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DAL DECLINO DELLE POLEIS ALL'IMPERO DI

ALESSANDRO MAGNO

IV sec. a.C.

IL DECLINO DELLE POLEIS

IL DECLINO DELLE POLEIS

La guerra del Peloponneso segna l'inizio

del rapido declino delle poleis.

Nessuna delle città più importanti,

quali Atene, Sparta e Tebe, riesce a mantenere l'egemonia e a stabilire una pace duratura.

Incapace di superare questa crisi politica, la Grecia passa sotto il controllo di una monarchia straniera, quella macedone.

I danni provocati da decenni di guerra

DANNI DELLA GUERRA

DANNI ECONOMICI

  • ingenti risorse dissipate (crisi delle finanze pubbliche)

  • campagne devastate dagli eserciti

  • aumento delle ricchezze e dei latifondi dei grandi proprietari terrieri con conseguente impoverimento di medi e piccoli proprietari

  • aumento del costo della vita (prezzi dei beni alimentari)

  • aumento eccessivo del lavoro schiavile

DANNI ECONOMICI

Inflazione: aumento generalizzato dei prezzi con conseguente diminuzione del potere d'acquisto della moneta.

DANNI POLITICI

  • evidenza dei limiti del sistema politico greco: autonomia e frammentazione delle poleis

  • fallimento di democrazia e oligarchia nel mantenimento della pace

  • malcontento per la politica conservatrice e intransigente di Sparta

DANNI POLITICI

inadeguato ad affrontare la nuova situazione internazionale: Macedonia, Impero persiano e Cartaginesi

DANNI CIVILI E CULTURALI

DANNI CIVILI E CULTURALI

  • distacco sempre più netto tra uomo politico e filosofo (uomo d'azione vs intellettuale)

  • diffusione di culti orientali (Grande Madre, Adone, ecc.) o di divinità minori nella ricerca di un rapporto più diretto e personale con la divinità

  • crescita delle disuguaglianze economiche --> nuovi scontri sociali all'interno delle poleis con conseguente indebolimento delle istituzioni

  • allontanamento dei cittadini dalla vita politica

Socrate

  • Socrate non ha lasciato testimonianze scritte: ciò che sappiamo di lui lo dobbiamo ai suoi allievi Senofonte e Platone. Senofonte, coinvolto nel governo dei Trenta tiranni, fu esiliato da Atene; Platone inserisce Socrate come personaggio in molte sue opere, composte sotto forma di dialoghi.
  • Tra gli allievi di Socrate c'erano molti figli di aristocratici ateniesi, ma anche giovani appartenenti a ceti inferiori.
  • Non si faceva retribuire e trasmetteva liberamente ai giovani i suoi insegnamenti tramite la maieutica, l'arte di far "partorire" le menti.
  • I contenuti del suo insegnamenti si basavano sulla valorizzazione dell'individuo, essere autonomo e pensante, in grado di trovare da solo la legge morale cui ispirare la propria condotta.
  • Rivendicava i doveri verso la propria anima rispetto a quelli verso la collettività, motivo per cui il suo insegnamento fu considerato sovversivo e lui fu condannato a morte

Platone, “Fedone”, 117a-188a

Fedone

E Critone, udito ciò, fece cenno a un suo servo ch'era in piedi vicino a lui; e il servo uscì, rimase fuori un po' di tempo, e tornò poi con l'uomo che doveva dare il farmaco, che lo portava pestato in una coppa. Socrate, vedutolo: «Bene, disse, brav'uomo, tu che di queste cose te n'intendi, che si deve fare?»

L'uomo rispose: «Nient'altro che, dopo aver bevuto, andare un po' attorno per la stanza, finché tu non senta pesantezza alle gambe; dopo, rimanere sdraiato; e così il farmaco opererà da sé». E così dicendo porse la coppa a Socrate.

Ed egli la prese, oh, con vera letizia. E non ebbe un tremito né mutò colore, e non torse una linea del volto. Ma così, come soleva, guardando all'uomo di sotto in su con quei suoi occhi da toro, disse: «Che dici? di questa bevanda, se ne può fare una libagione a qualche divinità, oppure no?»

E quello rispose: O Socrate, noi ne pestiamo solo quel tanto che crediamo sufficiente a bere».

