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L'ODISSEA
È un poema epico, composto da 24 libri e circa 12mila versi.
Il suo nome è dovuto al fatto che racconta le vicende di Odisseo, il nome greco di Ulisse, il re di Itaca che partecipò alla guerra di Troia.
L'Odissea, come l'Iliade, è attribuita a Omero. Sicuramente, però, è stata composta in un periodo successivo: l'epoca e la società sono cambiate, così come i valori che muovono i personaggi principali. Non è più il mondo dei re che si fanno la guerra, ma una nuova realtà, dove gli uomini si concentrano sulla loro casa, sulla famiglia e sul vivere in pace.
La tematica principale dell'Odissea è quella del nòstos, cioè del "ritorno" dell'eroe nella sua patria.
Le storie dei guerrieri Achei che ritornavano dalla guerra di Troia divennero molto popolari e diedero origine ad altri poemi.
Tra tutti i nòstoi quello di Odisseo è sicuramente il più avventuroso e il più lungo: l'eroe impiegherà infatti 10 anni per tornare a Itaca.
Il ritorno di Odisseo è pieno di pericoli e di perdite, ma è anche avventuroso e ricco di scoperte.
Conoscenza e rischio sono le due facce della stessa medaglia: l'unico che può uscirne vincitore è un uomo con caratteristiche nuove, diverse rispetto al guerriero dell'Iliade.
Il nuove eroe è intelligente, astuto, prudente, coraggioso ma non avventato. Sa nascondersi e fuggire, se serve a salvargli la vita.
L'ospitalità, già valore importante nell'Iliade, diventa fondamentale nel mondo dell'Odissea. Il viaggio comporta pericoli e dolore: l'unica consolazione è poter trovare, ovunque si vada, qualcuno che mostri compassione e amicizia.
Nella nuova società dell'Odissea il re guerriero non è più l'unica figura importante. La casa si arricchisce di personaggi: la moglie fedele, i servitori leali, i figli che sono immagine dei genitori (Telemaco e Nausicaa), l'aedo che conserva la memoria del popolo. E, infine, l'uomo, che non è solo guerriero ed esploratore, ma anche padre, marito e buon padrone. Solo quando tutti fanno la loro parte regna l'armonia.
Come l'Iliade, anche l'Odissea è ispirata a un'epoca che è realmente esistita. I personaggi sono di fantasia, ma il mondo in cui vivono era quello del Mediterraneo orientale nell'VIII secolo a.C.
Nell'VIII secolo le città greche stavano attraversando una crisi economica e demografica. Alcuni uomini decidevano quindi di partire in cerca di nuove terre e ricchezze, fondando nuove città che rimanevano in contatto con la madrepatria.
Nacquero, così, tante città del sud Italia, che venne chiamato Magna Grecia.
La storia del viaggio di Odisseo era la storia dei tanti uomini in cerca di una nuova patria.
I luoghi dell'Odissea sono per lo più immaginari, ma dagli indizi lasciati nell'opera possiamo ricostruire, a grandi linee, l'ambientazione di alcuni episodi.
Scopriamo, così, che molti dei mostri che Odisseo incontra si trovano nel sud Italia, cioè... nella Magna Grecia!
La trama dell'Odissea si sviluppa intorno alle storie parallele di Telemaco, il figlio di Odisseo, e Odisseo stesso. A circa un terzo dalla fine, padre e figlio si ritrovano e le loro storie si ricongiungono, formando un'altra sezione dell'opera.
I nuclei fondamentali, quindi, sono tre.
I primi quattro libri dell'Odissea vengono chiamati "Telemachia" perché il protagonista è Telemaco, figlio di Odisseo, che compie un viaggio alla ricerca di informazioni sulla sorte del padre.
Odisseo, trattenuto dalla ninfa Calipso sull'isola di Ogigia, riesce a ripartire su una zattera. Fa naufragio sull'isola dei Feaci, un popolo gentile e ospitale. Qui Odisseo racconta tutte le sue avventure, da quando è partito da Troia fino a quel momento. Ha inizio un lungo flashback.
Grazie ai Feaci, Odisseo riesce finalmente a tornare nella sua patria: Itaca. Qui, però, i Proci (da "prokoi" che significa "pretendenti") hanno occupato la sua reggia e vogliono che Penelope sposi uno di loro per farlo diventare re.
