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Le opere di Pirandello

Pirandello nel 1908 pubblica il saggio, «L’umorismo», in cui distingue il comico dall'umoristico. Il primo viene definito come "avvertimento del contrario« e nasce dal contrasto tra l'apparenza e la realtà.

L'umorismo, o "sentimento del contrario", nasce invece da una considerazione meno superficiale della situazione.

Quindi, mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la situazione evidentemente contraria a quella che dovrebbe normalmente essere, l'umorismo nasce da una più ponderata riflessione che genera una sorta di compassione da cui si origina un sorriso di comprensione. Nell'umorismo c'è il senso di un comune sentimento della fragilità umana da cui nasce un compatimento per le debolezze altrui che sono anche le proprie. L'umorismo è meno spietato del comico che giudica in maniera immediata.

Il romanzo "Il fu Mattia Pascal" apparve dapprima a puntate sulla rivista "Nuova Antologia" nel 1904 e successivamente fu pubblicato in volume nello stesso anno

I PERSONAGGI

Trama

Mattia Pascal /Adriano Meis

È il protagonista e narratore della vicenda

Adriana Paleari

È la figlia di Anselmo Paleari, proprietario della pensione di via Ripetta a Roma dove Mattia Pascal, sotto l'identità di Adriano Meis, alloggia durante il suo soggiorno nella capitale.

Batta Malagna

detto "la Talpa" è l'amico amico del Signor Pascal a cui la madre ha affidato il controllo delle sue ricchezze dopo la morte del marito, controllo che ha portato alla rovina della famiglia di Mattia

Roberto Pascal

È il fratello maggiore di Mattia

Terenzio Papiano

Terenzio è il cognato di Adriana e cerca a tutti i costi di sposarsi con la ragazza per non perdere la dote , è un uomo malvagio.

Romilda Pescatore

È la moglie di Mattia.

Mattia Pascal vive a Miragno, un immaginario paese della Liguria. Il padre, intraprendente mercante, ha la­sciato alla famiglia una discreta eredità, che presto va in fumo per i disonesti maneggi dell'amministratore, Batta Malagna. Mattia per vendicarsi compromette la ni­pote Romilda. Costretto a sposarla si trova a convive­re con la suocera Marianna Pescatori che lo disprezza. La vita familiare è un inferno, umiliante il modesto impiego nella Biblioteca Boccamazza. Mattia decide allora di fuggire per tentare una vita diversa. A Montecarlo vin­ce alla roulette un'enorme somma di denaro e per caso legge su un giornale della sua presunta morte. Ha fi­nalmente la possibilità di cambiare vita. Col nome di Adriano Meis comincia a viaggiare, poi si stabilisce a Roma come pensionante in casa del signor Paleari. S'in­namora della figlia di lui Adriana e vorrebbe proteggerla dalle mire del losco cognato Terenzio. A questo punto si accorge che la nuova identità fittizia non gli consen­te di sposarsi, né di denunciare Terenzio che lo ha derubato durante una seduta spiritica, perché Adriano Meis per l'anagrafe non esiste. Architetta allora un finto suicidio per poter riprendere la vera identità. Tor­nato a Miragno dopo due anni nessuno lo riconosce e la moglie è ormai risposata e con una bambina. Non gli resta che chiudersi in biblioteca a scrivere la sua storia e portare ogni tanto dei fiori sulla sua tomba.

La vedova Pescatore, Marianna Dondi, suocera di Mattia Pascal. Donna pestifera che odia Mattia

Gerolamo Pomino

È un amico d'infanzia di Mattia Pascal

Don Eligio Pellegrinotto

È il prete amico di Mattia che lo aiuta ad riordinare la biblioteca dove lavora. È lui che suggerisce a Mattia di scrivere la storia che ha vissuto.

Pinzone

Insegnante dei due Pascal

I temi

La maschera

Il tema del doppio

La famiglia come trappola

La filosofia del lontano

L'umorismo

Pirandello in questo saggio analizza i processi psicologici che creano la situazione umoristica e il modo di rapportarsi alla realtà dello scrittore .

Nel saggio è evidente l'influsso della psicologia di Alfred Binet, dalla quale Pirandello riprende la concezione dell'io diviso.

La patente

<<La patente>> e’ uno dei racconti più profondamente umani di Pirandello, anche se a una prima frettolosa lettura può sembrare una novella grottesca, con il gusto del paradossale.

Vi si narra di un povero scritturale di un monte di pegni, Rosario Chiarchiaro, un padre di famiglia che viene cacciato dall’impiego perché accusato di portare disgrazie, di essere cioè uno iettatore. Lo sventurato cade in preda alla disperazione, dato che la società lo esclude. Cosa potrà fare per guadagnarsi da vivere, dal momento che tutti evitano addirittura d’incontrarlo?