«Capisco, disse Socrate. Ma insomma, far preghiera agli dèi che il trapasso di qui al mondo di là avvenga felicemente, questo si potrà, credo, e anzi sarà bene. E questa appunto è la mia preghiera; e così sia». E così dicendo, tutto d'un fiato, senza dar segno di disgusto, piacevolmente, vuotò la tazza fino in fondo. E i più di noi fino a quel momento erano pur riusciti alla meglio a trattenersi dal piangere; ma quando lo vedemmo bere, e che aveva bevuto, allora non riuscimmo a trattenerci più; e anche a me, contro ogni mio sforzo, le lacrime caddero giù a fiotti; e mi coprii il capo e piansi me stesso: ché certo non lui io piangevo, ma la sventura mia: di tale amico restavo abbandonato! E Critone, anche prima di me, non riuscendo a frenare il pianto, s'era alzato per andar via. E Apollodoro, che già anche prima non aveva mai lasciato di piangere, allora scoppiò in singhiozzi; e tanto piangeva e gemeva che nessuno ci fu, di noi lì presenti, che non se ne sentisse spezzare il cuore: all'infuori di lui, di Socrate.

E anzi egli: «Che stranezza è mai questa, disse, o amici? Non per altra cagione io feci allontanare le donne, perché non commettessero di tali discordanze. E ho anche sentito che con parole di lieto augurio bisogna morire. Orsù, dunque, state quieti e siate forti».

E noi, a udirlo, ci vergognammo, e ci trattenemmo dal piangere. Ed egli girò un poco per la stanza; e, quando disse che le gambe gli si appesantivano, si mise a giacere supino; perché così gli consigliava l'uomo. E intanto costui, quello che gli avea dato il farmaco, non cessava di toccarlo, e di tratto in tratto gli esaminava i piedi e le gambe; e, a un certo punto, premendogli forte un piede, gli domandò se sentiva. Ed egli rispose di no. E poi ancora gli premette le gambe. E così, risalendo via via con la mano, ci faceva vedere com'egli si raffreddasse e si irrigidisse. E non smetteva di toccarlo; e ci disse che, quando il freddo fosse giunto al cuore, allora sarebbe morto.

E oramai intorno al basso ventre era quasi tutto freddo; ed egli si scoprì – perché s'era coperto – e disse, e fu l'ultima volta che udimmo la sua voce: «O Critone, disse, noi siamo debitori di un gallo ad Asclèpio: dateglielo e non ve ne dimenticate.

«Sì, disse Critone, sarà fatto: ma vedi se hai altro da dire».

A questa domanda egli non rispose più: passato poco tempo ebbe un movimento e l'uomo lo scoprì, ed egli restò con gli occhi fissi. E Critone, vedutolo, gli chiuse le labbra e gli occhi.

Questa, mio caro Echecrate, fu la fine dell'amico nostro, un uomo, possiamo ben dirlo, tra quelli che allora conoscemmo il migliore, e inoltre il più saggio e il più giusto.

  • Nel 404 ad Atene si impose un governo oligarchico di Trenta tiranni, rovesciato nel 403 dall'intervento di Trasibulo
  • Concessione dell'amnistia.
  • Assassinio di Socrate nel 399 a.C.
  • Né Sparta né Tebe (capitale della Beozia) riescono a mantenere l'egemonia sulla Grecia.

SPARTA E TEBE

SPARTA

Tentativo spartano di recuperare

le città ioniche promesse alla Persia durante la guerra

occasione = contesa dinastica tra Ciro il Giovane e Artaserse II dopo la morte del padre Dario II (404 a.C.)

SPARTA

reazione persiana

401 a.C. Battaglia di Cunassa: morte di Ciro e disperata marcia di ritorno dei Greci attraverso l'Asia Minore

contro Artaserse un esercito guidato

dal re spartano Agesilao II

Anabasi, IV, 1-6

Anabasi

1 [Quanto accadde durante la marcia verso l'interno fino al momento della battaglia, le successive vicende nel corso della tregua stretta tra il re e i Greci al séguito di Ciro, tutti gli atti di ostilità cui il re e Tissaferne, violando gli accordi, diedero vita contro i Greci che erano costantemente seguiti dall'esercito persiano, si trova tutto esposto nel racconto precedente.

2 Dopo che i Greci giunsero in un punto in cui era assolutamente impossibile guadare il Tigri per via della sua profondità e larghezza e non si trovava un passaggio, tanto più che i monti dei Carduchi, a picco, sovrastavano il fiume, gli strateghi decisero di aprirsi il passo tra le montagne.

