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Orazio

Satira I

Il seccatore di Gadda

Grammatica

Qui... negarum

Gadda e Orazio a confronto

Interrogativa indiretta retta da Nescio

Pluris

L'incontro, imprevisto, con un seccatore («necessariamente un uomo, un maschio [...] l'attitudine a romper l'anima al prossimo: che nella donna è nulla, nell'uomo infinita»). Di chi si tratta? Dove l'abbiamo conosciuto? Quando? Come si chiama?...

Genitivo di stima

Gadda e Orazio a confronto

Tra gli autori antichi, Orazio è probabilmente il più familiare a Gadda, che si vantava di conoscerne a memoria buona parte della produzione poetica – negli anni in cui lavorava ai programmi culturali della radio, avrebbe rivendicato con orgoglio questa competenza in materia oraziana nel corso di una vivace polemica con il classicista Ugo Enrico Paoli e con il traduttore Enzio Cetrangolo

Un peso non trascurabile nell’esperienza letteraria di Gadda ha avuto l’Orazio delle meditazioni più intime, quello maggiormente apprezzato nella seconda metà del Novecento. Alcuni versi di un’ode in cui Orazio ha espresso mirabilmente il senso della precarietà del tempo alimentano più di una volta le riflessioni di poetica di Gadda, a partire dal Racconto .

Della stessa ode I 9 ricorre con frequenza la fresca rievocazione degli appuntamenti serali degli innamorati: lenes… sub noctem susurri

Il seccatore di Gadda

Satire di Ariosto

Temi

Ludovico Ariosto compone le Satire a partire dal 1517, si tratta di sette componimenti in terzine che nascono come una riflessione sull’esperienza personale del poeta. Le Satire partono, quindi, da un dato autobiografico per poi allargarsi ad una riflessione socio-culturale e politica sulla realtà delle corti del Cinquecento, intrecciando osservazioni psicologiche, considerazioni morali e appunti di riflessione che corrono paralleli al lavoro di revisione e di riscrittura dell’Orlando furioso. Ogni satira è indirizzata ad amici e parenti, assumendo quindi una struttura e una funzione quasi epistolare.

Tutti si affaticano, si affannano e affrontano pericoli per avere una vecchiaia tranquilla (il poeta

espone il concetto di insoddisfazione facendo ricorso ai vari mestieri dell’uomo e sottolineando

che tutti si lamentano dei disagi delle loro occupazioni e invidiano quelle degli altri: i mercanti

che viaggiano in lungo e in largo, i soldati che combattono, gli esperti di diritto che devono

pensare alla loro attività anche quando sono a casa, i contadini che sgobbano nei campi).

Modelli da cui prende spunto

Traduzione

Diversi sono i modelli letterari di questa raccolta, ma colui che che ha il ruolo principale è sicuramente l’autore latino Orazio (65-27 a.C.), con le Epistole e le Satire.

Orazio, noto soprattutto per le Odi, viene recuperato da Ariosto come modello esemplare di medietas e di ironia, ovvero di capacità di affrontare le vicende umane secondo una prospettiva bilanciata tra distacco divertito e reazione ai toni troppo accesi o quelli eccessivamente seri e drammatici. Il modello classico si adatta pure bene alla finzione epistolare, per cui ogni satira, come una sorta di lettera privata ad un amico o a un confidente, è indirizzata ad un particolare destinatario, cui il poeta svela - non senza ironia - la propria visione del mondo.

Problema della scontetezza di ogni uomo che non è mai soddisfatto della propria sorte e

invidia sempre gli altri.

Satira I, 9

Le Satire appaiono allora come un’opera innovativa nel panorama letterario italiano del Cinquecento. Innanzitutto per aver ripreso lo stile di Orazio, le cui Satire non godettero di grande fortuna nel secolo precedente. In secondo luogo per la struttura epistolare e l’utilizzo del dato autobiografico per esprimere considerazioni generali sulla società.

E atteggio il volto a letizia, una letizia da cui trasuda il disappunto. "Di chi si tratta? ": vo subito cercando nel catasto di memoria. E' il vecchio compagno d'università, di cui mi è sfuggito il nome per sempre quando ho battuto del capo nel condensatore della turbina gigante, a Cornigliano? E' il commilitone dell'altra guerra, che se l'è squagliata con una ferita al pollice la vigilia dell'undicesima offensiva? E' il poeta di Castelfidardo che mi è stato presentato con altri ventidue poeti a Genzano, al convegno di poesia dei Castelli? Quello che abita a Castelfranco, in piazza del Castello? che poi m'ha mandato il suo volume, che la posta l'aveva perso, e allora me ne ha mandato un secondo, che l'ho certamente a Firenze, ma non ricordo più dove l'ho messo? Come s'intitola il suo volume, diobono? Garofano per Susanna, mi pare. Macchè garofano! Non s'intitolava Smarriti nel roveto? o Perduti nel pruneto? No, no, aspetta: non era smarriti e non era neanche perduti: era Cuori nel forteto. Cuori nel forteto, ricòrdalo. Ma questo qui non è lui, dà retta. Sai chi è questo? E' il secondo marito della coinquilina di via Po, di quella signora del sesto piano con quelle palle nere al collo che le era andato il marito sotto il tram e continuava a soffiarsi il naso dal dispiacere..."

