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I PRECEDENTI DEL GENERE BIOGRAFICO
In epoca antica i primi che suscitarono la curiosità di reperire informazioni sulla persona, la famiglia, il luogo di nascita, l'attività furono i poeti antichi (Omero ed Esiodo soprattutto) e i sapienti, sui quali già nel VI e V secolo a.C. si incominciarono a raccogliere dati ed elaborare aneddoti . I precedenti più diretti delle biografie di personaggi politici furono probabilmente due opere della prima metà del IV secolo a.C, L'Evàgora di Isocrate e l'Agesilao di Senofonte.
Solo nel III secolo a.C. il bìos venne coltivato come genere letterario vero e proprio. Abbiamo la testimonianza di San Gerolamo che indica tra i predecessori greci di Svetonio tre autori: Ermippo, Satiro e Aristosseno appartenenti alla scuola peripatetica. Ciò permette di congetturare che la biografia sia nata e si sia definita come genere letterario nella scuola di Aristotele.
Scuola di Atene di Raffaello Sanzio
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Nella figura di Giulio Cesare, come raramente è accaduto nelle vicende del mondo occidentale, si incarna l’enigma del potere, il suo fascino radioso e il suo esito tragico. Chi è allora Cesare? Colui che, giovanissimo, si commuove di fronte all’immagine di Alessandro Magno, che spera di imitarne le gesta, spinto dalla stessa ambizione e dalla stessa irrequietezza; da quel sentimento che i greci chiamano “pothos”, il desiderio smanioso e malinconico che è destinato a rimanere insoddisfatto. Il ‘nomen omen’, il nome cesare di origine etrusca che significa grande.
Il mito di Cesare, insomma, non muore il 15 marzo. Diviene una personalità iconica della cultura occidentale che ha esercitato, e continua ad esercitare, un fascino ammaliatore. E se la prima volta è apparso come tragedia shakespeariana, la seconda è tornato come successo hollywoodiano. La storia di Cesare – attraverso le immagini romanzate della narrativa e del grande schermo – acquisisce una potenza evocativa e paradigmatica ineguagliabile.
Ambientata nell'antica Gallia al tempo di Giulio Cesare, attorno al 50 a.C., ha per protagonisti il guerriero gallico Asterix, il suo miglior amico Obelix e tutti gli altri abitanti di un piccolo villaggio gallico in Armorica (l'odierna Bretagna) che si ostina a resistere alla conquista romana grazie all'aiuto di una pozione magica preparata dal druido Panoramix, in grado di rendere invincibili.
Cesare è rappresentato nel gioco Assassin's Creed: Brotherhood come un alleato dei Templari, mentre i suoi assassini, Bruto compreso, tentano in ogni modo di ostacolare i Templari nel guadagnare potere a Roma. Il racconto della morte di Cesare da parte di Bruto appare in Assassin's Creed: Project Legacy. Cesare appare nel videogioco Assassin's Creed: Origins. In Age of Empires: The Rise of Rome è possibile giocare nei panni di Giulio Cesare, combattendo i nemici in quattro campagne militari chiamate "Expansion II Ave Caesar" (Cesare contro i Pirati; in Britannia; ad Alesia; contro Pompeo). C'è inoltre una nota storica nella quarta campagna, dove viene illustrata la sua morte nel 44 a.C.
Film e serie tv
Gaio Giulio Cesare è stato uno degli uomini politici più influenti nella storia umana e il cinema ha dedicato a lui tantissimi film sin dagli esordi. Ricordiamo tra i film storici da vedere su Giulio Cesare:
-Giulio Cesare, il film muto più antico sull'imperatore romano del 1909.
-Cajus Julius Caesar, un film storico muto del 1914.
-Cesare e Cleopatra, lungometraggio epico del 1945 con Vivien Leigh nel ruolo di Cleopatra.
-Druids -La rivolta, pellicola del 2001 che racconta la sottomissione della Gallia da parte di Giulio Cesare.
-Giulio Cesare contro i pirati, film del 1962 che racconta di Cesare che si ritira in Bitinia per sfuggire a una congiura contro di lui.
-Giulio Cesare il conquistatore delle Gallie, del 1963 diretto da Amerigo Anton, ispirato al De bello Gallico.
