παρακοίτης
μὴ παῖδ 'ὀρφανικὸν θήῃς χήρην τε γυναῖκα
• Andromaca nella parte finale del suo discorso tenta un ultimo appello ad avere pietà nei suoi confronti che però andrà a cadere nel vuoto. Inaspettatamente conclude con un consiglio strategico ad Ettore, che ha fatto discutere molti studiosi sulla reale presenza e che hanno ritenuto spurii questi versi.
ἀλλ 'ἄγε νῦν ἐλέαιρε καὶ αὐτοῦ μίμν' ἐπὶ πύργῳ
λαὸν δὲ στῆσον παρ 'ἐρινεόν, ἔνθα μάλιστα ἀμβατός
431 « » “Ma allora, su, abbi pietà e resta qui sulla torre”
433-434 « - ». “Schiera l’esercito al fico selvatico, dove è più facile penetrare nella città e superare le mura”.
ἐστι πόλις καὶ ἐπίδρομον ἔπλετο τεῖχος
La risposta di ettore
-Successivamente al discorso di Andromaca troviamo la risposta di Ettore, la quale assume caratteri peculiari rispetto agli altri discorsi degli eroi, perché lo vediamo “in una dimensione più privata”.
αἰδώς
τιμή
la risposta di ettore
ἀλλὰ μάλ 'αἰνῶς αἰδέομαι Τρῶας καὶ Τρῳάδας ἑλκεσιπέπλους, αἴ κε κακὸς
ὣς νόσφιν ἀλυσκάζω πολέμοιο
441-443 « » » “Ma davvero provo terribile vergogna dei Troiani e delle Troiani dei lunghi pepli, se come un vile resto lontano dalla guerra”
444-446 « - » “Perché ho appreso ad essere valoroso sempre, a combattere fra i primi Troiani per cercare di mantenere la grande gloria del padre e la mia di me stesso”
ἐπεὶ μάθον ἔμμεναι ἐσθλὸς αἰεὶ καὶ πρωτοισι μετὰ Τρώεσσι μάχεσθαι ἀρνύμενος
πατρός τε μέγα κλέος ἠδ 'ἐμὸν αὐτοῦ
Ἕκτορ
ἀλλ 'οὔ μοι Τρώων τόσσον μέλει ἄλγος ὀπίσσω, […] ὅσσον σεῦ, ὅτε κέν τις Ἀχαιῶν
χαλκοχιτώνων δακρυόεσσαν ἄγηται ἐλεύθερον ἦμαρ ἀπούρας
450 e 454-455 « - » “Ma a me non importa tanto il dolore per Troiani in avvenire, […] quanto di te, quando uno degli achei dai chitoni di bronzo ti trascinerà via piangente, togliendoti la libertà”.
462-463 « »
“E per te nuovo dolore vi sarà, per la mancanza di un uomo tale da allontanare (da te) la schiavitù”
σοὶ δ 'αὖ νέον ἔσσεται ἄλγος χήτεϊ τοιοῦδ 'ἀνδρὸς ἀμύνειν δείουν ἦμαρ
ἀρετή
ἂψ δ 'ὃ πάϊς πρὸς κόλπον ἐϋζώνοιο τιθήνης ἐκλίνθη ἰάχων πατρὸς φίλου ὄψιν ἀτυχθεὶς
Ζεῦ ἄλλοι τε θεοὶ δότε δὴ καὶ τόνδε γενέσθαι παῖδ 'ἐμὸν ὡς καὶ ἐγώ ὧδε βίην τ 'ἀγαθόν
467-468 « » “Ma indietro il bambino sul petto della balia dalla bella cintura si piegò gridando, spaventato alla vista del caro padre”
476-479 « - » “Zeus e voi altri dei, concedete che anche questo mio figlio sia, come anch’io appunto sono, altrettanto valente per la forza […] e un giorno qualcuno possa dire di lui: «Costui è molto migliore del padre»”.
