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L’attuale Accademia Militare di Modena, istituto per la formazione degli ufficiali dell’esercito e dell’arma dei carabinieri,ha le proprie origini in Piemonte. Qui, infatti, già dal 1678 (a volerla erano stati Carlo Emanuele II e la reggente Maria Giovanna di Savoia Nemours), si dette vita alla più antica Accademia per la preparazione dei capi dell’esercito al mondo. Nel 1757 a Modena il Duca Francesco III decise di fondare un' Accademia e Conferenza di Architettura Militare per i giovani soldati dello Stato. Napoleone creò nel Palazzo la Scuola Nazionale del Genio e dell’Artiglieria, che avrebbe avuto un ruolo importante almeno sino alla Restaurazione. Quando il Duca Francesco IV si reinsediò a Modena si dette vita all’Accademia Nobile Militare, poi aperta, per volontà di Francesco V, a tutti i giovani che intendevano intraprendere la carriera militare. Con l’unità d’Italia, il grande generale Manfredo Fanti scelse di costituire, nel 1859, quella che, dopo il 1865 sarebbe diventata la Scuola Militare di Fanteria e Cavalleria.
In questo palazzo, che è dunque sede dell’unica Accademia Militare italiana, hanno studiato ben 116.000 allievi, tra cui 502 medaglie d’oro al valor militare, sei Presidenti del Consiglio e trentuno ministri. Venne frequentata anche da protagonisti della storia d’Italia quali Vittorio Emanuele III e Umberto II di Savoia Re d’Italia, Edmondo de Amicis, Francesco Baracca, ecc..Attualmente, per accedere all’Accademia e diventare ‘cadetto’, occorre avere un diploma e superare numerose prove di selezione. L'istituto è aperto anche alle donne.
Il museo dell'Accademia Miliatreracconta la storia degli oltre 116.000 allievi che frequentarono l’Accademia.
Il percorso comincia presso la Galleria della Memoria, corridoio in cui sono esposti targhe commemorative e gagliardetti; prosegue poi nella Sala delle Accademie: alle pareti bandiere sabaude e ducali, nelle teche armi e documenti relativi alla storia dell’istituto. Nella Sala delle Armi, mitragliatrici e fucili di varie epoche, cimeli della Grande Guerra, mitra e bombarde; nella Seconda Sala delle Armi, plastici, uniformi e armi didattiche usate per l’addestramento degli allievi. La Galleria dello Stringa prende il nome dal pittore che ne decorò il soffitto: da un lato busti estensi, dall’altro soldatini, in fondo una copia della bellissima Notte del Correggio. La Sala dei Cavalieri dell’Aria è dedicata agli aviatori della Prima Guerra Mondiale già cadetti a Modena. Si accede poi alla Sala delle Uniformi, nelle cui teche sono contenute divise di varie epoche assieme a medaglieri e cassette di ordinanza. La Prima Sala Coloniale fa rivivere l’epopea delle guerre africane, e conserva il tricolore donato all’Accademia dalla Regina Margherita; la Seconda Sala Coloniale, invece, è dedicata all’Africa Orientale e Settentrionale. La splendida Sala dei Comandanti raccoglie alle pareti i ritratti di tutti i comandanti che si sono susseguiti al comando dell’Accademia, a partire da Giovanni Ruffini. La Sala delle Medaglie d’Oro conserva i ritratti degli allievi insigniti della massima onorificenza al Valor militare e al centro riproduzioni delle loro medaglie. Infine, il commovente Tempo della Gloria è il memoriale dedicato a tutti i caduti italiani di tutte le guerre. Da qui si giunge poi alle Sale Storiche del lato orientale del Palazzo, affacciate su Piazza Roma.
L'Hotel Real Fini Baia Del Re vi attende accanto all'uscita Modena Sud dell'autostrada A1. È dotato di un'area fitness e di un centro benessere gratuiti con sauna e vasca idromassaggio. Le camere sono spaziose e confortevoli. Al loro interno troverete una TV LCD satellitare e la connessione internet. Il Real Fini Hotel organizza il servizio di trasferimento aeroportuale e visite guidate a Modena. Per un buon inizio di giornata, il Baia Del Re allestisce un ricco buffet per la colazione, dalle 07:00 alle 10:00. Il ristorante, aperto sia a pranzo che a cena, propone piatti della cucina internazionale e italiana.
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Il menù tipico di Piacenza
Da visitare...
Pan di Zucca Piacentina
Buslanein Ciambelline
Torta di Fichi
Salame di Cioccolato
Castagnaccio
Ciambella Piacentina (nella foto)
Mosto d'Uva Cotto
Tortelli Dolci di S. Antonio
Coppa Arrosto
Stricc' in Carpiòn
Burattino
Anguilla in Umido alla Piacentina
Coniglio alla Piacentina
Agnello alla Piacentina
Polenta e Ciccioli
Lumache alla Bobbiese (nella foto)
Insalata di Uova e Gurgnalein
Rustisana alla Piacentina
B&B del Borgo
Mes Mànag in Brod (nella foto)
Tagliatelle con i Mungott
Salam ad Gnocc
Panzerotti Piacentini
Ris e Vartis
Anolini Piacentini
Tortelli con la Coda
Gnocchetti co Sugo di Fagioli
Plin dell'Appennino Piacentino
Bomaba di Riso con Piccioni
Maccheroni con le Acciughe
La Chiesa di S. Sisto
Torta di Patate (nella foto)
Pistà ad Gràss (Lardo Battuto)
Batarò (un tipo di pane)
Agliata Piacentina
Bortellina Piacentina (particolare frittata)
Formaggio e Vermetti
Sua Maestà il Maiale
Vinsanto di Vigoleno
Vini D.O.C Piacentini
Bargnolino Piacentino
Liquore di Giuggiole
Il Duomo di Piacenza
Immerso nel verde e nel silenzio, vanta una posizione privilegiata rispetto ai principali centri della città: è situato a pochi metri dall' Università, dal nuovo centro Fieristico ed è vicino al centro storico. Cortesia e professionalità di un personale altamente qualificato, in un ambiente di raffinata eleganza. Dispone di 60 stanze tra
La struttura si trova in pieno centro città, a due passi da piazza Cavalli e meno di 700 metri dall'ospedale. Si trova al secondo piano di un palazzo storico, servito da un ascensore panoramico. Le camere sono due: una ha due letti grandi, con un bagno e l' altra ha un letto matrimoniale sempre con un bagno. A disposizione degli ospiti c'è anche un grande soggiorno con una televisione dove viene servita la prima colazione composta da caffè, latte, the o tisane, succo di frutta, per quanto riguarda le bevande. Per quanto riguarda il cibo si possono avere fette biscottate, biscotti, croissant fragranti, cereali, marmellata an fatta in casa, burro e yogurt, macedoni, frutta fresca. Il tutto è preparato e servito dalla padrona di casa, Elisabetta. Durante la bella stagione la colazione viene servita sulla bellissima terrazza fiorita che si affaccia sui tetti della citta vecchia. Ultimamente è stato aggiunto anche un bilocale molto comodo e grazioso, completamente indipendente, con cucina attrezzata, lavastoviglie e lavatrice compresi, per chi avesse bisogno di periodi un po' più lunghi (a partire da una settimana). Nel bilocale è compreso un letto matrimoniale, ( ma c'è la possibilità di aggiungere un terzo letto) un bagno provvisto di doccia. Molto luminoso con anche un piccolo terrazzino.
San Sisto è un'altra opera rinascimentale che vanta un prezioso coro ligneo del 1514. I lavori vennero iniziati nel XIV secolo dove antecedentemente si trovava un tempio edificato nell'874 per volere dell'imperatrice Angilberga ed è la prima opera religiosa dell'architetto Alessio Tramello nella sua maturità. Ospita la copia del capolavoro di Raffaello Sanzio "Madonna Sistina", l'originale del Raffaello, eseguito per la chiesa piacentina, venne venduto dai benedettini nel 1754 ad Augusto III re di Polonia ed Elettore di Sassonia. Ancora oggi la "Madonna Sistina", con i suoi angioletti, è l' ambasciatrice più conosciuta della pinacoteca di Dresda "Alte Meister" ove rappresenta il pezzo piu' pregiato. La basilica di San Sisto, per secoli il principale monastero benedettino della città prima che le soppressioni decretassero l'allontanamento definitivo dei religiosi, sta tornando ad appropriarsi di capitoli importanti della sua storia, trascurati in passato a causa delle traversie, prima napoleoniche e poi post-unitarie, dalle quali il monumentale complesso ne è uscito separato in due. La quasi totalità del monastero risulta oggi occupata dai militari del Secondo Reggimento Genio Pontieri e gli spazi in uso a San Sisto, trasformata in parrocchia, comprendono la chiesa e una piccola parte dell'edificio un tempo dimora dei benedettini. In quest'ala si stanno concentrando i restauri.
La storia della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi ha inizio con il suo fondatore, il piacentino Giuseppe Ricci Oddi. Fattori differenti contribuiscono alla nascita della collezione che oggi è contenuta nel museo. Prima di essere pubblica, la collezione era privata ed apparteneva al signor Giuseppe Ricci Oddi.
La scelta dei dipinti presenti nella collezione, sono strettamente connessi alla sensibilità e al gusto del collezionista
Ricci Oddi aveva maggior interesse per le opere dell'epoca romantica e per quelle delle epoche successive, compreso il periodo contemporaneo.
Il collezionista privilegia la figurazione ed i meriti dovuti alla perizia tecnica, nonché il soggetto e la sua carica evocativa, escludendo i tentativi compiuti dagli artisti in una direzione diversa.
Tali scelte prioritarie danno una certa omogeneità alla collezione e individuano la ricerca di un equilibrio tra gli autori delle diverse regioni d’Italia.
Anche le opere degli artisti stranieri sono acquisite secondo la stessa ottica, e sono considerate in ragione del loro rapporto con gli autori italiani.
Con il passare degli anni, Ricci Oddi decide di donare al Comune la sua raccolta. Il progetto, formalizzato in un biglietto inviato al Sindaco Giacomo Lanza il 6 marzo 1924, ipotizza la costruzione di un edificio apposito a spese del collezionista, su un terreno messo gratuitamente a disposizione dall'Amministrazione.
L'atto di donazione e fondazione del nuovo museo è redatto il 27 dicembre 1924.
I lavori per la costruzione dell'edificio, progettato dall'architetto Giulio Ulisse Arata, proseguono parallelamente all'acquisto di nuove opere d'arte, sia dell'Ottocento che contemporanee.
La Galleria è costituita ente morale ad aprile e pochi mesi dopo, l'11 ottobre 1931, è finalmente inaugurata, in assenza del donatore. All'evento prendono parte i principi di Piemonte Umberto e Maria José di Savoia.
La collezione appena aperta al pubblico conta oltre quattrocento opere, con sezioni ordinate per provenienza geografica e sale monografiche.
Il Duomo, edificato tra il 1122 e il 1233, è un esempio importantissimo di architettura romanica. I lavori furono iniziati nel 1122 e si conclusero nel 1233 e furono sostenuti dall'intera cittadinanza. Sulla facciata di marmo rosa e arenaria sono presenti due contrafforti e alcune gallerie cieche con sottili colonnine. I portali sono tre, sormontati da protiri e ornati da capitelli, architravi, formelle e cariatidi. L'interno è decorato da sontuosi affreschi, realizzati tra i secoli XIV e XVI, da Camillo Procaccini e da Ludovico Carracci. Quelli seicenteschi che impreziosiscono la cupola sono opera di di Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone e di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Il presbiterio ospita una scultura in legno del 1479, un coro ligneo di Giangiacomo da Genova (1471) e statue di scuola lombarda del secolo XV. La cripta ha la forma a croce greca con 108 colonnine romaniche e raccoglie le reliquie di Santa Giustina, santa alla quale era dedicata la prima cattedrale cittadina, crollata in seguito ad un terremoto nel 1117. Il duomo fu proprio costruito sulle macerie del preesistente luogo di culto.
singole e doppie, finemente arredate corredate in ogni
1931
dettaglio per rendere più piacevole il vostro soggiorno e più agevoli i vostri viaggi di lavoro. Ciascuna è fornita di climatizzatore e riscaldamento individuale, TV LCD con programmazione Mediaset Premium, frigobar e telefono diretto con possibilità di connessione Internet. La colazione è internazionale a cui è possibile aggiungere il servizio di ristorazione. Inoltre è possibile usufruire del servizio di segretariato, lavanderia e sturatura. L'hotel inoltre è provvisto di bar con possibilità di servizio in camera, un garage interno e un piazzale esterno.
Per maggiori informazioni: http://www.hotelcitypc.it/offerte.php
1514
1122/1223
1984
1568
1281
Tre sono le collezioni che arricchiscono il percorso di visita del Museo di Storia Naturale: zoologica, mineralogica e botanica.
Le collezioni comprendono un cospicuo numero di esemplari che in parte furono lasciati in eredità al museo dal Regio Istituto Tecnico (l’attuale Istituto “Romagnosi”) e in parte sono il frutto del lavoro di raccolta e classificazione di studiosi e appassionati quali il professore Giacomo Trabucco per quanto riguarda le rocce, i minerali, i fossili, gli animali e le piante; il medico e ornitologo Edoardo Imparati per quanto concerne l’ampliamento della raccolta degli uccelli; gli studiosi di flora del piacentino Parmigiani e Pavesi, infine, per gli erbari.
Nella sezione di Botanica del Museo spicca la “Flora Italia Superioris”. La raccolta consiste in una collezione di 1.253 esemplari “essiccati” raggruppati in 14 cartelle. Nella sezione mineralogica del Museo sono conservate 380 rocce differenti provenienti ad terreni nostrani e non, dell' Appennino e della pianura, fino al Po Nella parte dedicata a lla zoologia si contano 233 specie catalogate senza contare i 100 esemplari di uccelli
Palazzo Farnese, importante edificio la cui costruzione venne iniziata nel 1568 su desiderio di Ottavio Farnese (secondo duca di Parma e Piacenza) e di sua moglie, Margherita d'Austria, figlia di Carlo V di Spagna. Il progetto iniziale venne elaborato da Francesco Paciotto da Urbino e il cantiere fu affidato ai maestri murari Giovanni Bernardo Dalla Valle, Giovanni Lavezzari e Bernardo Panizzari detto il Caramosino. Il progetto venne poi modificato nel 1589, quando l'architetto Jacopo Barozzi detto Il Vignola, ne prese parte, modificandone l'alzata. Purtroppo il palazzo non venne terminato infatti i lavori subirono una lunga pausa nel 1568 per mancanza di fondi e per assenza di una direzione competente ma anche per il disinteressamento di Margherita d'Austria. Soltanto nel 1588 riaprirono i cantieri su interesse di Alessandro Farnese e dei figli Ranuccio I Farnese (1670), e Ranuccio II Farnese (1690) che si adoperarono ad ornare sale con splendide decorazioni e arredamenti preziosi. Purtroppo dal 1731, anno di decesso dell'ultimo duca della dinastia Farnese, inizia un lungo periodo di decadenza che terminò solo nel 1909 quando iniziarono le prime opere di restauro. Al giorno d'oggi ospita varie rassegne culturali ed è sede del Museo Civico.
il Palazzo Comunale, anche detto il Gotico, fu edificato nel 1281 per volere di Alberto Scoto, reggente guelfo della città. Avrebbe dovuto essere quadrangolare secondo il progetto, ma l'opera rimase incompiuta per lo scoppio di una grave pestilenza. A causa della depressione economica causata dalla peste il progetto fu interrotto e venne realizzato solo il lato nord. Grande esempio di architettura civile dell’epoca, ricalca lo stile dei broletti lombardi e si caratterizza per la merlatura a coda di rondine, la cornice ornata da archetti, la torretta centrale che racchiude il campanone oltre a due torrette laterali. Il lato lungo è provvisto di cinque arcate i cui archi sono a sesto acuto. E’ finemente ornato in marmo rosa nella parte inferiore ed in cotto decorato a motivi geometrici in quella superiore. Archi a pieno centro con snelle trifore caratterizzano il piano superiore. Il rosone sovrasta il lato corto, a tre arcate. Nel salone architravato, abbellito da raffigurazioni pittoriche, si tengono conferenze o eventi particolari quali le mostre.
Stadio Hotel
Un salotto elegante ed esclusivo nel cuore del centro storico della città, a due passi dalla celebre Piazza Cavalli e dal Teatro Municipale: il Grande Albergo Roma è il simbolo della tradizione alberghiera di Piacenza. L’hotel offre un servizio impeccabile, in un ambiente accogliente e finemente arredato con mobili di pregio. Agevolmente accessibile, l'Albergo Roma è situato a soli 30 minuti da Milano e dall’aeroporto di Linate. Un ampio parcheggio custodito, con accesso diretto dalla hall dell’albergo, è a disposizione dei clienti. Camere singole spaziose, pulite, con buona biancheria e buoni prodotti per la pulizia quotidiana.
