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Anno scolastico 2019/2020
Liceo Scientifico A. Calini
Commerci
Bozzoni Francesca
Circeag Gabriele
3°C
La conquista turca di Costantinopoli ha però messo in crisi la secolare egemonia veneziana nel levante
In esso vengono costruite, con organizzazione industriale, le galee. Era in grado di varare fino a tre galee al giorno, dando lavoro a migliaia tra marangoni, segadori, fondidori, armadori, calafatti e cordaroli.
1453. Caduta di Costantinopoli. La Repubblica decide di attuare interventi di potenziamento bellico dell’Arsenale per fronteggiare la minacciosa flotta marittima ottomana sul Mediterraneo.
La potenza di Venezia deriva in gran parte dalla sua capacità di produrre navi adatte ad ogni necessità. A tale produzione provvedeva l’Arsenale, un cantiere di proprietà dello Stato. Nel 1328, oltre alle varie navi da combattimento, l’Arsenale iniziò a produrre anche navi adibite prevalentemente al commercio. Queste navi (chiamate anche galere da mercato) erano di proprietà dello Stato ma venivano concesse in uso ai mercanti, e durante il XV secolo arrivarono persino nell’ Atlantico e in Barberia.
Curiosità
Le galee erano di due tipi: sottili se destinate alla guerra; grosse o da mercato se impiegate per il trasporto di merci o passeggeri.
Le galee da mercato erano molto importanti perché trasportavano merci di alto valore: erano costruite dallo stato e potevano essere noleggiate dai nobili a fini commerciali appunto.
Nell'isola, oggi sommersa, di San Marco in Boccalama nella laguna di Venezia, è stata rinvenuta un galea da mercato.
Vi è una testimonianza di Felix Faber che descrive una galea.
E' possibile leggere dalla vita a bordo delle galee grazie
ai diari dei pellegrini che viaggiavano
su di esse.
DESCRIZIONE:
Le galee da mercato erano navi lunghe circa 37 metri al ponte (23 passi e 3 piedi veneziani, come spiegano i quaderni dei capimastri dell’Arsenale di Venezia) e larghe poco più di sei, con un’altezza di puntale tra i 2,5 e i 3 metri. La caratteristica più nota di queste navi è il fatto di essere dotate di circa 150 remi, ciascuno dei quali mosso da un solo uomo; ma di fatto le galee navigavano prevalentemente a vela e usavano i remi solo come propulsione d’emergenza.
ll modo di dire veneziano “Duri i banchi” significa “tener duro”, “andare avanti” nonostante ogni difficoltà. Il significato originale arriva dal tempo della Serenissima, quando a bordo delle galee si ordinava lo speronamento di altre imbarcazioni. Ai rematori veniva intimato il “Duri i banchi!” affinché questi potessero rimanere saldamente ancorati alle panche (i banchi).
Le Compagnie della Calza a Venezia, gruppi di giovani che si riunivano per costituire eventi e rappresentazioni nei palazzi , nei teatri ed anche per i campi ed i campielli a Venezia.
l capolavoro delle scene Veneziane in quell’epoca fu il dramma ” La Venexiana”, compiuto intorno al 1535 e in cui l’autore, ignoto, è riuscito tracciare una storia d’amore in un incantevole ” momento di vita”: ” Non fabula, non comedia ma historia” è premesso nel sommario del testo: episodio di vita vissuta con preciso legame dei luoghi, non racconto inventato.
Venezia si formò un repertorio sacro molto diverso rispetto al resto d'Europa: più dello stile a cappella, pur coltivato, erano apprezzate le composizioni nelle quali alle voci si mescolavano gli strumenti, che potevano essere due organi, degli strumenti a corda e a fiato . Molto spesso le composizioni polivocali venivano eseguite a cori divisi, cioè due,tre o quattro gruppi cantavano e suonavano insieme ma in spazi distanti all'interno della chiesa. Le musiche veneziane avevano caratteri di fastosità, di colore e di ricchezza sonora perché le esecuzioni non erano abbinate solo ad eventi sacri, ma anche politici. La cappella musicale di S.Marco aveva il compito di celebrare i maggiori eventi della Repubblica Veneziana che nel XVI secolo era ancora il centro economico più ricco d'Italia ed era molto influente politicamente. La musica non doveva essere da
meno. Tra i maestri della Cappella si ricordano: Willaert, Cipriano de Rore , Zarlino, Croce detto il Chiozzotto, Monteverdi, Cavalli e Legrenzi; tra gli organisti: Buus, Parabosco, Merulo, Padovano, Andrea Gabrieli e Giovanni Gabrieli.