3 Avevano infatti saputo dai prigionieri che, varcati i monti dei Carduchi, sarebbero entrati in Armenia, dove, se lo volevano, avrebbero potuto attraversare il fiume Tigri alle sorgenti oppure, in caso contrario, aggirarlo. E si diceva che le fonti dell'Eufrate non fossero distanti dal Tigri, come in effetti è.

4 Penetrano nelle terre dei Carduchi nel modo seguente: cercano sia di passare inosservati, sia di prevenire il nemico, prima che riuscisse a prendere il controllo delle alture.]

5 Si era intorno all'ultimo turno di guardia, la notte era quasi trascorsa e rimaneva giusto il tempo per attraversare la pianura nelle tenebre, quand'ecco che tra le file greche passa l'ordine di alzarsi in piedi e mettersi in marcia: arrivano al monte allo spuntar del giorno.

6 Nella circostanza Chirisofo guidò l'esercito, alla testa delle sue truppe e di tutti i gimneti. Chiudeva la colonna Senofonte con gli opliti della retroguardia, senza nessun gimneta, perché non sembrava che ci fossero pericoli in vista, a meno di un attacco alle spalle durante la salita.

Strategia dei Persiani = politica di mettere

le città greche l'una contro l'altra

finanziamenti alla coalizione antispartana di Atene, Tebe e Corinto

394 a.C. Battaglia navale di Cnido: sconfitta spartana da parte della flotta persiana comandata dall'ateniese Conone

vista la minaccia di un rafforzamento di Atene nuova alleanza tra Spartani e Persiani:

386 a.C. Pace di Antalcìda o Pace del Gran Re

cessione delle poleis ioniche alla Persia

=

in cambio della pace Sparta vende la libertà delle città ioniche frutto della vittoria delle Guerre Persiane

TEBE

Malcontento suscitato dal comportamento di Sparta

occasione colta da altre due poleis greche:

Atene -> seconda Lega di Delo

Tebe -> lega delle città della Beozia

TEBE

scontro con Sparta inevitabile:

371 a.C. Battaglia di Leuttra

risultato sbalorditivo = sconfitta spartana

grazie a una nuova tattica militare di Epaminonda

LA FALANGE TEBANA

ala sinistra rinforzata da un contingente scelto di 300 uomini, il cosiddetto "battaglione sacro"

+

andamento obliquo per attaccare prima con la parte più forte dello schieramento

LA FALANGE TEBANA

fine egemonia spartana e suo definitivo tramonto

(ribellione fruttuosa degli Iloti)

+

instaurazione dell'egemonia tebana

FINE DELL'EGEMONIA DI TEBE

362 a.C. Battaglia di Mantinea

Sparta e Atene vs Tebe

vittoria tebana ma morte di Epaminonda e città indebolita

FINE EGEMONIA TEBANA

metà IV sec. a.C.: nessuna città greca è in grado di esercitare la propria egemonia e di imporsi come guida della Grecia

la Grecia, esausta, sta per consegnarsi

ai nuovi dominatori = i Macedoni

Elleniche

E accaduti questi fatti era avvenuto l'opposto di ciò che tutti gli uomini credettero che ci sarebbe stato. Essendosi infatti messa insieme quasi tutta quanta la Grecia ed essendosi schierati gli uni contro gli altri, non c'era nessuno che non credesse che, se ci fosse stata battaglia, i vincitori avrebbero avuto la supremazia, mentre i vinti sarebbero stati sottomessi; ma la divinità fece così che entrambi collocarono un trofeo come se avessero vinto, ma né gli uni né gli altri impedivano coloro che lo collocavano, ed entrambi restituirono i caduti in seguito a trattativa, come se avessero vinto, ma entrambi li ricevettero in seguito a trattativa come se fossero stati sconfitti, e pur affermando entrambi di aver vinto, né gli uni né gli altri apparvero avere nulla di più né per territorio né per situazione della città né per supremazia rispetto a prima che si verificasse la battaglia; e dopo la battaglia nella Grecia si verificò incertezza e disordine ancora più grande di prima. Da me dunque sia stato scritto fino a questo punto; e le vicende successive a queste forse interessaranno a un altro.

IL REGNO DI MACEDONIA

Verso la metà del IV secolo a.C. emerge una nuova potenza: la Macedonia.