Colazioni internazionali abbondanti,con ampia scelta. Torte fatte in casa, macedonie fresche e molto altro.
Per saperne di più visita il sito:
http://www.grandealbergoroma.it/it/intro.php
Situado a 500 metri dallo stadio Garilli di Piacenza, lo Stadio Hotel è una moderna proprietà dotata di parcheggio, connessione Wi-Fi gratuita e di ottimi collegamenti autobus per il centro città, situato a 3 km di distanza.Tutte le camere comprendono eleganti pavimenti in parquet, aria condizionata regolabile autonomamente, una TV LED con canali satellitari e un bagno privato con doccia. Al mattino vi attende una colazione a buffet continentale. Potrete inoltre gustare liquori e vini locali al bar e usufruire dei distributori automatici di bevande calde. Lo staff multilingue della reception operativa 24 ore su 24 sarà lieto di organizzare per voi gite a Piacenza e nell'area circostante e di consigliarvi i migliori ristoranti.
PARMA
Terra di artisti, poeti e pittori, città di aristocratiche tradizioni, raffinatezza di vita sociale e fervore di multiformi interessi culturali. lo sviluppo dell'arte e delle istituzioni cittadine contribuirono a definire Parma "l'Atene d'Italia".
Parma è sede dell'Orchestra Sinfonica dell'Emilia-Romagna "Arturo Toscanini" e di un Conservatorio musicale Inoltre è presente l'unica orchestra italiana da camera stabile, composta interamente da strumenti a fiato. Già nell' antichità, sensibile all'importanza sociale di quest'arte, la corte farnesiana si occupo' di favorire l'insegnamento della musica ai principi e ai paggi. Nel 1757 venne istituita la Reale Scuola di Ballo.
Qualche anno più tardi, si creò la La Reale Scuola dei Cantanti . La musica ha quindi sempre avuto un ruolo importante per la città ma la vera cultura musicale si afferma tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento.Parma divenne infatti un vero e proprio laboratorio per lo sviluppo della musica e del ruolo dell’orchestra in particolare.
In onore al Maestro Niccolò Paganini oggi sorge, a due passi dal centro e su progetto dell'architetto Renzo Piano, un auditorium da 780 posti dotato di sofisticati impianti tecnologici ed acustici che ne assicurano la massima funzionalità.
Ferrara
I Piatti Tipici di Parma
B&B Rubra
Residence Cavour
Chiacchiere
Spongata
Scarpette di Sant'Iario
Torta Maria Luigia
Tortelli dolci (vedi foto)
L' accogliente Residence Cavour è una tenuta elegante e moderna situata a Parma, nella piazza centrale di Piazzale Salvo d'acquisto.
Posizione strategica, servizi eccellenti e puliti appartamenti danno luogo ad un'offerta di alto livello, ideale per tutti i tipi di clienti: famiglie e uomini d'affari, coppie o single, ma soprattutto per gli studenti
Il residence dispone di 27 appartamenti bilocali, 21 dei quali con cucina open space affacciato sul salone e 6 di loro con un angolo cottura separato.
Tutti gli appartamenti sono dotati di wi-fi in ogni camera, un servizio estremamente importante che vi farà sentire a casa e che vi permetterà di lavorare comodamente dal vostro appartamento o per connettersi con gli amici e la famiglia.
Ulteriori servizi sono la lavanderia e stireria aree comuni, che sono molto utili per coloro che prenotano un soggiorno medio-lungo.
Inoltre, il parcheggio coperto e parcheggio del residence sono progettati per essere facilmente raggiungerci in auto e hanno un posto sicuro per mantenerlo.
Tutti gli appartamenti dispongono di angolo cottura completamente attrezzato, telefono diretto, TV color, biancheria e servizi di pulizia.
Inoltre è presente un deposito di biciclette a disposizione degli amanti del fitness e per chi preferisce andare in ufficio, a scuola, in giro per Parma in bicicletta.
E per coronare il tutto, la proprietà è ambiente e natura amichevole, come esso è alimentato da energia rinnovabile.
Inserito nel cuore della Parma vecchia, Rubra offre un lussuoso alloggio, che unisce la tranquillità del suo giardino privato alla vivacità delle strade del centro storico.
Al vostro arrivo saremo a vostra disposizione per presentarvi i numerosi servizi gratuiti e per darvi informazioni turistiche o più generali sulla città.
Servizi gratuiti:
- Mappa del centro cittadino
- Prenotazione, su richiesta, dei migliori ristoranti in città e provincia
- Internet wi-fi
- TV con DVD
- Deposito bagagli
- Rientro libero durante il soggiorno
- Terrazzo e giardino privati a completa disposizione degli ospiti (relax, lettura, solarium)
- Ampia camera da letto con angolo lettura, tavolino e sedie, climatizzatore indipendente.
- Cambio completo della biancheria settimanale e pulizia dei locali quotidiana
- Bagno ensuite con finestra, rifornito di saponi, shampoo e asciugacapelli
- Uso Cucina
L'ingresso della nostra casa si trova in una delle principali vie del centro storico, ma i nostri alloggi si affacciano sul giardino privato interno silenzioso e riservato.
Trippa alla parmigiana
Punta al forno ripiena (vedi foto)
Pesto di cavallo
Vecchia col pesto di cavallo
Stracotto
Bollito misto
Armoniosamente circondato dalla verde cornice del Parco Ducale, l’imponente palazzo voluto da Ottavio Farnese nel 1561 e costruito su progetto del Vignola, spicca con il suo tipico “giallo Parma” per imponenza e bellezza .
L’aspetto attuale però è frutto di vari rifacimenti ad opera sia del Bibiena che, nel 1767, di Ennemond Petitot.
È grazie agli interventi del Petitot che viene eliminata la grande scala doppia con grotta centrale che ornava l’ingresso e viene conferito al palazzo un aspetto più classicheggiante.
I numerosi affreschi che arricchiscono l’interno, sono opera di importanti artisti che tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo vi si dedicarono: Cesare Baglioni, Benigno Bossi, Jacopo Bertoia, che dipinse scene tratte dall’Orlando Furioso. Inoltre, Tiarini, Agostino Carracci e Gian Battista Trotti affrescarono rispettivamente la Sala di Erminia, la Sala dell’Amore e la Sala delle Leggende.
Il palazzo ospita attualmente la sede di rappresentanza dell’Authority Alimentare Europea.
I primi corpi di fabbrica del Palazzo del Governatore furono innalzati nel 1283: l’edificio si presentava inizialmente suddiviso in due parti separate dal vicolo di San Marco. I paramenti esterni, in cotto, sono riconducibili al più tardo stile romanico testimoniato in città. Ad un porticato a piano terreno dovevano corrispondere due ordini di finestre bifore e trifore, e un’alta merlatura alla sommità. Il complesso fu sede del Capitano della città e, in seguito, del Governatore, dell’Uditore Civile e di altri magistrati comunali. Il Palazzo, che nel corso del tempo ospitò anche i legati papali inviati con funzione di governo, mantenne l’antica configurazione architettonica sino all’epoca farnesiana, allorché, dopo il 1606, fu oggetto di un primo intervento di ristrutturazione che portò alla formazione del voltone sopra Vicolo san Marco e alla costruzione, sul medesimo, di una torre civica che venne edificata nel 1673 dall’ingegnere piacentino G. B. Barattieri. Come molti palazzi affacciati su Piazza Grande, anche questo dovette conoscere nei secoli modifiche e riattamenti. In facciata l’immagine cinquecentesca della Vergine incoronata, dipinta da J. Zanguidi detto il Bertoja , venne sostituita dalla scultura dedicata dal Consiglio degli Anziani avente stesso soggetto, opera dello scultore J. B. Boudard. La facciata nel frattempo era stata rettificata e unificata in un contenuto stile “alla francese” da E. A. Petitot, mediante una serie di elementi decorativi quali il cornicione marcapiano e l’ornamento delle finestre. Nel 1829, su commissione della Duchessa Maria Luigia, furono realizzate le grandi meridiane della facciata per mano di L. Ferrari e L. Pazzoni. Il Palazzo del Governatore ha mantenuto nel tempo il suo carattere di edificio pubblico (fino a pochi anni fa ha anche ospitato alcuni uffici comunali), e riporta in facciata, all’angolo con l’attuale via Cavour, l’immagine del mattone di Parma, l’unità di misura alla quale dovevano rifarsi nel Medioevo fornaciai e costruttori.
Nel gennaio 2010, dopo accurato restauro, il Palazzo è stato riaperto al pubblico divenendo la principale sede espositiva della città di Parma. Deputato ad ospitare essenzialmente mostre di arte contemporanea, l'inaugurazione è avvenuta con Nove100, che ha esposto più di settecento opere della collezione dello CSAC di Parma.
Bomba di riso
Gnocchi di patate
Tortelli d'erbetta (vedi foto)
Anolini di Parma
Tortél Dóls di Colorno
Tortelli di patate,
Tortelli di zucca
Riz e tridura
La genialità e la cultura del grande architetto e scultore Benedetto Antelami si rileva a pieno nel Battistero da lui progettato in forma di ottagono in marmo rosa di Verona, con un alternarsi di tre portali con rispettivi architravi e lunette, ricchi di riferimenti teologici e rappresentazioni simboliche tipiche dell’iconografia medievale.
Corre tutt’attorno lo zooforo: una serie di formelle scolpite con animali fantastici e reali, simboli delle idee della vita e della natura nel Medioevo. L’interno presenta linee slanciate grazie ai sedici costoloni che si irradiano verso la volta ogivale.
Al centro sorge la grande vasca battesimale ad immersione risalente alla fine del XIII secolo. Sempre all’interno il ciclo dei mesi e delle stagioni e i rispettivi segni zodiacali scolpiti dall’Antelami. Nella cupola si ammira uno splendido ciclo di pitture a tempera della seconda metà del XII secolo.
Torta Fritta (nella foto)
Prosciutto di Parma
Salame di Felino
Spalla cotta
Parmigiano reggiano
Funghi di Borgotaro
Culatello di Zibello
Lambrusco
Fontana
1561
1283
1196
1760
HOTEL
1450 ca.
XII secolo
Casa della Musica
L'allestimento attuale del Museo risale al 1965. Nell'ala che sostituirà l'edificio della Cavallerizza, distrutto nell'ultimo conflitto mondiale, è in progetto la realizzazione di laboratori tecnici e didattici e di nuovi spazi espositivi.
Al primo piano, oltre ai materiali veleiati e alle collezioni acquistate nell'Ottocento, sono esposti i marmi dalla raccolta Gonzaga e da quella dei Farnese. Si segnalano tra questi ultimi la testa di Zeus proveniente, come i colossi in basanite esposti in Pinacoteca, dagli scavi di Francesco Farnese sul Palatino, nonché una splendida replica dell'Eros di Prassitele. Notevoli tra i pezzi della collezione egizia il rilievo del dignitario Amenemone; tra i vasi greci, una kylix di Oltos (520-510 a.C.) Oltre alla celebre Tabula alimentare traianea, ricomposta da numerosi frammenti, tuttora la più grande iscrizione su bronzo giunta a noi del mondo romano, che elenca, con intenti pubblicitari, i nominativi di proprietari fondiari del Veleiate e di territori confinanti che sostengono finanziariamente la politica umanitaria imperiale, sono esposti nella sezione dedicata a Veleia una tavola della lex de Gallia Cisalpina, sulle competenze giudiziarie dei magistrati operanti nella provincia, le dodici statue del ciclo giulio-claudio, iscrizioni, suppellettile bronzea e bronzi figurati, tra cui un ritratto di giovane donna, forse la Baebia Basilla di un'iscrizione, uno dei migliori esempi dell'espressione figurativa italica all'inizio dell'età augustea. pianoterra sono situate la sezione pre e protostorica, con i materiali provenienti dagli insediamenti dell'età del bronzo (terramare) del Parmense e il complesso funerario della seconda età del ferro da Fraore; quella dedicata a Parma e al suo territorio in età romana, con le sculture dal foro e dal teatro, i marmi architettonici, le iscrizioni e i monumenti funerari, i bronzi, i mosaici e le oreficerie tardoantiche dal ripostiglio scoperto nel gettar le fondamenta del Teatro Regio. Accanto a queste ultime trovano posto gli ori longobardi dalla sepoltura principessa di borgo della Posta.
Costruito verso la metà del Quattrocento dai Cusani, l'edificio è collocato in pieno centro a Parma, di fronte alla Chiesa di S.Francesco. Nel 1612 il marchese Galeazzo Cusani donò l’edificio al Comune di Parma, che provvide alla ristrutturazione sistemando le attuali colonne di marmo nel chiostro e successivamente destinandone l'uso a sede dell’Università, che vi rimase fino al 1768.
Dieci anni dopo il duca Ferdinando di Borbone trasferì l'Università in altra sede e destinò Palazzo Cusani a sede della Zecca del Ducato.
Nel 1820 la duchessa Maria Luigia smantellò la sede della Zecca trasferendo a Palazzo Cusani il Tribunale Giudiziario, completando così il polo carcerario ricavato nel vicino complesso sconsacrato di San Francesco.
Nel 1924 il Tribunale Civile e Penale venne trasferito nel palazzo della Corte d’Appello e Palazzo Cusani divenne sede di una scuola secondaria inferiore.
La scuola rimase ospitata a Palazzo Cusani fino al 1983, quando il terremoto del novembre di quell'anno ne rovinò la struttura obbligandone la chiusura.
L'anno seguente iniziarono i lavori di consolidamento, che comportarono danneggiamenti di alcune parti di pareti dipinte.
Oggi, Palazzo Cusani è il luogo dedicato al mondo della musica: qui trovano nuova sede l'Archivio Storico del Teatro Regio, l'Istituto Nazionale di Studi Verdiani e il CIRPM, Centro Italiano Ricerca Periodici Musicali. Inoltre palazzo Cusani ospita un Museo Multimediale, articolato in un percorso espositivo interattivo dedicato alla storia, dal XVIsecolo sino ai giorni nostri, del teatro dedicato alla musica di Parma. il Palazzo è sede anche di un auditorium di un centinaio di posti,completo di caffetteria, e di una grande Sala di Rappresentanza, di circa duecento posti, dedicato a ospitare incontri musicali, convegni o presentazioni. Infine in questo palazzo ci sono una Biblioteca e una Mediateca con possibilità di consultazione pubblica dei cataloghi e delle banche dati on-line, files audio e video, siti internet, e un ricco patrimonio librario dedicato a temi musicali.
La Cattedrale di Parma è opera di maestri centro-lombardi ed è stata completata dopo una serie di ricostruzioni e ristrutturazioni, nel secolo XII.
La decorazione dell’interno, a croce latina, è opera di scuola manierista emiliana.
La grande cupola che si innalza sopra al presbiterio è opera del Correggio, che realizzò questo ciclo di affreschi, ispirato al tema dell’assunzione della Vergine, tra il 1526 e il 1530.
L’illusionismo prospettico dato dal vorticoso moto che sembra aspirare verso l’alto le schiere di figure attorniate alla Vergine, a cui è dedicata la cattedrale, rappresentò per l’artista emiliano il raggiungimento dei più alti livelli espressivi. Tra le opere scultoree conservate all’interno si possono ammirare la Deposizione di Benedetto Antelami, mentre nella cripta sono visibili frammenti di mosaici risalenti all’epoca paleocristiana.
Torino Hotel è un confortevole hotel, si trova nel centro storico della città, di fronte al Royal Theatre, a 200 metri dal Duomo di Parma e dal Battistero, vicino alla stazione ferroviaria di Parma e la centrale Piazza Garibaldi.
La posizione centrale dell'hotel e il suo servizio di alta qualità rendono l'Hotel Torino uno dei migliori alberghi di Parma.
Gli interni e le aree comuni dell'Hotel Torino di Parma sono caratterizzati dall'atmosfera calda e accogliente, dove la massima attenzione è data ai dettagli nell'arredamento e nel servizio offerto.
Hotel Torino comunica l'energia dei giovani proprietari e la fiducia del personale di molti anni di esperienza nel settore dell'ospitalità: l'albergo è pronto a soddisfare le esigenze degli ospiti.
l caloroso benvenuto che riceverete al Torino Hotel vi farà sentire a casa e rendere il vostro soggiorno piacevole e rilassante, per farvi scoprire la storia della città con il suo famoso Teatro Regio, il Battistero, la Cattedrale, la vecchia farmacia "Farmacia di San Giovanni" e la Chiesa e l'Università di Parma. L'hotel mette a disposizione 39 camere, arredate con semplicità, calore ed eleganza. Le camere sono tutte diverse, ogni camera ha il proprio stile e caratteristiche.