Le prime esperienze editoriali italiane, in un senso più vicino alla concezione moderna, si sono avute a Venezia, a cavallo tra il XV ed il XVI secolo, ad opera di Aldo Manuzio e Lucantonio Giunti. Oltre a lui, sono ben noti altri editori del Cinquecento, quali Nicolò d’Aristotele detto Zoppino, Giorgio Rusconi, Francesco Marcolini da Forlì, Gabriele Giolito de’ Ferrari e Francesco Sansovino, anch’essi attivi a Venezia. A partire da quella fase ancora embrionale della produzione libraria “a stampa”,
grazie all’invenzione della tipografia,
è proprio la Repubblica di Venezia a distinguersi per la maggiore
produzione
libraria.
Chiesa di San
Michele in isola
All'architettura veneziana rinascimentale contribuì l'arrivo di architetti dall'entroterra e dalla Lombardia.
I due fattori tipicamente veneziani che la contraddistinguono: l'importanza del colore e la diversa impostazione prospettica. L’effetto dell'acqua raccorcia e ingrandisce moltiplicando l'illusione ottica e conferendo alla città quell’aspetto scenografico e teatrale.
Fondaco dei Tedeschi
Ca' Foscari
Ca' Vendramin Calergi
Chiesa di Santa
Maria dei Miracoli
La maggiore arteria della città è il celebre Canal Grande, largo da 30 a 70 m, che sviluppandosi per ca. 3800 m con la forma di una gigantesca S rovesciata.
In origine la città non si sviluppò intorno ad un nucleo centrale ma su più isole. I nuclei più importanti crebbero autonomamente intorno agli stessi elementi urbanistici. Col passare del tempo gli insediamenti aumentarono dando vita ad una forma urbana più definita con il congiungimento dei nuclei autonomi.
Per la conformazione del terreno e il poco spazio disponibile le architetture erano costrette a espandersi verso l'alto e non i orizzontale. ecco perchè si trovano molti condomini con un innumerevole numero di piani.
Il più famoso avvenimento della guerra d Cipro fra turchi e Lega santa è la battagli di Lepanto 1571.
Conflitto combattuto per il predominio sul Mediterraneo orientale e conclusosi con la vittoria turca.
Impero ottomano
SCHIERAMENTI
Repubblica
di Venezia;
Impero spagnolo;
Stato Pontificio;
Repubblcia
di Genova;
Ducato di
Savoia e Urbino;
Granducato
di Toscana;
Ordine di Malta.
Lo scontro inizia dopo la conquista da parte di Selim II di Cipro, colonia veneziana, costringendo i veneziani ad intervenire cruentemente.
Al tempo della battaglia di Lepanto, l'equipaggio della galea sottile era costituito da un comandante, detto sopracomito, dal comito, dagli ufficiali militari e di manovra, dal cambusiere, dal barbiere-medico, dalla ciurma di marinai e galeotti (più di 200), e dai soldati imbarcati a bordo,
Fu uno scontro navale avvenuto nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane con la vittoria di queste ultime.
Nella battaglia di Lepanto i veneziani sperimentarono con ottimi risultati le galeazze, galee molto più grandi e stabili che potevano imbarcare batterie di cannoni di grosso calibro e sparare in tutte le direzioni; tali navi, tuttavia, erano impossibili da manovrare a remi, tanto che dovettero essere trainate da due galee ciascuna.
A seguito della guerra di Cipro venne firmata una pace tra i due schieramenti che sanciva che Cipro era possesso ottomano.
Anche conosciuta come guerra di Candia che ebbe in palio il più ricco possedimento veneziano d'oltremare: Creta.
Questa, dopo 22 anni di assedio, fu resa ai turchi ma recando un grande svantaggio all'economia della Serenissima.
La più importante delle sedi fu senz’altro Lubecca. La sua posizione permetteva lo scambio dei beni che circolavano nel Mar del Nord con quelli del Baltico.
Il termine Hansa, indicava le società o le corporazioni commerciali, nate al fine di tutelare i diritti commerciali dei mercanti nelle città straniere che con l'accordo stipulato tra Enrico II d’Inghilterra e i mercanti di Colonia nel 1157, ottenendo esenzioni e diritti commerciali: il libero commercio.
Nel Mare del Nord sorse una leggendaria lega di mercanti che esercitò una sorprendente forza politica, economica e militare nonostante fosse sprovvista di una terra e di un regno per questo ci si riferiva in questo modo: "Quel popolo non ara la terra e non semina, eppure è il più ricco del mondo."
