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L' ARTE DELL' INCOSCIO:
IL SURREALISMO
L'inconscio è quella parte della vita interiore di ogni individuo della quale non si può avere nè consapevolezza nè conoscenza diretta. Comunque riesce a manifestarsi in vari modi
si rilevò un'opera rivoluzionaria per la sua visione del sogno come lo strumento più adatto e prezioso per la ricostruzione dell'attività psichica inconscia.
Battaglia di pesci
"Molto opportunatamente Freud ha concentrato la propria critica sul sogno. E' inammissibile, infatti, che su questa parte importante dell'attività psichica [...] ci si sia soffermati così poco".
Da questo ragionamento nasce il nome "surrealismo" proprio perchè Breton voleva rappresentare la surrealtà (realtà assoluta).
AUTOMATISMO PSICHICO: processo automatico che fa sì che l'inconscio si manifesti in libertà.
SURREALTA': dove veglia e sonno si conciliano e si compenetrano in modo armonico e profondo.
E' proprio Breton a chiare il significato di Surrealismo utilizzando una formula delle "voci" enciclopediche:
"Surrealismo, n.m. Automatismo psichico puro col quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale".
BELLEZZA SURREALISTA: nasce dal trovare assieme due oggetti reali che non hanno nulla in comune in uno stesso luogo ugualmente estraneo a entrambi.
Anche per i dadaisti la casualità era generatrice ma essi muovevano dalla negazione del tutto con un comportamento tendenzialmente anarchico.
Al contrario i Surrealisti avevano una proposta costruttiva che esprimeva sia la libertà individuale che sociale.
Consiste nello sfregare una matita o un gessetto per colorire il supporto.
L'immagine che ne deriva (svincolata dalla volontà dell'artefice) può essere come evocatrice di oggetti e forme diverse.
Consiste nell'azione del grattare o raschiare con qualsiasi strumento il colore sparso sulla tavola per far emergere o un colore steso in precedenza o la tela.
Si ottiene accostando in modo casuale ritagli di giornali, riviste, stampe un'associazione irrazionale di forme che in questo modo diventano surreali.
Max Ernst fu uno dei più grandi interpreti del pensiero Surrealista.
Fu lui a mettere a punto il frottage, il grattage e la decalcomania.
Egli aderisce prima al movimento Dada, successivamente spinto dall'interesse per la psichiatria si avvicina al Surrealismo.
1922: si trasferisce a Parigi.
1933: è iscritto nelle liste di proscrizione naziste.
1939: con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale viene internato in un campo di prigionia.
1941: L'artista si reca negli Stati Uniti con l'aiuto della collezionista e mecenate Peggy Guggenheim che sposa e da cui divorzia lo stesso anno (1943)
1953: è di nuovo in Francia dove rimarrà fino alla sua morte avvenuta a Parigi nel 1976.
Gli inizi di Ernst furono all'interno del movimento Dada...
Ernst unisce frammenti di fotografie, pittura ad olio e frottage per arrivare a un'espressione pittorica altamente poetica.
Il braccio sinistro della donna (elevato al concetto di femminilità ed erotismo) penetra una sfera, si crede che sia la costellazione delle Pleiadi: è la forza prorompente dell'eros che vince ogni ostacolo.
La massa informe, la donna e il sasso che precipita sono compresi in un terzo della superficie del quadro.
"La vicina pubertà non ha ancora tolto la grazia composta delle nostre Pleiadi/ lo sguardo dei nostri occhi pieni d'ombra è diretto verso il selciato che sta cadendo/ la gravitazione delle ondulazioni non esiste ancora"
Dipinto murale ad olio eseguito nella casa degli amici Paul e Gala Eluard.
Quest'opera è carica di simboli onirici e allusioni erotiche. E' facile, infatti, leggere le dita incrociate come le gambe affusolate di una donna e la loro congiunzione al dorso della mano come un inguine.
Quest'opera fu realizzata nello stesso anno in cui fu pubblicato il manifesto del surrealismo da Breton.
Il soggetto rappresentato è il ricordo di un incubo avuto da Ersnt durante l'infanzia.
Il soggetto è surrealista: è la rappresentazione di un sogno.
Il titolo è surrealista: elementi della quotidianità vengono riproposti in modo angoscioso.
Anche la monocromia dei personaggi e la matericità della casetta e del cancelletto sono elementi surrealisti.
"Deux infants sont menacès par un rossignol"
In un ambiente che ricorda molto la pittura fiamminga quest'opera viene realizzata secondo una perfetta prospettiva lineare.
Al centro del quadro posa una donna nuda che indossa un morbido mantello e un copricapo a testa di rapace che fissa l'osservatore.
Dietro la sposa è presente uno sgabello.
A destra una creatura ermafrodita e deforme riassume in sè tutte le qualità umane e animali.
Un servo per metà uomo per metà uccello assiste la vestizione, esso tiene in mano una lancia spezzata.
