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"IL TEATRO E' UNA ZONA FRANCA DELLA VITA, LI' SI E' IMMORTALI"

(Vittorio Gassman)

FRANCESCA SANTANDREA

CLASSE 3B

A.S. 2019/2020

I temi principali del mio percorso sono “

IL TEATRO” e “ LA FOLLIA”.

Ho scelto di trattare l’ argomento del teatro, perché io penso che sia un luogo in cui ognuno possa essere se stesso, senza dover indossare maschere per piacere agli altri. Infatti, molto spesso, per affrontare il mondo esterno, cambiamo personalità a seconda della situazione in cui ci troviamo. Nel mondo del teatro non è così: ognuno può decidere che personaggio interpretare, scegliendo quello che rappresenta maggiormente il nostro ego.

Ho realizzato parte dei disegni presenti nel mio elaborato, come lo sfondo, la riproduzione dell'opera d'arte "La terrazza" ed altri disegni che introducono le materie.

INGLESE

I want to start my Exam with English, because I’d like to talk about William Shakespeare. I’ve chosen to talk about this writer, because in his plays he handles important themes, such as love, death, lust for power, destiny and other aspects of human nature. I’ve read Macbeth, and in my poit of view, in Shakespeare’s vision, the tragedy of the man derives from the possibility to choose between good and evil.

The setting of Macbeth is Medieval Scotland. At the beginning of the story, there is the hero Macbeth and his friend Banquo, coming back from a battle where they had defended their king Duncan. While they are returning home, they meet three witches who tell Macbeth that he is going to be Thane of Cowdor, then King of Scotland.

After listening to the prophecy, Macbeth writes a letter to his wife, Lady Macbeth, who convinces him to kill Duncan. After that, Macbeth is concerned about one of the witches’ prophecies: Banquo’s son will become king.

BANQUO

He arranges for the murder of Banquo and his son, Fleance, escapes. During a banquet, Banquo’s ghost haunts Macbeth, who freaks out. Many Scottish noblemen believe tha Macbeth is guilty and, one of them, Macduff, goes to England to help Duncan’s son, Malcolm. Macduff leaves his wife and his children unprotected and Macbeth kills them for no reason at all. Macbeth becomes, thus, a murderer. Malcolm, in the meantime, agrees to gather an army to save Scotland.

Lady Macbeth, full of remorse for what she and her husband have done, becomes insane and she obsessively relives her past. Macbeth is alone: Malcolm and Macduff are leading an army towards his castel and Lady Macbeth kills herself. There is a final battle where Macduff kills Macbeth and Malcolm is made king of Scotland.

MACDUFF

I’ve read Macbeth, and, in my opinion, it’s quite difficult. In fact, there are a lot of aspects, that I want to talk about. First of all, the ambitions to conquer the power and be King. In fact, Macbeth kills lots of people, to become powerful, and I think that it’s a terrible action. In my point of view, love, friendship and family are more important than money or popularity. Another point that I want to discuss, is destiny. In fact, the three witches make a prophecy and, since the first two come true, Macbeth does everything he can to make also the third one come true. So, I can say that “Quisque faber est fortunae suae”. For me, this means that everybody can choose his destiny, and can choose to do bad or good things, to be a good person or an evil person. Macbeth chooses to become a murderer, but I think that the prophecies make him obsessed with power.

PIRANDELLO

ITALIANO

Dopo aver esposto la materia di inglese, vorrei illustrare la vita e le opere di un personaggio che mi piace moltissimo:

LUIGI PIRANDELLO

Infatti, attraverso le sue composizioni, si fece spazio nel mondo del teatro, trattando argomenti molto profondi, attraverso l’ umorismo.

VITA

Pirandello nasce nel 1867 vicino Agrigento - all’epoca Girgenti - e precisamente in una località chiamata Caos. Su questo lo scrittore amò sempre scherzare, definendosi un “figlio del caos”. Pirandello cresce in un clima di forte disillusione per le aspettative disattese del Risorgimento, di cui i genitori erano stati sostenitori. Questo, come altri eventi della sua vita, influenzerà le sue opere e la sua visione del mondo. Nel 1887 si iscrive alla Facoltà di Lettere a Roma, ma nel 1889 si trasferisce a Bonn, in Germania, dove si laurea nel 1891 con una tesi sul dialetto di Agrigento.   

Tornato a Roma, entra negli ambienti letterari, collabora con alcune riviste e pubblica le prime novelle e i primi romanzi. Nel 1901 esce il romanzo L’Esclusa e l’anno successivo Il turno. Ma è il 1903 l’anno della svolta, a causa di due eventi:   

la miniera di zolfo dei genitori si allaga e la famiglia cade in rovina;

inizia a manifestarsi la malattia mentale della moglie che la costringerà a vivere in una casa di cura fino alla morte. Follia e prigione familiare diventano i temi centrali delle sue opere. Le difficoltà economiche lo portano a intensificare l’attività di scrittore e nascono i suoi romanzi più famosi:

Il Fu Mattia Pascal (1904)

I vecchi e i giovani (1909)

Suo marito (1911)

Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1915)

In questo periodo ha inizio anche l’attività teatrale, con opere sia in siciliano che in italiano, spesso derivate dalle sue novelle. 

STILE

LETTERARIO

I romanzi di Pirandello ottengono grande diffusione in Italia, ma sarà il suo teatro a portarlo al successo internazionale. Nel 1921, dopo il fiasco della prima rappresentazione a Roma, viene riproposto a Milano.

Questa volta ottiene un successo strepitoso: è l’inizio di un’ascesa che lo porterà al Premio Nobel del 1934. Nel frattempo aveva riunito le sue novelle nella raccolta Novelle per un anno e aveva dato alle stampe nel 1926 il suo ultimo romanzo: Uno, Nessuno e Centomila. Muore nel 1936 a Roma.

Vitalismo

Per Pirandello la realtà è un continuo conflitto tra vita e forma. La forma fissa, blocca la vita e la rende artificiale. Per Pirandello questo contrasto non è superabile e l’uomo è destinato alla sconfitta.

VITALISMO

UMORISMO

Umorismo

Mentre con il vitalismo Pirandello ci racconta cos’è la vita, con la teoria dell’umorismo (esposta nel saggio L’umorismo del 1908) ci dice come porci verso di essa. Per Pirandello il nostro atteggiamento davanti alla negatività del mondo deve essere di tipo umoristico e ci spiega in cosa l’umorismo si distingue dal comico.

Il comico è : vedo che qualcosa è contrario a come dovrebbe essere e rido. L’umorismo è, invece : vedo qualcosa che è contrario a come dovrebbe essere e rifletto sulle ragioni profonde di quella diversità, su quello che c’è dietro la maschera. Nel primo caso si ha una risata, nel secondo un sorriso amaro, consapevole della tragicità del mondo.

METALETTERATURA

Metaletteratura

La letteratura per lui ha una funzione consolatoria, proponendosi come gioco umoristico, e opprimente, in quanto rappresenta la lotta continua tra vita e forma. Ciò, diventa scontro tra realtà e finzione.

Pirandello vede un mondo claustrofobico e paradossale. Un mondo nel quale l’uomo non può veramente mai essere sé stesso perché vi sono tante forme e maschere in cui è imprigionato. L’uomo non può realizzarsi, è un essere incomprensibile a sé stesso e agli altri. Pirandello è un pessimista.

Tuttavia egli non si ferma alla costatazione del male ma decide di coglierne gli aspetti più divertenti, creando una nozione di umorismo che non esclude la riflessione e nemmeno il sorriso. Pirandello considera la letteratura come un gioco e attraverso questo gioco vuole mostrare tutti i mali che affliggono l’uomo, scomponendoli attraverso la lente dell' umorismo.

IL FU MATTIA PASCAL

Il romanzo consta di 3 parti, che corrispondono a 3 diversi modelli di romanzo.

IL FU MATTIA

PASCAL

LE TRE PARTI DEL ROMANZO

Prima parte

La storia comincia dalla fine della vicenda vissuta: ormai estraneo alla vita, già “fu Mattia”, il protagonista racconta in prima persona la propria storia.

La struttura è ciclica: nei primi due capitoli e negli ultimi due, in cui si narra la trasformazione del protagonista nel “fu Mattia” . Nei primi due capitoli Mattia Pascal, il protagonista, vive in uno stato di non-vita, in una condizione di acronia, di immobilità e di totale estraneazione rispetto all’ esistenza, in un tempo fermo e in uno spazio morto (quello di una biblioteca che nessuno frequenta e a cui egli dovrebbe accudire). Qui il modulo narrativo è quello dell’antiromanzo.

Seconda parte

La seconda parte è un secondo romanzo nel romanzo. Il protagonista è il giovane Pascal. Qui il modello di romanzo è quello idillico-familiare: il luogo è campestre, vicino al paese di Miragno, lontano dalla moderna civiltà industriale. Tuttavia, questa vi penetra attraverso la figura dell’amministratore-ladro Batta Malagna che pone in crisi il precedente equilibrio idillico, impoverendo pian piano il patrimonio familiare di Mattia e della madre. Per vendicarsi di lui, Mattia seduce Romilda da cui il vecchio amministratore vorrebbe un figlio. La situazione, si complica per il fatto che Mattia ingravida anche la moglie di Batta Malagna, Oliva. A questo punto il beffatore finisce beffato: mentre Malagna riconosce come proprio il figlio di Oliva, Mattia deve accettare come moglie Romilda, che invece puntava a farsi sposare dal ricco amministratore. L’inferno della nuova vita coniugale, la difficoltà economica in cui cade la nuova famiglia di Mattia, le disgrazie (muoiono la madre di Mattia e le due gemelle avute da Romilda) inducono Mattia a pensare al suicidio.

