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By Nicole Pandolfi.
MARCO AURELIO
COMMODO
ANTONINO PIO
ADRIANO
151-180 d.C
180-192 d.C
98- 117 d.C.
117-138 d.C.
138-151 d.C.
sitografia:
Wikipedia
StudioRapido.it
Uomo di antica nobiltà, Nerva riesce a riportare la calma a Roma dopo il subbuglio causato dalla morte di Domiziano, vittima di una congiura. I pretoriani, fedeli al vecchio imperatore, si placano solo quando Nerva consegna loro alcuni congiurati. Ma l’atto più importante è l’adozione dI Marco Ulpio Traiano.
Dopo un secolo di successioni confuse o addirittura tragiche – con imperatori designati dal principe in carica in quanto suoi famigliari, o dall’esercito, o dal senato – il principio dell’adozione forniva finalmente un criterio certo e trasparente per regolare il problema.
Traiano fu davvero un buon principe, energico e realista. Il suo prestigio e il consenso generale che lo circondò gli permisero di avere buoni rapporti con il senato.
L’imperatore Traiano:
-riformò e rese più efficiente l’amministrazione dello stato centrale e dei municipi;
risanò le finanze dell’erario, in modo da poter attuare interventi importanti come la bonifica delle paludi pontine, la costruzione del foro che porta il suo nome, di un acquedotto e di una rete di strade;
-concesse ai piccoli proprietari italici, penalizzati dalla concorrenza dei prodotti agricoli provenienti dalle province, prestiti a basso interesse (chiamati alimenta);
-gli interessi su tali prestiti venivano utilizzati dallo stato per creare strutture assistenziali riservate a bambini italici, orfani o poveri, che potevano così avere un’adeguata istruzione e aspirare a diventare ufficiali o funzionari.
ADRIANO
Adriano era un uomo colto e raffinato, amante della cultura greca; a differenza dei suoi predecessori, che risiedevano a Roma e si muovevano solo per ragioni militari, viaggiò moltissimo e in ogni angolo dell’Impero di Roma, per compiere ispezioni e risolvere problemi locali, ma anche per gusto personale e per autentico interesse culturale.
La pace e la stabilità politica furono i fondamentali obiettivi di governo dell’imperatore Adriano. A differenza di Traiano, Adriano condusse una politica estera difensiva e mirante alla sicurezza.
Sul piano interno, Adriano si curò di migliorare l’amministrazione dello stato e della giustizia: stabilì gradi e compensi nei pubblici uffici, fece redigere leggi comuni valide per tutti, al di là delle iniziative dei singoli magistrati.
Tuttavia, il governo di Adriano non riscosse grandi consensi: non presso la plebe, per la quale egli era troppo raffinato, e neppure presso il senato, che giudicava eccessiva la “modernità” del principe e temibile il suo accentramento del potere. Adriano, infatti, rafforzò e organizzò in modo efficiente il consilium principis, il ristretto nucleo di esperti e consiglieri che collaboravano con lui: pur nel rispetto della tradizione senatoria, il perno attorno al quale ruotava lo stato era più che mai il principato.
In politica estera Antonino Pio proseguì la strategia difensiva inaugurata da Adriano, costruendo in Britannia, tra il 142 e il 144, un secondo vallo, il Vallo Antonino (il primo era stato il Vallo di Adriano), e uno in Germania.
Con l’eccezione di qualche momento di tensione sui confini, i suoi furono anni di pace completa.
In politica interna, oltre a un’attenta amministrazione, promosse iniziative di carattere umanitario e introdusse in campo giuridico innovazioni ispirate a una maggiore equità.
Morì nel 161 e fu seppellito nel Mausoleo di Adriano (oggi Castel Sant’Angelo), ultimato da Antonino Pio nel 139. I suoi successori Marco Aurelio e Lucio Vero, da lui adottati, gli dedicarono una colonna posta in Campo Marzio, a Roma. Oggi ne resta solo la base conservata nei Musei Vaticani.
Marco Aurelio era un uomo colto, profondo, seguace della filosofia stoica.
La filosofia stoica propugnava un ideale di saggezza basato sulla tranquillità dell’animo, sulla moderazione delle passioni, sul rispetto del proprio dovere. Virtù che Marco Aurelio cercò di mettere in pratica, anche se fu un paradosso che questo uomo mite e tollerante non abbia potuto trascorrere neppure un anno senza combattere.
. La continua pressione sui confini del Danubio e dell’Asia costrinse infatti i due imperatori a iniziare un periodo di guerre: Lucio Vero dovette partire per una lunga guerra contro i Parti, in Mesopotamia (163-166 d.C.); subito dopo, a seguito di invasioni di barbari che si spinsero sino a devastare la Pianura Padana, lo stesso Marco Aurelio dovette partire per combattere sul fronte del Danubio
Dall’opera filosofica di Marco Aurelio, A se stesso, emergono l’angoscia, il pessimismo e il senso di inadeguatezza di un uomo che si era trovato a fronteggiare i primi cedimenti dell’immenso Impero.
Marco Aurelio morì di peste il 17 marzo del 180 d.C. nella sua tenda militare a Vindobona (odierna Vienna), durante l’ennesima campagna contro i quadi. Gli successe il figlio Commodo.
Il 31 agosto del 161 d.C. nacque Aurelio Commodo, figlio dell’imperatore-filosofo Marco Aurelio. Nel 175 Marco Aurelio associò al principato il figlio Aurelio Commodo, violando il principio dell’adozione, per il quale il successore doveva essere indicato per le sue qualità, a prescindere dalla discendenza.
Tanto il padre era stato sobrio, rigoroso, persino ascetico, tanto il figlio si rivelò sregolato, volgare, violento. Il nuovo imperatore, che non amava i campi di battaglia, si affrettò a concludere la pace con i Quadi e i Marcomanni e rientrò a Roma in Trionfo.
Commodo voleva essere, come Nerone, l’imperatore della plebe romana: si atteggiava a nuovo Ercole e si esibiva nell’arena vestito di una pelle di leone e di una clava (gli attributi tipici dell’eroe Ercole), per dare la caccia alle belve; elargì donativi e ludi sontuosi, prosciugando le casse dello Stato.
Va crisi economica – dovuta al dilagare della peste bubbonica (la prima nella storia del Mediterrraneo) – e militare – dovuta all’aggressione dei nemici esterni (i Parti in Oriente e i Germani, nell’Europa centrale) si aggravava di giorno in giorno. Eppure Commodo abbandonò a se stessa l’amministrazione dello Stato, dedicandosi più che altro al culto della sua persona. Questi atteggiamenti gli alienarono le simpatie dell’aristocrazia senatorie e degli ambienti altolocati delle province, causando ripetute congiure, fallite contro di lui, puntualmente seguite da esecuzioni capitali e confische… Fino a quella del 31 dicembre del 192.
La morte dell’imperatore Commodo – Il 31 dicembre del 192, Commodo venne assassinato in un complotto di alcuni senatori e della sua concubina Marcia, per mano del suo maestro di lotta, l’ex gladiatore Narcisso. Ebbe così fine la dinastia degli Antonini (che era iniziata nel 117 con Antonino il Pio). Il senato lo sottopose alla damnatio memoriae.