In quest'opera Ersnt fa uso della decalcomania, una tecnica pittorica automatica; in alcuni punti del quadro inoltre il colore si distribuisce in maniera del tutto casuale.
Nel 1941 Ersnt si trasferisce negli Stati Uniti mostrando un totale disinteresse per le esperienze artistiche che andavano maturando.
Il pianeta disorientato rappresenta una netta divisione.
Nella prima parte a destra prevale l'uso di colori caldi come il giallo e il rosso, c'è anche un accenno di profondità.
Nella seconda parte a sinistra invece prevalgono i colori freddi che ci restituiscono un senso di calma e serenità.
Il totem che divide le due parti del quadro e la parte inferiore di esse sono stati realizzati con la tecnica della decalcomania.
Le sottili linee curve realizzate con la tecnica del dripping (che verrà messa a punto successivamente da Pollock) rappresentano idealmente le traiettorie di un corpo celeste.
La decalcomania è paragonabile alla terra arsa senza vita mentre le linee ci portano alla situazione tragica della guerra.
Nasce nel 1893 a Barcellona.
Dal 1912 al 1915 frequenta l'Accademia delle belle arti.
Nel 1920 si reca a Parigi.
Nel 1924 conosce Breton e aderisce al surrealismo.
Nel 1932 si stabilisce a Barcellona.
Nel 1936 allo scoppiare della guerra civile si trasferì a Parigi e ritornerà in Spagna solo nel 1941.
Già nel 1918 Mirò si era avvicinato al classico per "necessità di disciplina".
Il "classicismo" in Mirò consiste nel prendere la realtà come modello e nel porre molta attenzione nel dettaglio.
Nulla è lasciato al caso.
I colori mediterranei, caldi e solari, definiscono i volumi delle case dominate dalla mole della chiesa e del campanile.
Il colore, i particolari, le sfaccettature dell'architettura e le distorsioni del paesaggio denunciano le fonti del giovane Mirò.
Non è il sogno ad ispirare Mirò ma le allucinazioni causate dalla fame.
Le figurette fantastiche sembrano danzare e muoversi a ritmo di una chitarra minuscola. Tutto è quasi perfettamente riconoscibile ma trasfigurato.
I colori vivaci e giocosi evocano il "lato magico".
La conquista dello spazio si formalizza nello sfondo monocromo.
L'artista è preso dal rifiuto di fare cose belle: è il momento dell'"assassinio della pittura".
L'artista si dedica all'anti-dipinto.
Desidera annullare il piacere del colore per indagare negli anfratti delle possibilità espressive più recondite prima di sentirsi nuovamente pronto per la pittura.
Mirò dal collage, passa ad una forma sconosciuta non avente nessun rapporto con l'osservazione.
Riguardo i collages Mirò afferma:" Lasciavo solo che mi suggerissero delle forme".
Pittura è un'opera realizzata con questo modo di pensare...le forme presenti sono "stimoli del collage".V
Mirò preferisce dipingere su supporti non assorbenti quali la masonite.
Questo è il periodo dei "dipinti selvaggi".
Il contadino catalano è la figura di sinistra, consiste in un corpo dalla testa piccola e un collo filiforme e globuloso con al di sopra un fiasco di vino. La campana è la figura di destra.
Rappresentata mentre riposa è costituita da un corpicino dal vulva estremamente grande e gli arti rivolti verso il basso.
L'artista comincia a dipingere su una carta "preparata" involontariamente e il cui aspetto cromatico è il risultato della pulitura dei pennelli durante l'esecuzione di un'opera precedente.
Mirò dispone forme riconoscibili: una figura femminile, le stelle (cerchi neri da cui si dipartono raggi).
La fantasia di Mirò si espande fino ai margini dell'astrattismo ma come Picasso non volle che gli fosse cucita addosso l'etichetta di "astrattista".
Il massimo dell'essenzialità raggiunta da Mirò.
Il cielo è reso da uno sfondo rarefatto blu. In esso due forme: una rossa e una nera che si bilanciano, quello rosso trascina con sè un filamento.
Magritte nasce in Belgio nel 1898.
Nel 1912, quando René ha l'età di 14 la madre muore suicida, gettandosi nel fiume Sambre.
Nel 1916 si iscrive all'Accademia di belle arti di Bruxelles.
Comincia a dedicarsi alla pittura ma la svolta surrealista avviene con la scoperta dell'opera di Giorgio de Chirico, in particolare dalla visione del quadro Canto d'amore.
Di quest'opera apprezza il senso di spaesamento generato, sensazione che cercherà frequentemente di ricreare nelle sue opere.
Vive con terrore il regime nazista, fuggendo in Francia nel 1940.
Muore infine a Bruxelles nel 1967.
Quest'opera risale al 1928-29. Si tratta di un dipinto raffigurante una pipa con sottostante la proposizione: "Ceci n'est pas une pipe" ("Questa non è una pipa"). L'opera vuole evidenziare la scissione tra l'oggetto reale e la sua rappresentazione.