Cita allora in tribunale due tra i tanti diffamatori, e non per farli condannare, ma per ricavare alla fine del processo, assieme alla loro sicura assoluzione, il riconoscimento ufficiale della sua fame di iettatore e la relativa patente. Con tanto di bollo legale! Ma per fare cosa? Per vivere. Con la patente Chiarchiaro si presenterà davanti alle fabbriche, alle botteghe, e tutti dovranno pagargli una tassa affinché vada via, in modo da allontanare il rischio di disgrazie.

Lo sventurato Chiarchiaro invece di ribellarsi all’accusa di iettatore, ha pensato di sfruttare la situazione in cui, per la stoltezza dei suoi simili, si è trovato imprigionato. Cerca la salvezza in modo insolito, rinunciando al tentativo di svincolarsi dalla forma, anzi appropriandosene, per diventare iettatore non per superstizione ma… per regia patente, rilasciata da un tribunale, voluta da lui stesso.

I temi

  • I pregiudizi della gente determinano l'identità delle persone
  • La critica ai pregiudizi della società e delle superstizioni
  • La pietà nei confronti di chi non può difendersi dagli attacchi della società

http://www.treccani.it/scuola/lezioni/lingua_e_letteratura/pirandello_umorismo.html

www.giunti.it/libri/narrativa/il-fu-mattia-pascal6

Sei personaggi in cerca d'autore

Trama

Su un palcoscenico una compagnia di attori prova la commedia 'Il giuoco delle parti'.

Irrompono sei individui, un Padre, una Madre, il Figlio, la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina, personaggi rifiutati dallo scrittore che li ha concepiti. Essi chiedono al Capocomico di dare loro vita artistica e di mettere in scena il loro dramma.

Dopo molte resistenze la compagnia acconsente alla richiesta e i personaggi raccontano agli attori la loro storia perché possano rappresentarla.

Il Padre si è separato dalla Madre, dopo aver avuto da lei un Figlio.

La Madre, sollecitata dal Padre, si ricostruisce una famiglia con il segretario che lavorava in casa loro e ha da lui tre figli: la Figliastra, la Bambina e il Giovinetto.

Morto il segretario la famiglia cade in miseria, tanto che la Figliastra è costretta a prostituirsi nell'atelier di Madama Pace, dove la Madre lavora come sarta. Qui si reca abitualmente il Padre. Padre e Figliastra non si riconoscono e l'incontro viene evitato appena in tempo dall'intervento della Madre. Tormentato dalla vergogna e dai rimorsi, il Padre accoglie in casa la Madre e i tre figli. Ciò provoca il risentimento del Figlio e la convivenza diventa insostenibile.

Tra gli attori e i Personaggi si apre ben presto un contrasto insanabile.

Gli attori, nonostante gli sforzi, non riescono a rappresentare il dramma reale dei Personaggi, i loro sentimenti fondamentali, il vero essere di ciascuno: il dolore della Madre, il rimorso del Padre, la vendetta della Figliastra, lo sdegno del Figlio. Sulla scena tutto appare falso.

Questa incomunicabilità, che rende la vita autentica irrappresentabile, culmina nella scena finale in cui la storia finisce in tragedia, senza avere la possibilità di comprendere se essa sia reale o no: la Bambina annega nella vasca del giardino e il Giovinetto si spara.

Queste sono le opere di Pirandello

che noi studieremo

Il teatro nel teatro

È considerata la prima opera della trilogia del teatro nel teatro, comprendente 'Questa sera si recita a soggetto' e 'Ciascuno a suo modo'.

Accentrata sul problema dell'autonomia del personaggio (problema che fu considerato letterario e inconsistente da alcuni critici tra i quali Croce), quest'opera presenta sei personaggi appena abbozzati che pretendono dal loro autore una vita vera, una vita in svolgimento al di fuori della fissità raggelata e falsa dell'arte.

La tragedia dei Sei personaggi è la tragedia dell'incomprensione e dell'orrore. Di quella impossibilità di esprimersi, di comunicare e di toccare un fondo concreto e vivo delle cose del mondo, che resterà anche nei drammi seguenti una delle caratteristiche dell'arte di Pirandello.

I temi

  • La trasformazione del personaggio in persona
  • La creazione di personaggi artistici
  • L'immortalità dei personaggi nati dalla fantasia dell'autore

Elementi di persiero e poetica

www.dalessandrini.it%2Fdalessandrini

  • Le creature scaturite dalla fantasia di un autore sono vive in quanto pensate
  • Il labile confine tra persona e personaggio
  • La vita è dinamica e complessa e non può essere rappresentata nelle formule statiche dell'arte

La trama

I personaggi

I temi

Tecniche narrative

Vitangelo Moscarda detto Gengè: è il protagonista del romanzo

La novella introduce il lettore nel pieno svolgimento dei fatti, ovvero In medias res. La voce narrante, tuttavia, fornisce al lettore una diversa interpretazione della presunta follia del protagonista, ipotizzando che, date le considizioni in cui Belluca viveva da tanti anni, il suo caso fosse naturalissimo.

Al resoconto in cui l'impiegato ha manifestato la sua inconcepibile ribellione con capo, segue un flash-back.