Con l'aiuto di Telemaco e di Eumeo, fidato servitore, Odisseo riesce a uccidere tutti i Proci e a riconquistare il suo trono.
Le avventure di Odisseo gli consentono di incontrare un'ampia varietà di persone e creature "mostruose". Ecco perché il mosaico di personaggi dell'Odiissea è variegato e, per certi versi, più interessante di quello dell'Iliade.
I protagonisti dell'Odissea sono, ancora una volta, gli uomini. I valori che li muovono, però, sono diversi da quelli dell'Iliade: più che l'onore e l'abilità di combattere, ora sono importanti l'intelligenza, l'astuzia, la lealtà, la pazienza.
Il mondo è cambiato e l'uomo deve sapersi adattare!
È il protagonista dell'opera. Re di Italia, figlio di Laerte (patronimico: Laerziade), padre di Telemaco e marito di Penelope, è stato uno dei più importanti eroi della guerra di Troia. Dopo dieci anni di avventure, durante le quali ha perso tutti i suoi compagni, riesce a tornare a Itaca e riconquistare il suo trono. Le sue caratteristiche principali sono il coraggio e, soprattutto, l'astuzia, che gli consente di sconfiggere esseri mostruosi e ingannare i suoi nemici.
Figlio di Odisseo e Penelope. Era appena nato quando scoppiò la guerra di Troia, quindi quando iniziano le vicende dell'Odissea ha vent'anni.
Durante l'assenza del padre, deve fronteggiare i Proci, che vogliono sposare sua madre e impadronirsi delle ricchezze di Odisseo. Per questo intraprende un viaggio, parallelo a quello del padre, per cercare sue notizie. Quando Odisseo torna a Itaca, lo aiuta a vendicarsi dei Proci.
È il re di Scheria, la terra dei Feaci, l'ultima tappa del viaggio di Odisseo.
Padre di Nausicaa e re giusto e magnanimo, Alcinoo è un personaggio che si distingue per la sua grande ospitalità, virtù molto importante nell'antica Grecia. Odisseo trova in lui il primo amico disposto ad aiutarlo dopo molti anni: Alcinoo, infatti, gli regalerà una nave con cui l'eroe potrà fare ritorno a Itaca.
Sono dei giovani nobili di Itaca e delle terre vicine che, credendo Odisseo morto, vogliono sposare Penelope e diventare re dell'isola. La parola "Proci", infatti, significa "pretendenti".
La loro grande colpa è non rispettare il valore sacro dell'ospitalità: essi, infatti, da dieci anni alloggiano nel palazzo di Odisseo, spendono la sua ricchezza, maltrattano i servitori e perfino Telemaco, che progettano di uccidere. Per questo verranno brutalmente uccisi da Odisseo.
A differenza dell'Iliade, dove non potevano trovare posto in un contesto di guerra, nell'Odissea le figure femminili sono molte e hanno un ruolo importante. Anche questo è un segno del cambiamento dei tempi: in un mondo dove diventa importante la dimensione della casa e della città, la donna acquista un'importanza che prima non aveva.
Moglie di Odisseo e madre di Telemaco, Penelope ha come principali caratteristiche l'astuzia, che la accomuna a suo marito, e la fedeltà.
Lei, infatti, non crede che Odisseo sia morto in mare e attende pazientemente il suo ritorno, ideando uno stratagemma per tenere a bada i Proci: l'inganno della tela.
È una maga, figlia del Sole, che abita sull'isola di Eèa, collocata presso il Circeo (che da lei probabilmente prende il nome).
Circe è inizialmente un personaggio ostile: trasforma infatti i compagni di Odisseo in porci grazie alla sua magia. Odisseo, però, con uno stratagemma riesce a evitare la trasformazione. Colpita, Circe si innamora di lui e lo trattiene sulla sua isola per un anno; alla fine, lo lascerà andare, dandogli consigli su come proseguire il suo viaggio.
È una ninfa che vive sull'isola di Ogigia, un luogo misterioso collocato vicino alle colonne d'Ercole (lo stretto di Gibilterra). Quando Odisseo approda sulla sua isola dopo l'ennesimo naufragio, Calipso si innamora di lui e lo trattiene sulla sua isola per sette anni. Per convincerlo a rimanere con lei per sempre, gli offre perfino l'immortalità, ma Odisseo vuole ritornare a casa. Alla fine, su insistenza degli dèi, Calipso lo lascia andare.