Est modus in rebus: ricerca della giusta misura, metriotes, della fuga dagli eccessi.

Dialogo con l’avaro (figura comica cara a Orazio): colui che riempie i propri granai e le proprie casse

senza guardare in faccia nessuno, è un uomo che vive come un poveraccio, non mangia, non si

veste bene, si fa odiare da tutti (Scooge, zio Paperone).

Satira vivacissima che rappresenta un carattere fuori dal tempo: il secccatore, lo

scocciatore sciocco e presuntuoso che non si arrende mai.

Il valore della satira risiede nella composizione dei dialoghi (andamento teatrale) e nelle

scelte linguistiche aderenti al parlato; inoltre il ritmo rapido e incalzante coinvolge il lettore

nello stato d’animo di oppressione in cui viene a trovarsi Orazio.

Il componimento è caratterizzato dalle immagini proprie dell’assalto e dell’attacco fisico:

per esempio. Il prendere la mano che, con l’uso di arripio (= afferrare, impossessarsi di)

diventa un tentativo di catturare l’avversario. La satira si articola alternando dialoghi e veri

momenti di suspance = parodia epica e ironia.

Mi trovavo a camminare lungo la via Sacra, come è mia abitudine, mentre pensavo fra me e me non so che sciocchezze, tutto preso in quelle: ed ecco che arriva un tizio che mi era noto solo di nome, ed afferratami la mano mi dice: "Come va, carissimo ?". "Benissimo, finora - io dico - e ti auguro ogni bene".

Poiché mi teneva dietro, lo precedo: "Desideri forse qualcosa ?". Ma egli disse: "Dovresti conoscermi, siamo letterati". Allora io dico: "Per questo fatto conterai di più ai miei occhi". Tentando disperatamente di andarmene, andavo più veloce, talvolta mi fermavo, dicevo non so che all'orecchio dello schiavo, mentre il sudore grondava fino all'estremità dei calcagni.

Polemica contro la ricchezza ed il lusso: Sallustio

Satira I

Confronto satire di Ariosto con Orazio

Satire

All’aggressività del modello egli sostituisce un più pacato moralismo che individua la felicità nell’indifferenza ai beni esteriori e mondani e nella moderazione, cioè nella ricerca del giusto mezzo.

Per il loro carattere moralistico e per la presenza di numerose massime filosofiche, le Satire, insieme alle Epistole, sono state l’opera di Orazio più letta e apprezzata nel Medioevo.

"Ibam forte via sacra, sicut meus est mos, nescio quid meditans nugarum, totus in illis: accurrit quidam notus mihi nomine tantum arreptaque manu 'quid agis, dulcissime rerum?' 'suaviter, ut nunc est,' inquam 'et cupio omnia quae vis.' cum adsectaretur, 'numquid vis?' occupo. at ille 'noris nos' inquit; 'docti sumus.' hic ego 'pluris hoc' inquam 'mihi eris.' misere discedere quaerens ire modo ocius, interdum consistere, in aurem dicere nescio quid puero, cum sudor ad imos manaret talos."

Le Satire di Ariosto si ispirano a quelle dello scrittore latino Quinto Orazio Flacco, soprattutto per l'inserzione degli apologhi (come la favola della zucca nella settima satira o le favole della gazza e della ruota di fortuna nella terza) e per la scelta di unire al sermo satirico la forma epistolare.

Importante è, nell'influsso Oraziano, anche la presenza di elementi autobiografici, la scelta di un ritmo prosastico, un linguaggio misto fra aulico e realistico e il tono colloquiale.

Orazio scrive anche i due libri delle Satire, 18 componimenti in esametri, la forma metrica adottata per le opere a carattere discorsivo.

Ispirandosi alle satire di un altro poeta latino, Lucilio, Orazio ne riprende la scelta degli argomenti, che vanno dalla critica della società contemporanea alle polemiche letterarie, dalle discussioni filosofiche all’autobiografia.