L'ampia disponibilità di camere e servizi rende l'hotel una soluzione ideale per tutti i viaggiatori: i viaggiatori di affari o di piacere, coppie in vacanza, famiglie con bambini
Situato in posizione tranquilla nel pieno centro storico di Parma, Scognamiglio di Piacenza. L'hotel è dotato di un design moderno e all'avanguardia, pur avendo mantenuto un'atmosfera accogliente e rilassata.
Il Savoy Hotel è situato a pochi passi dalle principali attrazioni della città. In un raggio di 400 metri troverete la Cattedrale, il Battistero, il teatro Regio, il palazzo della Pilotta, il Giardino Ducale, il Municipio e la sede dell'EFSA, e tutte le principali vie dello shopping. A 1800 metri lo stadio del Parma Calcio Tardini, la sede centrale dell'Università di Parma, piazza Garibaldi, l'Auditorium Paganini.
La struttura, viene considerata come uno dei fiori all'occhiello del capoluogo di provincia per cortesia, eleganza, posizione e rapporto qualità/prezzo .
Al pian terreno,viene servita la prima colazione in un' area riservata. Per la prima colazione, l'hotel presenta una colazione internazionale di qualità.
completa di prodotti genuini sempre freschi per accontentare i diversi gusti e le diverse abitudini culturali: croissant, dolci, crostate, marmellate, uova, salumi, formaggi.
(vedi foto)
Secondo la tradizione, la chiesa di San Paolo risale al X secolo. E’ certo che essa fu ricostruita nelle forme attuali dopo il terremoto del 1570, su progetto dall’architetto Alberto Schiatti. A fianco della chiesa esiste ancora l’ex convento, con due eleganti chiostri.
L’interno del tempio conserva affreschi e pregevoli dipinti di vari secoli, soprattutto dal XVI al XVII: per questo motivo, la chiesa è considerata un “museo” degli artisti ferraresi del tardo Rinascimento. Nella navata sinistra spiccano,in particolare: La discesa dello Spirito Santo dello Scarsellino, nonché La Resurrezione e La Circoncisione del Bastianino. Nella navata destra si possono ammirare: La nascita di San Giovanni Battista di Scarsellino, e L’Annunciazione di Bastianino. Nel transetto destro, sotto l’organo, è il San Girolamo di Girolamo da Carpi. Di Domenico Mona sono L’adorazione dei Magi dietro l’altar maggiore e La conversione e La decollazione di San Paolo, ai lati del presbiterio. Nel catino absidale si ammira Il ratto di Elia, di Scarsellino, un affresco che aprì una nuova stagione nella pittura italiana. A seguito di alcuni saggi sulla parete est del primo chiostro, nel corso dei primi anni Novanta, sono venuti in luce vari affreschi della vecchia Chiesa di San Paolo, miracolosamente sopravvissuti al terremoto e quindi alla ricostruzione del 1570. Le opere sono visibili da alcuni spazi di risulta, posti dietro alle cappelle absidali della navata destra
Pampepato
Mandorlini del ponte (vedi foto)
Raviole
Topino
Brazadèla
Torta tenerina
La persicata
La salamina da Sugo (vedi foto)
Salame all'Aglio
Salama da Tai
Salame "Zia Ferrarese"
Cotechino
Acquadella Marinata
Anguilla
Vongole
Pesce azzurro
XVII sec.
1385
Caplit
Pasticcio di maccheroni (vedi foto)
Cappellacci
Lasagne Pasticciate
Paparùcia
Mariconda
Gratìn
Zuppa di Ortica
Risotto all'ortica
Maccheroni di patate
Risotto all'anatrita selvatica
Pinzini (vedi foto)
Cestino di Zucca
Tortino di Carote
Sformatino di Broccoli
Sauvignon
Merlot
Zabaione all' uovo
Coppia
X sec.
1964
1391
1484
La nascita del Museo risale al 1964, anno del trasferimento dell'ex Istituto di Geologia da Via Previati all'attuale sede del Palazzo Turchi di Bagno
Il Museo fu vetrinarealizzato dal Prof. Piero Leonardi, geologo, paleontologo e naturalista veneziano, titolare dal 1949 della prima cattedra di geologia dell'Ateneo di Ferrara.
Amante della museologia come fonte inesauribile di conoscenza, Leonardi vide nelle collezioni dei reperti geologici, paleontologici e preistorici strumenti indispensabili per la didattica delle Scienze della Terra, Naturali e dei Beni Culturali.
I materiali che compongono le diverse collezioni del Museo sono frutto di un'intensa attività di raccolta: gli acquisiti furono contenuti, gli scambi invece numerosi e condotti con notevole abilità. Inoltre, collaboratori e studenti, ad ogni escursione e di ritorno dai vari congressi, portavano in Istituto rocce e fossili. Il Professor Leonardi stesso, raggiunta l'età del fuori ruolo, donò al museo la sua collezione privata.
La sezione espositiva, occupava originariamente anche parte del piano terra. La necessità di aumentare gli spazi dedicati ad aule e laboratori, dovuta all'aumento degli studenti universitari e del corpo docente, ha portato successivamente ad una serie di ristrutturazioni.
Mentre la sala di Paleontologia dei Vertebrati continua ad occupare il grande salone del piano nobile, quella della Preistoria, conserva la propria localizzazione originaria.
Infine, le due sezioni di Paleontologia degli Invertebrati e Geologia storica, sono state trasferite in due piccole stanze del piano nobile.
L'iniziale esposizione era essenzialmente mirata alla didattica universitaria. Tuttavia, già alla fine degli anni '70 l'aumentato interesse per le discipline naturalistiche nella scuola ha portato ad una continua e crescente richiesta di fruizione del Museo. Da allora, l'organizzazione di visite guidate rivolte alle scuole coinvolge annualmente migliaia di alunni.
Il Palazzo sorge in Via delle Scienze. Eretto nel 1391 per volontà di Alberto V d'Este, l’edificio era tanto sontuoso che quando l'imperatore orientale Giovanni Paleologo venne ad assistere, nel 1438, al Concilio Ecumenico tenuto a Ferrara (ma poi concluso a Firenze), fu alloggiato proprio in questo Palazzo. Il Palazzo ebbe in seguito diversi proprietari finché, nel 1567, il cardinale Ippolito II d'Este lo affittò al Magistrato dei Savi, per trasferirvi tutte le facoltà universitarie. Nel 1586 il Comune acquistò definitivamente l'immobile.
Alla fine del XVI secolo iniziarono radicali lavori di trasformazione, con lo spostamento del prospetto da Via Gioco del Pallone a Via delle Scienze, e la costruzione della torretta con orologio e del portale di marmo. Nel 1753 fu qui fondata la Biblioteca Civica, poi intitolata all'Ariosto. Nel 1963 la sede dell'università fu spostata e il Palazzo rimase sede della Biblioteca, che conserva preziosi manoscritti, incunaboli, codici miniati, cimeli dell'Ariosto e di altri famosi scrittori.
All'interno i restauri hanno riportato alla luce decorazioni del Seicento, del Settecento e dell’Ottocento, restituendoli al primitivo splendore, ed hanno anche consentito di riscoprire tratti notevoli di affreschi più antichi. Di particolare interesse sono la tomba dell'Ariosto, disegnata dall'Aleotti nel 1612, il grandioso scalone d'onore ed il Teatro Anatomico, entrambi del XVIII secolo.
La casa si trova proprio in Via Ariosto ed è qui che il poeta trascorse i suoi ultimi anni di vita, mentre terminava “l'Orlando Furioso” pubblicato in edizione definitiva nel 1532, anno precedente alla sua morte. Lo scrittore si trasferì a Ferrara nel 1484 e qui svolse i suoi studi, lavorò anche per il cardinale Ippolito d'Este, fratello del duca Alfonso I, fu poi allontanato per qualche anno per incarichi di lavoro e poi tornò definitivamente a Ferrara.
Sul marcapiano della casa è iscritta la frase: “parva sed apta mihi, sed nulli obnoxia sed non sordida, parta meo sed tamen aere domus” (piccola ma adatta per me, a nessuno soggetta e fatta col mio denaro). La casa fu venduta a metà del Settecento al municipio di Ferrara dai discendenti dell'Ariosto e fu restaurata agli inizi dell'Ottocento. All'interno la casa appare spoglia: rimane solo qualche tavolo e qualche sedia, ma nel visitarla è suggestivo il pensiero di un grandissimo poeta che lì ha scritto un capolavoro immortale della letteratura italiana
L'Hotel San Romano sorge in un edificio antico ristrutturato, nel centro di Ferrara, nel quartiere ebraico, a 500 metri dalla famosa Cattedrale e dal Castello Estense medievale.
Le camere sono tutte climatizzate e dotate di TV a schermo piatto, moderni arredi in legno chiaro e bagno privato con set di cortesia gratuito.
Ogni giorno vi attende una colazione a buffet dolce a base di bevande calde, cereali e succhi di frutta. Troverete inoltre numerosi ristoranti e caffetterie specializzati in piatti italiani regionali e tradizionali.
L'esclusivo Palazzo dei Diamanti dista soli 15 minuti a piedi dalla struttura, mentre a 50 metri ferma un autobus da/per la Stazione Ferroviaria di Ferrara. Infine, l'Aeroporto di Bologna è raggiungibile in 35 minuti di auto.
L'Hotel Orologio è un nuovissimo albergo situato nel cuore della città che offre comodità e prestigio di livello internazionale. Tutto questo grazie ad un' attenta e raffinata progettazione ed a un servizio esclusivo, attento e professionale. Una calda accoglienza e una simpatica cortesia vi faranno compagnia. La struttura è stata pensata per offrire un'accoglienza al passo con la crescita turistica, culturale ed economica di Ferrara,
Situato lungo la cerchia delle antiche mura e vicino all'approdo turistico lungo un ramo del fiume Po, è di facile accesso dall'autostrada, a poche centinaia di metri dalla stazione e dal centro storico, per raggiungere il quale avete gratuitamente a disposizione delle nuovissime biciclette. L' hotel offre numerosi servizi a vostra completa disposizione:
•Autonoleggio con autista per qualsiasi meta da e per l'aeroporto di Bologna (su richiesta)
•Biciclette moderne per rapidi spostamenti cittadini o piacevoli gite
•Centro benessere convenzionato con massaggi, solarium, make-up e trattamenti corpo(su richiesta)
•collegamento WI-FI
•accesso disabili
•welcome dog
•Sale riunioni attrezzate con capienza fino ad 70 persone
•Possiamo organizzare per voi:
- cene e pranzi aziendali
- cerimonie
- cocktail party,
- light lunch,
- cene e pranzi a buffet
Reggio Emilia
Reggio Emilia ha sempre avuto buoni rapporti con l'Africa. già negli anni sessanta, prima come solidarietà sanitaria e in seguito come rapporto di cooperazione decentrata . Negli anni settanta Reggio ha avuto un ruolo di primo piano a livello internazionale nella promozione dei movimenti di lotta al colonialismo e alla segregazione razziale.
Nel 1975 sindaco Renzo Bonazzi firma il patto di amicizia e cooperazione culturale con la città di Pemba in Mozambico. Il leader mozambicano Samora Machel verrà ospitato diverse volte nella città. Nel 1977 la città di Reggio Emilia siglò un "patto di solidarietà" con il movimento anti-apartheid dell'African National Congress, un movimento di liberazione per la creazione di un Sudafrica unito e democratico . Nel 1978, in occasione dell'anno internazionale contro l'Apartheid, a Reggio Emilia ebbe sede la "Conferenza Nazionale di solidarietà per l'indipendenza e la sovranità dei popoli dell'Africa Australe contro il colonialismo, il razzismo e l'apartheid". Al Teatro Municipale Valli intervennero: Oliver Tambo, presidente dell'Anc, Sam Nujoma, presidente della Swapo della Namibia e Iosian Chinamano, per il Patriot Front dello Zimbabwe.
Nel 1978,il Comune di Reggio Emilia pubblicò l'edizione in lingua italiana dell'organo ufficiale dell'African National Congress. Sempre la tipografia comunale pubblicò il primo libro di Nelson Mandela tradotto in lingua italiana "La lotta è la mia vita". Queste pubblicazioni sono ora conservate nelle sezioni storiche delle biblioteche di tutto il mondo. Nel 1985, in occasione della II Conferenza internazionale dell'Anc svoltasi in Zambia, la città di Reggio Emilia venne dichiarata "forza costituita contro il regime dell'Apartheid".
Reggio Emilia negli ultimi decenni ha accolto grandi leader e personalità del mondo africano: Sam Nujoma, Marcelino Dos Santos, Joaquim Chissano, Albertina Sisulu, Steven Gawe, Miriam Makeba. Il 10 maggio 1994 la città di Reggio Emilia è stata invitata alla cerimonia di insediamento di Nelson Mandela alla presidenza del Sudafrica.
Il ruolo di cooperazione internazionale di Reggio Emilia è riconosciuto ai più alti livelli, in particolare dal sito del Ministero degli Affari Esteri italiano.
Bologna
L'Hotel Papillon offre proposte vantaggiose soprattutto per le aziende, con possibilità di pernottamento e prima colazione in comode camere doppie o triple
35 posti letto a disposizione per dodici mesi d'accoglienza, gestiti all'insegna dell'ospitalità tipica dell'Emilia Romagna.
Ogni camera è fornita di TV, Aria Condizionata, Balconcino privato, Bagno con doccia e finestra, Wi-Fi gratuito.
I servizi dell’Hotel Papillon sono rivolti soprattutto alle necessità di chi viaggia per lavoro: garantisce infatti la colazione a partire dalle 6.30, o altro orario da stabilirsi col cliente.
La colazione fornita è ricca, a buffet, con brioche fresche di pasticceria, gustose torte preparate da noi seguendo le ricette tradizionali delle nostre colline, succhi di frutta, caffè espresso, cappuccino o altra bevanda calda a scelta.
Per chi vuole terminare la giornata con buona cena, poi, possiamo consigliare diverse alternative, ristoranti e pizzerie facilmente raggiungibili anche con una semplice passeggiata dove poter gustare i prodotti tipici e i sapori dell’ottima cucina emiliana.
Strategica la nostra posizione per chi arriva dai Poli Fieristici di Parma e Reggio, in quanto siamo raggiungibili in tempi brevi e distiamo pochi km dal nuovo casello autostradale Campegine
Questo Hotel consigliato anche per chi volesse soggiornare in cerca di piacevoli momenti di relax e per scoprire gli splendidi luoghi della Val d’Enza, ricchi di storia e importanti dal punto di vista paesaggistico: distiamo infatti solo pochi km dai Castelli di Canossa, Rossena, Torrechiara, Fontanellato, Bardi, Reggia di Colorno e dall’ Appennino Tosco Emiliano.
Il B&B "La Casa degli Aceri" è situato in zona pedecollinare, crocevia di percorsi culturali (il Circuito dei Castelli Matildici) ed enogastronomici (la Strada dei Vini e dei Sapori).
Da qui, infatti, in pochi minuti è possibile raggiungere sia luoghi d'interesse storico-artistico (come i castelli del Bianello, di Canossa, di Rossena, di Montechiarugolo e la Rocca di Montecchio Emilia) sia luoghi di produzione e degustazione di prodotti tipici locali.
Data la felice posizione, sono di sovente praticati sport a contatto con la natura (golf, passeggiate a piedi, in bicicletta, a cavallo...)
Il Bed & Breakfast è a conduzione familiare, situato in una casa colonica completamente ristrutturata sviluppata su due piani, dei quali il piano terra interamente dedicato ai nostri ospiti.
Offriamo un alloggio in tre confortevoli camere da letto:
una matrimoniale con bagno privato e due doppie con due bagni in comune.
L'accogliente Sala del Camino, con vista sul giardino, sarà il luogo in cui serviremo le nostre colazioni con prodotti preparati in casa dalla nostra cuoca Francesca.
Nei giorni soleggiati saremo lieti di servirvi la colazione in giardino.
Per concludere in relax la giornata, vi proponiamo un viaggio nella "storia" della nostra famiglia (fatta di cavalli, carrozze, viaggi...) o la lettura di un buon libro allietata dall'ascolto di ottima musica nella nostra Sala di Lettura.
Disponiamo inoltre di un ampio parcheggio.
Per maggiori informazioni visita il sito:
http://www.lacasadegliaceri.it/home.php
L'edificio della Galleria Parmeggiani, ad angolo su Piazza della Vittoria, viene acquistato e fatto riprogettare ad Ascanio Ferrari da Luigi Parmeggiani e Luca Parmeggiani, al suo ritorno a Reggio Emilia nel 1924. L'edificio, pronto intorno al 1928, mostra guglie e decorazioni gotiche tipico di uno stile eclettico neomedievale. Il portone spagnolo-moresco del XV secolo, collocato sulla facciata principale, proviene dal palazzo Morel di Valencia. Nella pianta, nella facciata e nel salone d'ingresso il palazzo vuole ricordare le oreficerie Marcy di Parigi.
