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by
Pietro Reale e
Edoardo Talarico
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Il 10 giugno del 1940 l'Italia entra in guerra.
Mussolini per distinguersi da Hitler
dichiara di voler fare una
"guerra parallela",
decisa autonomamente a Roma
e combattuta su fronti diversi da quelli tedeschi.
L'esercito scende in campo
in condizioni tragiche
Il 10 giugno del 1940 l'Italia entra in guerra.
Mussolini per distinguersi da Hitler dichiara di voler fare una "guerra parallela", decisa autonomamente a Roma e combattuta su fronti diversi da quelli tedeschi.
L'esercito scende in campo in condizioni tragiche
Una "freccia" italiana aveva il 50% della velocità di un caccia inglese, e due sole mitragliatrici contro le sei inglesi.
Al fronte i soldati erano continuamente privi di rifornimenti, dalla benzina per i mezzi alle scorte alimentari per i pasti.
Hitler incaricò Mussolini di togliere il controllo del Canale di Suez agli inglesi. Lo stato degli armamenti si rivelò subito un disastro.
Per evitare che Mussolini perdesse anche la Libia, i tedeschi furono costretti ad intervenire con il generale Erwin Johannes Eugen Rommel, soprannominato in seguito "volpe del deserto" per la sua grande abilità tattica e operativa nell'infliggere sconfitte alle truppe britanniche e per la sua superiore capacità nella conduzione di agili e spericolate manovre con i mezzi corazzati nel deserto.
Gli italiani non avevano dei veri mezzi da guerra, ma trabiccoli definiti "mezzi di circostanza", ovvero trattori e vecchi camion rivestiti di lastre metalliche tanto da essere subito distrutti dalle forze armate inglesi, che usavano dei veri carri armati i tanks.
Royal Armi - A39 Tortoise
Royal Armi - AEC Mk III
Royal Armi - Cruiser Tank Mk II
Royal Armi - AEC Mk o Deacon
Veicolo corazzato da combattimento britannico, un sistema anticarro con un cannone Ordnance QF 6 lb da 57 mm, con cabina corazzata che proteggeva il guidatore con il motore e il cannoniere posto dietro.
Mezzo pesantemente corazzato con cannone Ordnance QF 32 lb da 94 mm a tiro rapido, il pezzo più grande montato su qualsiasi carro inglese del 1939-1945.
Carro armato incrociatore (detto anche carro cavalleria o carro veloce, in inglese cruiser tank) che doveva sfondare le linee nemiche.
Autoblindo con cannone da 75 mm, 2 mitragliatrici, lanciafumogeni e apparato radio.
Per evitare che Mussolini perdesse anche la Libia, i tedeschi furono costretti ad intervenire con il generale Erwin Johannes Eugen Rommel, soprannominato in seguito "volpe del deserto" per la sua grande abilità tattica e operativa nell'infliggere sconfitte alle truppe britanniche e per la sua superiore capacità nella conduzione di agili e spericolate manovre con i mezzi corazzati nel deserto.
Fairey Swordfish
Portaerei
HMS Illustrious
Grecia
Malta
Gibilterra
Alessandria
d'Egitto
aerosilurante
Royal Navy
aveva basi a Gibilterra, Malta, Alessandria d'Egitto e in Grecia.
Regia Marina
Corazzata Andrea Doria
Regia Marina
Corazzata
Conte di Cavour
era impegnata nel Mediterraneo come scorta ai convogli diretti in Africa, unico settore italiano competitivo per la qualità delle sue navi, il valore dei suoi comandanti e l'eroismo degli equipaggiamenti, era l'unica che avrebbe potuto sconfiggere la flotta inglese, se non che continuò anche nel Mediterraneo una serie di sconfitte dovute all'incompetenza dello Stato Maggiore e alla mancanza di coordinamento tra marina e aviazione, e vi furono bombardamenti di navi italiane da parte dell'aviazione italiana.
aveva basi a Gibilterra, Malta, Alessandria d'Egitto e in Grecia.
.
Grecia
.
Gibilterra
.
(verso il Bosforo)
(entrata nel Mediterraneo)
Malta
(centro del Mediterraneo)
Alessandria d'Egitto
.
