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IV sec. a.C.
IL DECLINO DELLE POLEIS
IL DECLINO DELLE POLEIS
La guerra del Peloponneso segna l'inizio
del rapido declino delle poleis.
Nessuna delle città più importanti,
quali Atene, Sparta e Tebe, riesce a mantenere l'egemonia e a stabilire una pace duratura.
Incapace di superare questa crisi politica, la Grecia passa sotto il controllo di una monarchia straniera, quella macedone.
I danni provocati da decenni di guerra
Inflazione: aumento generalizzato dei prezzi con conseguente diminuzione del potere d'acquisto della moneta.
inadeguato ad affrontare la nuova situazione internazionale: Macedonia, Impero persiano e Cartaginesi
E Critone, udito ciò, fece cenno a un suo servo ch'era in piedi vicino a lui; e il servo uscì, rimase fuori un po' di tempo, e tornò poi con l'uomo che doveva dare il farmaco, che lo portava pestato in una coppa. Socrate, vedutolo: «Bene, disse, brav'uomo, tu che di queste cose te n'intendi, che si deve fare?»
L'uomo rispose: «Nient'altro che, dopo aver bevuto, andare un po' attorno per la stanza, finché tu non senta pesantezza alle gambe; dopo, rimanere sdraiato; e così il farmaco opererà da sé». E così dicendo porse la coppa a Socrate.
Ed egli la prese, oh, con vera letizia. E non ebbe un tremito né mutò colore, e non torse una linea del volto. Ma così, come soleva, guardando all'uomo di sotto in su con quei suoi occhi da toro, disse: «Che dici? di questa bevanda, se ne può fare una libagione a qualche divinità, oppure no?»
E quello rispose: O Socrate, noi ne pestiamo solo quel tanto che crediamo sufficiente a bere».
«Capisco, disse Socrate. Ma insomma, far preghiera agli dèi che il trapasso di qui al mondo di là avvenga felicemente, questo si potrà, credo, e anzi sarà bene. E questa appunto è la mia preghiera; e così sia». E così dicendo, tutto d'un fiato, senza dar segno di disgusto, piacevolmente, vuotò la tazza fino in fondo. E i più di noi fino a quel momento erano pur riusciti alla meglio a trattenersi dal piangere; ma quando lo vedemmo bere, e che aveva bevuto, allora non riuscimmo a trattenerci più; e anche a me, contro ogni mio sforzo, le lacrime caddero giù a fiotti; e mi coprii il capo e piansi me stesso: ché certo non lui io piangevo, ma la sventura mia: di tale amico restavo abbandonato! E Critone, anche prima di me, non riuscendo a frenare il pianto, s'era alzato per andar via. E Apollodoro, che già anche prima non aveva mai lasciato di piangere, allora scoppiò in singhiozzi; e tanto piangeva e gemeva che nessuno ci fu, di noi lì presenti, che non se ne sentisse spezzare il cuore: all'infuori di lui, di Socrate.
E anzi egli: «Che stranezza è mai questa, disse, o amici? Non per altra cagione io feci allontanare le donne, perché non commettessero di tali discordanze. E ho anche sentito che con parole di lieto augurio bisogna morire. Orsù, dunque, state quieti e siate forti».
E noi, a udirlo, ci vergognammo, e ci trattenemmo dal piangere. Ed egli girò un poco per la stanza; e, quando disse che le gambe gli si appesantivano, si mise a giacere supino; perché così gli consigliava l'uomo. E intanto costui, quello che gli avea dato il farmaco, non cessava di toccarlo, e di tratto in tratto gli esaminava i piedi e le gambe; e, a un certo punto, premendogli forte un piede, gli domandò se sentiva. Ed egli rispose di no. E poi ancora gli premette le gambe. E così, risalendo via via con la mano, ci faceva vedere com'egli si raffreddasse e si irrigidisse. E non smetteva di toccarlo; e ci disse che, quando il freddo fosse giunto al cuore, allora sarebbe morto.
E oramai intorno al basso ventre era quasi tutto freddo; ed egli si scoprì – perché s'era coperto – e disse, e fu l'ultima volta che udimmo la sua voce: «O Critone, disse, noi siamo debitori di un gallo ad Asclèpio: dateglielo e non ve ne dimenticate.