Quest'opera risale al 1933. In essa Magritte fonde due sue caratteristiche: destare stupore e porre problemi. Si tratta del topos del "dipinto nel dipinto", eppure essendo trattato con notevole abilità illusioria genera una forte senso di stupore nell'osservatore.
Quest'opera risale al 1950, anche se Magritte ritorna spesso su questo tema producendo dei replicati. Il dipinto rappresenta un paesaggio notturno sovrastato da un cielo in pieno giorno.
Si tratta di una delle opere più enigmatiche della autore e risale al 1953. Il titolo fa riferimento all'omonima città indiana Golconda, ricchissima poi saccheggia e abbandonata a sé stessa.
Nato nel 1904 è il personaggio nel quale il Surrealismo trova la propria espressione più completa.
Studia alla Academia de Bellas Artes de San Fernando dalla quale verrà sospeso per un anno a causa del suo comportamento provocatorio.
1927: si reca per la prima volta a Parigi dove frequenterà Picasso.
E' l'anno in cui Dalì costruisce il suo personaggio.
1940: a causa dell'occupazione nazista si rifugia negli Stati Uniti.
Negli ultimi decenni della sua vita egli finisce per diventare schiavo del suo stesso personaggio: sempre più scostante, altezzoso e imprevedibile.
Si spense nel 1989.
La paranoia è "una malattia mentale cronica, la cui sintomatologia più caratteristica consiste nelle delusioni sistematiche[...]. Le delusioni possono prendere la forma di mania, di persecuzione o di grandezze e ambizione".
Questo metodo consiste nell'interpretazione e nella restituzione dei fenomeni deliranti.
Una sorta di collage tridimensionale.
L'artista aggiunge all'ingrediente psicoanalitico anche quello simbolico.
Qui l'artista non si limita a ritoccare ma vi interviene in modo assai aggressivo stravolgendone assolutamente il significato e la funzione.
Dalì ricava dal calco in gesso dei cassettini posti in zone significative dal punto di vista erotico aggiungendoci del pelo di Ermellino(usato per le vesti del Papa)
All'aspetto della dissacrazione ironica si affianca spesso in Dalì anche quello di una fortissima ispirazione fantastica e onirica.
L'evidente contrarietà a ogni legge della fisica congela l'opera nella dimensione surreale del sogno.
L'incombere oscuro e terribile della violenza della guerra è il tema di quest'opera straordinariamente significativa.
Tela dalla quale emergono inquietudini angoscianti.
Ovunque c'è violenza, angoscia, paura e prevaricazione. La tecnica pittorica estremamente realistica contribuisce ad aumentare il senso di irrealtà nella scena.
L'attenzione passa dalla paranoia al sogno, nel quale le forme e i personaggi non hanno più contorni definiti.
Non vi è più certezza di nulla e ogni immagine appena osservata viene subito contraddetta dalla successiva
L'immagine si fa incredibilmente nitida e tersa.
L'artista ci rappresenta come il sogno lo abbia avvertito della puntura d'ape.
Nella rappresentazione Gala Eluard, moglie e musa ispiratrice di Dalì viene punta da una baionetta.
Cercare significati in quest'opera è impossibile, quel che conta è la sensazione di insieme.
E' il momento del ripensamento mistico.
L'artista affronta con coraggio uno dei temi più delicati dell'iconografia cristiana.
La croce allude all'ipercubo una figura non rappresentabile graficamente ma immaginabile solo in teoria.
Gala rappresenta la vergine.
Frida Kahlo nasce in Messico nel 1907, sua padre è un noto fotografo tedesco.
È affetta da un grave malattia, la spina bifida, all'epoca confusa con la poliomielite.
Ad aggravare ulteriormente la sua condizione fisica è un incidente stradale a bordo di un autobus che avviene quando lei ha 18 anni. Questo ha delle forti ripercussioni sulla sua psiche e la spinge definitivamente a dedicarsi all'arte.
In seguito conosce Diego Rivera, un illustre pittore di orientamento comunista, che spinge Frida ad iscriversi al partito comunista messicano nel 1928 e a sposarlo nel 1929. Il loro rapporto tormentato è spesso descritto nelle opere dell'autrice.
Frida muore nel 1954.
Quest'opera risale al 1939 e ritrae le due distinte personalità di Frida.
A destra è rappresentata una Frida vestita come l'uso messicano con in mano una foto di Rivera da giovane. Il suo cuore aperto si collega attraverso una vena alla Frida di sinistra e si scopre la vena terminare bruscamente in uno zampillio di sangue.
Si tratta di una rappresentazione simbolica del loro amore e degli effetti devastanti che ha avuta la loro sepazione su Frida.
Quest'opera risale al 1943 e raffigura Frida indossare un abito tradizionale messicano.
La pittrice esprime poi l’adorazione che prova nei confronti del marito Diego (il titolo completo dell'opera è "Autorretrato con Tehuana o Diego en mis pensamientos") rappresentandolo sulla sua fronte.