Figlia di Alcinoo, re dei Feaci. È poco più di una bambina, ma, parallelamente a suo padre, è la prima figura femminile gentile e ospitale che Odisseo incontra dopo molti anni. È Nausicaa, infatti, a trovare Odisseo sulla spiaggia, dopo il suo naufragio e a offrirgli dei vestiti e ospitalità.
L'Odissea è pervasa da un'atmosfera magica e misteriosa. In questa rientrano perfettamente una serie di creature mostruose, che hanno il compito di ostacolare Odisseo nel suo viaggio verso casa. Ognuna simboleggia i pericoli del mare e del viaggio verso l'ignoto ma Odisseo, da uomo astuto e ingegnoso, riesce a superare tutte le prove che gli si presentano.
È un ciclope, cioè un gigante con un occhio solo, figlio di Poseidone e di una ninfa. Rappresenta i popoli selvaggi e violenti che si possono incontrare durante un lungo viaggio: Polifemo, infatti, nega l'ospitalità a Odisseo e, anzi, mangia alcuni dei suoi compagni. Odisseo riesce a fuggire accecandolo, ma in questo modo scatena l'ira di Poseidone, dio del mare.
Sono esseri mostruosi metà donna e metà uccello, che con il loro canto ammaliano i marinai e li convincono a gettarsi in mare.
Sono il simbolo di tutto quello che può tentare l'uomo e condurlo lontano dalla sua patria e dalla sua casa: la curiosità per l'ignoto, l'avidità, la passione...
Collocati ai due lati dello Stretto di Messina, Scilla e Cariddi hanno un interessante mito di metamorfosi alle spalle. Scilla era una bellissima ninfa, trasformata in un mostro con molte teste e un corpo da cane; Cariddi, anche lei un tempo fanciulla, fu tramutata in un gorgo che ingoiava tutte le navi di passaggio.
Scilla e Cariddi rappresentano i pericoli del mare: le tempeste e le correnti forti che possono, in un attimo, distruggere una nave e il suo equipaggio.
Come nell'Iliade, anche nell'Odissea gli dèi hanno un ruolo importantissimo. Nelle vicende di Odisseo, però, intervengono in modo massiccio solo due divinità, mentre le altre assistono alle sue peripezie senza agire: sono Atena e Poseidone.
Già schierata dalla parte degli Achei durante la guerra di Troia, Atena ha una particolare predilezione per Odisseo, poiché è la dea dell'astuzia e dell'intelligenza. Atena protegge e aiuta Odisseo e convince, infine, Zeus a farlo tornare a casa.
È il dio del mare e il vero antagonista di Odisseo: l'eroe, infatti, ha accecato Polifemo, suo figlio. Poseidone ha quindi giurato di vendicarsi, ostacolando in ogni modo il ritorno di Odisseo a casa. Dopo dieci anni, però, deve cedere e consentire che Odisseo riconquisti il suo posto a Itaca.
Come già nell'Iliade, Zeus è il garante del Fato e della giustizia. Non interviene nelle vicende degli uomini, se non per assicurarsi che si compia il loro destino: per Odisseo, significa il ritorno a casa e la sconfitta dei Proci.
Alyssa Bertani
Clarissa Mazza
Dopo la partenza dall'isola di Ogigia, Odisseo incappa in una tempesta e fa naufragio. L’eroe riesce a raggiungere una spiaggia, che poi si rivele la spiaggia di Scheria. Atena, che aveva una predilezione per Odisseo, interviene per far sì che Nausicaa possa incontrarlo: le appare in sogno e la invita a recarsi al fiume per lavare le vesti. La mattina dopo Nausicaa esegue il comando della dea. Dopo aver lavato le vesti lei e le sue ancelle decidono di giocare a palla. Con le loro urla svegliano Odisseo, che era svenuto dopo il naufragio. L’eroe esce dal suo nascondiglio e cerca di coprirsi, però col suo aspetto orrendo fa scappare le ancelle.
Solo Nausicaa non fugge, ma si presenta come figlia del re e e accoglie con ospitalità lo straniero. Poi ordina alle ancelle di lavarlo e vestirlo e le lei stessa gli indica la strada per il palazzo reale.