La collezione raccoglie principalmente tre nuclei di collezioni differenti di provenienza francese:
una collezione di falsi ottocenteschi di armi e artigianato artistico dell'oreficeria Marcy di Parigi;
dipinti e mobili dalla collezione del pittore - antiquario Leon Y Escosura tra i quali vanno segnalati: il "Cristo Redentore" di Domenikos Theotokopoulos detto El Greco, una tempera quattrocentesca del pittore Jacomart, un dipinto di Andrea Celesti, una tempera di Giovanni di Ser Giovanni detto Lo Scheggia ed altri fondi oro spagnoli. Tessuti e costumi originali (XVI-XVIII secolo) provenienti dalla stessa collezione;
parte della produzione pittorica di Cesare Detti (1848 - 1919) , collega dell'Escosura e padre di Anna Detti, quindi suocero di Parmeggiani, a cui è dedicata una sala.
Ad esse si aggiungono pezzi marginali aggiunti da Luigi Parmeggiani.
La storia della composizione della collezione è difficilmente scindibile dalla storia personale dello stesso Parmeggian
Il Tempio della Beata Vergine della Ghiara, denominato spesso Basilica della Madonna della Ghiara, è uno dei più importanti edifici del luogo e trova collocazione nel centro storico della città di Reggio Emilia, raggiungibile con tutti i mezzi pubblici. La Basilica venne costruita grazie alle offerte dei fedeli, a seguito di un miracolo avvenuto il 29 aprile 1596 e legato ad una immagine della Vergine che sorgeva nella zona. Si narra che il giovane Marchino, sordomuto fin dalla nascita, ottenne miracolosamente parola e udito mentre pregava davanti a dipinto del Bertone raffigurante un'immagine della Madonna. Proprio in quel punto, a sinistra del tempio, ora si trova un marmo in memoria del miracolo. Il progetto del tempio è dell'architetto ferrarese Alessandro Balbi mentre la realizzazione è dell’architetto reggiano Pacchioni Francesco, che fece iniziare i lavori la costruzione nel 1597 e vennero completati nel 1619. La basilica presenta una pianta croce greca e, al centro, una cupola con lanterna. Nei quattro angoli rientranti della croce sono altrettanti spazi quadrati, di dimensioni minori, sormontati da altre quattro cupole emisferiche, non visibili all'esterno. La facciata appartiene all’ordine dorico nella parte inferiore e allo ionico nella zona superiore. Essa è in laterizio, con inserti in marmo bianco di Verona nelle basi e nei capitelli delle lesene e nelle cornici. Sulla porta centrale è scolpito un bassorilievo marmoreo con la Vergine della Ghiara di Salvatore da Verona, dono del Comune di Reggio del 1642. Le due porte laterali furono invece eseguite nel 1631. L'interno, in stile tardo-rinascimentale, ha diversi marmi e preziosi affreschi con cui la scuola dei Carracci, ispirandosi alle storie dell'Antico Testamento, ornò le volte e le cupole. Nelle quadrature e ripartizioni delle volte si svolge un ciclo pittorico che ha come soggetto le donne dell’Antico Testamento. Di notevole peculiarità è lo straordinario ciclo pittorico e le pale d'altare eseguiti dai migliori artisti del Seicento del luogo: Ludovico Carracci, Gianfrancesco Barbieri (il Guercino), Lionello Spada, Alessandro Tiarini, Carlo Bonomi e Luca Ferrari. Il comune di Reggio Emilia commissionò al Guercino un'opera che oggi è ritenuta un capolavoro dalla critica: la "Crocefissione di Cristo, con ai piedi la Madonna e i Santi Maria Maddalena, San Giovanni e San Prospero".
La Cattedrale di Reggio Emilia, dedicata a Santa Maria Assunta, è il duomo della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla ed è collocato in piazza Prampolini, nel centro storico della città. E’ un edificio di stile romanico, risalente al X secolo e oggetto di numerose ricostruzioni, soprattutto dal 1285-1333 e nel 1400. Nei secoli successivi vennero fatti altri interventi: nel 1555 venne eseguito il rivestimento marmoreo, nel 1599 vennero attuate alcune modifiche interne, nel1623 venne aggiunta una cupola, nel 1745 furono aggiunti la sagrestia e il santuario e nel 1780 vennero attuate nuove modifiche all’interno della struttura. La Chiesa probabilmente esisteva già precedentemente al dato fornito dalle scritture (X secolo); si pensa esistesse già nel 451, anno in cui il vescovo di Reggio Favenzio intervenne a Milano in una assemblea sinodale. Alcuni studi hanno permesso di stabilire che sull’area della chiesa aveva sede un edificio cristiano sin dal VI-VII secolo circa, del quale è stata ritrovata l’abside in corrispondenza della prima campata navata centrale. Oggi la Cattedrale ha possiede una facciata che si presenta ancora incompiuta, ma rivestita con un’opera di Prospero Salgari detto Il Clemente. Sempre lo stesso artista nel portale principale scolpisce due statue, di ispirazione michelangiolesca, raffiguranti Adamo ed Eva, così come scolpisce i santi all’interno delle nicchie. Di Bartolomeo Spani è invece la statua della Madonna col Bambino con i coniugi Fiordibelli in lastre di rame a sbalzo dorato. La cupola del 1623 fu disegnata dall'abate Messori, architetto locale che progettò anche la cupola della Chiesa dei Ss. Pietro e Prospero. Nell’interno della struttura, di notevole spessore sono le cappelle e gli affreschi del XIV e del Xv secolo in diverse zone della navata e della cripta. Gli affreschi della cupola sono stati eseguiti da Francesco Fontanesi nel 1779, scenografo e pittore emiliano che coordinò la costruzione del Teatro La Fenice di Venezia nel 1789.
Per i Buongustai...
1924
1597
X sec.
2004
1672
1280
Sinagoga
Tortellini fritti e al forno
Il Biscione (vedi foto)
La Spongata
Zuppa Inglese
La Brasa del da acqua
Torta di riso
Torta nera reggiana
Zabaglione
I Cappelletti
Tortelli verdi reggiani
Tortelli di Zucca
Erbazzone
Pasta rasa
Riso con la tritura (vedi foto)
Risotto cremoso al Parmigiano Reggiano
Il Museo di Tricolore si trova a Reggio Emilia ed è ospitato nel Municipio.
Il museo ricostruisce la storia del tricolore italiano, che venne adottato a Reggio Emilia per la prima volta, proprio nella vicina Sala del Tricolore. Il 7 gennaio 1797 infatti venne scelto come bandiera della Repubblica Cispadana, ispirato al modello di quella francese, che all'epoca era un simbolo di libertà contro gli stati dell'ancien régime. Qui sono conservati documenti e cimeli che vanno dall'arrivo di Napoleone Bonaparte a Reggio fino alla Restaurazione (tra cui le chiavi della città donate a Napoleone stesso e il proclama del Senato del 26 agosto 1796 che istituisce la Repubblica Reggiana) e altri del successivo periodo risorgimentale. Sono anche presenti in gran numero bandiere tricolori degli Stati preunitari italiani.
Coniglio alla reggiana (vedi foto)
Valigini reggiani
Bollito Misto
somarina di bue
Polpettone di tacchino
Cappello del prete
Zampone
Barzigole
Cipollata
Frittelle di riso
Frittelle di patate
Il 1672 segna la data di costruzione della prima sinagoga di Reggio Emilia. Viene eretta in via dell’Aquila, nel guasto di una casa di proprietà di G. Lucrezia Calcagni, monaca e badessa di San Pietro Martire.
Quasi due secoli più tardi, nel 1849, dato il grave stato di degrado dell’edificio, viene deciso di ricostruire il tempio dandone incarico a Domenico Marchelli. La sua elaborazione progettuale risultò fin dall’inizio piuttosto complessa: il problema che maggiormente interessò Marchelli fu la ricerca di una soluzione architettonicamente armonica nell’illuminazione dello spazio interno, che più volte venne modificato e interpretato nel tentativo di tradurre il tema simbolico-religioso della luce nella struttura compositiva. L’inaugurazione del tempio risale al 15 gennaio 1858.
Casagai
Chizze (vedi foto)
Gnocco Fritto
Sugo d'uva e savurètt
Cotechino
Cappello da prete
Pan de Re
Acqua d'orcio
Ciccioli
Colli di Scandian e di Canossa
Il Nocino
L'edificio che sorge al centro della città prende il nome dalla carica comunale del capitano del popolo ed è, luogo di cultura e di ospitalità. in seguito alla caduta dei comuni il palazzo è sede per molto tempo del Massaro ducale e per pochi anni, nella prima metà del XVI secolo, anche della Zecca. Nel 1461, per ospitare degnamente la Duchessa Bianca Maria Visconti Sforza, il palazzo viene in parte restaurato. Dal 1461 al 1473 altri lavori di ripristino del Palazzo vengono eseguiti quando diviene la residenza del marchese Sigismondo d'Este. L'edificio, negli anni seguenti, viene abbandonato. Sotto il porticato verso la piazza si sviluppa il mercato delle biade, delle granaglie e anche quello del pesce. Il degrado del Palazzo preoccupa il Comune, che ha mezzi molto scarsi e non può intervenire direttamente e decide di affittarlo ai fratelli Balburelli degli Scaruffi con l'impegno ad eseguire i lavori più urgenti. I Balburelli costruiscono alcune botteghe, una stalla per i cavalli, ristrutturano tutto e ricavano dall'antico Palazzo una "bona et capace hosteria", una locanda di notevoli dimensioni .
Nel 1915 viene affidato a Guido Tirelli il restauro della facciata sud e di parte della facciata ovest. Il Palazzo subisce con il passare degli anni numerosi interventi parziali, intonaci e tinteggi cancellano tutte le tracce interne ed esterne della primitiva ed importante costruzione.
Oggi il palazzo è sede dell'Albergo Posta
Nel cuore del centro storico, all’interno dell’antico Palazzo del Capitano del Popolo, l’Hotel Posta vi aspetta per regalarvi un confortevole soggiorno, in un ambiente dove arte, storia e tradizione si coniugano con i moderni confort di cui oggi l'albergo dispone.
Una splendida dimora storica con sale affrescate con dipinti del XIV secolo e sale in stile liberty. Il prestigioso passato di questa residenza d’epoca regala sensazioni uniche e un viaggio nel tempo confortevole e affascinante, tra arte, storia e una lunga ed affermata tradizione di ospitalità.
Affacciato su Piazza Prampolini, a pochi passi dal Duomo Romanico, l’hotel dispone di un ampio salone affrescato perfetto per qualsiasi tipo di evento, romantiche ed accoglienti camere tutte diverse le une dalle altre e una affascinante sala breakfast in stile liberty, dando all'ospite una raffinata accoglienza: è sosta ideale sia per la clientela business che clientela in visita per turismo, sia per gruppi o per famiglie o semplicemente per una romantica luna di miele in una delle suggestive stanze dell'albergo. Una splendida dimora storica con sale affrescate con dipinti del XIV secolo e sale in stile liberty. Il prestigioso passato di questa residenza d’epoca regala sensazioni uniche e un viaggio nel tempo confortevole e affascinante, tra arte, storia e una lunga ed affermata tradizione di ospitalità.
Il nostro albergo vi garantisce un piacevole soggiorno, in ambienti in cui si respira il fascino dei secoli passati e della storia della città che in quei luoghi è transitata.
Il nostro staff è al vostro servizio per consigliarvi e suggerirvi itinerari ed escursioni, prenotarvi biglietti per spettacoli e visite guidate, fornirvi utile materiale per conoscere la nostra città e i suoi dintorni.
Per chi cerca un momento rigenerante, l’hotel mette a disposizione una piccola palestra attrezzata, inoltre, la nostra shopping card gratuita vi dà libero accesso ad una trentina di negozi del centro di Reggio Emilia a condizioni particolari riservate ai nostri clienti.
L’albergo offre una ricca prima colazione a buffet, internet point, sala lettura, snack bar e biciclette a disposizione gratuita dell'ospite; se viaggiate in automobile, un parcheggio interno a pagamento vi attende.
Le 38 romantiche camere dello storico hotel offrono un piacevole soggiorno allietato da tutti i migliori comfort.
Ampie ed elegantemente arredate, le camere sono disponibili come singole, doppie, superior, Junior Suite, una Suite con mansarda e una Honeymoon Suite per una speciale luna di miele all’interno di una residenza medievale.
una splendida dimora storica con sale affrescate con dipinti del XIV secolo e sale in stile liberty. Il prestigioso passato di questa residenza d’epoca regala sensazioni uniche e un viaggio nel tempo confortevole e affascinante, tra arte, storia e una lunga ed affermata tradizione di ospitalità.
Per prenotare visita il sito:
http://www.hotelposta.re.it.htm
L’Hotel Airone è un delizioso albergo situato in via dell'Aeronautica 20, vicino all'aereoporto,che da anni offre ai suoi ospiti un servizio di prim’ordine, con l’attenzione ai minimi particolari e comfort d’alta qualità, per un soggiorno all’insegna del comfort e del divertimento.
La struttura è il luogo ideale per viaggiatori di passaggio e per chi desidera scoprire questa splendida città e le bellezze architettoniche e naturalistiche dell’Emilia.
L’hotel dispone di un ristorante dove gli ospiti possono gustare in totale tranquillità piatti tipici della celeberrima tradizione gastronomica emiliana. Ricchi menù di mare e di terra in cui primeggiano piatti caserecci preparati con ingredienti genuini,freschi, di prima scelta e a Km zero, secondo le tradizionali ricette della cucina emiliana
L’hotel è fornito di camere arredate con gusto e dotate di tutti i comfort
Nell'Hotel sono presenti i 56 stanze, di cui:
· 16 singole
· 38 doppie
· 2 mini-suite
L’hotel offre ai suoi ospiti:
· Parcheggio privato coperto;
· Ampia Hall con reception;
· Sala TV appartata;
· Acquario e bar;
· Sala Conferenze da 100 posti;
· Uffici interni da affittare;
· Sala Colazioni;
· Servizio Navetta per gruppi da 7 a 10 persone;
· Internet Point;
·Possibilità di portare piccoli animali domestici.
Per saperne di più visita il sito Internet:
http://www.hotelaironereggioemilia.com/camere-servizi
Non tutti sanno che Bologna, oltre ad essere famosa per i monumenti, per l’Università e per l’ottima cucina, è nota anche per i suoi Sette misteri. Uno dei più famosi è questo:
una traversa di via delle Moline si chiama via Piella, sotto questa via scorre il Reno, uno dei fiumi sotterranei che passano per Bologna. Questo punto, però, è particolare; infatti da una piccola finestrella sotto il portico che non tutti conoscono, si può vedere il fiume scorrere tra le case. Se si fa una foto e la si confronta con una di Venezia, la somiglianza è impressionante! Percorrendo invece Strada Maggiore, al numero 19, si raggiunge il portico ligneo di Casa Isolani detto anche ‘il portico delle tre frecce’. Questo nome deriva da una lontana storia …
Si dice che un marito tradito dalla propria moglie volesse vendicarsi di questa assoldando tre arcieri che avrebbero dovuto ucciderla. La donna, però, si presentò improvvisamente nuda sorprendendo i tre che sbagliarono la mira conficcando le frecce nel soffitto. Un altro mistero di Bologna, probabilmente il più conosciuto, è quello dei portici comunicanti, subito accanto alla fontana del Nettuno, dove i bambini si divertono a chiacchierare attraverso colonne opposte, che trasmettono l’eco della voce da una parte all’altra. altri misteri sono, per esempio, la statua del Nettuno, se guardata da varie postazioni, può sembrare che cambi posizione, oppure antiche volte dei portici di Bologna con sopra scritto ‘panis vita et vinum laetitia’.
Un altro segreto della città, che forse pochi conoscono, è quello del vaso rotto in cima alla Torre degli Asinelli. Infatti osservando attentamente si possono vedere i cocci di un vaso. L’ultimo mistero di Bologna riguarda invece l’università. Proprio qui, sul tavolo storico della sede principale, troviamo l’antica incisione che dice ‘panum resis’
Modena
Le Delizie di Bologna
Da visitare...
Interamente coperto dalla Wi-Fi gratuita, l'Albergo Rossini sorge nel quartiere universitario di Bologna, a 5 minuti a piedi dalle torri della città, e offre biciclette gratuite a noleggio, e camere e appartamenti con ristorazione indipendente e design differenti.
Gli alloggi sono dotati di TV LCD e bagno privato con asciugacapelli e set di cortesia. Alcuni regalano viste sul centro storico di Bologna, altri sono situati in edifici separati al di fuori delle mura storiche della città.
Ogni mattina vi attende una colazione dolce e salata con specialità bolognesi. Il bar è ideale per sorseggiare bevande e liquori locali.