Per una risoluzione improvvisa, il protagonista decide di recarsi a Montecarlo e di giocare alla roulette. Vinta un’ingente somma al gioco, decide di tornare al suo paese ma, durante il viaggio di ritorno in treno, apprende dal giornale di essere stato riconosciuto dalla moglie e dalla suocera in un cadavere in stato di putrefazione trovato nella gora di un mulino di Miragno. Così, decide di approfittare di tale accadimento, si fa passare per morto e si entusiasma all’idea di poter cambiare identità e di poter iniziare una nuova vita libera dai vincoli e dagli oneri caratterizzanti la precedente.

Terza parte

A questo punto inizia la terza parte del romanzo e il terzo romanzo nel romanzo. Protagonista del terzo romanzo è l’incarnazione di Pascal, il quale assume il nome di Adriano Meis, cercando di costruirsi un nuovo io e di vivere in completa libertà, senza più obblighi di sorta. Dopo aver soggiornato per qualche tempo a Milano e, dunque, aver fatto l’esperienza della modernità in una metropoli industriale, Adriano Meis si reca a Roma, trova sistemazione nella pensione di Anselmo Paleari e s’innamora della figlia di quest’ultimo, Adriana. Ma i timori che venga scoperta la sua vera identità e l’impossibilità di avere uno stato civile che renda possibile il matrimonio con Adriana lo angosciano incessantemente.

Per non farsi riconoscere, si fa operare all’occhio strabico. E, tuttavia, per non essere scoperto, deve rinunciare a denunciare un furto che,subisce ad opera di Papiano. Dopo aver capito di non poter sposare, in alcun modo, Adriana, per allontanarla da sé, inizia a corteggiare la fidanzata di un pittore spagnolo ed è, da questi, sfidato a duello. Privo d’identità, non riesce però a trovare i padrini necessari per battersi. Così, estenuato da tante difficoltà, decide di fingere il suicidio nel Tevere e quindi di andare incontro alla sua seconda morte. Lo slancio verso la riconquista di un’originaria purezza e autenticità falliscono. La vecchia vita, pur con i suoi originari limiti e le sue falsità, allontanando il rischio della disgregazione, rende possibile l’esistenza.

I TEMI

I TEMI

La famiglia

La famiglia è sentita come nido o come prigione. È un nido la famiglia originaria, fondata sul rapporto di tenerezza fra Pascal e la madre e sentita come idillio minacciato dall’avidità dell’amministratore; è una prigione il rapporto coniugale con Romilda e quello con la suocera, la terribile vedova Pescatore. In questo secondo caso, sembra possibile solo l’evasione. Si riflette in ciò un elemento autobiografico: l’idealizzazione della madre è costante in Pirandello e si accompagna, invece, all’esperienza infelice del matrimonio.

L'inettitudine

Il protagonista non fa tesoro dell’esperienza accumulata nella prima parte della sua vita, prendendo le distanze dal sistema che ha provocato il suo fallimento: è in cerca di un’altra possibilità per realizzarsi, ma sempre all’interno dello stesso sistema e mantenendone invariate le condizioni. Mattia è l’emblema dell’uomo moderno: è un inetto, un velleitario che pretende di dare una svolta alla propria vita occupandosi solo di curare i mutamenti esteriori e tralasciando di lavorare, invece, sulla propria interiorità. Ma la vera libertà non dimora lungo tale via. Il fatto che Mattia fugga dalla realtà e dalla possibilità di una reale evoluzione interiore fa sì che l’evasione tanto anelata da Mattia sia impossibile ed è inevitabile che egli si trasformi in un antieroe, reso inadatto alla vita pratica dalla sua stessa tendenza allo sdoppiamento, dalla sua propensione a vedersi vivere e, in sostanza, dalla sua estraneità nei confronti della vita e di se stesso.

Lo specchio, il doppio, la crisi d’identità

Mattia Pascal ha un rapporto difficile non solo con la propria interiorità ma anche con il proprio corpo: ha difficoltà a identificarsi con se stesso. Spia di questo malessere è l’occhio strabico, che guarda sempre altrove. La crisi d’identità dipende anche dalla sua duplicità, rappresentata dalla sua predisposizione a sdoppiarsi e dalla sua inclinazione a porsi davanti allo specchio. Un particolare curioso è la ripetizione, per due volte, di alcune situazioni: Mattia Pascal seduce prima Romilda, poi Oliva; muore due volte; per due volte si dà una nuova personalità, prima come Adriano Meis , poi come “fu” Mattia Pascal.

La modernità, la città, il progresso, le macchine

Nel capitolo IX Adriano Meis è a Milano e, frastornato dai rumori, dai tram elettrici (introdotti da poco) e dalla vista della folla, riflette sulle conseguenze del progresso tecnico, negando che la felicità sia favorita dallo sviluppo scientifico e che le macchine possano realmente servire a migliorare la condizione dell’uomo. Nel capitolo successivo si sposta da Milano a Roma. La capitale viene descritta come città morta, paralizzata da un contrasto insanabile fra il glorioso passato e lo squallido presente incapace di farlo rivivere. Roma è un’acquasantiera che la modernità ha degradato trasformandola in portacenere.

SCIENZE

Un argomento particolarmente trattato nelle opere di Pirandello è la

FOLLIA

Infatti, a causa della malattia mentale della moglie, egli si avvicinò molto allo studio della psicanalisi.

Esistono moltissime malattie mentali, come la

SCHIZOFRENIA

SCHIZOFRENIA

La schizofrenia è un disturbo caratterizzato da alterazioni nel modo di percepire, di pensare e di comportarsi che ha in genere un’evoluzione cronica e che, se non curata, tende ad aggravarsi nel tempo.

Quanto è frequente

Si stima che ne soffra circa l’1% della popolazione (in Italia quindi 600 mila persone) senza differenze tra uomini e donne. L’età di esordio nei primi è tra i 15 e i 25 anni, nelle seconde tra i 25 e i 35 anni. E’ raro che una persona sia ammali di schizofrenia una volta superati i 50 anni.

Come si manifesta:

Il disturbo è caratterizzato da tre grandi gruppi di sintomi (“positivi”, “negativi” e “cognitivi”) preceduti da alcuni specifici segnali detti “prodromici”.

Sintomi “prodromici”

Mesi prima che il disturbo si manifesti in pieno compaiono dei segnali di allerta da non sottovalutare perché se si interviene subito ci sono buone possibilità di evitare l’evoluzione verso la patologia vera e propria e quindi la necessità di cure più complesse.

Si tratta di cambiamenti nello stile di vita e nel modo di reagire come perdita di interessi, riduzione del rendimento nello studio o sul lavoro, chiusura nei rapporti con gli altri, comportamenti strani, lamentele fisiche (“mi brucia il cervello”), episodi di rabbia o aggressività ingiustificati, scarsa cura dell’ igiene e dell’ aspetto, insonnia.

Questi segnali sono spesso considerati dalla persona e dai familiari come una “normale reazione”a un evento di vita spiacevole (la fine di un rapporto affettivo, un brutto voto a scuola, una discussione con gli amici) ma a una più attenta valutazione si dimostrano chiaramente sproporzionati per intensità e durata.

Sintomi “positivi”

I sintomi “positivi” sono i deliri e le allucinazioni. Si definisce delirio una convinzione chiaramente falsa che la persona continua a mantenere anche se gli si dimostra che è sbagliata. Le idee deliranti più comuni nella schizofrenia sono:

-di persecuzione (“sono seguito dalla mafia”, “hanno messo sotto controllo il mio cellulare”)

-di riferimento (“un passante fischiettava per strada per far capire a tutti che mia moglie mi tradisce”)

-mistiche (“ho ricevuto da Dio il compito di salvare l’umanità“)

-di influenzamento e controllo (“mi hanno messo un microchip con il quale condizionano i miei pensieri e i miei comportamenti”)

Le allucinazioni consistono in un’alterazione nel modo di percepire le cose che possono interessare tutti e cinque gli organi di senso. Le allucinazioni più comuni sono le voci che la persona, ma non gli altri, sente e il cui contenuto a volte è rassicurante, più spesso offensivo o minaccioso. Le voci possono anche dare ordini, come fuggire, fare del male o farsi del male, a cui la persona a volte, per fortuna di rado, ubbidisce.

Sintomi “negativi”

I sintomi negativi sono manifestazioni meno eclatanti rispetto ai sintomi positivi, ma non meno gravi e invalidanti.

La persona diventa apatica, perde gli interessi, rimane indifferente di fronte a tutto ciò che accade, manca di volontà, non riesce a portare avanti neanche progetti o compiti molto semplici, non è interessata a stare con gli altri, non cura la propria igiene finendo con il vivere chiuso in un proprio mondo senza sentire il desiderio di uscirne.

