Introducing
Your new presentation assistant.
Refine, enhance, and tailor your content, source relevant images, and edit visuals quicker than ever before.
Trending searches
Tito Livio nacque a Padova nel 59 a.C.
Venuto a Roma, non partecipo alla vita pubblica ma entrò in relazione con Augusto.
Livio dovette concentrarsi interamente sulla sua grande opera storica, gli Ab urbe condita libri.
Si guadagnò prestigio e ammirazione.
Alternò la vita a Roma con lunghi soggiorni nella città di Padova, dove morì nel 17d.c
Ab urbe condita libri è il titolo dato dai codici più autorevoli all’opera di Livio: l’autore, infatti, indica la sua opera una volta con il nome di annales, altre volte genericamente, con libri.
Si tratta di una grande storia di Roma dalla sua fondazione fino all’epoca contemporanea, in 142 libri.
La narrazione liviana iniziava dalle origini mitiche di Roma, cioè con la fuga di Enea da Troia e arrivava, col libro 142, alla morte di Druso, figliastro di Augusto, avvenuta in Germania nel 9 a.C o forse anche fino alla disfatta di Varo nella serva di Teutoburgo, nel 9 d.C.
Non è escluso che secondo il progetto di Livio, interrotto dalla morte, l’opera dovesse comprendere 150 libri e arrivare fino alla morte di Augusto, cioè al 14 d.C.
Nei libri Ab urbe condita, Livio ritorna alla struttura annalistica che aveva caratterizzato fin dall’inizio la storiografia romana.
Livio dilatava l’ampiezza della propria narrazione man mano che si avvicinava all’epoca contemporanea: su 142 libri, 85 contenevano la storia a partire dall’eta graccana, cioè meno di un secolo e mezzo.
Le fonti utilizzate da Livio furono numerose; per la prima decade cerano a disposizione quasi esclusivamente gli annalisti, nelle decadi successiva si affiancò agli annalisti lo storico Polibio.
Nella Prefatio, Livio dichiara l’intento fortemente moralistico e pedagogico della sua storia: attraverso la rassegna degli uomini e delle virtù che costruirono la potenza romana egli vuole fornire ai lettori un repertorio di exempla morali da seguire. Per raggiungere il suo obiettivo Livio si affida a una narrazione avvincente che mira a coinvolgere il lettore e a farlo identificare nei personaggi.
Il periodare di Livio risulta però spesso carico, affollato.
La lectea ubertas di Livio: stile ampio, fluido, luminoso, senza artifici e senza restrizioni, che evita ogni asperitas, e dove i periodi scorrono con più facilità. Un'altra caratteristica dello stile liviano è il candor, ovvero la chiarezza.
Livio sa conferire al proprio stile anche un’ammirevole duttilità e varietà.
Spesso, inoltre, il testo appare caratterizzato da una forte coloritura poetica.
Il libro I dell’opera do Livio è interamente dedicato alla preistoria di Roma, a partire dalla venuta di Enea in Italia, e al periodo regio, da Romolo fino alla cacciata di Tarquinio il Superbo e all’istituzione della repubblica. Gli eventi narrati in questo libro affondano quasi interamente nella leggenda.
TESTO
La leggenda della fondazione di Roma presentava una contesa fra due fratelli conclusasi con un fratricidio: l’origine della città era cosi macchiata da uno spargimento di sangue fraterno che, in epoca di guerre civili, era sentito come una “colpa fatale” o un presagio delle lotte che squarciavano la comunità romana.
Per la fase più antica della storia romana, vista la lontananza nel tempo e la scarsità di fonti dirette a disposizione, la storia sconfina spesso nella leggenda e ad emergere nella narrazione sono sopratutto alcune figure mitiche di personaggi, i cui nomi e le cui imprese, più o meno leggendarie, sono note.
TESTO
I giovani romani scommettono sulla virtù delle loro donne e corrono a Roma, nella casa di Lucrezia, moglie di Collatino, per vedere cosa le donne stiano facendo. Qualche giorno dopo Sesto Tarquinio, uno dei giovani, fa ritorno nella casa di Collatino e usa violenza contro Lucrezia. La donna, non reggendo alla vergogna, si suicida di fronte al marito. Bruto, testimone della scena, organizza una rivola contro la dinastia dei Tarquini.