IL REGNO DI MACEDONIA

regione montuosa a nord-est della penisola ellenica

I Macedoni erano considerati dai Greci "barbari" arretrati e primitivi, pur essendo in parte di stirpe greca.

Erano contadini, allevatori di cavalli e pastori.

La classe dirigente aveva lingua, religione e

usi e costumi greci.

Dal punto di vista politico la Macedonia era governata da una ristretta aristocrazia militare con a capo un re rispetto al quale i nobili erano definiti etéri, cioè compagni.

Pezeteri erano contadini-fanti (opliti).

La loro coesione era assicurata dalla dinastia degli Argeadi, originari di Argo.

I Macedoni erano ammessi alle gare olimpiche.

Il prolungarsi della Guerra del Peloponneso li aveva portati ad ostacolare la politica ateniese, a causa della presenza di Atene ad Anfipoli.

I MACEDONI

PELLA

Pella, capitale della Macedonia, importante centro di cultura greca

FILIPPO II (360-336 a.C.)

E L'ASCESA DELLA MACEDONIA

Primo artefice della grandezza macedone = Filippo II

in gioventù ostaggio a Tebe --> conoscenza innovazioni militari di Epaminonda

obiettivo = politica espansionistica per imporre la propria egemonia su tutto il mondo ellenico e unire poi Macedoni e Greci nella lotta comune contro i Persiani

FILIPPO II E L'ASCESA DELLA MACEDONIA

potenziamento dell'esercito

Riorganizzazione della fanteria pesante, dotata di lunghissime lance, le sarisse.

Sconfisse Illiri, Peoni e Traci

Liberò Anfipoli, Pidna e Potidea dalla presenza ateniese, conquistò la penisola calcidica.

FALANGE MACEDONE

Falange macedone

TESSAGLIA E TRACIA

  • Politica matrimoniale in Tessaglia: alleanze.
  • Partecipò alla Terza guerra sacra(356-346) in difesa dell'anfizionia contro Atene, Sparta ed i Focesi.
  • Filippo entrò nell'anfizionia.

Strategia politica

=

affermazione del carattere greco del suo regno, che si pose come alleato e protettore della Grecia

STRATEGIA POLITICA

LA FINE DELL'INDIPENDENZA DELLA GRECIA

Di fronte all'espansionismo macedone, Atene si divide e sorgono contrasti tra due fazioni:

partito filomacedone

capeggiato da Isocrate ed Eschine

vs

partito antimacedone

con a capo Demostene.

DEMOSTENE

Consapevolezza:

vittoria di Filippo II = fine della civiltà della polis

Gli ateniesi, con le orazioni conosciute come "Filippiche", vengono persuasi dall'oratore a opporsi alla politica egemonica di Filippo. Di conseguenza nel 340 a.C. Atene, Tebe e altre poleis creano una lega antimacedone.

Demostene

Terza Filippica

TERZA FILIPPICA

1 Quasi in ogni assemblea si fa un gran parlare, o Ateniesi, dei torti che Filippo arreca non solo a voi, ma anche agli altri Greci, da quando ha stipulato la pace. So bene che tutti sarebbero pronti a dire, anche se poi non lo mettono in pratica, che bisogna parlare e agire in modo da farlo desistere dalle sue violenze e da infliggergli la giusta punizione.Tuttavia osservo che la situazione nel suo complesso è giunta a un punto tale di gravità e di abbandono che, dicendo la verità, temo di finire per risultare offensivo: anche se tutti quanti i politici volessero proporre, e voi votare, provvedimenti destinati ad arrecare il maggior danno possibile, ritengo che la situazione non potrebbe essere peggiore di quella che è. [...]