«Sì, disse Critone, sarà fatto: ma vedi se hai altro da dire».
A questa domanda egli non rispose più: passato poco tempo ebbe un movimento e l'uomo lo scoprì, ed egli restò con gli occhi fissi. E Critone, vedutolo, gli chiuse le labbra e gli occhi.
Questa, mio caro Echecrate, fu la fine dell'amico nostro, un uomo, possiamo ben dirlo, tra quelli che allora conoscemmo il migliore, e inoltre il più saggio e il più giusto.
SPARTA
Tentativo spartano di recuperare
le città ioniche promesse alla Persia durante la guerra
occasione = contesa dinastica tra Ciro il Giovane e Artaserse II dopo la morte del padre Dario II (404 a.C.)
reazione persiana
401 a.C. Battaglia di Cunassa: morte di Ciro e disperata marcia di ritorno dei Greci attraverso l'Asia Minore
contro Artaserse un esercito guidato
dal re spartano Agesilao II
1 [Quanto accadde durante la marcia verso l'interno fino al momento della battaglia, le successive vicende nel corso della tregua stretta tra il re e i Greci al séguito di Ciro, tutti gli atti di ostilità cui il re e Tissaferne, violando gli accordi, diedero vita contro i Greci che erano costantemente seguiti dall'esercito persiano, si trova tutto esposto nel racconto precedente.
2 Dopo che i Greci giunsero in un punto in cui era assolutamente impossibile guadare il Tigri per via della sua profondità e larghezza e non si trovava un passaggio, tanto più che i monti dei Carduchi, a picco, sovrastavano il fiume, gli strateghi decisero di aprirsi il passo tra le montagne.
3 Avevano infatti saputo dai prigionieri che, varcati i monti dei Carduchi, sarebbero entrati in Armenia, dove, se lo volevano, avrebbero potuto attraversare il fiume Tigri alle sorgenti oppure, in caso contrario, aggirarlo. E si diceva che le fonti dell'Eufrate non fossero distanti dal Tigri, come in effetti è.
4 Penetrano nelle terre dei Carduchi nel modo seguente: cercano sia di passare inosservati, sia di prevenire il nemico, prima che riuscisse a prendere il controllo delle alture.]
5 Si era intorno all'ultimo turno di guardia, la notte era quasi trascorsa e rimaneva giusto il tempo per attraversare la pianura nelle tenebre, quand'ecco che tra le file greche passa l'ordine di alzarsi in piedi e mettersi in marcia: arrivano al monte allo spuntar del giorno.
6 Nella circostanza Chirisofo guidò l'esercito, alla testa delle sue truppe e di tutti i gimneti. Chiudeva la colonna Senofonte con gli opliti della retroguardia, senza nessun gimneta, perché non sembrava che ci fossero pericoli in vista, a meno di un attacco alle spalle durante la salita.