Sintomi “cognitivi”

La persona che soffre di schizofrenia non riesce a collegare i propri pensieri in modo logico con il risultato di fare discorsi strani e incomprensibili per chi lo ascolta; a volte si blocca mentre parla senza riuscire a dare una spiegazione del perché. Fa inoltre fatica a concentrarsi, a ricordare, a capire quello che gli viene detto e utilizzarlo per prendere delle decisioni.

La presenza di sintomi negativi è spesso motivo di stress per la persona ma, soprattutto, rende difficile portare avanti una vita normale e svolgere un lavoro.

Come evolve:

Se non curata, nella maggior parte dei casi la schizofrenia ha un’evoluzione ricorrente con alternanza di periodi in cui i sintomi sono molto intensi e periodi in cui si riducono o scompaiono del tutto. Con il ripetersi degli episodi l’intensità dei sintomi “positivi” (deliri e allucinazioni) si attenua mentre diventano via via più evidenti quelli “negativi” (apatia, distacco emotivo, chiusura sociale).

Più raramente il disturbo consiste in un unico episodio che può o lentamente risolversi oppure cronicizzarsi.

La schizofrenia ha un pesante impatto sulla vita di chi ne soffre e dei suoi familiari perché rende difficile la prosecuzione degli studi o il mantenimento del lavoro con conseguenti difficoltà economiche e di integrazione nella società.

L’evoluzione è spesso peggiorata dal fatto che la persona non pensa di stare male per cui rifiuta le cure o le interrompe appena possibile aumentando così il numero di ricadute e di ricoveri.

La più grave complicanza del disturbo è il suicidio (10-15% dei casi), a volte conseguenza del sovrapporsi di una depressione, altre volte in obbedienza alle voci che incitano la persona ad uccidersi.

Al contrario di quanto comunemente ritenuto, chi soffre di schizofrenia non ha un rischio maggiore degli altri di essere aggressivo anche se quando succede i gesti violenti sono messi in atto in modo strano e imprevedibile sotto la spinta di un pensiero delirante (“dovevo difendermi da un sicario che voleva uccidermi”) o di un’allucinazione (“la voce mi ha ordinato di aggredirlo”).

Complesso è il rapporto tra schizofrenia e abuso di alcol (30-50% dei casi) o sostanze (15-25% dei casi) che da una parte possono essere usati dalla persona per placare l’ansia e la sensazione di tensione interna (“auto-terapia”), dall’altra aggravano la patologia, aumentano l’irritabilità, l’aggressività e i sintomi positivi e riducono la risposta alle cure.

Ancora più spinoso è il problema dell’ uso di cannabis, ormai ampiamente diffuso tra giovani e giovanissimi, che può anticipare la comparsa della schizofrenia e renderne i sintomi più gravi e meno sensibili alle cure.

Come si cura

L’introduzione di terapie efficaci ha notevolmente migliorato l’evoluzione della schizofrenia per quanto riguarda la gravità dei sintomi, il rischio di ricadute, il funzionamento in famiglia e nei rapporti sociali e il recupero della capacità di studiare o di lavorare.

I farmaci sono l’elemento indispensabile della cura da integrare, in base alla fase del disturbo, alla sua durata e alle conseguenze che ha provocato, con un intervento psicoterapeutico, psicosociale e/o riabilitativo.

Artista che, sebbene sia stato un genio indiscusso, viene spesso definito folle, è VINCENT VAN GOGH.

ARTE

VITA

Vincent van Gogh (1853-1890) è considerato oggi uno dei più grandi artisti di sempre, ma in vita le sue opere (ha realizzato ben 864 tele) erano poco conosciute e apprezzate. Pare infatti che abbia venduto un solo dipinto. Oggi il suo Ritratto del dottor Gachet vale più di 100 milioni di dollari.

Pur essendo appassionato di disegno fin da bambino, van Gogh cominciò a dipingere solo verso i 30 anni. Le sue opere più conosciute sono quelle dipinte tra il 1888 e il 1890, pochi anni prima di morire.

La vita di van Gogh è stata funestata dal malessere psichico. Non si sa ancora con certezza quale fosse la malattia che lo affliggesse, quel che è certo è che l’artista soffriva di attacchi di panico e allucinazioni alle quali reagiva con atti di violenza e tentativi di suicidio, seguiti da uno stato di torpore. Il tutto era aggravato dall’alcool. Van Gogh era infatti un amante dell’assenzio.

Vincent aveva un rapporto molto stretto con suo fratello Theo, mercante d’arte che per anni lo sostenne economicamente. Tale legame è testimoniato dalle oltre 600 lettere che Vincent inviò al fratello. Il film di Robert Altman del 1990, "Vincent and Theo" racconta la vita dell’artista da questo particolare punto di vista, con il bravissimo Tim Roth nei panni dell’artista olandese.

Nel 1879 van Gogh si recò nelle regioni minerarie del Belgio per prendersi cura dei malati e predicare la Bibbia ai minatori. Decise di vivere come loro, in povertà, dormendo in una baracca e dividendo con gli altri i pasti frugali attorno alla flebile luce delle lampade.

Questo eccesso di fervore tuttavia spaventò i responsabili della Scuola di Evangelizzazione di Bruxelles, che decisero di non gli rinnovargli l’incarico di predicatore.

Gli umili, i lavoratori dei campi e i minatori sono i soggetti preferiti da van Gogh, oltre ai numerosi autoritratti, ai paesaggi, ai dipinti con cipressi e alla rappresentazione di campi di grano e girasoli.

Alcuni avvicinano lo stile di van Gogh all’impressionismo, ma a differenza degli impressionisti puri, van Gogh nelle sue opere non descrive la realtà dal suo particolare punto di vista. Compie l’operazione inversa: è la realtà che diventa una creazione e una rappresentazione dell’io interiore dell’artista. Per questo è considerato un pioniere dell’espressionismo.

Nel 1888, su consiglio del fratello Theo, van Gogh si trasferì ad Arles, nel sud della Francia per vivere con il pittore Gauguin, amico di Theo.

Il rapporto tra i due non fu facile, le liti erano frequenti, anche a causa dell’instabilità emotiva di Van Gogh. Pare che, dopo un alterco avvenuto nella casa di Arles, l’artista olandese inseguì l’amico in strada con un rasoio minacciando di aggredirlo. La loro relazione tuttavia degenerò del tutto quando una sera, ubriaco e in preda alla rabbia, Vincent scagliò un pesante bicchiere contro l’amico. Probabilmente la causa del litigio fu Rachele, una prostituta che lavorava in un bordello frequentato dall’amico Gauguin, di cui Vincent era innamorato. Quel giorno Gauguin decise di lasciare Arles.

A Rachele è legato uno degli episodi più famosi della vita di Van Gogh. Nel 1889 infatti, Vincent, in preda alle allucinazioni e folle di gelosia si mozzò con un rasoio metà dell’orecchio sinistro e lo spedì a Rachele, come pegno di amore. Qualche giorno dopo Vincent si ritrasse con una vistosa fasciatura a coprire l’orecchio mutilato.

Van Gogh morì a soli 37 anni, Il 29 luglio 1890, assistito dal fratello Theo, per un colpo di rivoltella probabilmente auto inferto.

VAN GOGH

GAUGUIN

differenze

VAN GOGH E GAUGUIN

NATO: Mercoledì 30 Marzo 1853

LUOGO:

Zundert, Olanda

NATO: Mercoledì 7 Giugno 1848

LUOGO:

Parigi, Francia

quando si conobbero

VAN GOGH

GAUGUIN

Aveva 35 anni

aveva 39 anni

Aveva già girato il mondo e messo su famiglia; si era dato agli affari e alla politica artistica.

Al contrario di Gauguin, non aveva nè moglie nè figli.

Al contrario di Van Gogh, non aveva mai seguito percorsi simili. Quindi, aveva molto da imparare dal collega.

Egli aveva speso tanti anni della sua vita in un percorso di autoanalisi. Aveva conoscenza delle proprie origini, della sua identità e dei suoi obiettivi.

differenze in pittura

VAN GOGH

GAUGUIN

Nei suoi quadri predilige una realtà all'insegna dell' AMORE.

Nei suoi quadri, predilige la rappresentazione di emozioni di DOLORE E SOLITUDINE, che rispecchiano a pieno gli anni della sua fanciullezza, in cui perse la madre e la sorella.

L'espressività dei suoi dipinti, traspare soprattutto da l'uso del colore, usato in modo nervoso.

L'espressività dei suoi dipinti deriva soprattutto dal soggetto rappresentato.

Rifiutando la prospettiva. dette la preferenza ai colori più caldi e ad un marcato contorno delle figure.

Attraverso il suo occhio esaltato e visionario riesce a far perdere ogni aderenza con la realtà e a dare vita anche a scene d'interno.

Dava pennellate molto ampie, per conferire molte volte, movimento al suo dipinto.

Usava il colore in modo piatto, senza particolare movimento.

La sensibilità visionaria di Van Gogh non ha nulla a che vedere con lo schematismo compositivo ed il simbolismo di Gauguin.

VAN GOGH E GAUGUIN

analogie

Erano entrambi autodidatti

Avevano intrapreso la carriera artistica abbastanza tardi, a causa di svariati fallimenti professionali e familiari.