Ma la ricchezza e il potere della Lega consegue soprattutto dal controllo in molti casi monopolistico che essa esercitava sul grande commercio di esportazione dei Paesi baltici.
L'imbarcazione anseatica tipica era la Cocca.
In poco tempo detiene il monopolio europeo delle spezie e diviene porto importante per i traffici internazionali e per questo motivo nacque la prima Borsa Valori della storia istituita nel 1531.
La sua ascesa economica è dovuta dallo spostamento del baricentro commerciale dal Mediterraneo all'Atlantico in quanto i porti italiani si inaridirono e non poterono più reggere le nuove concorrenze spagnole, portoghesi..
Incisione d'epoca che raffigura la Borsa.
Il suo punto di forza fu l'apertura totale verso gli altri paesi, il nuovo centro cosmopolita dove le grandi banche ha una rappresentanza.
Tra XV e XVI sec. i navigatori portoghesi domineranno le rotte atlantiche, arrivando a costruire un impero commerciale vastissimo.
Bartolomeo Diaz
Enrico di Aviz
Vasco da Gama
Pedro Álvares
Cabral
L'Africa era il luogo dove i portoghesi cominciarono ad acquistare schiavi neri da mercati locali, per poi rivenderli nei porti del Mediterraneo e Lisbona diviene IL porto europeo di sbarco.
Álvaro Fernandes si spinse fino alla Sierra Leone attorno al 1460.
Bartolomeo Diaz toccò Capo di Buona Speranza nel 1487-88.
Nuno Tristão forse raggiunse la regione della Guinea, Enrico di Aviz invece Madera (1418), le Azzorre (1431) isole del Capo Verde (1445).
Continuano a condurre spedizioni e mettere sotto il loro controllo nuovi luoghi dove costruiscono forti per proteggere le loro attività.
Mappa del Brasile disegnata dagli esploratori portoghesi nel 1519.
Forte de são jorge da mina
La sua tecnica sperimentata sulle coste africane consiste nel costruire centri commerciali fortificati, da cui i portoghesi si muovono alternando atti di aggressione ed alleanze politico-diplomatiche con i poteri locali.
Il primo impero coloniale mondiale della storia, il più longevo (1415-1999) e uno dei più vasti.
Il numero relativamente basso dei suoi abitanti sconsigliava forme di insediamento coloniale fondate sul dominio diretto di estesi territori la cui gestione militare, politica e amministrativa sarebbe risultata problematica.
L'escudo è
stata la valuta utilizzata in Portogallo
prima dell'introduzione dell'euro.
LA CARAVELLA ERA UN TIPO DI NAVE IN LEGNO, INTRODOTTA NEL XV SECOLO DAI PORTOGHESI,CONCEPITA PER CIRCUMNAVIGARE L'AFRICA E RAGGIUNGERE COSI' LE INDIE ORIENTALI SENZA DOVER PAGARE TASSE AGLI OTTOMANI.
A causa della curvatura della vela nel segmento sopravvento il fluido scorre più lentamente rispetto a quello che scorre sulla superficie esterna della vela.
Secondo il principio di Bernoulli, si instaura quindi una differenza di pressione: quella interna è superiore a quella esterna. Sopravvento, quindi, la pressione è maggiore e l’aria « spinge» sulla vela, mentre sottovento la pressione è minore e l’aria «tira» la vela.
In ogni punto della vela alla differenza di pressione corrisponde una forza il cui verso va dalla zona di alta pressione a quella di bassa. L'effetto totale è quello di una forza risultante nota come forza aerodinamica diretta perpendicolarmente alla superficie velica.
La forza aerodinamica è la composizione della portanza e della resistenza, e in bolina la fonte di propulsione è costituita dalla grande portanza presente.
Diversi erano i tipi di ostacoli a cui si andava incontro durante i grandi viaggi transoceanici. Il rischio di ammalarsi ad esempio di scorbuto era sempre elevato , non sempre era possibile effettuare scali per provvedere all'approvvigionamento di viveri .
Scarsi erano i punti di riferimento , il calcolo della rotta spesso si basava sull'osservazione delle stelle e sulla bussola che per via della declinazione magnetica non dava sicurezze.
Inevitabilmente i venti costituivano la principale difficoltà da affrontare , dato che questi non sempre consentivano una navigazione tranquilla e pulita , bisognava usare la navigazione a bolina per navigare controvento.