(vicino al Canale di Suez)
Royal Navy
HMS Sikh F82
Royal Air Force
Fairey Swordfish
aerosilurante
Royal Navy
Portaerei
HMS Illustrious
era impegnata nel Mediterraneo come scorta ai convogli diretti in Africa, unico settore italiano competitivo per la qualità delle sue navi, il valore dei suoi comandanti e l'eroismo degli equipaggiamenti, era l'unica che avrebbe potuto sconfiggere la flotta inglese, se non che continuò anche nel Mediterraneo una serie di sconfitte dovute all'incompetenza dello Stato Maggiore e alla mancanza di coordinamento tra marina e aviazione, e vi furono bombardamenti di navi italiane da parte dell'aviazione italiana.
Regia marina
Nave da battaglia
Regia marina
Corazzata
Regia marina
Cacciatorpediniere
Regia marina
Torpediniere
Andrea Doria
Quintino Sella
Littorio
Pegaso
Mussolini in Albania
Sotto l'impeto frustrato di Mussolini l'esercito italiano partito dalle basi albanesi rimane bloccato sui monti al confine con la Grecia, fino al ritiro, riportando solo un altissimo numero di morti.
Lo stesso destino tocca anche alla Iugoslavia. Da questo momento le truppe italiane diventano subalterne a quelle tedesche, ricevendo solamente ordini.
Sotto l'impeto frustrato di Mussolini l'esercito italiano partito dalle basi albanesi rimane bloccato sui monti al confine con la Grecia, fino al ritiro, riportando solo un altissimo numero di morti.
Mussolini in Albania
Lo stesso destino tocca anche alla Iugoslavia. Da questo momento le truppe italiane diventano subalterne a quelle tedesche, ricevendo solamente ordini.
Nel 1942 si diffuse tra la popolazione
una profonda crisi di sfiducia
Nel 1942 si diffuse tra la popolazione una profonda crisi di sfiducia
Questi aerei erano dotati di grande autonomia e in grado di raggiungere le città italiane e colpirle con massicci bombardamenti.
De Havilland Mosquito
Royal Air Force
L'immagine di un'Italia guerriera creata dalla propaganda era solo un ambizioso desiderio.
La promessa fatta da Mussolini di una guerra simile ad una passeggiata era un inganno.
Coda di prigionieri italo tedeschi
Nel marzo del 1943, con la disfatta italo-tedesca in Africa e Russia, gli operai al Nord Italia scesero in sciopero, prima a Torino e poi in altre città.
Gli industriali, temendo lo scoppio di una rivoluzione, diedero inizio a trattative segrete con i consiglieri del re; la speranza era quella di giungere a un colpo di stato e allontanare Mussolini, rompendo la trattativa con la Germania e salvando l'Italia dall'imminente catastrofe.
Luglio del 1943, l'anno della svolta
La situazione precipitò quando
le truppe alleate sbarcarono in Sicilia
e occuparono rapidamente tutta l'isola.
Luglio del 1943, l'anno della svolta.
La situazione precipitò quando le truppe alleate sbarcarono in Sicilia e occuparono rapidamente tutta l'isola.
Vittorio Emanuele III, che fino ad allora aveva sottostato al volere dei fautori del colpo di stato, decise di abbandonare il Duce.
Prese accordi con i membri del Gran Consiglio del fascismo, e questi il 25 luglio chiesero le dimissioni di Benito Mussolini.
Il Duce venne arrestato il giorno seguente e esiliato sul Gran Sasso in Abruzzo.
Al maresciallo Pietro Badoglio venne affidato l'incarico di formare un nuovo Governo, determinando la caduta del fascismo.
La gente accolse la notizia dilagando per le strade. Insorsero disordini tra manifestanti e polizia, che Badoglio fece reprimere con spietatezza.
L'incontenibile entusiasmo che portò alle manifestazioni non fu per la fine della dittatura fascista, quanto per la convinzione tra la popolazione che la caduta di Mussolini avrebbe portato alla fine della guerra.
I disordini che scoppiarono tra il popolo e la polizia, repressi con spietatezza, in 45 giorni portarono a 100 morti, 500 feriti e 2500 arresti.
Il maresciallo Badoglio negoziò
l'armistizio con gli Alleati.
La fuga di Badoglio e del re.
"I Tedeschi restano amici o diventano nemici?".
Primo episodio della resistenza italiana.
L'entusiasmo degli italiani era mal riposto. Il maresciallo Badoglio, negoziò in gran segreto l'armistizio con i nuovi Alleati, tenendo all'oscuro gli alleati tedeschi e i vertici militari.
Badoglio annunciò l'armistizio per radio l'8 settembre del 1943 con frasi ambigue che non lasciavano capire la reale posizione dell'Italia nei confronti della Germania.
All'alba del giorno seguente il maresciallo Badoglio, il re Vittorio Emanuele III e suo figlio Umberto, certi di essere arrestati dai Tedeschi, abbandonarono in gran segreto Roma per cercare protezione a Brindisi presso gli alleati Anglo-Americani.
Nella loro risalita gli alleati rimasero bloccati a Cassino, sulle montagne a est di Gaeta, dove i Tedeschi si opposero con una furiosa resistenza.
Montecassino ricostruita
Montecassino distrutta
L'Italia restò divisa in due per qualche mese dalla cosiddetta Linea Gustav.
L'Italia del Centro-Nord rimasta senza punto di riferimento, essendo venuto a mancare il Governo e lo Stato Maggiore, precipitò nel caos.
La domanda sorgeva spontanea: <<I Tedeschi restano amici o diventano nemici?>>.
Le Waffen-SS o "SS Combattenti" le forze armate della Germania nazista invece occuparono il Paese e avviarono ovunque operazioni di disarmo dei soldati italiani e deportazione dei medesimi nei campi di lavoro in Germania.
"ARBEIT MACHT FREI" dal tedesco "IL LAVORO RENDE LIBERI"
Questa era la frase posta all'entrata dei LAGER tedeschi voluti da Adolf Hitler.
Il termine abbreviato LAGER indicava 3 tipi di campi diversi:
con il termine KONZENTRATIONSLAGER venivano indicati i campi di concentramento,
con il termine VERNICHTUNGSLAGER venivano indicati i campi di sterminio
e con il termine ARBEITSLAGER venivano indicati i campi dei lavori forzati.
Al fronte invece regnava il caos, i militari italiani ricevano ordini contrastanti da ufficiali inferiori, arrendersi ai Tedeschi, resistere per salvare l'onore, comportarsi come volevano.
A Cefalonia, in Grecia, l'intera divisione Acqui, e molti tra Carabinieri, Finanzieri e membri della Regia Marina italiana, si rifiutarono di deporre le armi.
Combattendo contro i Tedeschi morirono 1200 soldati e 65 ufficiali.
La flotta navale italiana, ancora efficiente nonostante le sconfitte subite, per non cadere in mano tedesche salpò da Genova e La Spezia e si diresse verso l'Isola della Maddalena. Avuto notizia dell'occupazione dell'isola da parte delle forze tedesche, invertì la rotta, ma tutte le navi vennero intercettate dai bombardieri della Luftwaffe. La nave ammiraglia venne affondata. Persero la vita 1200 marinai.
Isola di Santo Stefano Sardegna
Nave da battaglia Roma
Isola di Santo Stefano Sardegna
A Roma, porta San Paolo, soldati e civili italiani tentarono di bloccare l'entrata delle SS. Fu il primo episodio della resistenza italiana. Vi furono 400 morti.
In quei terribili giorni la classe politica, le massime gerarchie militari e la famiglia reale si comportarono con il paese in modo indegno e persero definitivamente la fiducia della maggioranza degli italiani.
Porta San Paolo - Roma
Hitler fa liberare Mussolini
Il richiamo alle armi di Mussolini
La milizia di Salò
La punizione dei cinque membri del Gran Consiglio
Il 12 settembre del 1943 un commando di paracadutisti tedeschi giunsero al Gran Sasso e liberarono Mussolini, convincendolo a riprendere la lotta per formare un esercito atto a bloccare l'avanzata anglo-americana.
L'Italia doveva diventare lo scudo del Reich, l'Impero, il regno, lo stato ovvero la Germania.
Mussolini stanco e impaurito avrebbe voluto abbandonare l'Italia e giungere in Svizzera, ma dovette obbedire al Fuhrer.
Il Centro-Nord era occupato dai Tedeschi. Prese il nome di Repubblica Sociale Italiana detta anche Repubblica di Salò dal paesino sul Lago di Garda dove aveva la sua capitale sotto la presidenza di Mussolini.
Il Meridione era occupato dai Anglo-Americani. Prese il nome di Regno del Sud, comprendeva la Sardegna e si estendeva dalla Sicilia fino alla linea Gustav. Era limitato a quattro provincie pugliesi ed era affidato a Vittorio Emanuele III. Il re era sotto stretto controllo degli alleati, e non gli veniva permesso di far combattere le truppe che si erano poste sotto il suo controllo.
Mussolini chiamò alle armi le classi in età di combattere, ottenendo l'adesione dei fascisti, tra i quali numerosissimi giovani.
Alcuni aderirono alla chiamata perché acconsenzienti al fascismo.
Altri perché ritenevano disonorevole voltare le spalle ai Tedeschi.
I più ingenui perché ancora credevano in una vittoria di Hitler.
Molti perché, dopo ciò che avevano fatto, temevano le ripercussioni delle loro vittime.
Altri invece scelsero di continuare a indossare la divisa da “repubblichino”, così venivano chiamate le milizie di Salò in senso dispregiativo, semplicemente perché volevano riprendere a scatenare la loro ferocia.
La punizione doveva essere esemplare. I cinque membri del Gran Consiglio vennero giudicati nel processo di Verona e furono fucilati per volere dello stesso Hitler. Tra i cinque vi era anche Galeazzo Ciano, il marito di Edda Mussolini, la figlia del duce.
Tullio
Cianetti
Giovanni
Marinelli
Emilio
De Bono
Luciano
Gottardi
Carlo
Pareschi
Galeazzo
Ciano
Gli Antifascisti.
Boves, 19 settembre 1943.
Primo episodio della resistenza italiana.
In opposizione ai fascisti e nazisti, nel Nord Italia presero le armi gli antifascisti.
Il 16 settembre 1943 nel paese di Boves, vicino a Cuneo, un centinaio di uomini composto da soldati, ufficiali dell'ex regio esercito italiano e diversi oppositori del regime, presero prigionieri due soldati tedeschi.
Il giorno seguente le truppe del Reich ne pretesero la restituzione.
Nonostante la restituzione i Tedeschi appiccarono fuoco al paese bruciando 350 case e uccidendo senza motivo 26 persone.
Boves in fiamme
19 settembre 1943
Questo fu il primo episodio della Resistenza nel Nord. Da questo tragico fatto vi fu un incremento dei gruppi di militanti che entrarono nella clandestinità e diventarono partigiani.
L'8 settembre del 1943, il giorno stesso dell'Armistizio, i partigiani costituirono il Comitato di Liberazione Nazionale.
I componenti principali erano gli antifascisti storici, per lo più comunisti e socialisti, ma anche cattolici che nel ventennio fascista non avevano mai smesso di fronteggiare il regime, perché esuli dalla prigione o dal confino.
La seconda era quella dell'antifascismo “nuovo”, le nuove generazioni, formate da operai e studenti, nati durante il regime e che attraverso le sciagurate esperienze del passato avevano sviluppato un loro senso critico contro le leggi razziali e la guerra.
Palmiro Togliatti, Pietro Badoglio e Vittorio Emanuele III.
Un nuovo governo interamente antifascista.
Il riconoscimento del governo da parte degli Alleati.
Rientrato dal suo esilio in Russia Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista, fece si che nel 1944 le brigate partigiane venissero riconosciute da Vittorio Emanuele III e dal governo del Regno del Sud.
Con quella che venne riconosciuta con il nome di “svolta di Salerno”, ispirata da Stalin, Togliatti propose a Badoglio una riconciliazione.
Formò un nuovo governo interamente antifascista e ne divenne il vicepresidente.
Palmiro
Togliatti
Pietro
Badoglio
Re Vittorio Emanuele III
Gli Alleati riconobbero in questo governo un importante ruolo politico e finalmente concessero alle truppe italiane locate in Meridione di poter partecipare alla guerra al fianco dei partigiani.
I partigiani e le azioni di sabotaggio.
Gli scontri a fuoco.
Il riscatto politico morale.
Primo episodio della resistenza italiana.
In Toscana e in alcune grandi città come Roma, Firenze, Milano, Torino, i partigiani iniziarono le azioni di sabotaggio come la produzione di pezzi difettosi nelle fabbriche militari o gli agguati contro le pattuglie tedesche o come gli attentati contro alti ufficiali e gerarchi nelle città.
Sulle montagne e nelle campagne di Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria e Emilia-Romagna vi furono numerosi scontri a fuoco da parte degli antifascisti contro le truppe di Salò.
Tutto questo portò a una Guerra civile che vide Italiani massacrare altri Italiani, con ferite ancora aperte oggi e difficilmente rimarginabili.
L'azione partigiana ebbe però un importantissimo ruolo nella liberazione dell'Italia.
Le azioni partigiane italiane fecero si che il Reich, inviando molti contingenti in Italia per tamponare alle numerose imboscate degli antifascisti, alleggerì le truppe negli altri fronti europei facilitando così l'impegno degli alleati.
Il numero dei combattenti tra l'estate e l'inverno del 1944 era arrivato a 300.000.
La lotta partigiana non fu solo un contributo militare alle forze Alleate.
La lotta partigiana offrì al nostro Paese un'importante occasione di riscatto politico e morale dall'inefficienza mostrata in guerra dagli alti comandi e dalla doppiezza mostrata da Badoglio e dal re l'8 settembre del 1943.
Fu grazie a tutti i partigiani coraggiosi che si formò la Resistenza.
Molti partigiani morirono sotto i colpi di arma da fuoco o sotto i bombardamenti, ma molti altri catturati furono barbaramente torturati prima di essere uccisi.
La rappresaglia dei Tedeschi.
Le Fosse Ardeatine.
L'eccidio di Porzus.
Lapide al mausoleo di via Ardeatina
I tedeschi non riuscendo a catturare i responsabili degli attentati reagirono con la tecnica della rappresaglia indiscriminata sui civili.
L'episodio più tragico fu l'eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma.
A seguito dell'attentato partigiano di via Rasella (per mano di membri del GAP romano "Gruppi di Azione Patriottica") su 33 soldati del reggimento nazista SS "Bozen" vennero uccisi 335 persone tra civili, militari italiani, prigionieri politici, ebrei e detenuti comuni.
Per ogni soldato tedesco furono uccisi 10 civili italiani.
Roma entrata delle Fosse Ardeatine
Roma attentato di Via Rasella
23 marzo 1944
Altro episodio dell'efferata crudeltà nazista fu quello di Sant'Anna di Stazzema, vicino a Lucca voluto dai membri della 16a "SS-Panzergrenadier-Division".
Non si trattò di rappresaglia in risposta a una determinata azione partigiana, ma di un atto terroristico premeditato e curato in ogni dettaglio con il solo obiettivo di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento fra i civili e le formazioni partigiane presenti nella zona.
In poco più di mezza giornata vennero uccisi centinaia di civili. Delle 500 vittime solo 350 corpi poterono essere in seguito identificati; tra le vittime 65 erano bambini minori di 10 anni di età.
Sant'Anna di Stazzema
Monumento ossario di Sant'Anna di Stazzema
Lista delle vittime
L'eccidio di Civitella fu una strage compiuta da tre truppe naziste della divisione "Hermann Göring" il 29 giugno 1944 nelle località di Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio di Bucine, in provincia di Arezzo, che cagionò l'uccisione di 244 civili. Essendovi festa in paese parecchie persone erano giunte anche dalle altre frazioni del comune. I tedeschi irruppero nelle case aprendo il fuoco sugli abitanti a prescindere dal sesso o dall'età. Entrati in chiesa, i tedeschi divisero i fedeli in piccoli gruppi e dopo aver indossato grembiuli mimetici in gomma per non sporcarsi di sangue, li freddarono con dei colpi alla nuca. Poi incendiarono le case di Civitella, provocando così la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi abitanti riuscirono a salvarsi dal massacro.
L'eccidio di Monte Sole fu un insieme di stragi compiute dalle truppe nazifasciste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno che comprendono le pendici di Monte Sole in provincia di Bologna. Fu uno dei più gravi crimini di guerra compiuti contro la popolazione civile. Voluto da Albert Kesselring, massimo responsabile della conduzione della guerra antipartigiana in Italia, ed eseguiti dalla Wehrmacht, dalle SS e da militari fascisti travestiti da truppa tedesca, con funzione di guide, informatori, becchini. Le vittime, confrontando i dati dell'anagrafe, furono 1830.
Vi furono rastrellamenti, e le persone vennero fucilate, decapitate e bruciate anche vive. Dai vari massacri si salvarono solo una maestra e due bambini.
In Italia come in Francia, Polonia e in tutte le altre nazioni occupate, le SS, con la complicità dei fascisti, rastrellarono migliaia di ebrei e li uccisero nei campi di sterminio. Uno di essi fu la Risiera di San Sabba, nell'omonimo quartiere periferico di Trieste.
Il bilancio di 23 mesi di occupazione nazista fu spaventoso:
- 30000 partigiani uccisi;
- 10000 civili vittime di rappresaglie o stragi immotivate;
- 700000 militari deportati in Germania come lavoratori-schiavi,
di cui il 98% si rifiutò di collaborare con il nazismo;
- 33000 morti di fame e di stenti.
Anche la Resistenza scrisse delle pagine oscure.
La più sconcertante fu l'eccidio di Porzus vicino a Gorizia nel 1945.
Gli uomini di una brigata comunista massacrarono gli uomini della brigata cattolica Osoppo perché non intendevano cedere alle pretese dei partigiani Iugoslavi.
Gli alleati a Cassino.
Lo sbarco degli alleati ad Anzio.
Le armate tedesche sulla Linea Gotica.
Il giorno della Liberazione.
Nel corso del 1944 gli Alleati sfondarono le linee tedesche a Cassino e sbarcarono ad Anzio, poco a sud di Roma.
In giugno entrarono nella Capitale.
I Tedeschi si ritirarono sulla "Linea Gotica" che andava da Rimini a Forte dei Marmi
L'11 agosto del 1944 Firenze venne liberata dai partigiani.
Dopo lunghi mesi di sosta, le truppe anglo-americane ripresero la marcia verso il Nord.
Quando le truppe anglo-americane passarono il Po, il CNL proclamò l'insurrezione che avvenne il 25 aprile del 1945, ancora oggi festeggiato come il giorno della Liberazione.
Dopo pochi giorni di combattimento le truppe tedesche si arresero.
Mussolini tentò la fuga in Svizzera, ma il 28 aprile del 1945 venne catturato dai partigiani e fucilato.
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto.
L'ennesima tragedia italiana.
1943 - La prima strage: i primi giorni delle fòibe.
1945 - Una seconda strage: di nuovo le fòibe.
Gli esuli istriani, giuliani e dàlmati.
In Iugoslavia la guerra era stata atroce, anch'essa invasa dai nazisti, aveva reagito con una lotta partigiana a cui aveva partecipato tutta la popolazione, suscitando l'ammirazione e la riconoscenza degli Alleati e rafforzando l'antica amicizia con gli Stati Uniti che aveva costato all'Italia la perdita dei territori della Dalmazia e della città di Fiume.
La guerra aveva prodotto un vincitore, un eroe della Resistenza che aveva assunto il nome di battaglia di Tito e al quale gli americani avevano perdonato addirittura il fatto di essere comunista.
Le inenarrabili atrocità commesse dai Tedeschi, dagli Italiani e dai fascisti croati fecero si che nel 1943, allo sfascio dell'esercito di Mussolini, la popolazione slovena del'Istria si rivoltò contro chiunque fosse sospettato di fascismo, per la grande paura che Tedeschi e repubblichini occupassero nuovamente la regione compirono una prima strage.
Furono quelli i primi giorni delle fòibe, i grandi inghiottitoi o caverne verticali, simili a pozzi tipici della regione carsica e dell'Istria, dove furono gettate un migliaio di persone.
Nel 1945 avvenne la seconda strage. Tito, forte dell'appoggio americano, cercò di impadronirsi della Venezia Giulia. Diede ordini ai suoi partigiani comunisti iugoslavi e italiani di invadere Trieste e Gorizia e di sterminare l'intera classe dirigente.
Vennero sequestrate intere famiglie con tutti i loro beni, seguirono violenze e torture, e vennero gettati nuovamente nelle fòibe.
Dopo 43 giorni di orrore gli Stati Uniti impressionati dalle dimensioni della strage intimarono a Tito di ritirarsi.
Agli orrori delle foibe si aggiunsero i 300.000 esuli istriani, giuliani e dalmati che fuggivano dalle loro terre di fronte all'avanzata delle truppe di Tito.
Giunti in Italia dopo avere perso tutto non solo non vennero aiutati, ma furono guardati con fastidio dallo Stato.
Nel dopoguerra, prevalse la "ragion di Stato", per compiacere gli Stati Uniti che non avevano interessi ad infierire su Tito, inoltre per evitare che la Iugoslavia processasse i fascisti italiani autori di crimini, i governi successivi al 1945 evitarono di accusare gli iugoslavi e misero tutto a tacere.
Oggi le fòibe di Basovìzza e Monrupino sono monumento nazionale ed è stato istituito il "Giorno del ricordo" in memoria di tutti gli "infoibati" e degli esuli.