-23 pugnali per Cesare, film storico che racconta la morte di Cesare.
-Giulio Cesare, del 1953 con la regia di Roger Mankievicz e Marlon Brando nel ruolo di Marcantonio, adattamento della tragedia di Shakespeare.
-Cesare deve morire, film del 2002 narra la messa in scena all'interno di un carcere della tragedia di Shakespeare ad opera dei detenuti.
-Ave, Cesare!, film dei fratelli Cohen con George Clooney del 2016.
O anche delle serie TV come Spartacus.
Cesare e Cleopatra (1901), una rappresentazione di George Bernard Shaw
Giulio Cesare (2009) di Giuseppe Paolo Mazzarello è la riscrittura libera e condensata della tragedia Shakespeariana. Vi sono riferimenti alla realtà attuale con gli annosi aspetti della lotta politica ed i passionali contrasti della vita amorosa.
La tragedia di William Shakespeare Giulio Cesare (1599) descrive l'omicidio di Cesare e le sue conseguenze; essa è stata adattata numerose volte per il cinema.
Ciò che salta agli occhi come primo elemento di confronto è l’ambizione che accomuna i due grandi uomini. Di Alessandro Magno, Freud ebbe a dire:
Alessandro il Macedone fu certamente uno degli uomini più ambiziosi che siano mai esistiti. Egli si lamentava che non avrebbe trovato un Omero che cantasse le sue gesta;
Plutarco li presenta i n questo modo:
[Alessandro] impetuoso e sfrenato in tutto il resto, era difficile che si lasciasse eccitare dai piaceri corporei e li praticò con molta moderazione. L’ambizione invece lo rese precocemente fermo nelle sue alte risoluzioni e grande di animo. […] Non cercava infatti piaceri o ricchezze, ma virtù e gloria.
Quanto a Cesare, si dice che possedesse ottime qualità naturali per l’oratoria civile, e coltivò con grandissima ambizione le sue doti, tanto da raggiungere indiscutibilmente il secondo posto fra gli oratori romani: al primo rinunciò votando tutti i suoi sforzi ad ottenere piuttosto il primato nella potenza politica e militare.
Vediamo che cosa scrive Plutarco di Alessandro…
I Macedoni temevano quel momento cruciale ed erano del parere che ad Alessandro convenisse trascurare completamente i problemi dell’Ellade e non usare la maniera forte, richiamare dolcemente al dovere i barbari che si erano ribellati e sopire le cause di rivolta. Il giovane, invece, partendo da principi opposti, pensò di ottenere la sicurezza e di garantirsi il possesso dei suoi domini usando l’audacia e la magnanimità […]
…e di Cesare
A Roma Cesare rifulse, poiché prese la parola per difendere molta gente, e molta simpatia si accattivò presso i ceti popolari salutando e incontrando chiunque con grande affabilità: era più cortese di quanto non si suole essere alla sua età. Ma contribuiva ad accrescere non poco la sua potenza politica anche la magnificenza dei suoi pranzi, dei conviti e in genere del suo tenore di vita.
Dall’inizio alla fine, la vita di Alessandro, così come ce la propone Plutarco, è un susseguirsi di ricorsi alla divinazione, alla lettura dei presagi e degli auspici, all’interpretazione dei sogni e delle visioni, ai sacrifici per ingraziarsi divinità o ringraziarle del favore ricevuto. Alessandro non fa un passo senza accompagnarsi ad indovini e sacerdoti pronti a predire e interpretare. L’intera vicenda di Alessandro è costellata di profezie e presagi e il primo fatto sovrannaturale che lo riguardi è addirittura antecedente alla sua nascita.
Non sappiamo se Alessandro fosse veramente convinto d’essere figlio di Zeus. Sappiamo che attraversò il deserto d’Egitto per visitare il tempio di Ammone e farsi ivi riconoscere una natura divina. E noi non possiamo astenerci dall’ipotizzare che, con ciò, Alessandro intendesse rendere un tributo alla propria madre e, contemporaneamente, negare la paternità di Filippo: incarnando la divinità, egli avrebbe ottenuto di assumere su di sé l’autorità che, con ciò, sottraeva al padre reale. D’altro canto, ci risulta – e Plutarco ne fa più volte menzione nel suo racconto – che tra padre e figlio non corresse buon sangue; addirittura, poco più che adolescente, si rammaricava delle conquiste di Filippo perché temeva che non avrebbe lasciato a lui, Alessandro, “nessuna impresa grande e luminosa”.