POLIFEMO
Nel viaggio di ritorno da Troia Odisseo giunse al paese dei ciclopi con il suo equipaggio. I ciclopi erano giganti con un occhio solo: il termine “ciclope” deriva infatti da kyklops che anticamente significava “viso dall’occhio rotondo”. Odisseo e i suoi compagni incontrano, in particolare, Polifemo, è figlio di Poseidone e della ninfa Tosa. Polifemo è caratterizzato da tracotanza, brutto aspetto fisico e di scarsa intelligenza. Odisseo e i suoi compagni arrivarono alla grotta di Polifemo e gli chiesero ospitalità; per tutta risposta, il ciclope afferrò alcuni uomini e li mangiò, imprigionando gli altri.
Dopo aver ripreso la navigazione, Odisseo e i suoi compagni arrivarono su un’isola, l’isola di Eolo: qui abitava Eolo, il dio dei venti, il quale lo accolse in modo educato e lo ospitò per quasi un mese. Quando Odisseo dovette partire, Eolo gli donò un otre pieno di tutti i venti esistenti, escluso Zefiro, che li avrebbe riportati in patria.
Durante il viaggio, in prossimità di Itaca, l’eroe stanco si addormentò e i compagni ingenui, pensando di trovare dei tesori di valore, aprirono l’otre sprigionando tutti i venti, e scatenando così una tempesta enorme che riportò la nave al punto di partenza.
Stavolta, però, Eolo,però, rifiutò di dare aiuto a Odisseo e ai suoi compagni, pensando che ad ostacolarlo era stata la volontà degli dei.
Valentino Pirola
I compagni di Ulisse, sfiniti, approdarono sull’isola di Eea, dove abitava la maga Circe. Con l’inganno Circe riuscì a trasformare i malcapitati in porci; tutti tranne Ulisse che aveva ricevuto dal dio Mercurio un’ erba magica che lo avrebbe reso immune alle seduzioni della maga.
Davanti a una tale resistenza, fu Circe ad innamorarsi dell’eroe Ulisse. Ella restituì l’aspetto umano ai suoi compagni e lui, per ricambiare, accettò l’ospitalità della maga.
Dopo un anno però i compagni convinsero Ulisse a lasciare l’isola per fare ritorno a casa. Circe acconsentì alla partenza dell’eroe, ma prima lo istruì su un altro viaggio che avrebbe dovuto compiere prima di tornare a Itaca: la discesa nell’Ade.
Bertani Alyssa
Mazza Clarissa
Odisseo quindi va da Eumeo, che non lo riconosce e lo accompagna al palazzo. Mentre camminavano e parlavano, i due vedono un cane vecchio e moribondo, giacente sul letame. Al sentire la voce di Odisseo, rizzò le orecchie e alzò il capo: aveva riconosciuto il suo amato padrone. Odisseo che lo vide in quello stato, per non farsi riconoscere da Eumeo, volse il capo di lato e una lacrima gli scese sul volto
Era Argo il suo cane prediletto che un tempo lui aveva allevato; non poté mai portarlo a caccia, però, perché partì per Troia.
Argo, un tempo, era un bellissimo ed eccellente cane da caccia, a cui nessuna preda scappava. Ora però era vecchio, morente e abbandonato da tutti. VedendoOdisseo, dopo vent’anni, Argo si emozionò: non riuscendo a muoversi, poté solo muovere la coda in segno di saluto. E poi morì, contento di aver visto nuovamente il suo padrone.
Davide Cortinovis
Simone Marrella
Dopo essersi rivelato a Telemaco ed a Eumeo, Odisseo si recò alla reggia, facendosi accogliere come un mendicante.
Qui, anche se viene schernito dai Proci pretendenti, Odisseo partecipa alla gara di arco organizzata da Penelope, che aveva promesso di consegnarsi in sposa a colui che sarebbe riuscito a scoccare una freccia dall’arco del marito, facendola passare per le fessure di dodici scuri allineate.
Nessuno dei pretendenti riuscì anche solo a tendere l’arco e così Odisseo chiese di poter fare un tentativo.
Sotto gli occhi torvi dei Proci, Odisseo riesce perfettamente nell’impresa di tendere l’arco e scroccare la freccia, che passa attraverso i dodici anelli.
A questo punto, compie la sua vendetta. Mentre si svolgeva la gara, Eumeo e Telemaco avevano portato via tutte le armi ai Proci: i tre, quindi, li uccidono tutti, senza che loro potessero difendersi.