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Quando in Europa iniziarono a diffondersi il nazismo e il fascismo, il mito di Ovidio venne utilizzato come denuncia dei regimi dittatoriali e delle conseguenze che questi avrebbero portato.
Max Beckmann, Der Raub der Europa, 1933
Ancora oggi il mito di Giove ed Europa rimane fonte di ispirazione per artisti di ogni genere.
La vincenda del ratti di Europa è riportata sulla moneta da 2€. Inoltre il premio Nobel per la letteratura Derek Walcott fa riferimento al mito in una sua celebre opera.
WernerPeiner, Europa und der Stier,1937
Caricatura del Guerin Meschino, 1930
Murales situato nel Parlamento europeo, 1992
Ursula, Europa sul toro, 1987
Durante Medioevo il mito di Giove ed Eurpa rimase molto popolare sia nelle opere letterarie che artistiche. La vicenda venne, tuttavia, reinterpretata in chiave cristiana.
Il primo esempio fu l'Ovide moralisé (XIV sec), traduzione, non sempre fedele, delle Metamorfosi. Successivamente, Boccaccio riprese solamente la figura di Europa, come esempio di virtù, nel De mulieribus claris. In questo periodo avvenne anche la prima traduzione volgare illustata da parte del letterato Giovanni de' Bonsignore nel Ovidio Metamorphoseos Vulgare.
Miniatura dall'Ovide moralisé
Le Metamorfosi di Ovidio si diffusero abbastanza velocemete in tutto l'impero. Vennero ripresi così molti miti, compreso quello di Giove ed Europa, sia in campo letterario che in campo artistico.
Igino l'Astronomo (I sec d.C.) riportò la vicenda nelle Fabulae, mentre nell'Astronomicon accennò al mito per parlare della costellazione del toro.
Luciano di Samosata (II sec d.C.) sintetizza l'episodio nei Dialoghi marini.
Affresco di Pompei, 50 d.C.
Ovidio non fu il primo a trattare questo mito. Le prime tracce scritte risalgono all'VIII secolo a.C.
Nell'Iliade di Omero (canto XIV, vv. 382-283), Zeus confessa ad Era di aver avuto molti amori, tra i quali Europa.
Successivamente Esiodo (VII sec. a.C.) riprese questo mito in due sue opere: la Teogonia e il Catalogo delle donne. Nel primo caso l'autore fa riferimento ad una Europa figlia di Teti, mentre nel secondo appare il mito completo.
Inoltre nell'antichità, il mito di Zeus ed Europa era uno dei temi più diffusi in campo artistico, tanto che si contano circa duecento rappresentazioni.
Metopa del tempio Y di Selinunte, 580 ca. a.C.
Il poeta latino Ovidio narrò la vicenda di Giove ed Europa alla fine del II libro delle Metamorfosi.
Il mito racconta di Giove, che innamoratosi di Europa, principessa fenicia, escogitò un piano per rapirla. Il padre degli dei si trasformò in uno splendido e mansueto toro bianco e si recò sulla spiaggia dove era solita stare la fanciulla con le sue ancelle. Europa, rimasta colpita dalla sua bellezza, iniziò a giocare con l'animale, finchè non si sedette sul suo dorso. Così il toro corse verso il mare portando con sè la sua amata.
A partire dal Seicento, il mito di Giove ed Europa venne svuotato di ogni significato in campo artistico perchè venive utilizzato solo come decorazione. Invece assunse sempre più importanza in ambito teatrale e letterario.
La vicenda divenne il tema principale di diverse rappresentazioni teatrali: Il ratto di Europa di Francesco Mannelli (XVII sec), Entfuhrung Europas di Wagner (XIX), una pantomima di Galliard e L'enlèvement d'Europe di Darius Milhaud (XIX sec).
Nella letteratura, invece, Arthur Rimbaud riprese la figura di Europa in una sua celebre opera, Sole e Carne.
A partire dal XIV sec., il mito venne rielaborato soprattutto in campo artistico. Tuttavia, il termine Europa iniziò ad essere associato al continente proprio in questo periodo.
Fontana, Piatto invetriato, 1560
Tiziano, Il ratto di Europa, 1559
Europa Regina, 1500
Hendrick Goltzius, incisione 1590