Plutarco riferisce che durante il valico delle Alpi alla volta dell’Iberia, Cesare pianse su uno scritto di Alessandro, considerando che il Macedone, alla sua età, regnava già su tanti popoli mentre egli, Cesare, non aveva ancora compiuto nessuna impresa gloriosa. Da quale sentimento fosse animato il pianto di Cesare, Plutarco non ci dice. Potremmo provare ad ipotizzarlo e a supporre che fosse invidia.
Comincia dunque a delinearsi il vero carattere dell’ambizione di Cesare: un’ambizione che si direbbe quasi disperata, dell’uomo solo alle prese col suo destino. Non abbiamo ancora menzionato il fatto che Giulio Cesare era epilettico. A proposito dei sintomi epilettici di Cesare, Plutarco riferisce che:
[…] non sfruttò la propria debolezza come un pretesto per essere trattato con riguardo; al contrario, fece del servizio militare una cura per la propria debolezza. Compiendo lunghe marce, consumando pasti frugali, dormendo costantemente a cielo aperto, sottoponendosi ad ogni genere di disagi, sgominò i suoi malanni e serbò il suo corpo ben difeso dai loro assalti.
La Repubblica, a Roma, muore prima di Cesare, “assassinata” proprio da lui che subirà la medesima sorte. Forse non è azzardato concludere che l’eliminazione dell’Ordine incarnato dallo Stato e l’assunzione in proprio dei poteri e dell’autorità ad esso sottratti possano equivalere a un parricidio. A sostegno di quest’ultima ipotesi potremmo chiamare in causa ancora Plutarco, laddove riporta che:
[…] La notte che precedette il passaggio del Rubicone Cesare fece un sogno raccapricciante: gli pareva di unirsi in modo incestuoso con la propria madre.
Il Giulio Cesare di Shakespeare si apre con segni nefasti della natura che precedono e annunciano l’assassinio del dittatore, ad indicare un mondo “fuor di sesto” che ha perso il proprio centro e ha smarrito l’ordine cosmico. Non è davvero un caso se l’Autore riporta nell’età di Cesare lo sgomento che si respirava nell’età elisabettiana, all’indomani della rivoluzione copernicana, che aveva sconvolto i canoni interpretativi dell’universo.
Il fascino che la personalità e le imprese di Alessandro esercitarono sui contemporanei e sui posteri di tutti i tempi è dimostrato dalla straordinaria fioritura di opere su di lui. A tale fascino non si sottrassero i Romani, il cui interesse per la figura del grande sovrano e condottiero macedone è attestata in tutte le epoche.
Alessandro ed Efestione impegnati nella caccia al cervo, mosaico proveniente dalla Casa a Peristilio di Pella (Macedonia), 320 a.C.
Tracce più o meno evidenti di imitatio alexandri sono attestate per Pompeo, Cesare, Marco Antonio, Germanico.
Imitatio Alexandri in:
Pompeo: vincitore in gloriose campagne in Oriente, fin dall'adolescenza era stato indotto dagli adulatori a ritenersi predestinato a emulare le gesta di Alessandro, come attesta Sallustio.
Marco Antonio: l'accostamento ad Alessandro è di segno negativo. Egli infatti aveva compiuto una scelta radicale di orientalizzazione, sia nei costumi sia in campo politico, in una direzione autocratica e teocratica totalmente divergente rispetto alle tradizioni della res publica romana
Germanico: il suo parallelo con Alessandro è stato istituito da Tacito nel II libro degli Annales. Vengono accostati sia aspetti positivi sia aspetti negativi.
Seneca nelle numerose menzioni del personaggio di Alessandro contenute nelle sue opere lo presenta come esempio negativo. Anche il poeta Lucano lo condanna e non ne riconosce neppure le sue eccellenti qualità di condottiero. Tito Livio in un famoso excursus nel nono libro della sua opera storica s'impegna a ridimensionare anche la fama militare di Alessandro Magno.
Nozze di Alessandro e Rossane