Attraverso il nuovo mestiere, entrambi puntavano, con una straordinaria chiarezza, a riproporsi e a costruirsi una nuova identità.

Insieme, scoprirono una lingua franca tramite cui poter discorrere di idee e preferenze.

Van Gogh e Gauguin condividono per 2 mesi una casa ad Arles.

Nonostante i diversi stili di vita e opinioni, entrambi si sforzano di convivere, data la loro passione per l' arte.

Io penso che Van Gogh sia stato un genio assoluto, infatti nei suoi dipinti ha racchiuso tantissime emozioni contrastanti, che riesce a far provare anche a colui che guarda il dipinto.

Alcune delle sue opere che mi piacciono di più sono:

I GIRASOLI

I colori presenti in questo dipinto mi trasmettono molta calma e pacatezza.

Ancora una volta, Van Gogh, si dimostra eterno. Infatti, il giovane cantante Emanuele Aloia ha fatto riferimento alle opere dell' artista. La canzone in questione si intitola proprio "GIRASOLI".

LA NOTTE STELLATA

Mi piace molto questo dipinto, perchè, quando lo guardo, è come se mi immergessi in una notte piena di stelle, che mi dà una sensazione di infinito. Mi piace anche il fatto che, essendo un quadro Epressionista, è come se si muovesse, come se la notte avvolgesse la piccola cittadina raffigurata.

AUTORITRATTO

Prediligo questo autoritratto, perchè, come nella "Notte Stellata", è come se tutto ciò che è intorno a Van Gogh, fosse in movimento, come a rappresentare la confusione e lo stato d' animo dell'artista.

Anche nel passato, ci furono personaggi, che attraverso le loro azioni, possono essere definiti folli, come

ADOLF HITLER

STORIA

L'INIZIO DEL NAZISMO

IL PATTO D' ACCIAIO

ADOLF HITLER

VITA

Adolf Hitler nasce in Austria, il 20 aprile 1889 da una modesta famiglia piccolo borghese. La precoce morte della madre, alla quale era molto legato, lascia profonde ferite nel suo animo. Iscrittosi alla scuola Reale di Linz, è un allievo problematico e dal rendimento non brillante; fatica ad integrarsi, a studiare e ad avere un rapporto sereno con compagni e professori. Il risultato di questo “iter” scolastico è l’abbandono dell’istituto. Si trasferisce quindi a Vienna, dove rimane dal 1908 al 1912 e dove prova ad entrare all’ Accademia di Belle Arti; l’Accademia, però, lo respinge per ben due anni, generando in lui notevole frustrazione, alimentata anche dal fatto di non potersi iscrivere alla Facoltà di Architettura, non essendo in possesso di un diploma di scuola superiore.

Il suo quadro psicologico pertanto è preoccupante; sono anni bui, segnati da episodi di vagabondaggio, isolamento sociale e decadimento fisico; è in questi anni che si comincia a sviluppare il suo ossessivo antisemitismo; si deve rassegnare a fare l’impiegato per vivere e, nel tempo libero, discute di politica con veemenza tale da lasciare interdetti i suoi interlocutori. Contesta ferocemente le teorie marxiste e bolsceviche, soprattutto per il loro rifiuto dei valori borghesi e capitalistici: il solo sentir parlare di comunismo gli provoca violente crisi isteriche.

L’odio aumenta, poi, quando scopre che tra i principali sostenitori e divulgatori di tali idee c’è la maggior parte dell’intellighentia ebraica; e così inizia ad accusare gli ebrei di essere internazionalisti e materialisti, di arricchirsi a scapito dei cittadini di altre religioni, di minare la supremazia della razza tedesca dell’ Impero. Nel 1912 si trasferisce a Monaco di Baviera; si arruola volontario nell’ esercito bavarese e si distingue guadagnandosi numerosi riconoscimenti militari.

ARRUOLAMENTO DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

INIZIO DELLA CARRIERA POLITICA

Il clima di violenza, di sacrificio e di esaltazione della guerra, insieme alla rigida disciplina della vita militare, ben si adatta alle sue esigenze di ordine. Nel 1918 la sconfitta della Germania lo getta nello sconforto, perché vede naufragare tutti gli ideali per i quali aveva combattuto. Successivamente, sempre a Monaco, nel 1919, inizia la sua attività politica vera e propria, costituendo nel 1920 il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori (NSDAP). Nel febbraio del 1925 è a capo del ricostituito NSDAP, posizione che negli anni successivi rafforza, eliminando rivali personali e quanto si possa opporre alla sua supremazia. La grave crisi economica del 1929 permette ad Hitler e al suo movimento di far leva sul malcontento di alcune frange di popolazione esasperate dalla disoccupazione e alle elezioni del 1930 il suo partito cresce ottenendo un centinaio di seggi in parlamento.

MEIN KAMPF

Mein Kampf, «La mia lotta», è il libro pubblicato nel 1925 con cui Adolf Hitler fissò i termini del suo impegno politico e della dottrina nazionalsocialista. Esso contiene in sintesi il suo programma di espansione del Reich verso est e la sua teoria della razza, che verteva sull’antisemitismo più feroce e sulla tesi della superiorità dell’uomo ariano e in particolare dell’elemento germanico. Quest’opera fu concepita e scritta in carcere, a partire dall’aprile 1924, quando Hitler fu imprigionato nel carcere di Landsberg am Lech dopo un fallito tentativo di colpo di Stato contro la Repubblica di Weimar (putsch del 9 novembre 1923). Mein Kampf uscì in due volumi, il primo nel 1925, intitolato Eine Abrechnung («Una resa dei conti»), il secondo nel 1926, Die nationalsozialistische Bewegung («Il movimento nazionalsocialista»). Fino alla conquista del potere, nel 1933, il volume vendette quasi 250 mila copie. Poi, tradotto in varie lingue (la prima edizione italiana risale al 1934), fu un best seller da svariati milioni di esemplari.

Dal 1 gennaio 2016, essendo scaduti i diritti d’autore, la ristampa è libera, anche se in alcuni paesi, tra cui Israele, la sua vendita è illegale, salvo documentati scopi scientifici. L’idea di Hitler era che i mali del mondo dipendessero da comunismo ed ebraismo, che minavano la purezza della razza tedesca e ne frustravano le ambizioni di riscatto dopo la prima guerra mondiale e il trattato punitivo di Versailles. Molte delle successive azioni compiute dal nazismo una volta giunto al potere nel gennaio 1933 sono prefigurate nel libro. Fra queste l’annessione, la persecuzione degli ebrei in quanto responsabili di cospirare contro la pace nel mondo, di vivere da parassiti e di diffondere malattie. Persecuzione che dal 1941 divenne poi programmatico sterminio della razza ebraica. Come legittimazione delle sue teorie antisemite Hitler citò i Protocolli dei savi di Sion, classico della propaganda antigiudaica, scritto in realtà a cura dei servizi segreti russi nel 1913 e tradotto in Germania nel 1919.

L’era del nazismo è iniziata. La sua ascesa è agevolata sia dal fatto che ottiene la cittadinanza tedesca sia perché nel febbraio del 1932 è nominato funzionario del governo Braunschweig. Da quando il 30 gennaio 1933 il feldmaresciallo Hindenburg lo incarica di reggere la Cancelleria del Reich, la sua vita si confonde con la storia della Germania nazista. Dichiara fuorilegge il partito comunista e scioglie tutti i partiti tranne il NSDAP.

Nel 1934 nella celebre “notte dei lunghi coltelli” fa eliminare con un massacro circa un centinaio di camicie brune, un’organizzazione paramilitare preposta all’ordine pubblico, perché divenute scomode e di difficile controllo. L’anno successivo ottiene il potere assoluto proclamandosi Fuhrer, capo supremo del Terzo Reich e istituendo un apparato militare di controllo e repressione, a capo del quale vi sono le tristemente note SS insieme alla Gestapo, la polizia di Stato con pieni poteri. Le persecuzioni contro gli ebrei iniziano nel 1935 con la loro espulsione dalla Germania e la promulgazione delle Leggi antirazziali; sul piano della politica estera il programma hitleriano prevede l’unione di tutte le popolazioni germaniche in una unica grande nazione con il compito di colonizzare l’Europa e distruggere i sistemi comunisti.

Alla luce di questo progetto Hitler stringe un Patto d’Acciaio con Mussolini e con il Giappone.

Nel 1939 annette l’Austria alla Germania con il sostanziale consenso degli austriaci, mentre Francia e Inghilterra rimangono sbigottite a guardare. Invade la Polonia prima e la Cecoslovacchia dopo; a questo punto le potenze europee dichiarano guerra alla Germania. Scoppia la seconda guerra mondiale e Hitler in un primo momento stringe alleanza con la Russia di Stalin; nel 1940 invade la Francia e poi l’Africa del Nord; solo l’ Inghilterra, essendo al di là della Manica, riesce a resistergli. Nel 1941, Hitler decide di invadere la Russia, mentre sul fronte europeo è impegnato nella difficile e logorante guerra con l’Inghilterra.