Lo staff dell'Albergo Rossini, a conduzione familiare, sarà a vostra disposizione in ogni momento per fornirvi informazioni turistiche e consigli.
L'hotel si trova di fronte al Teatro Comunale di Bologna e gode di ottimi collegamenti in autobus con la stazione ferroviaria di Bologna Centrale.
A un passo dal centro, dalla fiera, dalla stazione dei treni e delle corriere, nel nodo principale della città...troverai il nostro B&B "A spasso per Bologna" e la comodità di raggiungere qualsiasi tua meta in un batter d'occhio! Il B&B è fornito di due camere.
Potrai così godere di un piacevole soggiorno...di suggestive giornate e indimenticabili serate, alla scoperta delle meraviglie della nostra città e del relax delle nostre suite, con bagno a uso privato o condiviso, le cui atmosfere sono state pensate unicamente per rispondere al meglio alle tue necessità. Una ricca colazione, dolce e salata, ti darà la giusta carica per vivere intensamente la nostra bella Bologna! "A spasso per Bologna"... cortesia e disponibilità, al tuo servizio!
E la nostra maggiore soddisfazione? Il rivederti.
La Pinacoteca Nazionale di Bologna sorge nello stesso edificio storico che ospita l’Accademia di Belle Arti. Con le sue trenta sale espositive, ed uno spazio adibito esclusivamente alle mostre temporanee ed alla attività didattica, la Pinacoteca, è oggi da annoverare tra le più moderne ed importanti Gallerie nazionali conosciute ed apprezzate all’estero. Il suo patrimonio si è arricchito negli anni con nuove acquisizioni statali, lasciti e donazioni di privati che hanno completato il già vasto percorso artistico dell’arte emiliana che va dal XIII all’ inizio del XIX secolo. Nel 1712 da un'idea del conte Luigi Ferdinando Marsili nasceva infatti l'auspicato “Istituto delle Scienze e delle Arti” con lo scopo di superare la vecchia struttura corporativa delle arti e rilanciare un'idea nuova e attiva del movimento delle Accademie. Nel 1762 l'Istituto delle Scienze entrò in possesso di un primo nucleo di dipinti. Si trattava della cospicua donazione di Francesco Zambeccari: il nucleo iniziale da cui avranno seguito ed incremento le raccolte bolognesi.La collezione ha il suo nucleo principale nelle opere che provengono dalle chiese e dai conventi bolognesi soppressi in età napoleonica, privilegiando quindi la scuola pittorica bolognese ed emiliana dal suo fiorire trecentesco con Vitale da Bologna fino alla pittura settecentesca dei Gandolfi. Non mancano però testimonianze fondamentali di artisti non bolognesi che ebbero contatti diretti e non con la città come Giotto e Raffaello. Ruolo dominante e caratterizzante nella raccolta riveste l’arte del seicento bolognese, rappresentata dai capolavori di Ludovico, Agostino ed Annibale Carracci e dalla grandezza riconosciuta in tutto il mondo di Guido Reni e del Guercino.
Denominato 'palazzo nuovo' per distinguerlo dal palazzo del Podestà, viene costruito tra 1244-46 (contemporaneamente al palazzo del capitano del popolo) come ampliamento degli edifici comunali. Appena tre anni più tardi diviene la 'residenza' del re prigioniero della battaglia di Fossalta: re Enzo di Sardegna, figlio di Federico II che vi trascorre i successivi ventitré anni fino alla morte (1272; nella letteratura popolare fiorirono numerose leggende attorno alla sua figura). Al piano terreno erano conservate le macchine da guerra dell'esercito e il Carroccio, mentre al loggiato del primo piano- dove vi si accedeva con una scala coperta - si tenevano le sedute dei consigli popolari. La Sala del Trecento, realizzata da Antonio di Vincenzo nel 1386, viene successivamente adibita ad archivio comunale, mentre l'ultimo piano subisce una vasta opera di ristrutturazione nel 1771 ad opera di G. G. Dotti. Consistenti furono i restauri condotti nel 1905 da Alfonso Rubbiani che ripristinarono l'aspetto gotico dell'edificio: ricostruisce le merlature, le arcate del pianterreno e la scala quattrocentesca. Sulla destra del palazzo è situato l'accesso alla cappella di S. Maria dei Carcerati cui si recavano i condannati a morte.
Certosino di Bologna
Torta degli addobbi (o torta di riso)
Pinza bolognese
Zuppa inglese
Crema di mascarpone
Panone
Torta di tagliatelline
Zuccherotti montanari (vedi foto)
Sfrappole
Mostarda bolognese
Delle oltre cento torri di cui la città di Bologna si fregiava alla fine del XII secolo, oggi ne restano solo una ventina. La Torre degli Asinelli fu edificata tra il 1109 e il 1119 per dare lustro alla famiglia omonima, ma passò ben presto tra le proprietà del Comune. Collocata all’ingresso della città dalla parte della via Emilia, essa svolgeva una importante funzione di segnalazione e difesa. Quest’uso militare è ricordato dalla loggia (detta ‘rocchetta’) che circonda il basamento quadrato, costruita nel 1488 come sede dei soldati di guardia. Dalla data di completamento della scalinata interna (1684), la torre offre, con i suoi 97,20 m di altezza, un magnifico panorama al visitatore intenzionato a salire i suoi 498 gradini. Nel 1791 la torre fu protagonista di un noto esperimento scientifico condotto dal fisico Giovanni Battista Guglielmini (1763-1817) per provare la rotazione della terra. Facendo cadere un grave dalla torre notò che invece di cadere lungo la linea verticale esso si spostava di 17 mm. Una leggenda narra che la torre fu costruita da un operaio soprannominato "Asinelli", perchè egli ne utilizzava molti per trasportare i materiali da costruzione. Asinelli un giorno si innamorò di una bellissima e ricchissima ragazza e andò dal padre della ragazza a chiederegli la mano della figlia. Il nobile signore disse ad asinelli che, se avesse costruito la torre più alta di tutta Bologna avrebbe avuto in sposa la figlia. Asinelli allora perse le speranze e tornò al lavoro. Fortuna volle che, mentre scavava nella sabbia, trovò una gran moltitudinr di mnonrtr e con, esse si potè permettere di costruire la torre più alta di tutta Bologna e di conseguenza, di sposare la bella fanciulla
Cotoletta alla bolognese
Gran fritto misto alla bolognese
Gran bollito alla bolognese
Rane in umido
Galantina di pollo (o di cappone)
Polpette di carne alla bolognese
Stecchi Fritti alla Petroniana (vedi foto)
Uccellini scappati
Friggiona
Tagliatelle al ragù bolognese
Tortellini in brodo
Lasagne
Balanzoni bolognesi (tortelloni verdi)
Zuppa Imperiale
Passatelli (vedi foto)
1712
1244
Crescentine
Tigelle
Crescente bolognese (vedi foto)
Mortadella di Bologna
Squaquerone
Pecorino dolce dei colli bolognesi
Pignoletto
Barbera dell'Emilia
Amaro Montenegro
1109
1959
1514
1194
Il Civico Museo Bibliografico Musicale è nato nel 1959 per custodire le collezioni di beni musicali del Comune di Bologna. Il percorso museale si apre, con alcune opere simboliche, le quali servono da prologo al visitatore che si appresta a compiere il viaggio all'interno dell'universo musicale.
Si prosegue, quindi, nella sala dedicata ai teorici musicali dal Quattrocento al Seicento, con importanti esempi di trattati musicali, con i ritratti dei rispettivi autori e con alcuni strumenti musicali di grande importanza, come il Clavemusicum.
Alcuni tra i pezzi più rilevanti sono esposti nella successiva "Sala delle Arti", dedicata ai "Libri per musica e strumenti dei secoli XVI e XVII". In questa sala si possono ammirare testi rarissimi di fine Quattrocento, fino ad arrivare al famoso Harmonice musices Odhecaton A., primo libro musicale a stampa, realizzato da Ottaviano Petrucci.
Quindi gli strumenti: i liuti; l'armonia di flauti di Manfredo Settala del 1650, che rappresenta un vero e proprio unicum; le pochette, piccoli violini utilizzati dai maestri da ballo; e poi le ghironde, i serpentoni e la serie straordinaria di corni e cornetti del XVI e XVII secolo; infine uno strumento di scena singolarissimo, come la Tiorba in forma di kithára.
L'opera italiana diventa protagonista nelle sale successive.
A conclusione del percorso un omaggio doveroso a due personaggi importanti per la cultura musicale bolognese e italiana, Giuseppe Martucci e Ottorino Respighi: sono esposti i ritratti, le fotografie e una selezione di opere del fondo Respighi,
Nella stessa sala si ammira il ritratto del musicista Arrigo Serato, dipinto dal celebre Felice CasorLibreria
La collezione costituisce una delle raccolte più prestigiose del mondo. Nel 1816 il patrimonio bibliografico fu donato al Liceo musicale di Bologna
La biblioteca si accrebbe sensibilmente nel corso dell'Ottocento e della prima metà del Novecento.
Nel 1942, il Comune di Bologna scelse di mantenere la proprietà del patrimonio bibliografico , per la cui conservazione e valorizzazione fu istituito nel 1959 il Civico Museo Bibliografico Musicale.
Il Civico Museo Bibliografico Musicale ha assunto nel 2004 la nuova denominazione di "Museo Internazionale.
La Basilica di San Petronio, dedicata al patrono cittadino, è la più grande e importante chiesa bolognese (m 132 di lunghezza, 66 di larghezza totale, 47 di altezza).
La costruzione fu iniziata nel 1390 sotto la direzione di Antonio di Vincenzo. Nel 1514 Arduino degli Arriguzzi propone un nuovo modello a croce latina che avrebbe superato in grandezza la chiesa di San Pietro a Roma. Secondo la leggenda Pio IV bloccò la realizzazione di questo sogno megalomane, sollecitando i lavori per la costruzione dell'Archiginnasio.
Anche la facciata rimase incompiuta. La copertura della navata maggiore e la chiusura dell'abside furono ultimate solo nel 1663 su progetto di Girolamo Rainaldi e direzione di Francesco Martini.
L’interno del tempio, benché costruito in diverse epoche, ha un mirabile senso classico, lontano quindi dal gotico oltremontano. E' diviso in tre navate sorrette da dieci piloni a nervatura poligona, sui quali si slanciano gli archi e le volte: le campate della navata maggiore sono a pianta quadrata.
Nelle navate inferiori si aprono ventidue cappelle
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Il santuario della Madonna di San Luca è un santuario dedicato al culto cattolico mariano che si eleva sul Colle della Guardia. Fin dalle sue origini meta di pellegrinaggi per venerare l'icona della Vergine col Bambino detta "di San Luca". Il santuario è raggiungibile da porta Saragozza attraverso una lunga e caratteristica via porticata che, secondo alcuni osservatori non sarebbe casuale il fatto che essa sia composta esattamente da 666 archi. Secondo essi il numero diabolico sarebbe stato utilizzato per indicare che il porticato simboleggia il "serpente", ossia il Demonio, sia per la sua forma, sia perché, terminando ai piedi del santuario, ricorda la tradizionale iconografia del Diavolo sconfitto e schiacciato dalla Madonna sotto il suo calcagno. Lo stile dominante è il barocco, testimoniato da forme e volumi dinamici e curvilinei alternati in continue sporgenze e rientranze.
Il corpo del vecchio monastero domenicano e il campanile sono incorporati nel lato meridionale della costruzione.
L'interno è caratterizzato da una pianta ellittica sulla quale si innesta una croce greca (formata dall'asse centrale e dalle due cappelle maggiori laterali) e presenta un presbiterio rialzato, sulla cui sommità è posta l'icona della Vergine col Bambino.
Fra le opere che si trovano all'interno, vi sono le opere di:
Donato Creti, pittore dell'Incoronazione della Vergine, della Vergine e dei Santi Patroni di Bologna
Guido Reni, creatore della Madonna del Rosario
Guercino, ideatore del Cristo che appare alla Madre
Gli affreschi sono di Vittorio Maria Bigari. Gli stucchi sono opera di Antonio Borrello, Giovanni Calegari, con le statue di Angelo Gabriello Piò.
Situato a 5 minuti a piedi dalla Stazione Ferroviaria di Bologna e ospitato in un elegante edificio vicino al Parco della Montagnola, il Millennhotel vanta una reception operativa 24 ore su 24 e la connessione Wi-Fi gratuita in tutta la struttura.
Arredate in stile classico, tutte le camere sono provviste di pavimenti in parquet o moquette, aria condizionata, TV LCD con canali Mediaset Premium e bagno piastrellato con bagno.
Il Millennhotel serve un ricco buffet internazionale per la colazione.
L'albergo sorge a 15 minuti a piedi dal centro e lo staff sarà lieto di consigliarvi i ristoranti del posto o prenotare per voi tour e visite.
Struttura di Design, situata nella zona dei famosi “Portici di Bologna”, a ridosso dell’antica Porta Medioevale “San Felice” del Centro Storico. Facilmente raggiungibile in auto e ben collegata, con mezzi pubblici (fermata fronte hotel), ai principali luoghi di interesse.
Le camere sono luminose, sobrie ed eleganti. Tessuti leggeri e luci avvolgenti rifiniscono un interior design dall`estrema funzionalità, pensate per un riposo perfetto! Ricchissima colazione dolce e salata( a seconda dei gusti) internazionale servita nella luminosa "Sala Fellini"
Le camere sono complete di questi servizi
•letti king-size
•materassi sommier formula bedding-memory, straordinari ed innovativi che si adattano al corpo ed al capo
•insonorizzazione
•ampio box doccia
•tv lcd 26 pollici
•collegamento wi fi internet ad alta velocità
•cassaforte elettronica
•scrivania
•aria condizionata e riscaldamento a regolazione individuale
•frigobar
•telefono diretto
•asciugacapelli
•set di cortesia
•servizio sveglia
•chiave elettronica.
L'hotel mette a disposizione questi servizi:
•Giardino “Federico Fellini”, aperto nel periodo estivo
•Postazioni internet point gratuite
•Spazi per riunioni
•Servizio lavanderia
•Servizio stireria
•Fax/fotocopiatrice
•Servizio concierge
•Corner con distributore di bevande calde e snack
•Servizio navetta aeroporto (6 € a persona - vedi orari)
•Piccolo garage video-sorvegliato, gratuito e parcheggio a €4 al giorno
L'aspetto del carattere modenese è ben rappresentato dalla maschera della città: il Sandrone ("Sandròun"): e non è certo un caso se tra tante manifestazioni della tradizione il carnevale è quella che conserva a tutt'oggi la maggior visibilità. Sull'origine di Sandrone vi sono varie teorie. Pare che a ogni carnevale il duca invitasse ai festeggiamenti di corte un contadino per il gusto di metterne in ridicolo la dabbenaggine e la grossolanità. Le cose cambiarono però quando a corte fu chiamato un tale Alessandro Pavironi, di Bosco di Sotto, che alle imbarazzanti domande dei convitati, escogitate proprio per metterlo in ridicolo, rispose con un'arguzia e un buon senso rimasti memorabili. Da allora la figura del "Sandrone" divenne l'emblema della saggezza del mondo contadino, contrapposto alle sofisticherie della città, dei ricchi e dei nobili.
La leggenda è simile a quella di tante fiabe popolari. Di certo vi è soltanto che il personaggio di Sandrone era già popolare nella prima metà del XIX secolo, portato sulle scene da una dinastia di attori e burattinai che si esibirono con successo anche presso la corte estense.
Ancora oggi, secondo la tradizione (tenuta in vita dalla "compagnia del Sandrone"), ogni anno il giovedì grasso Sandrone arriva a Modena. Lo accompagnano la moglie, la robusta Pulonia, e il figlio Sgorghìguelo: insieme la "famiglia Pavironica" sfila dalla stazione fino a Piazza Grande, dove i modenesi si affollano per assistere allo "sproloquio": il discorso dei tre (pronunciato nientemeno che dal balcone del Palazzo Comunale e rigorosamente in dialetto modenese!), ricco di commenti arguti sulla vita cittadina e bonarie critiche all'amministrazione e fa divertire.
Forlì-Cesena
Situato in un'elegante area residenziale del centro di Modena, a 10 minuti a piedi dal Duomo, l'Hotel San Geminiano offre un parcheggio gratuito e camere semplici dotate di connessione Wi-Fi gratuita.
Le camere del San Geminiano vantano arredi in legno chiaro e sono tutte provviste di TV a schermo piatto e bagno privato con asciugacapelli e vasca o doccia.
Ogni mattina vi attende una tipica colazione all'italiana a base di caffè, cappuccino e croissant, che su richiesta potrà essere servita direttamente nella vostra camera.
La struttura sorge nei pressi di una fermata dell'autobus, che vi consentirà di raggiungere la stazione di Modena in soli 10 minuti, mentre l'autostrada A1 si trova a 15 minuti di auto.