Se l'oceano atlantico e quello indiano sono interessati rispettivamente da alisei e e da venti stagionali come i monsoni , l'oceano pacifico presenta due zone con totale assenza di vento ,costringendo dunque gli esploratori a rimanere fermi anche per giorni os settimane
BARTOLOMEO DIAZ
Nel 1486 dall'incarico del re portoghese Giovanni II, Diaz costeggia tutta l'Africa per trovare una nuova via per le Indie, ma anche per trovare delle ricchezze per il Portogallo.
Scoperta del Capo di Buona Speranza
VASCO DA GAMA
Di origine portoghese, Vasco da Gama, fu il primo navigatore ad approdare in India via mare. Con la scoperta di questa rotta marittima, egli rivoluziono' i commerci tra Europa e Asia.
I VIAGGIO
Bartolomeo Diaz partì da Lisbona, con l'obiettivo di costeggiare tutta l'Africa e arrivare nell'Oceano Indiano.
II VIAGGIO
Il secondo è quello che svolse nel 1497 accompagnando Vasco da Gama fino a Capo Verde per poi lasciarlo continuare da solo fino alle Indie.
III VIAGGIO
L'ultimo viaggio, dove morì naufragato nelle terre da lui scoperte, fu accompagnando Pedro Alvares Cabral dove, successivamente, quest'ultimo scoprì il Brasile.
La flotta salpò da Belèm il 25 marzo 1497. Le navi erano la nave São Gabriel, accompagnata dalla São Rafael e dalla Santa Fé, una nave da carico e un equipaggio di 150 uomini.
La flotta venne accompagnata fino a Capo Verde da Bartolomeo Diaz. Vasco da Gama si fermò più volte nelle zone sud-orientali dell'Africa dove talvolta trovò l'ostilità di mercanti arabi ma riuscì a far imbarcare un pilota pratico dell'Oceano Indiano che si rivelerà molto utile per la spedizione. Il 24 Aprile 1498 salpò per l'India.
Da Gama sbarcò a Calicut, sulla costa indiana del Malabar il 18 maggio 1498. Samurin, il raja locale, lo accolse con benevolenza in un primo momento, ma in seguito, spinto dai commercianti arabi che avevano interessi nei commerci locali, si manifestò ostile.
Vasco da Gama non scoprì l'India, bensì la via marittima per raggiungerla. I traffici commerciali dall'Europa all'India infatti si indirizzavano fino ad Alessandria d'Egitto, da lì le merci venivano portate via terra fino a Suez e infine raggiungevano per mare le coste indiane. Molti mercanti cristiani erano infatti in contatto con le popolazioni indiane.
Vasco da Gama ripartì da Calicut il 5 ottobre 1498 e riuscì a raggiungere Lisbona a metà maggio 1499, dove venne accolto trionfalmente dal re.
Il primo viaggio che Colombo fece fu nelle Bahamas a Cuba dove attraversò l'oceano Atlantico (diventato famoso come scoperta dell'America). Il secondo viaggio invece partì da Palos in Spagna, attraversò Santo Domingo ed arrivò ad Habana sempre a Cuba. Il terzo viaggio lo caratterizzò vicino all'Africa, poi navigò l' oceano atlantico e arrivò vicino all' America del Sud; il suo terzo viaggio si concluse finalmente a Santo Domingo, città vicina alla Giamaica. Il suo quarto e ultimo viaggio lo fece nel 1502 da San Lucar fino all' America centrale navigando nell' oceano Pacifico.
Cristoforo Colombo nacque a Genova nel 1451. Era un esploratore, ed ai suoi tempi era l' unico che credeva che la terra fosse rotonda. Aveva un fratello di nome Bartolomeo a Lisbona che faceva il cartografo. Ebbe un figlio che chiamò Diego. L' oceano atlantico era un mare ancora poco esplorato e molte persone erano morte nel tentativo di attraversarlo; ma Colombo, attraverso i suoi studi, voleva dimostrare che si poteva arrivare in Asia navigando sull' oceano. Andò in Spagna dove il re e la regina gli diedero 3 caravelle: la Nina, la Pinta e la Santa Maria (Colombo viaggiava in quest' ultima) e anche 90 marinai per aiutarlo. Partirono il 3 agosto del 1492. le caravelle avevano le vele quadrate, anche se più avanti i Portoghesi inventarono quelle triangolari. Il viaggio durò più di 2 mesi ma finalmente il 12 ottobre (del 1492) arrivarono in un isola, che non era le Indie come pensavano, ma i Caraibi in America, e Colombo decise di chiamarla "San Salvador". Dall' America arrivarono cibi nuovi come il cacao e il caffè ma anche malattie come la sifilide ,un'infezione che portava alla pazzia o alla morte. Il suo ultimo viaggio lo fece nel 1502 e morì il 20 maggio del 1506.