LA SCONFITTA

Inizialmente la campagna di Russia sembra favorevole al Fuhrer, ma i contadini russi attuano una strategia difensiva di grande intelligenza bruciando ogni cosa dietro di sé in attesa dell’inverno come potente alleato. Intanto gli USA decidono di entrare in guerra a fianco dei Russi e la Germania viene attaccata su due fronti: ad est dai Sovietici e a ovest dagli Alleati. Nel 1943 avviene la ritirata dalla Russia e poi la perdita dei territori africani; nel 1944 gli alleati sbarcano in Normandia e liberano la Francia. Il Giappone viene bombardato con la bomba atomica ed è costretto alla resa. Nel 1945 il cerchio di fuoco si stringe attorno a Berlino; Hitler, sconfitto ed isolato dai soldati dell’Armata Rossa nel bunker della Cancelleria, dove tenta un’ultima difesa, si toglie la vita il 30 aprile dello stesso anno.

RELIGIONE

Avendo parlato di Hitler, posso affermare con certezza che tutto ciò che lui fece, sono stati atti di razzismo puro. Questo concetto, è però assolutamente sbagliato, dato che non esistono razze inferiori o superiori, poiché l' unica razza ad esistere è la specie umana.

LE RAZZE NON ESISTONO

In passato si credeva che esistessero diverse razze; sulla base di queste teorie sono nate le persecuzioni di alcuni gruppi etnici, considerati di razza diversa e spesso inferiore. In nome della razza pura, o razza superiore, sono stati sterminati milioni di persone. In realtà, gli studi più recenti della genetica hanno dimostrato che gran parte del nostro patrimonio genetico, circolo 85% deriva dai nostri progenitori, partiti dall' Africa circa 100.000 anni fa.

Solo il 7% dei nostri geni è diverso e distingue con vari tratti somatici i diversi gruppi etnici ,che , erroneamente, sono stati chiamati razze:

ma la razza umana, è una sola.

DESMOND TUTU

DESMOND TUTU

Desmond Tutu è uno dei più noti attivisti dei diritti umani nel Sud Africa, vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 1984 per il suo impegno nel risolvere e porre fine all’apartheid. Nato nel 1931 a Klerksdorp, Transvaal, Sud Africa, è diventato il primo arcivescovo anglicano nero di Città del Capo e di Johannesburg. Attraverso le sue conferenze e scritti di critica all’ apartheid, era conosciuto come la “voce” dei sudafricani neri che non avevano voce. Dopo la rivolta degli studenti a Soweto sfociata in tumulti, Tutu ha sostenuto il boicottaggio economico del suo paese, mentre costantemente incoraggiava la riconciliazione tra le varie fazioni associate all’ apartheid.

Quando si sono svolte le prime elezioni multirazziali in Sudafrica nel 1994, che hanno eletto Nelson Mandela come primo presidente nero della nazione, Mandela lo ha nominato presidente della Commissione Verità e Riconciliazione (TRC).

Nel suo lavoro sui diritti umani, Tutu ha formulato il suo obiettivo come “una società giusta e democratica, senza divisioni razziali”, e ha stabilito da lì in poi il minimo richiesto per la sua realizzazione, inclusi i diritti civili uguali per tutti, un sistema comune di istruzione e la cessazione della deportazione forzata.

Oltre al Premio Nobel, a Tutu sono stati conferiti numerosi riconoscimenti, tra cui la Pacem in Terris Award, il Vescovo John T. Walker Distinguished Humanitarian Service Award, il Premio Lincoln e il Premio Leadership Gandhi Peace.

Desmond Tutu continua a viaggiare molto, lotta per i diritti umani e l’uguaglianza di tutti i popoli, sia all’interno del Sud Africa che a livello internazionale.

NELSON MANDELA

NELSON MANDELA

Nelson Mandela, uno dei simboli dei diritti umani più riconosciuti della nostra epoca, è un uomo la cui dedizione alla libertà del suo popolo è d’ispirazione per i sostenitori dei diritti umani di tutto il mondo. Nato a Transkei, in Sudafrica, figlio di un capo tribù, Mandela si laureò in giurisprudenza. Nel 1944 si unì al Congresso Nazionale Africano (African National Congress, ANC) e operò attivamente per abolire la politica dell’apartheid stabilita dal Partito Nazionale al potere. Processato per le sue azioni, Mandela dichiarò: “Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero. Ho coltivato l’ideale di una società democratica e libera nella quale tutti potessero vivere uniti in armonia e con pari opportunità. È un ideale per il quale spero di poter vivere e che spero di ottenere. Ma se necessario, è un ideale per il quale sono pronto a morire.”

Condannato all’ergastolo, Mandela divenne un potente simbolo di resistenza per il nascente movimento anti-apartheid, rifiutando ripetutamente di scendere a compromessi con la sua posizione politica per ottenere la sua libertà. Rilasciato infine nel febbraio del 1990, intensificò la battaglia contro l’oppressione per raggiungere le mete che lui ed altri avevano stabilito quasi quarant’anni prima. Nel maggio del 1994, Mandela fu proclamato il primo presidente nero del Sudafrica e rimase in carica fino al 1999. Guidò la transizione delle leggi elitarie e dell’apartheid, conquistando il rispetto internazionale grazie al suo impegno per la riconciliazione nazionale ed internazionale. Nel 2008, in occasione del suo 90° compleanno, è stata tenuta una celebrazione internazionale in onore della sua vita, dedicata alle sue mete di libertà ed eguaglianza.

“Se parli ad un uomo in una lingua che comprende, farai centro. Se gli parli nella sua lingua, arriverai al suo cuore.” - Nelson Mandela

Uno dei tre paesi che facevano parte del Patto D’ Acciaio, era il Giappone.

Settori Economici

GEOGRAFIA

Popolazione

Storia del Giappone

I primi abitanti del Giappone provenivano dalle regioni asiatiche, come la Cina, la Corea e la Polinesia.

Nel VI secolo d.C. il Giappone era una confederazione di unità tribali che venne unificata dalla dinastia Yamato.

Sotto la dinastia Fujiwara (X secolo) emerse la figura dello shogun, che era il capo del governo. Lo shogun resse lo Stato attraverso istituzioni fondate sulla tradizione militare e sulla nobiltà provinciale (i samurai).

Nel XVI secolo la potente famiglia Tokugawa prese la carica dello shogun e diede vita ad una politica di isolamento nazionale chiudendo lo stato, eliminando così qualsiasi rapporto esterno.

Dalla metà dell’Ottocento in poi il Giappone fu oggetto di forti pressioni affinché aprisse il mercato con gli altri stati. Nel 1853 l’America impose con forza l’apertura di alcuni porti, facendo entrare l’occidente nel Paese.

Questo segnò la fine dello shogunato (1867) e la riassunzione dei pieni poteri dell’ imperatore.

Ebbe così inizio l’Era Meiji (governo illuminato).

Sotto l’imperatore Meiji il Giappone assimilò in pochi decenni ciò che l’Occidente aveva costruito in molti secoli, furono smantellate le caste e i privilegi feudali, introdotti l’obbligo scolastico e il commercio divenne libero. Questo trasformò il Giappone in uno stato moderno e potente.

A causa della carenza di materie prime e un mercato interno stagnante costrinse il Giappone a espandersi nei Paesi vicini. L’espansione del Giappone si fermò in seguito al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki.

Territorio

Il Giappone è formato da 3400 isole (le 4 maggiori occupano il 97% del territorio nazionale e sono in ordine di grandezza, Honshu, Hokkaido, Kyushu, Shikoku).

Da nord a sud si estende un sistema di catene montuose chiamato zona orogenetica circumpacifica, che si estende dal sud est asiatico fino agli Stati Uniti.

Il Giappone è caratterizzato da coste rocciose ricche di porti naturali e numerosi rilievi, vallate e da corsi di acqua e laghi. Nel paese si contano 260 vulcani, sei dei quali ancora attivi. Frequenti sono i movimenti sismici accompagnati spesso da tsunami.

Si incontrano molte foreste e poche pianure, quella più estesa è quella di Kanto, ma tutte molto popolate e fertili.

In Giappone è presente una notevole varietà climatica:

-a nord il vento freddo siberiano si carica di umidità passando sul mare e scarica abbondanti nevicate;

-nel centro si estende la zona temperata con inverni miti e abbondanti precipitazioni in mesi primaverili, il clima è simile a quello mediterraneo;

-a sud si trova la zona tropicale, dove il clima è umido. In periodo estivo soffia il monsone e spesso si manifestano tifoni.

Nonostante le risorse limitate e il territorio poco adatto agli insediamenti il Giappone è all’ottavo posto nel mondo per popolazione e quinto per densità. La crescita demografica è stata inarrestabile dall’ era Meiji.

Oggi oltre la metà della popolazione vive in una stretta regione che attraversa l’arcipelago: dalla parte dell’ isola di Honshu fino a nord dell’isola di Kyushu.

Qui sorgono quattro grandi concentrazioni urbane formando un’unica grande megalopoli lineare  estesa per circa 1000 km:

la megalopoli di Tokyo-Yokoama, quella di Osaka-Kobe-Kyoto, e la conurbazione di Nagoya e quella di Nagasaki.

Economia

Il Giappone è oggi la seconda potenza economica mondiale dopo la Cina.

Le basi dell’ industrializzazione risalgono alla fine del XIX secolo.