Appartamento nuova costruzione situato in un viale alberato, in posizione centrale (no ZTL), strategica sia per viaggi di lavoro, sia per turismo.
Composto da:
Ingresso
Salone con: libreria, divano, pouf, cuccia per cane piccola taglia.
Cucina con: piano cottura, tavolo, sedie, forno a microonde, tostapane, moca per caffè, macchina per caffè americano, forno, frigorifero, spremi agrumi.
1 Bagno con vasca
1 Bagno con doccia
1 Camera Singola con: 1 letto singolo, 1 poltrona- letto, armadio, piano di appoggio
1 Camera Matrimoniale con: letto matrimoniale, piano di appoggio, armadio con specchio interno.
2 Balconi (1 con possibilità di fare colazione all'aperto) con terrazzo attrezzato.
Alcuni Cosigli sulla Cucina Modenese
Da visitare...
Torta Barozzi
Tiramisù
Frappe di Carnevale,
Sugo o budino d'uva
Torta di riso
Torta di tagliatelle (vedi foto)
Torta degli ebrei
Tortelli fritti o al forno
Mostarda fine di carpi
HOTEL
Cavolfiore romagnolo
Zampone con lenticchie
Bollito Misto
Coniglio alla cacciatora (vedi foto)
Cotechino
Porcini in insalata
Focaccia di vitello
Scampi al prosciutto
Sogliole al vino
Crocchette di patate
La Galleria Estense è forse il maggiore tesoro portato dai duchi d'Este a Modena: tanto che alla grande collezione fece ricorso il duca Francesco III, che nel 1746 sanò il dissestato bilancio del ducato vendendo al re di Polonia i cento quadri stimati più importanti. Malgrado la perdita di queste opere (oggi per lo più a Dresda) essa rimane una delle più importanti collezioni pubbliche italiane, ospitando opere di Tintoretto, Paolo Veronese, Guido Reni, Jacopo Bassano, Correggio, Cosmé Tura,Tommaso da Modena, Lorenzo di Credi,Jacopo Palma il giovane, Dosso Dossi, il Guercino, i fratelli Carracci, i primitivi emiliani e il celebre Trittico di El Greco . Ma le opere più celebri sono i due ritratti del duca Francesco I d'Este: il busto in marmo del Bernini e la tela di Diego Velasquez. La galleria espone anche oggetti antichi etruschi e romani, ceramiche, esempi del medagliere estense, strumenti musicali fra cui la famosa Arpa Estense.
È una delle chiese più antiche della città (se ne ha notizia dal 1153). Ma l'edificio conserva ben poco della sua struttura originale: nella facciata è possibile distinguere la traccia di una antica porta arcuata poi chiusa, mentre la torre massiccia al fianco dell'edificio (che forse nel medioevo faceva parte di un castello) è mozza a una certa altezza. Più che per la sua rilevanza monumentale, l'importanza della chiesa è dovuta al fatto di essere stata la sede parrocchiale e la dimora di Ludovico Antonio Muratori, il grande storico modenese, che ne fu "prevosto" (parroco) dal 1716 al 1750. Fu per sua stessa volontà che Muratori, in quegli anni già studioso e scrittore di fama, si fece assegnare "la cura delle anime" di quello che era uno dei quartieri più poveri e malmessi della città. La chiesa stessa, in pessime condizioni, fu ricostruita dalle fondamenta, e Muratori vi fece aggiungere il coro. All'interno si trova un ciclo di dipinti del Seicento e del Settecento su San Sebastiano, opera di Bernardino Cervi e Francesco Vellani. La chiesa, con annessa canonica (dove Muratori visse attendendo alle sue opere più celebri), costituisce oggi il complesso dell'Aedes Muratoriana ("Casa del Muratori"), sede della Deputazione di Storia patria e del Museo Muratoriano. Testimonianza di affetto dei modenesi per uno dei suoi cittadini più illustri è il monumento a L. A. Muratori, che sorge poco lontano, sull'omonimo Largo che si affaccia sulla via Emilia. Scolpito da Adeodato Malatesta, che non volle ricevere compenso, il monumento ritrae lo storico in un atteggiamento pensieroso, ma riesce anche a suggerirne la profonda umanità.
Anolini di carne parmensi
Cannelloni di pollo
Gnocchi di ricotta e ortica
Tagliatelle alla modenese
Tortelli alle erbette
Tortellini
Tortelloni
Rosette alla Modenese (vedi foto)
Tagliatelle con il Ragù.
Maltagliati con fagioli
Passatelli in brodo
Maccheroni al torchio
Non si tratta in realtà di un unico palazzo, ma del risultato della ristrutturazione sei-settecentesca di numerose costruzioni sorte a partire dal 1046, tutte con la medesima funzione di edifici amministrativi e di rappresentanza. L'antica Torre civica (oggi Torre Mozza) crollò nel 1671 in seguito a un terremoto. Interessante nell'ala nord è la Sala delle Bifore, ambiente in cui è tornata alla luce parte della precedente facciata medievale, arretrata di alcuni metri rispetto alla precedente. All'interno è degno di nota il fregio della Sala del Fuoco, una serie di dipinti eseguiti da Nicolò dell'Abate nel 1546, raffiguranti gli episodi dell'assedio di Modena del 44 a.C.: un'occasione per raffigurare i personaggi della storia romana (Marco Antonio, Bruto, Augusto) in uno sfondo tipicamente ‘emiliano’ in cui appare anche qualche veduta della città. Nella sala del fuoco era sempre attivo un braciere dal quale il popolo poteva prelevare le braci per attivare il proprio fuoco domestico. Si trattava di un servizio pubblico ovviamente molto apprezzato da tutti i modenesi. Nel Camerino dei Confirmati è custodita uno dei simboli della città: la Secchia rapita, un normale secchio di legno che ricorda ai modenesi la gloriosa vittoria ottenuta contro i bolognesi nel 1325 nella battaglia di Zappolino. Secondo un'antica cronaca, ritrovata nel Seicento (e che espirò il poema eroicomico di Alessandro Tassoni, La secchia rapita), i modenesi sottrassero la secchia a un pozzo bolognese, e la riportarono in città come trofeo. La secchia è una testimonianza diretta della vita medievale nella città: possiamo accostarla alla Preda Ringadora, un grosso masso rettangolare di marmo collocato a pochi metri dal porticato del Palazzo, che probabilmente apparteneva in origine a un antico edificio romano. In epoca medievale la Preda era utilizzata come palco per gli oratori, ma anche come luogo dove eseguire le sentenze di morte ed esporre cadaveri (affinché qualcuno potesse identificarli). Al medioevo risale anche la statua detta della Bonissima, una misteriosa figura femminile eretta nel 1268 in Piazza Grande e poi successivamente posta sopra il portico del Palazzo Comunale, all'angolo con via Castellaro. La tradizione ci racconta di una generosa nobildonna modenese, Bona, che si distinse nella generosità nei confronti dei poveri. Più probabilmente la figura femminile (che forse reggeva nella mano una bilancia, oggi perduta) è il simbolo della Buona stima (da cui in dialetto bona ésma e poi bonésma), vale a dire della precisione in fatto di misure e compravendite: ai piedi della statua vi erano infatti incise le antiche misure mercantili modenesi, riportate poi dal Quattrocento nell'abside del Duomo.
Prosciutto di Modena
Ciccioli
Coppa di testa
Crescentina modenese (vedi foto)
Burro alla polpa d'aragosta
Pesto modenese
Salsa alla panna
Trebbiano
Pignoletto
Aceto Balsamico di Modena
Sassolino
Saba
1879
1153
Magnagallo
1046
1905
1634
1099
L'edificio, uno dei più importanti palazzi principeschi del Seicento, è stato edificato a partire dal 1634 sul sito dell'antico castello estense, che nel medioevo era posto ai limiti della città: soltanto in seguito all’ampliamento della cinta muraria voluto dal duca Ercole il castello veniva a occupare una posizione simbolica, tra il centro medievale del comune e i nuovi quartieri rettilinei della capitale ducale. I lavori, dapprima affidati all’architetto Gaspare Vigarani, furono in seguito portati avanti da Bartolomeo Avanzini; ma pare che il progetto abbia subito la supervisione di Gian Lorenzo Bernini: il grande architetto sembra aver partecipato alla realizzazione di un’opera che rivela comunque uno stile unitario, un barocco solenne ed elegante.
Il Palazzo, ospita il Museo Storico dell'Accademia ed una preziosa Biblioteca (consultabile su domanda da presentare al Comando dell’Accademia militare).
La maestosa facciata, alleggerita dal gioco cromatico dei marmi, è stata recentemente restaurata. Dalla porta centrale si accede all'elegante Cortile d’onore, sede delle cerimonie militari, e al suggestivo Scalone d’onore. Nel Salone centrale è degno di nota il soffitto, affrescato nel Settecento da Marco Antonio Franceschini con l’incoronazione di Bradamante, capostipite degli Este, già celebrata da Ariosto nell’Orlando furioso. Suggestiva testimonianza dello sfarzo della piccola corte modenese nel Settecento è il Salottino d’oro, il gabinetto di lavoro del duca Francesco III, che nel 1756 lo fece rivestire e decorare con pannelli rivestiti di oro zecchino. Una curiosità: i pannelli erano smontabili, il che ha permesso ai modenesi di conservare il salottino, smontato e nascosto nei sotterranei, malgrado le occupazioni e i saccheggi
La cattedrale di San Geminiano è il principale luogo di culto della città di Modena, chiesa madre dell'arcidiocesi di Modena.
Capolavoro dello stile romanico, la cattedrale è stata edificata dall'architetto Lanfranco nel sito del sepolcro di san Geminiano, patrono di Modena. Nella cripta del duomo si trovano le reliquie del santo, conservate in una semplice urna del IV secolo ricoperta da una lastra di pietra e sorretta da colonne di spoglio. Il sarcofago, custodito entro una teca di cristallo, viene aperto ogni anno in occasione della festa del santo stesso (31 gennaio) e le spoglie del santo, rivestite degli abiti vescovili con accanto il pastorale, vengono esposte alla devozione dei fedeli.
A fianco della cattedrale sorge la torre campanaria detta la Ghirlandina.
Nell'aprile del 1934 papa Pio XI l'ha elevata alla dignità di basilica minore.
Il Duomo di Modena, con la Torre Civica e la Piazza Grande della città, sono dal 1997, patrimonio dell'umanità.
Una lapide murata all'esterno dell'abside maggiore riporta come data di fondazione della cattedrale modenese il 23 maggio 1099, e indica anche il nome dell'architetto, Lanfranco.
La cattedrale, secondo un documerisaltente al 1106 fu fortemente voluta dalla popolaziones al posto della precedente chiesa.
Per la costruzione della Cattedrale Lanfranco si dovette affiancare allo scultore Wiligelmo, ricordato da un'analoga lapide sul lato opposto della chiesa, il quale lavorò assieme ai suoi allievi alla decorazione scultorea della chiesa, ma forse si occupò anche dell'architettura, iniziando i lavori dalla facciata, mentre Lanfranco partì dalle abside I lavori edili andarono avanti alacremente procedendo nel frattempo la demolizione di parti della vecchia cattedrale per fare posto alla nuova, sicché nel 1106 la costruzione era già coperta e si poté traslare il corpo del Santo patrono da ciò che restava ancora della vecchia chiesa
Demolita poi completamente la vecchia cattedrale, i lavori continuarono ed entro il terzo decennio del XII secolo il lavoro dei successori di Lanfranco e Wiligelmo si era concluso
Struttura storica della città di Forlì l’ Hotel Marta è collocato nel pieno centro a pochi metri dalla piazza principale della città, dalle Sedi Universitarie e dal Tribunale di Forlì.
La tranquillità, l’atmosfera familiare e la cordiale accoglienza sono alcune delle principali caratteristiche della nostra struttura. Ci rivolgiamo ad una clientela ampia che ricerca in una location l’ottimizzazione del rapporto qualità/prezzo.
La posizione centrale ci rende un ottima struttura per quelle persone che raggiungono la città per svariati motivi trovandoci collocati in una posizione strategica raggiungibile in autovettura, a piedi o tramite mezzi pubblici.
Abbiamo allestito una nuova saletta a disposizione di tutti coloro che cercano un pratico luogo per ritrovi con WiFi, appuntamenti di lavoro o piccoli convegni.
La saletta contiene 13 tavolini e 30 posti a sedere. A disposizione della clientela vi è anche un televisore eventualmente utilizzabile come schermo per presentazioni digitali. Per non incappare in spiacevoli disguidi è consigliabile contattarci nel caso in cui si voglia riservare. Il nostro hotel dispone di 30 camere disposte in 5 piani e tutte raggiungibili tramite ascensore. L' Hotel dispone di camere singole, matrimoniali e 3 letti. Tutte le camere sono al completo di servizi come : bagno, televisione, aria condizionata gratuita, phon, telefono e WI-FI gratuito. Inoltre il servizio di portineria nottura garantisce di rientrare in stanza anche nelle ore notturne. L'hotel dispone di una caffetteria all'interno della struttura dov'è possibile consumare una piccola colazione all'italiana o bere una bevanda. La cafetteria è il luogo ideale per colazioni di lavoro o per aperitivi. La nostra posizione in pieno centro fa sì che possa essere utilizzata anche per una breve pausa prima di appuntamenti o incontri in città.
L'hotel è gestito direttamente dai proprietari, l'ambiente è familiare, cortese e ospitale. Situato sul lungomare, di fronte alla spiaggia, a pochi passi dal centro di Villamarina-Gatteo Mare e a 3 km da Cesenatico. E' in posizione ideale per escursioni nell'entroterra romagnolo e ai parchi tematici della Riviera.
Le camere, disponibili anche con vista mare, sono dotate di servizi privati con doccia, phon, TV-SAT, cassaforte e balcone. WiFi gratuito in tutta la struttura e nelle camere.
A richiesta disponiamo di stanze con aria condizionata.
Uso gratuito di biciclette per visitare la città.
La colazione comprende un ricco buffet e viene servita fino alle ore 11: 00.
Uso della cucina per bambini.
Da visitare...
I Piatti Tipici che potrete degusatre nella Provincia di Forlì-Cesena
La Pinacoteca conserva una raccolta di opere d'arte e sculture allestite in diverse sale, tra le quali anche alcune opere del pittore forlivese dell'età rinascimentale Marco Palmezzano. Attualmente, Gran parte delle opere che coprono un arco temporale dal XII al XVIII secolo sono state trasferite nel Complesso museale di San Domenico e a Palazzo Romagnoli.
Attualmente sono visitabili a Palazzo del Merenda la collezione Piancastelli ed il Salone Centrale; l'accesso alle altre esposizioni è temporaneamente sospeso per motivi tecnici. La Pinacoteca Civica di Forlì viene costituita nel 1838, per dare organicità e dignità istituzionale all’insieme di opere rimaste al Comune dopo le soppressioni napoleoniche o pervenute in seguito al rifacimento di edifici pubblici e ad importanti donazioni da parte di antiche famiglie nobili forlivesi e da privati.
Il lascito Piancastelli diede un sostanziale contributo alla documentazione dell'arte del Cinquecento in Romagna con le opere di Bartolomeo Ramenghi, Innocenzo Francucci da Imola, Giovan Battista Ramenghi, Luca Longhi.
Un ulteriore incremento alle raccolte museali giunge anche con i fiamminghi e la pittura di genere della quadreria Pedriali tra cui sono da segnalare un dipinto del francese Jacques Sablet e una pregevole natura morta con fiori di Rachel Ruysch.
Nel salone centrale sono esposte le grandi tele del sei-settecento: sono le opere di Francesco Albani, Andrea Sacchi, Guido Cagnacci, Cristoforo Serra, Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, Benedetto Gennari, Carlo Maratta, Carlo e Felice Cignani.
Attualmente sono visitabili la quadreria Piancastelli ed il Salone Centrale; l'accesso alle altre esposizioni è temporaneamente sospeso per motivi tecnici.