FERDINANDO MAGELLANO
L'incredibile viaggio raccontato da Pigafetta
Magellano intraprese la prima circumnavigazione del globo al servizio della corona spagnola. IL 10 agosto del 1519, Ferdinando Magellano iniziò la sua avventura. Al comando di cinque navi (Trinidad, San Antonio, Concepción, Victoria e Santiago). Aveva a disposizione un equipaggio di 270 uomini di diversa nazionalità, la maggior parte di origine portoghese e basca.
La spedizione costeggiò il Nord Africa fino alla Sierra Leone. Successivamente imboccò la rotta occidentale e raggiunse le coste dell’attuale Rio de Janeiro. Più avanti, i viaggiatori si trovarono dinnanzi al Río de la Plata, che in un primo momento confusero con il famoso passaggio intuito da Magellano. La delusione fu grande quando si accorsero che non era così.
Infine, si imbatterono nella baia di San Giuliano, in pieno inverno. Decisero di aspettare proprio lì, nell’attesa che il clima migliorasse, visto che l’equipaggio era stremato. I capitani delle varie navi ordirono una cospirazione contro Ferdinando Magellano, ma fu scongiurata e alcuni responsabili vennero cacciati, mentre altri furono abbandonati al loro destino.
Nella primavera del 1520 fu possibile proseguire il viaggio e trovare quel passaggio sognato anni addietro. Proprio lì si trovava la via verso il Mare del Sud, nome con cui all’epoca era conosciuto l’oceano Pacifico.
Attraversare questo immenso mare fu un vero tormento, ma una volta giunti dalla parte opposta, ad attenderli ci sarebbe stato un mare calmo. Per questo motivo venne ribattezzato Oceano Pacifico (nome pervenuto fino ai giorni nostri, sebbene, in realtà, si tratti dell’Oceano più agitato della Terra). Gli storici dell’epoca scrissero che Ferdinando Magellano pianse di gioia dinnanzi a questo spettacolo.
Lo stretto, che oggi porta il nome di Magellano, era stato inizialmente battezzato stretto di Tutti i Santi, proprio dallo stesso navigatore. In seguito, l’equipaggio navigò verso nord, costeggiando il Cile, per poi entrare in mare aperto, addentrandosi verso l’occidente.
Ancora una volta iniziarono a presentarsi nuove difficoltà: i viveri e l’acqua scarseggiavano. Antonio Pigafetta, cronista della spedizione, descrisse così la situazione:
“Quello che mangiavamo non era più pane, bensì briciole piene di vermi che avevano divorato tutto il contenuto. Inoltre, emanava un insopportabile fetore, perché impregnato di urina di ratti. L’acqua che bevevamo era putrida e puzzolente. Per non morire di fame, ci vedevamo costretti a mangiare dei pezzi di cuoio che ricoprivano l’albero della nave”.
Infine, giunsero alla Isla de los Ladrones, probabilmente Guam. Lì poterono approvvigionarsi con acqua e cibo. Quindi, ripartirono e si imbatterono in un altro arcipelago che battezzarono con il nome di Filippine, in onore di Filippo II, re di Spagna.
Gli indigeni del luogo opposero resistenza alla presenza dei visitatori e intrapresero cruenti battaglie contro di loro. Durante una di esse, Ferdinando Magellano morì nel 1521.
Dopo la morte di Magellano quello che rimaneva della flotta che aveva intrapreso una così lunga esplorazione nei mari di tutto il globo lasciò Mactan e Cebu sotto il comando di Duarte Barbosa e di Giovanni Serrano e fece rotta verso la Spagna: il viaggio si concluse il 6 settembre 1522, quando la Victoria, sola nave superstite, al comando di Juan Sebastián Elcano, rientrò al porto di partenza dopo aver completato la prima circumnavigazione del globo in 2 anni, 11 mesi e 17 giorni. A bordo della piccola nave che stazzava solo 85 tonnellate, che imbarcava acqua e aveva una velatura di fortuna, dei 237 partiti vi erano soltanto 18 uomini malmessi, ammalati e denutriti, tra marinai e soldati. Tra essi due italiani, Antonio Pigafetta e Martino de Judicibus.