A partire dal secondo dopoguerra il Giappone ha prodotto una crescita straordinaria.

Questo anche per l’aiuto economico degli Stati Uniti in cambio di una posizione strategica.

La struttura industriale del Giappone si fondava su grandi conglomerati di aziende multifunzionali (zaikai), le quali controllavano l’intero processo produttivo.

I lavoratori giapponesi sono noti per l’abitudine a lavorare con impegno per più di 200 ore l’anno, più della media di un europeo, a non essere assenteisti, a fare straordinario non pagati, ad accettare ferie retribuite molto brevi (in media 7.5 giorno all’anno).

Questo modello socio-economico è entrato in crisi negli anni Novanta, dando vita alla più profonda recessione del dopoguerra.

Un settore che si sta dimostrando molto dinamico è quello dell’esportazione di simboli del modello di vita giapponese, come programmi televisivi, film d’animazioni, moda, cucina e cultura, riscuotendo gran successo in occidente.

La presenza di montagne e la scarsità di pianure rendono il territorio poco adatto all’ agricoltura, però quelle presenti sono state utilizzate in modo intensivo e hanno strappato superfici dal mare rendendole coltivabili (come successo nei paesi Bassi). Grazie anche alla presenza di molti vulcani le terre sono tutte fertili.

Come in numerosi stati asiatici, il riso è il cereale più coltivato, insieme al pesce, costituisce l’elemento base della popolazione. Si produce anche grano, granturco, legumi, ortaggi e patate; invece tra le colture industriali sono diffuse la canna e barbabietola da zucchero, tabacco e tè.

Fra i settori industriali ha un importanza rilevante quello metallurgico, sebbene è superato dalla concorrenza cinese. Il Giappone mantiene il primo posto tra le costruzioni navali.

In forte espansione sono l’industria meccanica, produttrice di automobili e motociclette, e anche l’industria chimica, per abbondanti produzioni di fibre sintetiche, gomma, materie plastiche e fertilizzanti.

Il Giappone ha una situazione gravemente deficitaria per quanto riguarda le materie prime.

Come si verifica in tutti i paesi sviluppati, il terziario ha una consistenza notevole e contribuisce in misura maggiore degli altri settori. Nella società sono stati conquistati sempre stati più ampi per scuole, trasporti, istituti di ricerca, servizi commerciali, finanziari e assicurativi. Particolarmente efficiente è il sistema ferroviario, sviluppato longitudinalmente come anche la rete autostradale.

TECNOLOGIA

Il termine "follia" , può essere usato, molte volte, per indicare situazioni che hanno portato alla distruzione di intere popolazioni, per mano dell' uomo.Un esempio, è la bomba sganciata sulle città di Hiroshima e Nagasaki nel 1945.

L' ENERGIA NUCLEARE

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L' ENERGIA NUCLEARE

Deriva da profonde modificazioni della struttura della materia, che può trasformarsi in energia solo con la legge della relatività di Einstein.

E= m*c

Fu Enrico fermi a scoprire la Fissione nucleare, reazione mediante la quale la materia si trasforma in energia punto ci sono 2 metodi per produrre energia nucleare:

FISSIONE

Disintegrazione del nucleo dell'atomo di alcuni elementi fissili, per mezzo di neutroni che lo dividono in 2 nuclei più leggeri. durante questo processo, una parte di materia si trasforma in energia, e si liberano altri neutroni che lo colpiscono i nuovi nuclei prodotti.

AVVIENE UNA REAZIONE A CATENA

FUSIONE

Unione di nuclidi atomi più leggeri per formare i nuclei più pesanti. la quantità di materia di mancante si trasforma energia.

L'URANIO

E’ un elemento fissile utilizzato nelle centrali. E’ di colore bianco- argento, tossico e radioattivo. Si estrae da giacimenti in profondità e da rocce granitiche, ma tracce di questi elementi sono presenti ovunque. La sua radioattività (o decadimento radioattivo) è un insieme di processi fisico- nucleari, attraverso i quali alcuni nuclei atomici instabili decadono in un certo lasso di tempo, in nuclei di energia, raggiungendo uno stato che emette

RADIAZIONI IONIZZANTI

LA CENTRALE NUCLEARE

LA CENTRALE NUCLEARE

Cilindri di uranio sono lambiti dall'acqua di un

CIRCUITO PRIMARIO

che si riscalda ma non evapora perché viene tenuto in pressione.

Il vapore investe la turbina: l'energia cinetica del vapore si trasforma in energia meccanica di rotazione. Il trasformatore immette corrente nella rete elettrica, innalzando la tensione.

REATTORE NUCLEARE

La parte centrale del reattore è il

NOCCIOLO,

nel quale viene inserito l'uranio in forma di cilindretti. All'interno s'innesca una reazione a catena. Durante il processo di fissione si sprigionano sostanze radioattive.

IL REATTORE NUCLEARE

VANTAGGI E SVANTAGGI DELLA CENTRALE NUCLEARE

VANTAGGI E SVANTAGGI

1) Non è mette il Co2;

2) Riduce la spesa per l'importazione dei combustibili fossili;

3) Le riserve di uranio sono bello omogenee in tutto il mondo.

1) Il costo di gestione è elevato;

2) Procura gravi danni in caso di incidenti.

3)I rifiuti sono molto pericolosi;

4) Ci sono molti rischi durante il trasporto di materiale nucleare

DISASTRO DI CHERNOBYL

Dopo il terribile incidente nucleare di

CHERNOBYL,

che nel 1986 provocò la distruzione di un reattore, con conseguenze ancora oggi difficilmente valutabile, l'uomo è consapevole che sistemi di sicurezza sofisticati non possono impedire un errore umano.

CHERNOBYL E FUKUSHIMA

CAUSE

Tutto ciò fu causato da grave mancanza del personale e da problemi relativi alla progettazione dell'impianto stesso. E' stato il più grande incidente mai verificatosi in una centrale nucleare.

CONSEGUENZE

il materiale fuoriuscito, contaminò una zona vastissima, rendendo necessario l'evacuazione. ed il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone. Si stimano fino a 6.000.000 di morti di nel corso di 70 anni contando tutti i tipi di tumori riconducibile al disastro

DISASTRO DI FUKUSCHIMA

Anche gli eventi naturali estremi possono determinare situazioni difficili da gestire: in seguito il terremoto che ha colpito il Giappone nel Marzo 2011, Il sistema di raffreddamento della centrale di Fukushima è andato in avaria. La temperatura ha cominciato innalzarsi ed il combustibile nucleare surriscaldato ha generato d'idrogeno. Esplosioni e incendi hanno favorito la diffusione delle radiazioni nell'aria. Migliaia di litri di acqua radioattiva, utilizzata per raffreddare gli impianti, sono stati immessi all'oceano dopo questo incidente l'unione europea registrato una battuta di arresto dei programmi del nucleare.

In Italia l'uso è stato bocciato tramite referendum popolare nel 1987 e nel 2011.

DISASTRO DI FUKUSHIMA

CAUSE

Terremoto e maremoto. I gruppi elettrogeni di sicurezza vennero tutti distrutti dal maremoto, che bloccò i principali sistemi di raffreddamento in tre reattori. Questi ultimi erano stati staccati ma, in momenti diversi, i noccioli tutti e tre i reattori collassarono per surriscaldamento.

CONSEGUENZE

La nube radioattiva sprigionata dalla centrale ricadde su vaste aree, CONTAMINANDO PESANTEMENTE l'ambiente e rendendo necessaria l' evacuazione,

LE SCORIE RADIOATTIVE

LE SCORIE RADIOATTIVE

Sono lo scarto di combustibile nucleare esausto, derivante dalla fissione nucleare del nocciolo. Ci sono due modi per smaltire questi scarti:

1) SCORIE A BASSO LIVELLO DI RADIOATTIVITA'

Si ricorre al deposito superficiale: confinamento in aree terrene protette contenute all'interno di barriere ingegnerotiche.

2) SCORIE AD ALTO LIVELLO DI RADIOATTIVITA'

Si ricorre al deposito geologico: stoccaggio in bunker profondi, in modo da evitare una fuoriuscita radioattiva all'esterno.

IDROGENO

L' IDROGENO

E' l' elemento utilizzato per la fusione nucleare: isotopi di trizio e deuterio (sono disponibili in grandissima quantità e a basso costo), il deuterio si ricava dal l'acqua marina, il trizio da litio. Sulla terra gli scienziati sono riusciti a realizzare la fusione soltanto in forma non controllata. Questa reazione avviene ad altissime temperature e nessun materiale vi resiste.

LA BOMBA ATOMICA

È un ordigno esplosivo la cui energia è prodotta dalla reazione di fissione nucleare. La bomba atomica può essere un'arma di distruzione di massa. La comunità internazionale, perciò, limita e sanziona la produzione di tali armi.

LA BOMBA AD IDROGENO

E' un tipo di ordigno nucleare, evoluzione della bomba atomica, in cui si avvicendano molto rapidamente processi di

FISSIONE-FUSIONE-FISSIONE

LA FOLLIA DI HIROSHIMA E NAGASAKI

LA FOLLIA DI HIROSHIMA E NAGASAKI

Tuttavia la guerra proseguiva e la vittoria degli Alleati non era completa. Il Giappone, ultima forza dell'Asse, continuava a resistere alle incursioni aeree e ai bombardamenti americani e, poiché aveva rifiutato di accettare la resa incondizionata il 28 luglio, gli Stati Uniti decisero di utilizzare la bomba atomica per porre fine alla guerra. Il presidente Truman ordinò gli attacchi: vennero fatte esplodere due bombe, il 6 agosto a Hiroshima e il 9 agosto a Nagasaki.

Le due città erano tra le meno danneggiate dai numerosi bombardamenti e, pertanto, le più idonee a dare dimostrazione di fronte al mondo della straordinaria potenza distruttrice della bomba e della supremazia militare e tecnologica degli Stati Uniti.

Le condizioni meteorologiche e di visibilità, fortuitamente buone al momento dell'azione, consegnarono tragicamente Hiroshima e Nagasaki alla storia. Su Hiroshima, la mattina del 6 agosto 1945 fu sganciata, dal B-29 Enola Gay, dal nome della madre del suo comandante, Paul Tibbets, la bomba all'uranio 235 "Little Boy", dotata di una potenza pari a più di 20.000 tonnellate di tritolo ed equivalente a un carico usuale di 2000 aerei B-29. L'orrenda deflagrazione generata dallo scoppio della bomba causò la morte immediata di oltre 70.000 persone e di altrettante, per le ferite riportate, nei giorni seguenti. La vita fu cancellata nella zona d'impatto della bomba, dove si produsse una temperatura di alcune migliaia di gradi Celsius con l'istantanea cremazione di ogni essere vivente. Nelle zone limitrofe molti subirono orrende ustioni, lacerazioni e malformazioni; i superstiti portano ancora oggi i segni della bomba indelebilmente scolpiti sul proprio corpo.

Molti di loro descrissero l'esplosione con il termine pika, che significa lampo; mentre chi si trovava fuori dalla città lo ricordò come pikadon, ovvero lampo-boato. In un raggio di decine di chilometri regnava la morte. Tibbets, testimone, con gli altri esecutori della missione, di uno spettacolo allucinante, scrisse sul diario di bordo: «Hiroshima non c'è più, al suo posto c'è un orribile nube purpurea che ribolle, espandendosi come un fungo, in una pentola di olio nero». Le autorità giapponesi censurarono le notizie sull'accaduto; Truman e Churchill si assunsero la responsabilità di proseguire. Così il 9 agosto fu la volta di Nagasaki, raggiunta di mattina dal Bock's Car del maggiore Charles Sweeney, che vi scaricò una bomba al plutonio, "Fat Man". Complessivamente nelle due esplosioni morirono 300.000 persone. Per il 17 o 18 agosto era prevista una nuova missione. Ma il Giappone capitolò. La guerra era vinta.

Agli occhi degli Stati Uniti e del mondo questo sembrò il prezzo da pagare per ottenere la fine di anni di atrocità. Tibbets e molti altri sostengono che la bomba risparmiò migliaia di nuove vittime, da sacrificare se si fosse resa necessaria l'invasione del Giappone, e che non meno distruttivi e sanguinosi furono, per la loro intensità, i bombardamenti convenzionali.

Un personaggio importante, che fece parte del teatro francese, è stato

Molière

FRANCESE

Molière

Molière a été acteur, dramaturge, metteur en scene et directeur de troupe". Son vrai nom est Jean-Baptiste Poquelin, et il est le fils d'un riche tapissier parisien. Né en 1622, son destin semble être celui d'une existance aisée'. Mais il est passionné de théâtre, et en 1643 il décide de pratiquer cet art qui l'attire.

Après des débuts difficiles à cause de difficultés financières, il part en 1645 comme membre d'une troupe itinérante. Il joue' avec succès des farces et des tragédies, et il devient directeur de la troupe. Pendant plus de treize ans, il parcourt la France, donne des représenta- tions dans des lieux de fortune, mene une existence mouvementée. En 1658, il revient à Paris avec sa troupe, et il remporte beaucoup de succès; même Louis XIV apprécie son talent.

Molière se spécialise dans le genre comique, avec des représentations satiriques et réalistes. Cependant, ses pièces attirent des hostilités et des ennemis. En plus, il a des problèmes de santé. En 1667, il meurt au sortir d'une représentation du Malade Imaginaire. En ce termps-là, les comédiens n'avaient pas droit à des funérailles religieuses, et il fut enterré" la nuit. En trente ans, Molière a composé plus de trente pièces de théâtre.

Une anecdote sur Molière

Dans ses pièces, Molière ridiculisait des gens qu'il avait connus. Un jour, à Versailles, un vieux soldat voulut se venger; faisant semblant de vouloir l'embrasser, il le blessa sur la joue. A l'époque, cette provocation aurait dů se terminer par un duel. Mais Molière partit en feignant de ne s'apercevoir de rien. Pour lui, l'honneur ne valait pas autant que la vie.

Un personaggio che ha lasciato il segno nell' intera storia del teatro, è stato Luciano Pavarotti, che attraverso la tua voce ha dato una svolta all'opera lirica.

MUSICA

Luciano Pavarotti (Modena, 12 ottobre 1935 – Modena, 6 settembre 2007) è stato un tenore italiano.

È ricordato tra i dieci tenori più grandi di tutti i tempi, dalla voce squillante negli acuti e ricca nel mezzo, con un fraseggio chiaro e timbro limpido. Con Carlo Bergonzi, Enrico Caruso, Franco Corelli, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Beniamino Gigli e Tito Schipa, permane uno dei tenori italiani "storici" di notorietà mondiale. Con il Pavarotti & Friends e le sue numerose collaborazioni (fra le quali è da ricordare in particolare la costituzione del gruppo dei Tre Tenori, con Plácido Domingo e José Carreras), ha consolidato una popolarità che gli ha dato fama mondiale anche al di fuori dell'ambito musicale. Con oltre 100 milioni di copie vendute nel mondo, si stima sia, anche per vendite, fra i primissimi cantanti di ogni genere musicale, nonché il cantante italiano di maggior successo a livello internazionale.

VITA

CARRIERA

CARRIERA

1961

È il primo anno importante della sua carriera: vince il Concorso internazionale di Reggio Emilia, dove debutta come Rodolfo nella Bohème. 

"La sua voce estesa di tenore chiaro, calda e suggestiva nei fraseggi più teneri, scevra dai rischi di «strillo» negli acuti più impegnativi, lo consacra nel Gotha della musica.

Negli anni successivi si esibirà nei più grandi teatri del mondo: Opera di Amsterdam, Staatsoper di Vienna, Covent Garden di Londra (dove con Joan Sutherland e Richard Bonynge nasce una fortunata collaborazione), Liceu di Barcellona e Festival di Glyndebourne.

1962

Prima recita di Rigoletto a Palermo con la direzione di Tullio Serafin

1965

Debutta alla Scala in Bohème con Mirella Freni e Karajan ed è un trionfo

1967

Ancora con la Bohème ormai cavallo di battaglia in un repertorio sempre più vasto riscuote grande successo al Metropolitan di New York.

1970-1980

Grandi successi internazionali con consensi importanti.

Il 17 febbraio 1972 al Metropolitan di New York nella Fille du Régiment di Donizetti manda in visibilio il pubblico con nove Do di petto perfetti

1983

Fischi alla Scala per la sua interpretazione nella Lucia di Lammermoor e a Salisburgo, per Idomeneo, la stampa lo critica perchè non adatto a ruoli mozartiani. «Ma - risponde - sono il primo italiano che ci ha provato».

1985

Ritorno trionfale alla Scala con un magnifico Radames in Aida.

1986

Straordinario successo a Pechino con Bohème, concerto che celebrava i 25 anni di carriera, successo ripetutto l'anno successivo all'Arena di Verona

Sono gli anni in cui Pavarotti si diverte ad allargare il suo campo, a esibirsi in modo stravagante per un serio cantante di melodramma, cantando 44 gatti per i 30 anni dello Zecchino d’oro.

1990

˜È con la grande festa di Italia 90 per i mondiali di calcio che nasce il fenomeno Tre tenori, che si trasforma in un clamoroso record discografico: a Caracalla con Domingo e Carreras canta arie celebri, ma anche Cielito lindo, La vie en rose e O' sole mio. La platea è di un miliardo di telespettatori. Lo spettacolo con i due colleghi di lingua spagnola avrà poi alcune repliche, suscitando apprezzamenti e stroncature. ''Ma i tre tenori sono un puro fenomeno commerciale - dichiarerà anni dopo - solo così si può giungere ad avere un miliardo e mezzo di spettatori davanti alla TV. È questo, e nient' altro, che vogliamo''.

1993

A giugno Pavarotti si esibisce davanti a una folla di circa mezzo milione di persone al Central Park di New York, mentre molti milioni lo seguono da casa per la diretta televisiva

A settembre dello stesso anno, all'ombra della Torre Eiffel, canta per circa 300.000 persone

Il suo Pavarotti & Friends sarà il concerto di beneficenza più improtante nel decennio successivo, riunendo insieme artisti appartenenti a generi musicali molto diversi. Con lui si sono esibiti in questi anni Bryan Adams, Anastacia, Jon Bon Jovi, James Brown, George Benson, Bono degli U2, Mariah Carey, Tracy Chapman, Eric Clapton, Joe Cocker, Natalie Cole, Lucio Dalla, Celine Dion, Brian Eno, Elton John, BB King, Tom Jones, Ricky Martin, Liza Minnelli, George Michael, Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Sting, Barry White, Stevie Wonder, Zucchero...