Per tutto il Medioevo fu uno dei luoghi deputati alla difesa di Forlì. Nel XV secolo fu costruito il complesso fortificato tuttora visibile. C'era stato in origine un piccolo apparato, chiamato Bonzanino, probabilmente solo un rivellino (da dove il toponimo Ravaldino) sostituito fra il 1360 e il 1371 da una prima Rocca di Ravaldino. Un secolo dopo, nel 1471, Pino III Ordelaffi fece progettare all'architetto Giorgio Marchesi Fiorentino le fortificazioni ancora esistenti. Nel 1481, su commissione del nuovo Signore di Forlì, Girolamo Riario, e sempre ad opera di Giorgio Marchesi Fiorentino, fu costruita la Cittadella poi, sui due lati esterni, furono aggiunti il rivellino di Cotogni (con avanzi ancora visibili) e il rivellino di Cesena. Rivellini, Cittadella e Rocca erano tutti corpi separati, circondati da un complicato sistema di fossati e ponti levatoi. Nel 1496 Caterina Sforza, vedova del Riario e reggente in nome del figlio Ottaviano, costruì un terzo rivellino, davanti alla Rocca e una palazzina sulle rovine dell'antico forte trecentesco, chiamata Il paradiso. Il complesso, ritenuto a quei tempi imprendibile, fu giudicato invece da Niccolò Machiavelli, che l'aveva osservato nell'estate del 1499 quando vi fu ricevuto come ambasciatore, troppo articolato e quindi estremamente vulnerabile. Cinta d'assedio nel dicembre 1499, la rocca di Ravaldino cadde il 12 gennaio 1500 per mano di Cesare Borgia e Caterina Sforza fu condotta a Roma prigioniera del Papa. Il rapido sviluppo delle artiglierie determinò il declassamento delle fortificazioni forlivesi a carcere, funzione durata fino alla fine del secolo scorso, quando all'interno della Cittadella vennero costruite le attuali prigioni. La Rocca è' stata recentemente restaurata anche attraverso la ricostruzione delle coperture di due torrioni e del maschio. Quest'ultimo, che si erge al centro della cortina est, è costituito da tre sale sovrapposte; in quella superiore si trova la bocca di un pozzo a rasoio, che scende fino al livello del cortile interno. Nel maschio si trova anche una singolare scala a chiocciola in pietra, senza perno centrale, i cui 67 scalini si sostengono per sovrapposizione. La scala non è accessibile al pubblico. Nel lato sud della rocca è ancora visibile un grande stemma dei Borgia.
L'Abbazia di San Mercuriale, situata nella Piazza Aurelio Saffi di Forlì, è una basilica considerata uno degli emblemi di Forlì. In questa zona sorgeva fin dal IV secolo secolo la chiesa dedicata prima a S. Stefano poi al culto del santo forlivese, S. Mercuriale. In seguito all’incendio del 1173, il tempio fu riedificato in stile romanico lombardo e fu completato nel 1180. All’epoca la chiesa risultava esterna alla città nel cosiddetto "Campo dell'Abate" ma, nel corso del tempo con l’allargamento delle mura, divenne parte integrante del centro storico. All'interno dell'abazzia è contenuto l’importante insieme scultoreo de il Sogno ed Adorazione dei Magi, realizzato dal Maestro dei Mesi nel XIII secolo. Nelle cornici del portale troviamo le figure dei due santi in rilievo, S.Mercuriale e S. Stefano. Nella navata destratroviamo un fonte battesimale in pietra del Cinquecento e, più avanti, il sepolcro di Barbara Manfredi scolpito nel 1468. Nella prima cappella spicca la pala del Palmezzano sull’altare con la Madonna con Bambino fra i Santi Giovanni Ev. e Caterina d'Alessandria. Importante poi la cappella intitolata al culto di S. Mercuriale e le 23 lunette affrescate provenienti dal chiostro, raffiguranti Scene di vita di San Giovanni Gualberto.
1838
XV sec.
IV sec.
2000
La famiglia Zani è pronta ad accogliervi con l'ospitalità e la cortesia tipiche della Riviera Romagnola, pronta a venire incontro col suo staff a tutte le vostre esigenze.
Ampio parcheggio interno, giardino, piscina, vasca idromassaggio e collegamento wire fire, sono solo alcuni dei plus di cui potrete disporre. Vicino al mare, nell'incantevole pineta, pochi passi vi separano da piacevoli camminate.
Comode e confortevoli le camere di Hotel Ascot sono pronte ad ospitare le vostre vacanze a Cervia. Provviste di ogni comfort lo staff rimane a disposizione per venire incontro alla vostre esigenze. Assaporate il calore e la simpatia del nostro ristorante, dove gli antichi sapori della cucina tradizionale si coniugano con la più gustosa tradizione marinara, in un ambiente cordiale ed accogliente. La nostra cucina offre buffet di prima colazione, tre menù a scelta e buffet di verdure a pranzo e cena, piatti di pesce ogni giorno. Una sera alla settimana vi verrà offerta la possibilità di gustare una cena tipica romagnola. La nostra sala colazione è pronta a darvi il buon giorno per cominciare la mattinata con una carica extra a base di buon gusto ed energia. La nostra cucina offre buffet di prima colazione assortiti per venire incontro ad ogni richiesta e gusto personale. Il risveglio in Riviera non sara' mai stato cosi' dolce. Concedetevi un momento di meritato relax nella piscina climatizzata che gode di un'ottima esposizione al sole e rappresenta una perfetta alternativa alla vicina spiaggia
L' hotel si trova in un borgo storico della città "Bagno di Romagna"
L'hotel dispone di 40 stanze personalizzate, finimente decorate con mobili antichi e tessuti ricercati.
Le stanze sono estremamente confortevoli. Le camere welnesssono dotate di bagni con rifiniture di pregio, ampie vasche idromassaggio e bagno turco.
La colazione è composta da buffet con specialità della casa preparate ogni giorno con ingredienti freschi e genuini, per soddisfare ohni esigenza alimentare. Il ristorante di cui è disposto l'hotel è ampio, rilassante e luminoso, affacciato sul parco e con un ampia scelta del menu, ricco di prodotti di mare, piatti tipici e molto altro. La cena è accompagnata da luci offfuscate
1700 ca.
1380
Ciambella
Frappe
Fischietto di S. Giovanni
Bonissima
Sfrappole di Forlì
Pesche dolci (vedi foto)
Pagnotta di Pasqua
Castagnole di carnevale
Piccione
Rane in Umido
Chiocciole Fritte (vedi foto)
Cardi alla Parmigiana con Tartufo
Porcini in insalata
Scampi al prosciutto
Piatto di cappone ripieno al forno
Uova al Tartufo
Tagliatelle al Tartufo (vedi foto)
Lasagne
Pappardelle col sugo di coniglio
Strozzapreti
Passatelli di semolino
Passatelli al formaggio di grotta
Gnocchi
Riso mantecato al parmigiano
Paciarela
Il Museo degli Strumenti musicali colleziona un piccolo gruppo di strumenti musicali, spartiti e libretti originali di proprietà comunale, l'archivio dell'istituto Corelli che descrive più di duecento anni di storia e il laboratorio del liutaio Arturo Fracassi, con attrezzi di lavoro e materiali di documentazione che descrivono le fasi di costruzione di uno strumento musicale dal progetto al lavoro finito.
Una fatto singolare è il fondo della banda di Cesena, serbato nell'archivio, che conferma la nascita della tradizione musicale popolare romagnola.
In Piazza Aguselli, la Chiesa di S.Agostino progettata dall'architetto Giuseppe Antonio Landi. La Chiesa sorge nello spazio precedentemente occupato da un complesso conventuale. La suggestiva facciata della chiesa è rimasta incompiuta, l'interno è solenne e pregevole, con decorazioni e dipinti degni di nota, tra cui le opere del pittore cesenate Giuseppe Milani. Di grande interesse artistico è la tavola cinquecentesca di Gerolamo Genga, raffigurante l'annunciazione. Un'altro dipinto di Cristoforo Serra raffigura S. Nicola da Tolentino.
La facciata, rimasta incompiuta, sorge in un piccolo slargo secondario. Il tempio quattrocentesco, costruito a più riprese. Sobrio è l'insieme delle decorazioni a stucco, opera di Giorgio Scala. Le cappelle all'interno della chiesa sono costellate di dipinti che raffigurano vari santi.
La Rocca si trova nel centro della città di Cesena, vicinissima a Piazza del Popolo. E' situata sulla sommità del Colle Garampo e circondata dal Parco della Rimembranza. La Fortezza si caratterizza per la sua maestosa mole, per gli spalti panoramici e per i suggestivi camminamenti interni alle cortine. Nella corte è inclusa una cittadella fortificata che comprende due imponenti fabbricati, la Torre Maestra, al cui interno oggi sono esposte alcune armature e selle che venivano utilizzate per la “Giostra d'incontro” e il Palatium L'edificazione del fortilizio iniziata a partire dal 1380 con Galeotto Malatesta, prosegue per volontà dei suoi successori Andrea e Malatesta Novello, viene completamente rinnovata e ultimata nel 1477, durante il dominio pontificio. La Rocca fa parte di un più ampio sistema di fortificazioni che circonda la città, sistema che ha affascinato anche Leonardo da Vinci quando nell'estate del 1502 soggiorna a Cesena, incaricato da Cesare Borgia di ispezionare e revisionare le fortificazioni delle giurisdizioni conquistate e migliorare le difese. Rimangono come sue testimonianze alcuni disegni della Rocca (le mura della Rocca Vecchia e della Rocca Nuova, i Rastelli, con la Porta Maestra), il rilievo completo della cinta muraria della città, annotazioni sugli usi e costumi di Romagna, appuntati sul suo taccuino, oggi custodito presso la Biblioteca dell'Istituto di Francia a Parigi. In epoca Malatestiana coesistevano sul Colle Garampo due Rocche: la Vecchia, di cui possiamo vedere verso sud i resti di alcune strutture murarie, la quale fu progressivamente abbandonata in seguito al rinnovamento dell'altra più moderna, collocata verso valle, sulla propogine del colle, nel sito dell'attuale Rocca.
La Rocca Vecchia, della quale si conservano ancora alcuni resti della struttura insieme alla Rocca Nuova, faceva parte di un più complesso sistema di difesa della città congiunto alla cinta muraria, che ancora oggi circonda quasi per intero il centro storico ed è la testimonianza dell’opera più imponente del periodo Malatestiano. La nuova fortezza si erge sul colle in posizione dominante sulla città ed è composta da un articolato impianto planimetrico provvisto di torrioni circolari e poligonali che si alternano lungo il perimetro. All’interno delle ampie cortine murarie trovano forma i camminamenti che consentivano lo spostamento alle milizie da un torrione all’altro. Particolarmente suggestivo è il percorso protetto che si può compiere dentro i camminamenti e quello esterno sugli spalti delle cortine murarie, dai quali si può godere di uno spettacolare panorama, che dalle pendici del colle Garampo arriva fino al mare.
Piadina della Madonna del Fuoco
Tortello alla lastra (vedi foto)
Salsa tartara
Crostini al Tartufo
Bartolaccio
Sangiovese
Trebbiano
Cagnina
Albana
Pagadebit
Vino brulè
Rimini
Si narra che sulla balaustra del Ponte di Tiberio, in pieno centro a Rimini, siano impressi dei calchi molto simili ad impronte caprine….secondo le antiche popolazioni esse potevano appartenere al demonio (difatti, il ponte viene anche detto “del Diavolo”)..a rafforzare la credenza che esso avesse influssi malefici e particolari, c’è anche il fatto che il Ponte di Tiberio, il più antico dei ponti di Rimini, abbia resistito ai bombardamenti ed ai tentativi di distruzione attuati dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale
Altra curiositàil Duomo di Rimini si chiama in realtà Tempio Malatestiano…si chiama “Tempio” perchè colui che promosse i lavori di ristrutturazione, Sigismondo Pandolfo Malatesta, non volle inserirvi icone e simboli prettamente cristiani, ma dedicò le celle allo zodiaco, alle arti ed alle scienze, nonchè ai suoi avi ed alle loro spoglie. Per questa ragione, la chiesa porta una denominazione pagana
Da visitare...
Il B&B "dalla Lola" è ideale per qualunque tipo di soggiorno: lavoro, studio, affari, oppure, per i più fortunati, semplicemente per una vacanza.
In pochi minuti in auto potrete comodamente raggiungere il centro storico della città, la Fiera e il Centro Congressi di Rimini, nonché la spiaggia. Ogni tipo di attrazione è a portata d mano!
Ideale per visitare i tipici borghi medioevali delle splendide colline romagnole (San Marino, San Leo, Verucchio, Montebello, Torriana, ecc. …) o trascorrere qualche ora di relax al Rimini-Verucchio Golf Club, ideale anche per gli amanti dello sport all’aria aperta.
Struttura accogliente ed ospitale; sarà proprio come sentirsi a casa propria!
Dispone di 2 camere, capacità globale per 4 persone, ampio bagno in comune.
Il momento della colazione sarà l’occasione per degustare le nostre specialità, interamente fatte in casa e con prodotti di nostra produzione: crostate, ciambelle, pane con burro, marmellate, yogurt, caffè, cappuccino, the e tanto altro ancora …. Sarà nostra cura accontentare anche celiaci, con prodotti specifici, previa richiesta al momento della prenotazione. In estate potrete gustare questa ricca colazione nella parte esterna della struttura all’ombra di un delizioso portico; nelle fredde giornate invernali, al caldo del camino nell'accogliente soggiorno.
A disposizione degli ospiti ampio parcheggio auto esterno.
Sarà un piacere avervi nostri ospiti: e da "buoni romagnoli" delizieremo il vostro soggiorno, sia che viaggiate da soli che con la vostra famiglia o gli amici. Senza dimenticare che siamo in campagna … e se sarete in compagnia dei vostri animali, ci sarà spazio anche per loro!
L'Hotel Villa Derna è situato in posizione centrale a Marina Centro di Rimini, a 70 metri dal mare, ottimamente collegato con i mezzi pubblici, indicato per una clientela in cerca di un buon rapporto qualità prezzo.
Data la posizione strategica a Rimini, l'albergo risulta indicato per coloro che cercano un albergo vicino al mare, ai locali e ai mezzi pubblici.
Le camere sono complete di:
Servizi privati
Doccia a muro
Doccia calda 24H
Ascensore
Stendino
Balcone
Cambio lenzuola settimanale e asciugamani ogni 3 giorni
Ventilatore a muro o a piantana
Tv 14" con digitale terrestre
L'hotel dispone di area Wi-Fi e zona relax.
Inoltre,il nostro Staff ti aiuterà a trovare i biglietti per i locali e gli eventi mondani al miglior prezzo.
La colazione inglese sarà servita dalle 07:30 alle 10:00;
Il pranzo,invece, dalle 13:00 alle 13:30, mentre la cena dalle 19.30 alle 20.00
L'hotel è disponibile a soddisfare le specifiche richieste dei singoli ospiti celiaci, vegetariani ecc...
Castel Sismondo
Inizialmente denominata villa Margherita, fu edificata nel 1890. Situata sul lato mare, confinava con la spiaggia alla quale si accedeva direttamente dal giardino. Originariamente era costruita su due piani con una torretta appena più alta sul lato di levante che segnava l’ingresso.
Nei primi anni ’30, donna Rachele, consorte di Benito Mussolini, decide di acquistare una villa per le vacanze a Riccione e sceglie questa residenza situata tra viale Milano, i giardini centrali e l’attuale Lungomare della Libertà.
Alle vicende di villa Mussolini è legata una parte importante della storia turistica della Riviera tra le due guerre mondiali.
Da quel momento, la villa è teatro delle vacanze balneari dei Mussolini, ospitando personaggi illustri, uomini politici stranieri, diplomatici, grandi feste e spettacoli.
Nel 1940 viene ampliata la proprietà, portandola a circa 6.000 mq. per costruirvi la palazzina per le famiglie dei figli Bruno e Vittorio.
Dopo la guerra si spengono i riflettori, la villa diviene di proprietà del Demanio Patrimoniale e per il sindaco di allora Biagio Cenni è impossibile acquistarla perché le leggi prevedono che i beni di proprietà del fascio, devono rimanere in mano allo Stato.
Dal 1976 è sede di un ristorante fino al 1983 quando il Comune di Riccione decide di intervenire, acquistando il giardino della villa per trasformarlo in verde pubblico.
Nel 1997 avviene l’acquisizione da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e di seguito la cessione in comodato gratuito al Comune di Riccione che si assume il compito di curarne il restauro.
Villa Mussolini è diventata sede di attività culturali legate alla storia, alla ricerca e alla documentazione sulla realtà turistica della Riviera.
