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L'ILLUMINISMO E ROUSSEAU

Francesca Gallo IV A

L'ILLUMINISMO

L'ILLUMINISMO E L'EUROPA

L'illuminismo esprime la nuova visione del mondo della borghesia, in contrapposizione all'ancien regime dominato dal potere degli aristocratici.

Le nuove idee nascono in Inghilterra, dove la borghesia aveva vinto la propria rivoluzione politica.

In Francia, invece, il potere politico è ancora nelle mani della nobiltà, per cui l'illuminismo si presenta come una vera e propria battaglia d'idee.

In Germania e in Italia, l'illuminismo si presenta come uno scontro tra due mentalità e due culture opposte, quella aristocratica e quella borghese.

L'illuminismo sostiene, prima di tutto, contro il principio di autorità, il diritto di sottoporre le concezioni sociali, politiche e culturali all'esame critico della ragione: ogni uomo deve avere il coraggio di servirsene in modo autonomo.

Nella religione si condanna il dogmatismo per affermare il deismo e la tolleranza; in campo etico, si sostiene l'indipendenza dei valori morali dalla religione; nella politica si fa riferimento alle teorie del liberalismo inglese; in campo economico, si afferma la fisiocrazia.

Il tratto caratterizzante dell'Illuminismo è la centralità della ragione, intesa come capacità di pensare con la propria testa. I nuovi intellettuali, i philosophes, concretizzano il loro impegno civile ricorrendo ai mezzi e ai luoghi della comunicazione, mediante i quali si formava un'opinione pubblica consapevole e concorde su alcuni valori di fondo: le gazzette, i salotti e i caffè.

ROUSSEAU

I CONTRASTI CON GLI ILLUMINISTI

Rousseau si colloca nel momento di massimo sviluppo e insieme di superamento dell'illuminismo.

Secondo Rousseau è l'uomo che in quanto libero ha introdotto il male nel mondo ed è anche il responsabile dei disastri naturali.

Egli ipotizza che i primi uomini non erano razionali e che sono stati due sentimenti originari a muovere l'uomo: l'amor di sé e la pietà.

Secondo Rousseau, la prima forma di società è la famiglia, che nasce dall'affetto e non dalla ragione.

Il legame tra gli uomini è importante, ma non è una dipendenza, perché ognuno è in grado di provvedere ai propri bisogni e conserva la propria libertà. Il punto di rottura di questo stato naturale è da individuare nella proprietà privata, che è la causa prima dell'origine della disuguaglianza tra gli uomini.

Per Rousseau la natura sociale dell'uomo è il principale risultato del patto, solo attraverso il patto si determina tra gli individui che lo stipulano, una società e un popolo.

uomo naturale patto società popolo diritto e Stato

Il patto sociale non può in alcun caso prevedere la cessione della sovranità.

Il popolo deve poter esercitare sempre direttamente il potere legislativo; può delegare il potere esecutivo per motivi pratici, ma ne resta sempre il destinatario che può sempre assumerlo in proprio.

Lo Stato è visto come espressione del popolo e non condivide la teoria della divisione dei poteri elaborata da Montesquieu e da Locke. Per Rousseau lo Stato è un'individualità collettiva, dove ogni cittadino deve partecipare direttamente.

L'EMILIO

L'Emilio è un'opera molto importante nella storia della pedagogia.

Rousseau individua tre modelli di uomo: quello naturale, inadatto a una vita associata; quello civile, che è solo un tassello di una realtà generale in cui non si riconosce; quello del cittadino che conserva quel senso di sé, ma si sente anche uno con il proprio popolo.

L'indipendenza e la felicità dell'uomo dipendono dalla possibilità di soddisfare da sé i propri bisogni.

La civiltà è negativa perché crea bisogni innaturali, per soddisfare i quali occorre dipendere dagli altri.

L'educazione dell'uomo coinvolge prima di tutto i sensi, poi, anche le passioni e i sentimenti, insieme con l'intelletto e con la ragione..

Una parte dell'opera è dedicata alla religione.

Rousseau distingue diversi tipi di religione: la religione del cittadino, amministrata dallo Stato; la religione del prete, cioè quella confessionale; la religione dell'uomo, il cui punto centrale è lo spirito di fratellanza tra gli uomini.

Secondo Rousseau non è possibile dimostrare razionalmente l'esistenza di Dio, ma solo avvertirlo con il sentimento.

Per questo si parla di una religione sentita con il cuore.

MONTESQUIEU

LO SPIRITO DELLE LEGGI

Liberalismo e democrazia sono le teorie politiche principali del Settecento francese.

Il liberalismo viene teorizzata in Francia da Montesquieu, che considera solo i diritti civili ( libertà di parola, di pensiero, di associazione, proprietà privata).

Il diritto positivo, a differenza di quello naturale, è stabilito dagli uomini e varia da popolo a popolo.

Esso è determinato da una serie di fattori quale il clima, il territorio e l'economia, per cui è un caso raro che le leggi di una nazione convengano ad un'altra.

Montesquieu sostiene che un popolo non decide come essere in base ad un accordo esplicito e volontario, ma è il prodotto di circostanze.

Egli individua tre tipi di governo:

1) repubblica (quando il potere sovrano appartiene al popolo);

2) monarchia (quando il potere è di uno solo, che governa secondo leggi che disciplinano e delimitano il suo potere);

3) dispotismo (quando il potere appartiene a uno solo che governa a suo arbitrio).

Montesquieu sostiene la monarchia costituzionale, dove il potere esecutivo è attribuito alla monarchia, quello legislativo al popolo e all'aristocrazia e quello giudiziario all'aristocrazia di toga.

La religione è un freno per il potere politico alla sua tendenza di diventare assoluto.

L'ILLUMINISMO IN ITALIA

NAPOLI E MILANO

L'illuminismo in Italia si afferma a Napoli e a Milano, mentre nel resto del Paese si diffonde in ritardo e in modo poco significativo, per la mancanza di un'economia di tipo borghese e della conseguente esigenza di rinnovamento.

Solo con la conquista napoleonica, le idee dell'illuminismo raggiungeranno molte aree geografiche.

L'illuminismo milanese ruota intorno al giornale "Il Caffè" e all'Accademia dei Pugni, fondata dai fratelli Verri.

Il Caffè contribuisce alla formazione di un'opinione pubblica illuministica, ospita articoli di economia, di politica e divulga la fisica, la matematica e le nuove scienze.

La più nota opera del circolo milanese è Dei delitti e delle pene, scritta da Cesare Beccaria.

Egli muove dal presupposto che le pene devono essere proporzionali ai reati e che devono impedire la reiterazione da parte del reo.

Secondo lui la pena di morte e la tortura sono inutili.

In particolare, ritiene che la pena di morte è contraddittoria, infatti, lo Stato considera l'omicidio come il delitto peggiore, e attraverso la pena di morte diventerebbe esso stesso omicida.

Il maggior deterrente non è la crudeltà della pena, ma la certezza della stessa.

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