1994

Dedica il Requiem di Verdi ai morti della strage di via dei Georgofili, avvenuta a Firenze un anno prima

1996

Torna a Reggio Emilia per festeggiare i 30 anni dal debutto e a New York per Rigoletto, dove non gli viene perdonata una clamorosa stecca nella Donna è mobile

1997 

Viene nominato ambasciatore di pace dell'Onu per l'impegno mostrato verso l'infanzia diseredata del Terzo Mondo

Gli ultimi anni

Negli ultimi anni Pavarotti si era ancora esibito in varie occasioni, ma aveva anche dedicato molto del suo tempo alla formazione dei giovani, che reputava uno dei suoi compiti più importanti

Nel 2004 è partito da Tokio il suo ''giro d'addio'' che praticamente è andato avanti per anni e non sempre con lo sperato successo

Ho scelto di inserire Pavarotti mentre canta "Nessun Dorma, perchè con la sua voce travolgente, rende quest' opera ancora più bella e perchè la considero come un inno alla vita in questo momento molto difficile.

CURIOSITA'

CURIOSITA'

Dopo essersi laureato presso la Scuola Magistrale, Luciano affrontò il dilemma di scegliersi il proprio percorso di carriera. Era interessato a perseguire una carriera come calciatore professionista, ma la madre lo convinse a formarsi come insegnante. Successivamente insegnò in una scuola elementare per due anni, ma alla fine prevalse il suo interesse per la musica.

Luciano Pavarotti ha sempre ironizzato sulla sua stazza. Era imponente non solo nella voce e nel carisma. Anche nella quotidianità. Non disdegnava la buona cucina. C'è questo aneddoto che lui, , raccontava spesso. Gli accadde, una volta, di essere investito da una bicicletta e la signora, che non lo ha riconosciuto, si scusò, assicurando che non lo avesse visto. E Big Luciano, col suo fisico che veleggiava oltre il quintale, si senti gratificato per questo non essere visto.

Nell' ambito del teatro, sono molto importanti la mimica facciale ed il linguaggio del corpo, che molte volte vengono sostituiti alle parole.

EDUCAZIONE

FISICA

Il primo linguaggio studiato è stato quello facciale, infatti l'opera più importante pubblicata prima del '900, è stata quella di Charles Darwin del 1872 "The expression of the emotions in Man and Animals". Da qui molti studiosi si sono interessati all'argomento e primo fra tutti a confermare lo studio di Darwin è stato Paul Ekman, che ha dedicato molti anni allo studio della mimica facciale. Egli ha dimostrato che alcune emozioni come la rabbia, tristezza, felicità, sono uguali e condivise da tutti in modo uguale, siano essi appartenenti o meno a culture differenti. Secondo Ekman, attraverso le emozioni del volto si riesce a captare se le espressioni sono sincere oppure no; infatti nel suo libro " I volti della Menzogna", parla di poter avere almeno tre chiavi per leggere le emozioni del volto e per capirle:

1. Asimmetria, perché nelle espressioni facciali sono coinvolte asimmetricamente le due metà del viso, in quanto su una metà l'espressione è più intensa che nell'altra;

2. Tempo, in quanto le espressioni sincere durano pochi attimi, mentre se vi è un'espressione "tirata", questa è una probabile falsa emozione, eseguita volontariamente;

3. Collocazione, nel discorso, la mimica accompagna le parole se posticipata o anticipata, non rispecchia la reale espressione verbale.

Il linguaggio del corpo è costituito anche da gesti che si differiscono da cultura a cultura e da gesti che cambiano con l'evolversi dell'età dell'uomo.

Il segno dell'"OK", ha assunto col tempo il significato di Okay, "tutto bene", in tutti i paesi di lingua inglese, in Europa e in Asia, tuttavia permangono alcune zone come ad esempio la Francia in cui il segno "OK" assume il significato di "zero" o "niente". Ha infatti origine da un segnale che al termine di uno scontro di guerra serviva a comunicare a distanza "zero kills"cioè "zero uccisioni"; in Giappone vuol dire "soldi".

Il pollice in su, in Australia, Inghilterra e Nuova Zelanda ha più di un significato, vuol dire: Ok, segnale di autostop o insulto, mentre in Grecia è prevalentemente usato in senso dispregiativo.

Il segno della "V", è stato diffuso durante la Seconda Guerra Mondiale da Winston Churchill in segno di "vittoria", mentre in alcuni paesi europei tale segno indica il numero due, mentre in altri è un segno di offesa.

Ci sono poi gesti che si modificano con l'evolversi dell'età dell'uomo, ne è un esempio il gesto fatto da un bambino che dice una bugia, tendendo a coprire la bocca con le mani; nell'adolescente il gesto cambia, la mano sfiora con le dita la bocca; nell'adulto il gesto diventa più evoluto e raffinato la mano infatti, sfiora il naso.

Il linguaggio del corpo ha una propria grammatica pertanto va letto e interpretato rispettando tutta una sintassi composta da parole, frasi e punteggiatura.

Ogni movimento è come una parola, cioè assume un significato diverso a seconda dell'uso che se ne fa in una "frase" per cui, nell'analizzare il gesto, va tenuto presente soprattutto il contesto in cui si esplica. Lo sfregare le mani, ad esempio, può avere un duplice significato. Fatto in una gelida giornata significa che quella persona ha freddo; lo stesso gesto invece, fatto da una persona mentre esprime un desiderio piacevole, risulta sinonimo di gioia, allegria e di aspettativa positiva. Oltre al contesto, bisogna tener presente anche lo spazio che il corpo occupa e con il quale comunica.

Ognuno di noi possiede la sua "bolla d'aria" ; ciò dipende dall'area in cui una persona è cresciuta (alta o bassa intensità di popolazione) e dalla cultura occidentale o orientale:

1. Area intima intesa come area che può essere occupata solo da persone con le quali si condivide un rapporto intimo (amici, genitori, innamorati ecc...);

2. Area personale intesa come distanza che ci separa dagli altri (in un contesto quale riunione di lavoro, uscite, feste ecc...);

3. Area sociale ovvero la distanza fra noi ed un estraneo;

4. Area pubblica cioè quella distanza che scegliamo di avere in un contesto pubblico.

La ricerca socio-antropologica

Nel mondo anglosassone i primi studi, a carattere intuitivo, sul linguaggio del corpo erano presenti nei saggi "Maniere" (1844) e "Comportamento" (1860), di Ralph Waldo Emerson.

In seguito antropologi quali Ray Birdwhistell, Margaret Mead e Gregory Bateson avviarono studi metodici sul linguaggio del corpo, con l'esame di filmati che permettevano di cogliere aspetti poco evidenti dell'interazione sociale a livello non verbale.

Secondo Alexander Lowen i messaggi non verbali provenienti dal corpo dell'individuo sono strettamente collegati a stati psicologici. Nel testo "Il linguaggio del Corpo" afferma che la struttura del corpo subisce inevitabilmente modificazioni in seguito a cambiamenti del carattere della persona. Attraverso l'osservazione della struttura corporea e atteggiamenti è quindi possibile trarre informazione sugli stati emotivi ed esistenziali. Individui nevrotici presentano equivalenti somatici che descrivono sensazioni come paura, insicurezza, chiusura e angoscia.

GRAZIE!

Vorrei, innanzitutto, ringraziare tutti i professori che sono stati accanto a noi alunni durante questo momento difficile. Sono stati 3 anni bellissimi e concluderli in questo modo mi rende triste, perché avrei voluto terminare quest'esperienza dal vivo. Avrei voluto provare emozioni come l'ansia prima dell'esame orale, oppure l'emozione di aver concluso tre anni bellissimi, così da terminare questo stupendo capitolo. Purtroppo, le circostanze non ce l'hanno permesso, dato che abbiamo dovuto affrontare una pandemia che ha limitato la nostra quotidianità, che ora mi manca tantissimo.

Ancora una volta, a tutti voi professori,

GRAZIE!

per avermi fatto comprendere il valore dello studio e di quanto sia importante per affrontare un mondo pieno di insidie e difficoltà come quello di oggi. Porterò sempre nel cuore i momenti vissuti e gli alti e bassi superati insieme.

Questa foto risale all' Aprile 2019. Eravamo la classe 2B ed era tutto normale. La foto è stata scattata alla gita di fine anno. Non dimenticherò mai quel giorno in cui, nonostante i tantissimi imprevisti, abbiamo passato del tempo insieme. Porterò nel cuore momenti come questi, che mi hanno resa e mi rendono tutt'ora felice al solo pensiero.

12/06/2019

2B

Queste foto al lato, invece, risalgono all' ultimo giorno di seconda media.

Attraverso queste foto, ho voluto raccontare questi tre anni, che sono PASSATI MOLTO VELOCEMENTE, ANCHE TROPPO.

GRAZIE ANCORA A TUTTI VOI COMPAGNI E PROFESSORI CHE MI SIETE STATI VICINO.

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