Strategia dei Persiani = politica di mettere
le città greche l'una contro l'altra
finanziamenti alla coalizione antispartana di Atene, Tebe e Corinto
394 a.C. Battaglia navale di Cnido: sconfitta spartana da parte della flotta persiana comandata dall'ateniese Conone
vista la minaccia di un rafforzamento di Atene nuova alleanza tra Spartani e Persiani:
386 a.C. Pace di Antalcìda o Pace del Gran Re
cessione delle poleis ioniche alla Persia
=
in cambio della pace Sparta vende la libertà delle città ioniche frutto della vittoria delle Guerre Persiane
TEBE
Malcontento suscitato dal comportamento di Sparta
occasione colta da altre due poleis greche:
Atene -> seconda Lega di Delo
Tebe -> lega delle città della Beozia
scontro con Sparta inevitabile:
371 a.C. Battaglia di Leuttra
risultato sbalorditivo = sconfitta spartana
grazie a una nuova tattica militare di Epaminonda
LA FALANGE TEBANA
ala sinistra rinforzata da un contingente scelto di 300 uomini, il cosiddetto "battaglione sacro"
+
andamento obliquo per attaccare prima con la parte più forte dello schieramento
fine egemonia spartana e suo definitivo tramonto
(ribellione fruttuosa degli Iloti)
+
instaurazione dell'egemonia tebana
FINE DELL'EGEMONIA DI TEBE
362 a.C. Battaglia di Mantinea
Sparta e Atene vs Tebe
vittoria tebana ma morte di Epaminonda e città indebolita
metà IV sec. a.C.: nessuna città greca è in grado di esercitare la propria egemonia e di imporsi come guida della Grecia
la Grecia, esausta, sta per consegnarsi
ai nuovi dominatori = i Macedoni
E accaduti questi fatti era avvenuto l'opposto di ciò che tutti gli uomini credettero che ci sarebbe stato. Essendosi infatti messa insieme quasi tutta quanta la Grecia ed essendosi schierati gli uni contro gli altri, non c'era nessuno che non credesse che, se ci fosse stata battaglia, i vincitori avrebbero avuto la supremazia, mentre i vinti sarebbero stati sottomessi; ma la divinità fece così che entrambi collocarono un trofeo come se avessero vinto, ma né gli uni né gli altri impedivano coloro che lo collocavano, ed entrambi restituirono i caduti in seguito a trattativa, come se avessero vinto, ma entrambi li ricevettero in seguito a trattativa come se fossero stati sconfitti, e pur affermando entrambi di aver vinto, né gli uni né gli altri apparvero avere nulla di più né per territorio né per situazione della città né per supremazia rispetto a prima che si verificasse la battaglia; e dopo la battaglia nella Grecia si verificò incertezza e disordine ancora più grande di prima. Da me dunque sia stato scritto fino a questo punto; e le vicende successive a queste forse interessaranno a un altro.
Verso la metà del IV secolo a.C. emerge una nuova potenza: la Macedonia.
IL REGNO DI MACEDONIA
regione montuosa a nord-est della penisola ellenica
I Macedoni erano considerati dai Greci "barbari" arretrati e primitivi, pur essendo in parte di stirpe greca.
Erano contadini, allevatori di cavalli e pastori.
La classe dirigente aveva lingua, religione e
usi e costumi greci.
Dal punto di vista politico la Macedonia era governata da una ristretta aristocrazia militare con a capo un re rispetto al quale i nobili erano definiti etéri, cioè compagni.
Pezeteri erano contadini-fanti (opliti).
La loro coesione era assicurata dalla dinastia degli Argeadi, originari di Argo.
I Macedoni erano ammessi alle gare olimpiche.
Il prolungarsi della Guerra del Peloponneso li aveva portati ad ostacolare la politica ateniese, a causa della presenza di Atene ad Anfipoli.
Pella, capitale della Macedonia, importante centro di cultura greca
Primo artefice della grandezza macedone = Filippo II
in gioventù ostaggio a Tebe --> conoscenza innovazioni militari di Epaminonda
obiettivo = politica espansionistica per imporre la propria egemonia su tutto il mondo ellenico e unire poi Macedoni e Greci nella lotta comune contro i Persiani
FILIPPO II E L'ASCESA DELLA MACEDONIA
potenziamento dell'esercito
Riorganizzazione della fanteria pesante, dotata di lunghissime lance, le sarisse.
Sconfisse Illiri, Peoni e Traci
Liberò Anfipoli, Pidna e Potidea dalla presenza ateniese, conquistò la penisola calcidica.
Falange macedone
Strategia politica
=
affermazione del carattere greco del suo regno, che si pose come alleato e protettore della Grecia
LA FINE DELL'INDIPENDENZA DELLA GRECIA
Di fronte all'espansionismo macedone, Atene si divide e sorgono contrasti tra due fazioni:
partito filomacedone
capeggiato da Isocrate ed Eschine
vs
partito antimacedone
con a capo Demostene.
DEMOSTENE
Consapevolezza:
vittoria di Filippo II = fine della civiltà della polis
Gli ateniesi, con le orazioni conosciute come "Filippiche", vengono persuasi dall'oratore a opporsi alla politica egemonica di Filippo. Di conseguenza nel 340 a.C. Atene, Tebe e altre poleis creano una lega antimacedone.