6 Se dunque tutti quanti riconoscessimo che Filippo muove guerra alla città e viola la pace, l'oratore che si presenta alla tribuna non dovrebbe fare altro che dire e consigliare come difenderci da lui nel modo più sicuro e più facile. Poiché però alcuni hanno un atteggiamento così strano che, sebbene egli conquisti città, detenga molti dei vostri possessi e commetta ingiustizie nei confronti di tutti i popoli, tuttavia sopportano che alcuni oratori dicano spesso nelle assemblee che sono alcuni di noi a fare la guerra, è necessario stare in guardia e rimettere le cose a posto riguardo a questo punto; 7 perché c'è il timore che un giorno un oratore che abbia proposto e consigliato di difenderci, incorra nell'accusa di aver provocato la guerra [...]. 8 Se dunque è possibile per la città restare in pace, e questo dipende da noi, per iniziare di qui, io dico che dobbiamo rispettare la pace, e ritengo giusto che un oratore che sostiene questa opportunità avanzi una proposta ufficiale, lo faccia e non ricorra agli inganni. Ma se qualcun altro , con le armi in pugno e circondato da un potente esercito, vi mette innanzi il nome della pace, ma poi è il primo a compiere azioni di guerra, che cos'altro resta se non difendersi? Se poi volete dire di rispettare la pace come fa lui, non mi oppongo. 9 Ma se qualcuno ritiene che sia pace quella che gli consentirà di attaccare noi dopo essersi impossessato di tutto il resto, in primo luogo è un pazzo, poi chiama pace quella che è tale per lui da parte vostra, non per voi da parte sua. Ecco quello che Filippo compra con tutto il denaro che spende: di poter combattere contro di voi senza essere combattuto da voi. 10 In verità, se aspetteremo finché egli ammetta di essere in guerra con noi, siamo i più stupidi di tutti; perché, se bisogna giudicare dal comportamento che ha tenuto nei confronti degli altri, neppure se marcerà contro l'Attica e il Pireo, lo dichiarerà apertamente. 11 Così, quando si trovava a quaranta stadi dalla città, disse agli abitanti di Olinto che le possibilità erano due: o loro dovevano rinunciare a vivere ad Olinto o lui in Macedonia, mentre sempre in precedenza, se lo si accusava di qualche cosa del genere, si sdegnava e mandava ambasciatori a proclamare le sue buone intenzioni. E ancora, con i Focesi, si dirigeva verso di loro come alla volta di alleati, e c'erano dei legati dei Focesi che lo accompagnavano nel suo cammino, e qui da noi i più sostenevano che la sua marcia non avrebbe giovato ai Tebani.

12 E anche recentemente ha preso e tiene in suo possesso Fere, dopo essere giunto in Tessaglia come amico e alleato, e da ultimo, a questi sventurati abitanti di Oreo disse di aver mandato i soldati con intenzioni benevole, a far loro visita, perché apprendeva che essi erano afflitti da lotte intestine, ed è compito degli alleati e degli amici sinceri essere presenti in tali circostanze. 13 Ebbene, se Filippo preferì ricorrere all'inganno con questi popoli, i quali non gli avrebbero arrecato alcun danno, ma al massimo avrebbero cercato di non subirne, piuttosto che sopraffarli annunciando il suo intervento,

Isocrate, Filippo, V, 111-115

Isocrate

Eracle, vedendo la Grecia piena di guerre, di lotte civili,

e di molti altri mali, li fece cessare, riconciliò le città le une con le altre, e mostrò ai posteri con chi e contro chi si deve fare la guerra […]. Ho parlato di questo perché tu sappia che col mio discorso intendo esortarti a imprese simili a quelle che anche i tuoi antenati hanno ritenuto le più belle. […] Considera che ti invito a un’impresa in cui muoverai avendo per compagni non dei barbari contro un nemico incolpevole, ma Greci contro il nemico che più spetta ai discendenti di Eracle combattere.

CHERONEA

338 a.C. Battaglia di Cheronea (Beozia)

vittoria schiacciante di fanteria e cavalleria macedoni, guidate da Alessandro

Cheronea

Fonte: E. Cantarella, G. Guidorizzi, Sapere fare storia, Einaudi Scuola

337 a.C. Pace di Corinto

Grecia unificata,

ma sotto un dominio straniero

(fine dell'età delle poleis)

Pace di Corinto

+

alleanza delle poleis più importanti = Lega di Corinto

controllata totalmente da Filippo II

LA MORTE IMPROVVISA DI FILIPPO II

Con la vittoria a Cheronea Filippo II conquista

il pieno controllo della Grecia, imponendo con le armi la propria egemonia.

Per ottenere l'appoggio dei Greci decide di riprendere la guerra contro i Persiani.

Nel 336 a.C. l'esercito macedone penetra in segreto all'interno dei confini dell'Impero persiano, con l'obiettivo di liberare le città greche dell'Asia Minore.

Tuttavia, nell'autunno dello stesso anno Filippo II viene assassinato da alcuni congiurati.