484 « » “Sorridendo tra le lacrime”
[…] καί ποτέ τις εἴποι πατρός γ 'ὅδε πολλὸν ἀμείνων
δακρυόεν γελάσασα
485
«χειρί τέ μιν κατέρεξεν ἔπος τ' ἔφατ' ἔκ τ' ὀνόμαζε·
δαιμονίη μή μοί τι λίην ἀκαχίζεο θυμῷ·
οὐ γάρ τίς μ' ὑπὲρ αἶσαν ἀνὴρ Ἄϊδι προϊάψει·
μοῖραν δ' οὔ τινά φημι πεφυγμένον ἔμμεναι ἀνδρῶν,
οὐ κακὸν οὐδὲ μὲν ἐσθλόν, ἐπὴν τὰ πρῶτα γένηται»
“E con la mano la accarezzò e le disse parole e parlò; «Infelice, non ti affliggere troppo nell’animo; infatti nessuno contro il destino mi getterà nell’Ade; ma la Moira dico che nessun uomo può evitarla, né vile né valoroso, una volta che sia nato»”
Tmesi con il verbo successivo
Espressione Formulare
Dativo etico
Dativo di moto a luogo
τίς
Si unisce in litote a
«χειρί τέ μιν κατέρεξεν ἔπος τ' ἔφατ' ἔκ τ' ὀνόμαζε·
δαιμονίη μή μοί τι λίην ἀκαχίζεο θυμῷ·
οὐ γάρ τίς μ' ὑπὲρ αἶσαν ἀνὴρ Ἄϊδι προϊάψει·
μοῖραν δ' οὔ τινά φημι πεφυγμένον ἔμμεναι ἀνδρῶν,
οὐ κακὸν οὐδὲ μὲν ἐσθλόν, ἐπὴν τὰ πρῶτα γένηται»
Infinito perfetto medio perifrastico
Congiuntivo aoristo con valore iterativo ed eventuale
Antitesi
la fortuna dell'episodio
"Il commiato di Ettore e Andromaca", Antonio Cavallucci, 1773
Influenzò molto il mondo dell’arte, in cui gli artisti omaggiarono la classicità con la rappresentazione di questi personaggi riproposta in modi diversi. Tra questi ricordiamo:
La fortuna dell'episodio
"Ettore presa congedo di Andromaca", Angelica Kauffman, 1768
"Ettore e Andromaca", Antonio Zucchi, 1773
"Ettore e Andromaca", Giorgio De Chirico, 1917
"Ettore e Andromaca", Giovanna Maria Benzoni, 1871
"Andromaca", José Vilches, 1853
"Ettore e Andromaca", Giuseppe De Fabris, 1817
"Incontro tra Ettore e Andromaca", vaso del V sec. a.C.
• Influenzò molto anche il teatro moderno, a partire proprio dalle tragedie greche antiche:
-“Andromaca” di Euripide (420 a.C. circa)
-“ Andromacha Aechmalotis” di Quinto Ennio (II sec. a.C.)
-“Andormaca” di Jean Racine (1667)
E anche varie opere musicali:
-“Andromaca” di Antonio Caldara (1724)
-“Andromaca” di André Ernest Modeste Grétry (1780)
-“Andromaca” di Giovanni Piasello (1797)
Εὐριπίδης
• Infine come detto prima il personaggio di Andromaca viene ripreso molto anche della letteratura da grandissimi autori sia latini sia greci, ma anche posteriori:
-“Le nozze di Ettore e Andromaca” di Saffo (Fr. 44 Voigt): la poetessa si sofferma su un’Andromaca giovanissima nel momento delle nozze con Ettore.
-Virgilio ci presenta un’Andromaca profondamente romanizzata, sposa univira per eccellenza.
-In Ovidio e Properzio che ritraggono la donna come un modello di amante da evitare e una donna passionale.
-Seneca ci presenta Andromaca come un personaggio dilaniato dal dissidio interiore.
-Andromaca è invocata da Charles Baudelaire nella sua poesia Il cigno, in cui il poeta paragona la propria sofferenza a quella della donna.
Σαπφώ