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I 7 RE DI ROMA
TARQUINIO
IL
SUPERBO
L'incoronazione di Numa non avvenne immediatamente dopo la scomparsa di Romolo. Per un certo periodo i Senatori governarono la città a rotazione, alternandosi ogni dieci giorni, in un tentativo di sostituire la monarchia con una oligarchia[6]. Però, incalzati dal sempre maggiore malcontento popolare causato dalla disorganizzazione e scarsa efficienza di questa modalità di governo, dopo un anno[7] i Senatori furono costretti ad eleggere un nuovo re.[8]
21aprile 753 a.C. Data di nascita
Romolo gemello di Remo, è il nome della figura leggendaria a cui la tradizione annalistica attribuiva la fondazione di Roma e delle sue principali istituzioni politiche, nonché il ruolo di primo re della città e l'origine del toponimo[1][9].
Romolo e Remo, non volendo abitare ad Alba Longa senza potervi regnare almeno fino a quando fosse stato in vita il nonno materno, ottengono il permesso di andare a fondare una nuova città, nel luogo dove erano cresciuti. Romolo vuole chiamarla Roma ed edificarla sul Palatino, mentre Remo la vuole battezzare Remoria e fondarla sull'Aventino. È lo stesso Livio che riferisce le due più accreditate versioni dei fatti, infatti Romolo fondò la Roma il (753 - 716 a.C.).
Anche l'anno successivo a quello della distruzione di Alba, i Fidenati scesero in battaglia contro Roma, ma vennero ancora una volta sconfitti e i loro capi uccisi.[14].
Tullo Ostilio si impegnò anche in una guerra contro i Sabini; fu durante il suo regno che fu costruita la Curia Hostilia, che divenne il luogo deputato alle riunioni dei senatori, che prima di allora si riunivano all'aperto, nell'area del Foro che in seguito sarebbe stata utilizzata per i Comizi.
Quindi i romani furono impegnati in 5 anni di combattimenti contro le città Latine, che si opponevano alla pretesa di Roma di governare sopra tutte queste, per aver sconfitto Alba. In effetti non si trattò che di schermaglie, e l'unico fatto davvero cruento fu la presa di Medullia, già colonia romana, ribellatasi a Roma.[15]
Sotto il suo regno fu portata a termine la costruzione della Cloaca Massima e del Tempio di Giove Ottimo Massimo, dopo la campagna vittoriosa contro i Volsci,[16] con il bottino delle città conquistate.[23]
Figlio di Lucio Tarquinio Prisco,[5][6] e fratello di Arunte Tarquinio, sposò prima Tullia Maggiore, la figlia maggiore di Servio Tullio, poi sposò la sorella di questa, Tullia Minore, da cui ebbe i tre figli Tito, Arrunte e Sesto, e con il cui aiuto organizzò la congiura per uccidere il suocero e ascendere sul trono di Roma.[5][8]
Tito Livio ci racconta che Tarquinio un giorno si presentò in Senato e si sedette sul trono del suocero rivendicandolo per sé; Tullio, avvertito del fatto, si precipitò nella Curia. E morì nel 495 a.C., mentre si trovava in esilio a Cuma in Campania. La notizia della morte dell'ultimo re di Roma fu accolta con manifestazioni di entusiasmo che coinvolsero tutta la città.
Nel 641 a.C. Anco Marzio succede al bellicoso Tullo Ostilio,[3] diventando il nuovo re di Roma, favorito all'ascesa al trono dal legame di parentela con Numa Pompilio, di cui era nipote per parte di una figlia.[6] Pur essendo il nipote di Numa Pompilio, grande amante della religione, fece la guerra per difendere i suoi territori. Dopo il regno di Tullo Ostilio, che aveva cancellato ogni relazione tra il potere monarchico, la religione e la nascente sacralità romana, il nuovo monarca restaura questo rapporto.[8]Anco Marzio riprende l'espansione verso sud a danno dei Latini,[6][9][10] guerra già avviata dal suo predecessore, conquistando Politorium (nei pressi di Acqua acetosa, XXIV Municipio Fonte Ostiense), i cui cittadini furono deportati a Roma.[11][12] Quindi dopo quattro anni di combattimenti, conquistò nuovamente Medullia (ubicata sulla riva destra dell'Aniene, forse nei pressi del Comune di Sant'Angelo Romano), dopo che questa colonia romana aveva nuovamente defezionato passando ai Latini.[13] La stessa sorte toccò agli abitati di Tellenae (forse nei pressi di Medullia) e Ficana (nei pressi di Acilia),[14] garantendo così a Roma il controllo dei territori che si estendevano dalla costa all'Urbe.
Sant'Angelo Romano
Servio, come attestato anche dal nome, era di umili origini; nacque infatti da una prigioniera di guerra (che si racconta fosse stata nobile nella sua città)[6][9] ridotta a servire il focolare domestico del re Tarquinio Prisco. Si narra anche potesse essere il figlio della schiava[10] Ocresia[11] (nobile di Corniculum, attuale Montecelio, fatta prigioniera[9]) e di un Tullio, sempre di Corniculum. Si racconta poi che, quando da bambino Servio stava ancora nella culla, gli brillò una fiamma sulla testa.[9][10]Servio Tullio fu ucciso da Lucio Tarquinio (chiamato dal popolo Tarquinio il Superbo una volta al trono),[18] che ebbe come complice la seconda moglie Tullia Minore, figlia minore di Servio.[6][7][19] Si tramanda infatti che Tarquinio, dopo aver provocato il re, gettasse questo giù dalle scale della Curia; il sovrano, ferito ma non ancora morto, fu quindi finito dalla figlia che gli passò sopra con un carro trainato da cavalli, mentre cercava di scappare dal foro.[17] Il luogo del misfatto ricevette in seguito l'appropriato nome di Vicus Sceleratus.[20]
Secondo la tradizione Lucio Tarquinio Prisco era nato a Tarquinia da madre etrusca, ma era greco per parte di padre (Demarato era originario della città greca di Corinto[8][9][11] da dove era fuggito per stabilirsi poi a Tarquinia[2][8]) ed a causa dell'ascendenza paterna, nonostante fosse ricco e noto in città, veniva osteggiato dai suoi concittadini e non riusciva ad accedere alle cariche pubbliche.[12] Per questi motivi, e su consiglio di sua moglie Tanaquilla, decise quindi di emigrare da Tarquinia a Roma,[2][12] dove cambiò nome, dall'etrusco Lucumone[2][8] al più latino Lucio Tarquinio detto poi Prisco[8] per distinguerlo dall'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo. Delle sue qualità Floro dice: