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Anche in questo caso molto rilevante la relazione con l’indice di apertura a valle:
Fra le imprese che hanno introdotto innovazioni radicali, la quota che ha accresciuto il proprio fatturato è pressoché doppia di quella registrata fra le imprese non innovative, sia a livello provinciale che regionale.
1°miglioramento della qualità dei prodotti/servizi realizzati, sia a livello provinciale che regionale.
2°miglioramento del risultato economico.
Rilevante anche, soprattutto a Reggio, il miglioramento dei tempi di lavorazione e la conquista di nuovi mercati.
A partire dai dati dell’Osservatorio, si è calcolata una serie di indicatori, distinguendoli fra:
L’analisi è stata condotta sull’intero campione ed anche per dimensioni d’impresa, settore economico di attività e appartenenza o meno alla green economy.
E si è sostanzialmente constato che le imprese appartenenti a categorie con migliori risultati in termini di input sono quelle che hanno migliori risultati sugli indicatori di output.
In cosa le imprese hanno effettivamente investito?
A Reggio Emilia quota leggermente più alta di imprese non innovative (54,7% contro 53,6%); Prevale innovazione di prodotto e di processo di tipo incrementale. Innovazioni radicali introdotte da una minoranza di imprese. Sia per l’innovazione di processo che di prodotto, sia radicale che incrementale, Reggio meglio della media regionale.
Prevale innovazione di prodotto e di processo di tipo incrementale.
Innovazioni radicali introdotte da una minoranza di imprese.
L’innovazione è generata principalmente all’interno dell’azienda; in collaborazione con altri soggetti pubblici o privati da una minoranza; interamente esternalizzata per quota rilevante di casi, in crescita.
Caratteristiche delle imprese che hanno introdotto innovazione radicale di prodotto nell’ultimo triennio
Caratteristiche delle imprese che non hanno introdotto alcuna innovazione nell’ultimo triennio
Hanno introdotto innovazioni radicali di prodotto maggiormente le imprese medie e grandi (20%) rispetto a quelle piccole (8,5%).
La quota di imprese che non ha introdotto alcuna innovazione nell’ultimo triennio è più elevata fra la piccola impresa (sia a Reggio Emilia che nel resto della regione).
Rispetto al settore, maggiore capacità d’innovazione per carta/editoria, chimico/farmaceutico, legno/mobili, mentre a livello regionale più elettricità/elettronica, seguita da meccanica e chimico/farmaceutico.
Rispetto al settore, a Reggio maggiore capacità d’innovazione per le aziende del chimico, farmaceutico, plastica, gomma e della carta/editoria, mentre a livello regionale si aggiunge anche l’elettricità/elettronica e la meccanica.
Pavitt: la quota di imprese che negli ultimi tre anni non hanno innovato diminuisce all’aumentare del grado di specializzazione e di dotazione tecnologica.
Molto rilevante la relazione con l’indice di apertura a valle (relazione bidirezionale):
Maggiore innovazione radicale (ma anche incrementale) per le società di capitali, sia a Reggio che nel resto della regione.
Anche da analisi multivariata (logit) emerge ruolo di primo piano di dimensioni aziendali, internazionalizzazione; minore peso del settore economico.
Il rapporto fa riferimento a:
volto allo studio del grado di innovazione delle imprese emiliano-romagnole, all’analisi dei punti di forza, delle aree di miglioramento e delle criticità, nonché delle esigenze espresse dalle imprese del territorio.
% imprese di RE che hanno investito nelle rispettive aree/ambiti. % ordine decrescente 2012
L’indagine viene realizzata tramite un questionario strutturato (attivato per la prima volta nel 2006) sottoposto a un campione di imprese della regione.
La rilevazione è stata realizzata nel periodo aprile-giugno 2013 e ha visto coinvolte 1.596 imprese e a livello emiliano-romagnolo e 232 per Reggio Emilia.
Fatturato: è la dimensione su cui si registrano le più forti flessioni. 42,7% delle imprese reggiane (46,6% a livello regionale) intervistate dichiara una contrazione del proprio volume d’affari. Miglioramento rispetto al 49,1% del 2012.
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) sono considerate uno dei principali fattori abilitanti dell’innovazione.
Occupazione: contrazione inferiore a quella del fatturato. Situazione stabile per oltre 66% imprese, ma riduzione per oltre 25% dei casi (28,8% in ER).
I dati regionali sono confrontati, laddove possibile, con quelli nazionali ed europei dello IUS (Innovation Union Scoreboard)
Investimenti: li ha ridotti oltre un quinto delle imprese (20,5%) e oltre un quarto a livello regionale.
Soltanto lo 0,4% delle imprese reggiane (2,5% nel campione regionale) dichiara di non avere alcuna connessione internet; si tratta di valori in netto decremento rispetto alle due precedenti rilevazioni. Poco diffusa la connessione analogica, a vantaggio di connessioni più veloci, in primis l’Adsl.
Esportazioni: andamento meno critico, con oltre un terzo (34,0%) dei casi di Reggio in crescita, più che a livello regionale (25%).
Ambiti di sviluppo legati alla banda ultra larga
Servizi web che le imprese usano a Reggio Emilia e in Emilia-Romagna (%)
Testo domanda: «Avendo a disposizione un collegamento a 100 Mb/s (banda ultra larga), in quali ambiti potreste trarne giovamento?»
Le funzioni a cui le imprese sono prioritariamente interessate sono la navigazione internet e la gestione della posta elettronica.
Oltre a considerare i dati di sfondo sulla qualità dell’ambiente e urbana (rifiuti, aria, energia, ecc.), quest’anno ci si è concentrati sulla green economy.
Dall’indagine risulta che il 13,3% delle imprese di Reggio Emilia è già convertita alla green economy, cui aggiungere un 4% che dichiara che intende farlo a breve. Si tratta di valori percentuali leggermente inferiori a quelli medi regionali.
Andamento negli ultimi tre anni delle seguenti quattro dimensioni
Sono green più le imprese medie/grandi (33,3%) che le piccole (11,5%) e quelle appartenenti a reti d’imprese (50%; 38,8% nel campione regionale).
I settori più verdi a Reggio sono la carta/editoria e il chimico/farmaceutico, plastica, gomma (settori nel campione regionale superati dall’industria dei materiali non metalliferi). Si nota soprattutto una “trasversalità” del green.
Relazione con il grado di internazionalizzazione: si va dal 10,2% di imprese green fra quelle con apertura a valle nulla al 21,4% fra quelle con apertura significativa.
Stretta relazione poi fra conversione al green e innovazione: fra le imprese convertite al green il 71% ha introdotto almeno un’innovazione nell’ultimo triennio, mentre fra le altre imprese ha innovato il 40%.
Aspetto più critico sono gli input energetici, aumentati più delle altre tre dimensioni (17,7%), a fronte di un aumento delle emissioni inquinanti nell’atmosfera per il 3,2% dei casi, della produzione di rifiuti del 2,8% e di una diminuzione del recupero di rifiuti del 10,7%. Reggio risulta più virtuosa della media regionale per la produzione e il recupero dei rifiuti.
Da notare vari elementi positivi: il 17,5% delle imprese reggiane indica una riduzione della produzione di rifiuti, circa 14% degli input energetici e delle emissioni in atmosfera; quasi il 5% un aumento del recupero di rifiuti (che resta comunque la tendenza meno favorevole).
Caratteristiche demografiche, offerta formativa, sistema economico-produttivo, mercato del lavoro, dotazione infrastrutturale, “infrastrutture sociali” (servizi sanitari, sociali, culturali, ricreativi, ecc.), tutela del territorio, ecc. contribuiscono a determinare l’attrattività e la competitività di un territorio e la qualità della vita dei cittadini.
La stessa attrattività fa sì che giungano risorse umane, competenze, capitali, ecc., che a loro volta arricchiscono ulteriormente quel territorio, ecc.
Si è voluto studiare il territorio come un sistema, sul quale insistono queste diverse componenti, fra loro legate.
Si è fatto riferimento a diversi indicatori delle varie dimensioni dell’ampio concetto di qualità della vita: le condizioni di salute, il benessere economico, l’offerta di servizi, la dotazione di capitale sociale, umano ed ambientale e il rendimento istituzionale.
Emerge un quadro assai positivo per l’Emilia-Romagna e la provincia di Reggio Emilia, seppur siano presenti diverse sfide importanti: mutamenti demografici, crisi economico-finanziaria e relative ripercussioni sul sistema economico e sul mercato del lavoro, ecc.
Il quadro – complesso e positivo – che caratterizza l’Emilia-Romagna e le sue province, unito anche alle sfide e ai mutamenti in atto, richiede un ruolo di primo piano per le imprese e l’innovazione.
E le imprese difatti riconoscono sempre più importanti ricadute positive dell’innovazione anche per la collettività.
Oltre un terzo delle imprese reggiane (e ancor più di quelle del campione regionale) che hanno introdotto innovazione indicano benefici ambientali, economici, sociali per il territorio/collettività:
Le imprese – sia di Reggio che del resto della regione – ritengono però che ciò sia scarsamente colto dalla collettività e soprattutto dalla clientela.
Se il mondo dell’impresa deve avere un ruolo centrale per far fronte alle sfide in essere sopra evidenziate, ci si è domandati: quanto le imprese sono consapevoli delle attuali tendenze macro-economiche?
Si sono pertanto presentati alle imprese i c.d. mega-trend mondiali (Singh), raggruppati nei quattro scenari/aree di interesse della Regione Emilia-Romagna (green economy, innovazione del manifacturing, tecnologie per la salute, pervasività delle Ict); e si è domandato alle imprese quanto li considerano importanti.
Rilevanza attribuita dalle imprese all’impatto che i mega-trend potranno avere sull’azienda (% Molto + Abbastanza)
Costruendo 4 indici per le 4 aree sulla base dei punteggi nei singoli mega-trend, la dimensione più rilevante a RE e a livello regionale è la Green economy. A livello provinciale seguono le Tecnologie per la salute (al terzo posto a livello regionale, precedute dall’Innovazione nel manifatturiero).
introduzione di innovazione
radicale / generativa
da parte delle PMI...
http://www.percorsierratici.it/pagina_del_diario/23