Del Castello, fatto costruire nel Quattrocento da Sigismondo Pandolfo Malatesta, è superstite il solo nucleo centrale. Sigismondo ne iniziò la costruzione il 20 marzo del 1437, penultimo mercoledì di quaresima, alle ore 18.48 giorno, ora e minuto probabilmente erano fissati da un oroscopo predisposto con cura dagli astrologi di corte. Ne proclamò la conclusione “ufficiale” nel 1446, un anno per lui particolarmente fortunato: ma in realtà vi si lavorava ancora nel 1454. Il castello fu concepito come palazzo e fortezza insieme, come degna sede per la corte e per la guarnigione e come segno di potere e di supremazia sulla città. Come architetto dell’opera fu celebrato dagli scrittori di corte lo stesso Sigismondo, che infatti se ne attribuisce la paternità nelle grandi epigrafi marmoree murate nell’edificio. Se per architetto intendiamo l’ispiratore, l’ideatore, il coordinatore, cioè un committente con esigenze e idee ben precise, allora possiamo accettare questa “attribuzione”. In ogni caso egli si è servito dell’opera di diversi professionisti e specialisti; abbiamo notizia di una importante consulenza eseguita a lavori da poco iniziati da Filippo Brunelleschi, che nel 1438 fu a Rimini per un paio di mesi e compì tutta una serie di sopralluoghi alle principali fortezze malatestiane in Romagna e nelle Marche. La costruzione conserva un notevole fascino, con le sue grosse torri quadrate e le poderose muraglie a scarpa, il cui effetto originario, quando si innalzavano dal profondo fossato, doveva essere formidabile; e Roberto Valturio non a torto le paragonava, per la loro inclinazione e la loro grandiosità, a piramidi. L’ingresso verso la città, che era un terrapieno e da un doppio rivellino con ponti levatoi, è ornato da uno stemma costituito dal classico scudo con bande a scacchi, sormontato da un cimiero a testa d’elefante crestato e affiancato da una rosa quadripetala: si tratta di un rilievo d’ispirazione pisanelliana, di buona qualità, scolpito da un artista probabilmente veneto, come dimostrano le cadenze goticheggianti della figurazione. A sinistra e a destra dello stemma è scritto “Sigismondo Pandolfo” in caratteri gotici minuscoli, alti e pittoreschi. Fra lo stemma ed il portale marmoreo è murata una delle epigrafi dedicatorie del castello, con un solenne testo latino scolpito in caratteri lapidari (uno dei primi esempi di “rinascita” dei caratteri classici). Per Sigismondo il castello doveva rappresentare visivamente la fortezza del potere, secondo un concetto ancora del tutto medievale, realizzato necessariamente in forme tradizionali, cioè più espressionisticamente pittoresche che razionalmente armoniche; come dimostrava la mutevole prospettiva delle torri, la compattezza delle cortine merlate, l’uso costante di archi acuti e di inserti lapidei e ceramici, lo sfarzo delle dorature e degli intonaci colorati in verde e rosso (i colori araldici malatestiani) documentati dagli scrittori. In questo suo amatissimo castello Sigismondo è morto il 9 ottobre del 1468.
Costituisce con l'arco d'Augusto e il ponte di Tiberio il terzo fra i grandi monumenti romani di cui Rimini può a giusto titolo menar vanto. Sorge all'angolo est-nord-est della vecchia città romana. Eretto probabilmente nel II sec. d.C., oggi non rimangono che poche vestigia di quello che fu uno dei maggiori anfiteatri dell'Emilia romana. Aveva forma ellittica, ed una struttura muraria risultante da quattro anelli ellittici concentrici, di cui lo spessore complessivo raggiungeva i mt. 21,80. Da esterno ad esterno l'edificio misurava mt. 120 x mt. 91; l'arena di mt. 76,40 x mt. 47,40. Come termine di paragone si ricordi che il Colosseo misura agli assi esterni mt. 187,77 x mt. 165,64 e l'arena mt. 77 x 46,50. Si componeva di 60 fornici (si calcola che potesse contenere da dieci a dodicimila persone senza contare gli spettatori che prendevano posto sulle balconate lignee accessorie). Nel III secolo fu incluso nel perimetro delle nuove mura della città; saccheggiato e smantellato durante le invasioni barbariche, i danni più gravi sono stati causati dall'ultimo conflitto mondiale. Oggi sono riconoscibili soltanto alcune parti del grandioso edificio (i muri dell'arena, uno degli ingressi principali e qualche accesso alle balconate) rimane comunque l'unico teatro superstite in Emilia Romagna.
Da assaggiare...
1890
1437
II sec.
1995
XV sec.
VIII sec.
Pieve Romanica Di S. Salvatore
Un grande monastero appartenuto ad un diverso ramo dei Benedettini, gli Olivetani ( i monaci bianchi), sorgeva sul colle di Covignano. Questa chiesa è la superstite, (in origine dedicata all’Annunciata). Era stato fondato dall’inizio del XV secolo da Carlo Malatesta, e grazie alla protezione dei Malatesti in breve tempo estese i suoi possedimenti e diritti su molti luoghi del territorio, acquisendo anche l’antico monastero di San Gregorio in Conca, con tutte le sue pertinenze. La chiesa ha subito nei secoli trasformazioni rilevanti, ma conserva ancora l’impianto e la facciata del Quattrocento, un bel soffitto rinascimentale ed una cappella con ottimi affreschi del 1512, attribuibili al pittore Girolamo Marchesi da Cotignola: nello stesso 1512 nel monastero attiguo alla chiesa veniva ospitato il pontefice Giulio II. Ma di un altro ospite conviene fare ricordo: cioè del pittore Giorgio Vasari, che vi risiedette nel 1547; e mentre un monaco “letterato” gli trascriveva e correggeva il manoscritto delle “Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani “ (poi stampate a Firenze nel 1550) egli, in compagnia di numerosi aiutanti, eseguiva dipinti per la chiesa abbaziale: che ancora conserva nell’abside seicentesca una sua splendida Adorazione dei Magi, forse il capolavoro dell’artista ed uno dei più bei quadri del Manierismo italiano. L’origine benedettina della chiesa è ancora ben evidente per la presenza di quattro imponenti statue si santi olivetani che animano la luminosa navata, modellate in stucco da padre Tommaso da Bologna nel 1650, e di due belle pale d’altare dipinte intorno alla metà del Seicento dal padre Cesare Pronti, raffiguranti santi monaci dalle candide vesti e lo stesso San Benedetto. Le vicende napoleoniche hanno portato alla soppressione, sul finire del XVIII secolo, di tutti i conventi della Romagna: nessuno dei numerosi monasteri benedettini del territorio riminese è stato ricostruito in epoca di restaurazione, anche perché gli edifici monastici erano già stati rapidamente demoliti o radicalmente trasformati, e le loro suppellettili vendute o distrutte.
L'Adriatico dai bassi fondali sabbiosi ha sempre praticato una pesca di tipo costiero che impiegava imbarcazioni a vela e a remi: tra queste le battane, di cui si conservano alcuni superstiti esempi nel cortile del Museo. Tipico della pesca sottocosta era inoltre l'utilizzo della rete a tratta che, quando si pescava molto vicino a riva, poteva essere stesa direttamente dai marinai a piedi nell'acqua. La piccola pesca era esercitata presso la riva anche con reti a trappola (nassa e cogollo), con reti da posta (saltarello, tramaglio, rete a imbocco) e con le reti da circuizione tratte da riva (la "tratta" appunto). Non meno diffusa era la pesca cosiddetta da raccolta, praticata lungo la riva e, in prossimità della battigia, la pesca delle vongole con l'ausilio di un attrezzo di ferro da dragaggio manovrato manualmente dal pescatore. Le imbarcazioni più grandi (barchetti, paranze, bragozzi, lancioni) praticavano anche la pesca pelagica: pesca costiera e pesca d'altura utilizzavano comunque reti a strascico, che nell'Adriatico erano la tartana e la sfogliara. In ogni caso, per la nostra zona si trattava di un'attività di pura sussistenza ma vitale, in quanto quasi unicamente ad essa erano affidate le risorse primarie di sostentamento di intere comunità, rimanendo a lungo forza produttiva principale dell'economia locale. Con l'avvento della motorizzazione e della industrializzazione del settore, queste attività secolari delle genti dell'Adriatico si sono trasformate, obliterando in gran parte alcuni degli aspetti della tradizione e determinando nel contempo un mutamento radicale di questo caratteristico ambiente e delle tecniche di pesca, di cui si sono conservate solo quelle ancora convenienti e funzionali, a scapito di gran parte dei vecchi sistemi e dei relativi attrezzi. Questo immenso patrimonio "in estinzione" è quanto il museo ha raccolto e documentato: barche, attrezzi da pesca, attrezzi per la cantieristica navale, elementi per l'armo delle barche, oggetti di uso quotidiano, foto, filmati e tutto ciò che possa restituire memoria all'intera comunità. Il museo è arricchito anche dall'esposizione di un' importante collezione di circa 8.000 conchiglie del mediterraneo e che si è formata negli anni sessanta, grazie alla passione per il mare del collezionista Andrea Capici di Ancona. Gli esemplari provengono da diverse aree del bacino mediterraneo: costa adriatica slava e italiana, Golfo di Taranto, Mar Ionio, Mar Tirreno, coste della Sicilia, della Corsica, della Sardegna e ancora della Spagna, fino allo stretto di Gibilterra, al Nord Africa, Turchia e isole greche. Oggi conta un elevato numero di specie classificate dall'Istituto di Zoologia dell'Università degli Studi di Bologna, disposte secondo un preciso ordine sistematico in modo particolarmente accurato, al punto che rappresenta un luogo di riferimento per appassionati e studiosi. La raccolta è stata esposta ad importanti mostre malacologiche, alcune delle quali di rilievo mondiale; molte sono le specie preziose presenti, tra cui alcune inserite nell'elenco delle specie protette, prima tra tutte la "grande pinna" Pinna nobilis, ospite d'eccellenza delle praterie di Posidonia.
Di fondazione longobarda, risale all'VIII secolo. All'interno un basamento ed un rocchio di colonna provano che fu costruita su un tempio pagano. E' leggenda della mitologia greca, infatti, che in questo luogo abbia sostato in tenda Deianira la figlia di Bacco (VIII sec. a.C.) ed alla sua partenza abbia lasciato in ricordo un cippo-colonna che nei secoli seguenti sarebbe stato sostituito da un tempietto dedicato a Giove. Quattro capitelli bizantini del VI secolo e sei tracce pavimentali di colonne rivelano una precedente struttura a tre navate. Una lapide del 1318, sulla fiancata esterna destra, testimonia l'esistenza di una comunità religiosa. Questa pieve è la più antica testimonianza romanica della fede muraria sul territorio riminese e la recente ristrutturazione è stata eseguita in maniera fedele.
Salame di Cioccolato
Ciambella della Nonna
Migliaccio
Frappè della Nonna (vedi foto)
Pjadot
Coniglio al Forno
Alici Marinate
Coniglio in porchetta
Castrato (nella foto)
Ossobuco
Polpette Fritte
Poveracce alla marinara
Canocchie
Calamari Ripieni
Sarda Fritta
Crema di Porcini
Crescione di Zucca e Patate
E Fricandò
Porcini in Graticola
Minestra in brodo con Malfattini(nella foto)
Strozzapreti con Cannelli
Cappelletti di Magro alla Romagnola
Tagliatelle alla Romagnola
Maltagliati con Fagioli
Tardura
Piadina
Crostini di Fegatini (nella foto)
Piadina Fritta
Piada con Formaggio Casalingo
Piadina con i ciccioli
Besciamella
Ragù di Prugnoli
Sangiovese
Trebbiano
Pagadebit
Albana secca
Albana dolce
Cagnina
L'albergo Bagli è situato a Rivazzurra, località riminese che dista circa 2 chilometri dal centro di Rimini.
Grazie alla vicinanza dall’antica città malatestina, questa risulta facilmente raggiungibile grazie ai mezzi di trasporto con cui ci si potrà recare presso i locali più interessanti della Riviera Romagnola.
L'hotel Bagli, recentemente rinnovato, dispone di ascensore, ampia sala da soggiorno, bar, sala TV, terrazza caffè, sala ristorante climatizzata, parcheggio libero e gratuito ed una piscina per adulti e bambini.
La cucina è particolarmente curata con specialità tipiche locali ed internazionali, menù a tre scelte e colazione a buffet.
Inoltre il confort gli ospiti lo trovano anche in spiaggia grazie ai servizi che gli stabilimenti balneari offrono ed alle cabine proprie.
Inoltre la famiglia Bagli, che vanta una pluriennale esperienza nel campo alberghiero, dirige personalmente anche l'Hotel Cristina situato adiacente l'Hotel Bagli con cui divide tutte le attività organizzative e ricreative.
Questo progetto raffinato e contemporaneo è la reinterpretazione in chiave minimalista di uno storico hotel di Rimini. Nell’esclusiva e discreta zona residenziale di Marina Centro, l’hotel occupa un luogo privilegiato della città. L'Aqua Hotel è un luogo speciale per trascorrere un soggiorno di qualità a Rimini; situato a pochi metri dal lungomare e dal centro cittadino è ottimamente collegato con la fiera di Rimini, con il Palacongressi di Rimini e con la stazione ferroviaria di Rimini.
Un hotel dinamico in grado di soddisfare le diverse esigenze degli ospiti leisure and business; Consigliato a chi cerca affidabilità e comfort, offre un’assistenza completa e di livello.
Chi viaggia per lavoro trova servizi dedicati, sale meeting dotate delle ultime tecnologie e ambienti eleganti in cui organizzare riunioni d’affari e cene di lavoro. Per una vacanza in famiglia, l’albergo propone soluzioni su misura, tanti servizi utili a rendere rilassante e divertente il soggiorno a genitori e bambini. Disponibilità, professionalità ed efficienza sono i nostri obiettivi di ogni giorno per garantire un servizio di ospitalità sempre coerente con le aspettative di chi ci privilegia.
Una riuscita combinazione di buon gusto e lifestyle italiano...
Quattro tipologie di stanze pensate e rifinite per soddisfare tutte le necessità e i desideri degli ospiti di Aqua hotel.
Per il vostro soggiorno potrete scegliere fra le camere Class, Quality, Deluxe e Junior Suite, tutte dotate di comfort di alto livello e caratterizzate da atmosfere e servizi unici.
Tutte le stanze sono dotate di:
» materassi e guanciali Sommier formula bedding-memory, l
» scrivania da tavolo
» frigobar
» tv lcd 32 pollici, canali tv sat e Mediaset Premium
» hotel wifi Rimini con internet in camera
» telefono diretto
» servizio sveglia
» cassaforte elettronica per laptop
» sistema di sicurezza Key Card
» aria condizionata e riscaldamento a controllo individuale
» ampio box doccia – asciugacapelli – set di cortesia e cosmetici Marie Danielle
» presa internazionale
» insonorizzazione
» balcone privato con sedie e tavolo
Deliziosamente homemade, dolci e prelibatezze del nostro chef pasticciere valorizzano ogni mattina il rito della colazione con brioches, torte, crostate, muffins, biscotti e piccoli dolci al boccone tutti disponibili anche in versione integrale.
Un riguardo particolare va alla caffetteria, che propone ingredienti selezionati e di prima qualità. Serviamo caffè espresso italiano con miscele di varia provenienza, latte fresco alta qualità, latte di soia e un ricco assortimento di tè e tisane pregiate.
Per un leggero Healthy Breakfast troverete frutta fresca di stagione e composte, spremute e centrifughe di frutta e verdura, cereali di ogni tipo e una vasta scelta di confetture e yogurt provenienti da agricoltura biologica.
Per gli amanti del classico English Breakfast proponiamo una sezione di cibi salati con verdure, formaggi, affettati, oltre ad un menu completo con ricette a base di uova.
Scoprite la cura meticolosa e la creatività che ci distingue.
Aquainbocca restaurant apre le porte per il pranzo dalle 12.30 alle 14.00 e sfoggia un menù à la carte espresso e curato.
L'idea dello chef è di sorprendere e deliziare con prodotti di stagione, genuini e rigorosamente made in italy, proponendo ogni giorno una varietà di piatti semplici e sfiziosi.
All'insegna della qualità e della leggerezza, il menù include un'ampia scelta di antipasti e assaggi di crudité, ottimi primi piatti, specialità di "pescato di giornata", una selezione di carni del territorio, piatti vegetariani e una sezione dolci homemade.
La cena è dedicata ad un pubblico che ama trattarsi bene, la cena à la carte è un concentrato di carattere e delicatezza. Un'esperienza da non perdere per curiosare, confrontare e conoscere menù completi di pesce e tipicità nostrane dalla freschezza garantita.
Nel nostro laboratorio del gusto, fragranze e sapori riflettono le nuove tendenze valorizzando e reinterpretando la tradizione. Ogni sera l'eccellenza è di casa, il ristorante si rinnova presentando un raffinato buffet dove assaggiare e degustare prelibatezze dell'alta cucina al naturale.
Fiore all'occhiello è il carrello dei dolci, dov'è un peccato non soddisfare ogni capriccio! Uno spazio consacrato all'alta gastronomia.
En plein air in terazza, in piscina, o comodamente in camera nota preziosa di Aqua in bocca restaurant è la carta In & Out da gustare in piena libertà dalle 12.00 alle 17.00.
Un insolito mix di ricette stuzzicanti, insalate, frutta e verdura di stagione, primi piatti, spuntini golosi e tante pillole di cucina preparate al momento per tutte le esigenze. Tutti i giorni gli ospiti avranno l'occasione di scegliere dove apprezzare un pasto leggero ed informale.
Per scoprire gli altri numerosi servizi visita il sito:
http://www.aquahotel.it/come_inside.php