TERZA FILIPPICA
1 Quasi in ogni assemblea si fa un gran parlare, o Ateniesi, dei torti che Filippo arreca non solo a voi, ma anche agli altri Greci, da quando ha stipulato la pace. So bene che tutti sarebbero pronti a dire, anche se poi non lo mettono in pratica, che bisogna parlare e agire in modo da farlo desistere dalle sue violenze e da infliggergli la giusta punizione.Tuttavia osservo che la situazione nel suo complesso è giunta a un punto tale di gravità e di abbandono che, dicendo la verità, temo di finire per risultare offensivo: anche se tutti quanti i politici volessero proporre, e voi votare, provvedimenti destinati ad arrecare il maggior danno possibile, ritengo che la situazione non potrebbe essere peggiore di quella che è. [...]
6 Se dunque tutti quanti riconoscessimo che Filippo muove guerra alla città e viola la pace, l'oratore che si presenta alla tribuna non dovrebbe fare altro che dire e consigliare come difenderci da lui nel modo più sicuro e più facile. Poiché però alcuni hanno un atteggiamento così strano che, sebbene egli conquisti città, detenga molti dei vostri possessi e commetta ingiustizie nei confronti di tutti i popoli, tuttavia sopportano che alcuni oratori dicano spesso nelle assemblee che sono alcuni di noi a fare la guerra, è necessario stare in guardia e rimettere le cose a posto riguardo a questo punto; 7 perché c'è il timore che un giorno un oratore che abbia proposto e consigliato di difenderci, incorra nell'accusa di aver provocato la guerra [...]. 8 Se dunque è possibile per la città restare in pace, e questo dipende da noi, per iniziare di qui, io dico che dobbiamo rispettare la pace, e ritengo giusto che un oratore che sostiene questa opportunità avanzi una proposta ufficiale, lo faccia e non ricorra agli inganni. Ma se qualcun altro , con le armi in pugno e circondato da un potente esercito, vi mette innanzi il nome della pace, ma poi è il primo a compiere azioni di guerra, che cos'altro resta se non difendersi? Se poi volete dire di rispettare la pace come fa lui, non mi oppongo. 9 Ma se qualcuno ritiene che sia pace quella che gli consentirà di attaccare noi dopo essersi impossessato di tutto il resto, in primo luogo è un pazzo, poi chiama pace quella che è tale per lui da parte vostra, non per voi da parte sua. Ecco quello che Filippo compra con tutto il denaro che spende: di poter combattere contro di voi senza essere combattuto da voi. 10 In verità, se aspetteremo finché egli ammetta di essere in guerra con noi, siamo i più stupidi di tutti; perché, se bisogna giudicare dal comportamento che ha tenuto nei confronti degli altri, neppure se marcerà contro l'Attica e il Pireo, lo dichiarerà apertamente. 11 Così, quando si trovava a quaranta stadi dalla città, disse agli abitanti di Olinto che le possibilità erano due: o loro dovevano rinunciare a vivere ad Olinto o lui in Macedonia, mentre sempre in precedenza, se lo si accusava di qualche cosa del genere, si sdegnava e mandava ambasciatori a proclamare le sue buone intenzioni. E ancora, con i Focesi, si dirigeva verso di loro come alla volta di alleati, e c'erano dei legati dei Focesi che lo accompagnavano nel suo cammino, e qui da noi i più sostenevano che la sua marcia non avrebbe giovato ai Tebani.
12 E anche recentemente ha preso e tiene in suo possesso Fere, dopo essere giunto in Tessaglia come amico e alleato, e da ultimo, a questi sventurati abitanti di Oreo disse di aver mandato i soldati con intenzioni benevole, a far loro visita, perché apprendeva che essi erano afflitti da lotte intestine, ed è compito degli alleati e degli amici sinceri essere presenti in tali circostanze. 13 Ebbene, se Filippo preferì ricorrere all'inganno con questi popoli, i quali non gli avrebbero arrecato alcun danno, ma al massimo avrebbero cercato di non subirne, piuttosto che sopraffarli annunciando il suo intervento,
Eracle, vedendo la Grecia piena di guerre, di lotte civili,
e di molti altri mali, li fece cessare, riconciliò le città le une con le altre, e mostrò ai posteri con chi e contro chi si deve fare la guerra […]. Ho parlato di questo perché tu sappia che col mio discorso intendo esortarti a imprese simili a quelle che anche i tuoi antenati hanno ritenuto le più belle. […] Considera che ti invito a un’impresa in cui muoverai avendo per compagni non dei barbari contro un nemico incolpevole, ma Greci contro il nemico che più spetta ai discendenti di Eracle combattere.
