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Guicciardini sostiene l’impossibilità di adottare uno schema generale, astratto, per leggere e interpretare la molteplicità empirica del mondo, in quanto la realtà umana non obbedisce a regole assolute e generali.
Infatti per Guicciardini la visione delle cose è mutevole e centrifuga, priva di un centro immutabile e di un punto di vista unificante.
Guicciardini, si insinuava fra i fatti per vederli da vicino, per scrutarne i movimenti e le relazioni, e per ricomporli in un’architettura grandiosa, applicando il suo senso del relativo, che gli impediva di rappresentare la realtà in una costruzione teorica, come invece aveva fatto il Machiavelli.
Da ciò la sua lucida e profonda acutezza nel dar ordine alla realtà stessa e nel graduarne i valori.
La virtù principale che deve perseguire l’uomo politico è la discrezione : facoltà di discernere dall’arte di valutare con precisione le peculiarità di un avvenimento. Questa capacità di giudicare la realtà senza farne astrazione.
Per il Guicciardini, la fortuna ha il peso maggiore nel determinare l’esito degli eventi,infatti, la storia è il campo delle grandezze variabili, e non delle costanti, ed essa obbedisce a una logica dell’imprevisto e dell’imprevedibile, che non consente di ricavare leggi di tipo generale.
E’ evidente la polemica con Machiavelli, che aveva cercato di interpretare la storia e la politica sulla base di categorie esemplari e di valori assoluti.
All’affiatamento con lo spirito dell’opera guicciardiniana si accompagnò, sul piano letterario, una migliore intelligenza del suo stile, di cui si cominciò ad ammirare, superando le pedanti riserve linguistiche, la scorrevolezza, l’intima misura e precisione pur nel tono sostenuto.
Il poeta,elabora una nuova forma di pensiero
Il suo dunque,è un mondo in cui le distinzioni prevalgono sugli elementi di regolarità.
Dedica inoltre una maggiore importanza al fattore naturale della conoscenza.
Francesco Guicciardini,fu molto abile nel conoscere i suoi simili, in generale e uno per uno.
Al pari di Machiavelli, parte da una concezione pessimistica dell’uomo, avente però diverse basi rispetto a quelle del suo contemporaneo, infatti ritiene che gli uomini siano tendenzialmente virtuosi, diversamente da ciò che affermava Machiavelli, ma che per loro inclinazione naturali siano portati verso il male.
Lo scetticismo guicciardiniano giunge così a conclusioni non lontane da quelle di Machiavelli, in quanto considera il problema della morale e della giustizia in una disincantata prospettiva di opportunità sociale, politica e giuridica.