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Luis Sepúlveda Calfucura (Ovalle, 4 ottobre 1949 – Oviedo, 16 aprile 2020) è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, poeta, regista e attivista cileno naturalizzato francese.
Luis Sepulveda nacque il 4 ottobre del 1949 nella città cilena di Ovalle. Figura fondamentale per lui è quella del nonno paterno, l'anarchico andaluso in esilio e condannato a morte, con il quale crebbe; altra figura determinante per il giovane Sepulveda è lo zio Pepe, anche lui anarchico. Saranno loro a trasmettergli l'amore per la letteratura.
Sèpulveda
Oggi siamo tutti più soli. Luis Sepúlveda, scrittore di fama internazionale, è l’ennesima vittima del Coronavirus. Il giornalista, intellettuale e autore di libri per bambini è morto all’età di 70 anni a causa del Covid-19, che gli era stato diagnosticato a marzo, in Spagna. Sepúlveda si è spento al Central University Hospital of Asturias di Oviedo, dove era ricoverato da settimane.
In gioventù, Luis è diventato un militante del Partito Socialista. A seguito del colpo di Stato di Pinochet, lo scrittore è stato arrestato e torturato: per sette mesi è stato costretto a vivere in una minuscola cella, ed è stato liberato solo a seguito delle pressioni di Amnesty International. Poco tempo dopo è stato incarcerato una seconda volta, per le sue opere teatrali ispirate alle sue idee politiche. In questa seconda occasione è stato condannato all’ergastolo, pena poi mutata in 8 anni d’esilio
storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà.
Sèpulveda è autore di molti libri conosciuti da persone di tutte le età.
Questa favola sembra quasi una poesia che parla della grande balena bianca, il capodoglio color della luna. Il capodoglio racconta la vita nel profondo del mare, della vita che scorre con un equilibrio esatto e pacifico. Racconta degli usi che le balene e le altre specie hanno per coesistere tutti insieme nella grande distesa blu.
Il racconto scorre come il mare, lieve, senza opinioni di sorta o giudizi. E' una storia: una storia di pace interrotta dall'avidità di una specie che distrugge e uccide chi vive in questo mondo da molto prima di lui.
Non vi è morale, giudizio o recriminazione nelle parole di Sepulveda, solo i fatti, raccontati con un carico di malinconia dolcissima.
Il racconto ha inizio da un avvenimento:una carovana ha perso il cucciolo di cane, un buon esemplare di pastore possente e robusto. Rotola via dalla cesta in cui si trova coi fratelli. Sulla neve, non fa rumore. Lo raccoglie un giaguaro e lo deposita davanti alla casa di Wenchulaf, un capo Mapuche
Le lumache che vivono nel prato chiamato Paese del Dente di Leone, sotto la frondosa pianta del calicanto, sono abituate a condurre una vita lenta e silenziosa, a nascondersi dallo sguardo avido degli altri animali, e a chiamarsi tra loro semplicemente «lumaca».
Una di loro, però, trova ingiusto non avere un nome, e soprattutto è curiosa di scoprire le ragioni della lentezza. Per questo, nonostante la disapprovazione delle compagne, intraprende un viaggio che la porterà a conoscere un gufo malinconico e una saggia tartaruga, a comprendere il valore della memoria e la vera natura del coraggio, e a guidare le compagne in un’avventura ardita verso la libertà. Un nuovo indimenticabile personaggio entra nella galleria del grande scrittore cileno. Un’altra storia memorabile che insegna a riscoprire il senso perduto del tempo.
Dopo essere capitata in una macchia di petrolio nelle acque del mar Nero, la gabbiana Kengah atterra in fin di vita sul balcone del gatto Zorba, al quale strappa tre promesse solenni: di non mangiare l’uovo che lei sta per deporre, di averne cura e di insegnare a volare al piccolo che nascerà. Ma come può un gatto insegnare a volare? Per mantenere la terza promessa, Zorba dovrà ricorrere all’aiuto di tutti, anche a quello di un uomo. In una storia che ha la grazia di una fiaba e la forza di una parabola, il grande scrittore cileno tocca i temi a lui più cari: l’amore per la natura, la generosità disinteressata e la solidarietà, anche fra «diversi».
«Le migliori favole portano messaggi universali con leggerezza e Luis Sepúlveda lo sa.»
Alessandro Beretta, Corriere della Sera
C’era una volta una coppia di amici per la pelle che si chiamavano Max e Mix. Entrambi vivevano in una casa di Monaco di Baviera “in una strada fiancheggiata da alti ippocastani”. Max era un vivace bambino che amava salire sugli alberi, mentre Mix era un fiero gattone dal petto bianco e dorso nero la cui caratteristica principale era possedere un profilo greco “che metteva in risalto i suoi grandi occhi gialli”
Sèpulveda è autore di racconti e poesie allo stesso tempo, riesce ad incantare bambini, ragazzi e adulti e permettendo loro di sognare.
Luis sempre nei nostri cuori,
grazie per averci insegnato a sognare
motti di vita