LA MORTE DI FILIPPO II

ALESSANDRO DI MACEDONIA

ALESSANDRO DI MACEDONIA

Alla morte di Filippo sale al trono suo figlio Alessandro

  • nato nel 356 a.C.
  • figlio di Filippo II e Olimpiade, principessa dell'Epiro
  • educato in modo molto accurato: sa combattere, cavalcare e cacciare
  • allievo di Aristotele: studio della vita politica, della letteratura, delle arti e della geografia
  • dotato di coraggio, spirito d'avventura, fascino, carisma e grande abilità strategica
  • di indole collerica, dunque facile agli accessi d'ira

ALESSANDRO

Alessandro Magno

ALESSANDRO RE

nel 336 a.C. Alessandro è acclamato re dall'esercito

e si pone in continuità con la politica paterna

ALESSANDRO

DIVENTA RE

consolidamento delle frontiere settentrionali

del regno

+

uccisione di alcuni generali sospettati di tramare contro di lui e anche di alcuni parenti ritenuti

suoi oppositori

+

discesa in Grecia, rinnovamento della pace di Corinto e distruzione esemplare della ribelle Tebe nel 335

(tranne la casa del poeta Pindaro)

LA SPEDIZIONE IN ASIA MINORE

LA SPEDIZIONE

CONTRO LA PERSIA

E LA SUA MORTE

Dopo aver consolidato il suo potere in Grecia,

Alessandro prepara la guerra contro la Persia

  • dal 334 al 324 a.C.
  • significato militare (ca 30.000 fanti e 5000 cavalieri) e culturale: porta con sé scienziati, medici, cartografi, storici e filosofi

334 a.C. primo scontro vittorioso presso il fiume Granico

-> liberazione delle città ioniche e controllo sulla parte occidentale dell'Asia Minore.

Esemplare lo scioglimento del nodo di Gordio.

da quel momento appellativo Mégas cioè il Grande.

VITTORIE DI ALESSANDRO

Gaugamela

333 a.C. Battaglia di Isso

= una battaglia gigantesca e vittoriosa

cavalleria contro il corpo di guardia del Gran Re.

Cattura della madre, della moglie e dei figli dei sovrano.

fuga di Dario III

Isso

mossa successiva di Alessandro = no inseguimento ma avanzata verso sud

conquista di Siria, Fenicia (rase al suolo Tiro), Palestina, Egitto (dove i sacerdoti lo proclamano "figlio di Zeus Ammone" e fonda la città di Alessandria)

Pompei, Mosaico della Casa del Fauno

331 a.C. Battaglia di Gaugamela

= vittoria decisiva dei Macedoni, fuga del Gran Re e conquista di Babilonia, Susa e Persepoli

inseguimento di Dario III, ucciso a tradimento nel 330 da un suo satrapo, Besso, in Battriana (Afghanistan)

= fine dell'Impero persiano

onori funebri tributati da Alessandro al suo nemico e uccisione del satrapo traditore del Gran Re: Alessandro si presenta come erede della dinastia Achemenide e difensore della legalità.

Congiura dei paggi

  • Uccisione di Clito durante un banchetto, colpevole di aver elogiato Filippo in quanto rispettoso delle tradizioni macedoni.
  • Congiura dei paggi e dura repressione di Alessandro. Uccisione di Callistene, storico della spedizione e nipote di Aristotele.

ripresa della marcia verso Oriente

326 a.C. Battaglia sul fiume Idaspe

contro il re indiano Poro = ultima vittoria di Alessandro

Idaspe

arrivo nella valle del fiume Indo, ma rifiuto dell'esercito di proseguire e ritorno verso Occidente

ritorno a Babilonia scelta come capitale del suo impero

e avvio della difficile fase di organizzazione dei vasti territori conquistati

Obiettivo di Alessandro Magno

un unico grande impero universale

  • fusione tra Oriente e Occidente -> Alessandro intensificò la politica di fusione etnica: nozze di massa nel 324 a. C. a Susa tra ufficiali macedoni e donne persiane. Alessandro sposa Rossane.
  • mantenimento strutture amministrative locali
  • sviluppo rete stradale e fondazione di nuove città
  • imposizione della lingua greca
  • adozione cerimoniali orientali (inclusa la proskynesis)
  • rispetto delle tradizioni e divinità dei popoli vinti

impero universale

Alessandro muore nel 323 a.C. a soli 33 anni per una violenta febbre.

INIZIO ETÀ ELLENISTICA

IMPERO MACEDONE

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