CHERONEA
338 a.C. Battaglia di Cheronea (Beozia)
vittoria schiacciante di fanteria e cavalleria macedoni, guidate da Alessandro
Fonte: E. Cantarella, G. Guidorizzi, Sapere fare storia, Einaudi Scuola
337 a.C. Pace di Corinto
Grecia unificata,
ma sotto un dominio straniero
(fine dell'età delle poleis)
+
alleanza delle poleis più importanti = Lega di Corinto
controllata totalmente da Filippo II
Con la vittoria a Cheronea Filippo II conquista
il pieno controllo della Grecia, imponendo con le armi la propria egemonia.
Per ottenere l'appoggio dei Greci decide di riprendere la guerra contro i Persiani.
Nel 336 a.C. l'esercito macedone penetra in segreto all'interno dei confini dell'Impero persiano, con l'obiettivo di liberare le città greche dell'Asia Minore.
Tuttavia, nell'autunno dello stesso anno Filippo II viene assassinato da alcuni congiurati.
LA MORTE DI FILIPPO II
ALESSANDRO DI MACEDONIA
Alla morte di Filippo sale al trono suo figlio Alessandro
Alessandro Magno
nel 336 a.C. Alessandro è acclamato re dall'esercito
e si pone in continuità con la politica paterna
ALESSANDRO
DIVENTA RE
consolidamento delle frontiere settentrionali
del regno
+
uccisione di alcuni generali sospettati di tramare contro di lui e anche di alcuni parenti ritenuti
suoi oppositori
+
discesa in Grecia, rinnovamento della pace di Corinto e distruzione esemplare della ribelle Tebe nel 335
(tranne la casa del poeta Pindaro)
LA SPEDIZIONE
CONTRO LA PERSIA
E LA SUA MORTE
Dopo aver consolidato il suo potere in Grecia,
Alessandro prepara la guerra contro la Persia
334 a.C. primo scontro vittorioso presso il fiume Granico
-> liberazione delle città ioniche e controllo sulla parte occidentale dell'Asia Minore.
Esemplare lo scioglimento del nodo di Gordio.
da quel momento appellativo Mégas cioè il Grande.
333 a.C. Battaglia di Isso
= una battaglia gigantesca e vittoriosa
cavalleria contro il corpo di guardia del Gran Re.
Cattura della madre, della moglie e dei figli dei sovrano.
fuga di Dario III
mossa successiva di Alessandro = no inseguimento ma avanzata verso sud
conquista di Siria, Fenicia (rase al suolo Tiro), Palestina, Egitto (dove i sacerdoti lo proclamano "figlio di Zeus Ammone" e fonda la città di Alessandria)
331 a.C. Battaglia di Gaugamela
= vittoria decisiva dei Macedoni, fuga del Gran Re e conquista di Babilonia, Susa e Persepoli
inseguimento di Dario III, ucciso a tradimento nel 330 da un suo satrapo, Besso, in Battriana (Afghanistan)
= fine dell'Impero persiano
onori funebri tributati da Alessandro al suo nemico e uccisione del satrapo traditore del Gran Re: Alessandro si presenta come erede della dinastia Achemenide e difensore della legalità.
ripresa della marcia verso Oriente
326 a.C. Battaglia sul fiume Idaspe
contro il re indiano Poro = ultima vittoria di Alessandro
arrivo nella valle del fiume Indo, ma rifiuto dell'esercito di proseguire e ritorno verso Occidente
ritorno a Babilonia scelta come capitale del suo impero
e avvio della difficile fase di organizzazione dei vasti territori conquistati
Obiettivo di Alessandro Magno
un unico grande impero universale
Alessandro muore nel 323 a.C. a soli 33 anni per una violenta febbre.
INIZIO ETÀ ELLENISTICA