Fabule e intreccio si discostano, il tempo della storia si dilata, mentre il tempo del racconto è caratterizzato da ellissi e sommari.

Dida: è la moglie di Vitangelo.

Il relativismo conoscitivo

La presa di coscienza della prigionia delle "forme

La rivolta e la distruzione delle forme: la pazzia Sconfitta e guarigione

L'umorismo

Il protagonista, Vitangelo Moscarda, è un uomo che ha ereditato da giovane la banca del padre e vive di rendita affidando a due fidi collaboratori la gestione dell'impresa. Un giorno, tuttavia, in seguito alla rivelazione da parte della moglie di un suo difetto fisico -il naso leggermente pendente a destra- inizia a scoprire che le persone intorno a lui hanno un'immagine della sua persona completamente diversa da quella che lui ha di sé. La consapevolezza di esistere per le persone intorno in centomila forme differenti accende in lui il desiderio di distruggere queste forme a lui estranee. Inizia così la serie di pazzie del Moscarda: prima sfratta un povero squilibrato, Marco di Dio, dalla sua catapecchia poi, con un improvviso colpo di scena, rivela di aver donato un'altra casa migliore a di Dio. In seguito impone agli amministratori di liquidare la banca paterna. A questo punto i due amministratori, la moglie e il suocero, congiurano per farlo interdire. È avvertito da Anna Rosa, un'amica della moglie, ed egli, rivelandole tutte le sue riflessioni sull'inconsistenza della persona, sulle forme che gli altri ci impongono, l'affascina, ma fa anche saltare il suo equilibrio psichico, e la donna, con gesto improvviso e inspiegabile, gli spara, ferendolo gravemente. Mostarda, convinto da un sacerdote, dona tutti i suoi averi per fondare un ospizio dove egli stesso viene ricoverato. Alla fine, Vitangelo Moscarda conclude che per raggiungere la “vera vita” non basta cambiare nome, ma bisogna rifiutare ogni nome, inteso come la rappresentazione della forma di una cosa. Dunque, l'unico modo per vivere in ogni istante è vivere attimo per attimo la vita, rinascendo continuamente in modo diverso.

Anna Rosa: è una ragazza di venticinque anni, amica della moglie del protagonista

Quantorzo e Firbo: sono i due amministratori della banca di Vitangelo che si alleano con la moglie

La carriola

Novella

La breve novella si apre con la descrizione di un avvocato, padre di famiglia, che si sta recando nella propria abitazione dopo un viaggio di lavoro. Il protagonista sta viaggiando in treno, e mentre attende che il viaggio si concluda, cerca di trovare una soluzione ad una causa inoltrata da un suo cliente. Mentre il treno si avvicina a casa il protagonista si assopisce e sogna una vita reale e incondizionata. Quando il viaggio termina il personaggio principale si sveglia da questo suo sogno e si accorge di sentirsi estremamente insoddisfatto dalla vita. Poco più tardi, mentre l’avvocato si accinge ad aprire la porta della sua abitazione, si accorge tutto ad un tratto di un particolare indesiderato della sua vita. Il protagonista non si riconosce più nelle proprie azioni; è costretto ad assumere il ruolo impostogli dalla società e dai casi della vita, e così sente che la sua vera personalità non gli appartiene e arriva addirittura a provare odio, nausea, orrore verso quello che non è lui, che non è mai stato lui.

Il legale ha il terrore di rivelare la sua vera personalità ed è cosciente che se fosse scoperta sarebbe giudicato pazzo. Vede la sua vita dall’esterno, come in un telefilm in cui interpreta il ruolo principale, e percepisce che la sua vita non gli è gradita, non lo soddisfa pienamente. In principio costui si vuole rifugiare nella follia, ma ripensando alla moglie e ai figli che lo stanno aspettando al di là della porta, si sente molto rincuorato, e quindi entra nel suo studio il protagonista si rende conto di non poter liberarsi dal ruolo che gli altri gli hanno dato; perciò manifesta la sua ribellione compiendo il gran segreto, ma tutti i giorni, un particolare atto. Prende,la sua cagnetta per le zampine posteriori, e le fa compiere la carriola.

I temi

  • Lavoro e famiglia come trappole
  • Impossibilità di vivere una vita autentica
  • Ritorno alla normalità attraverso l'assunzione di una forma riconosciuta dalla società

Elementi di pensiero e poetica

  • Contrasto tra vita e forma
  • La trappola della forma
  • Il sentimento del contrario

La carriola

I temi

Il protagonista della novella è Belluca, un uomo modesto senza particolari qualità, un contabile dedito all’arido lavoro di ufficio, fatto di conti e calcoli, sottomesso e indifeso e per questo zimbello sia del capoufficio e dei colleghi, sia dei familiari.

Il racconto procede a ritroso. Nella prima parte della novella, il lettore viene a conoscenza di quanto accaduto, non con la narrazione dei fatti ma attraverso i dialoghi tra i colleghi d’ufficio del protagonista, che narrano del ricovero di Belluca in ospedale psichiatrico, preda di un’improvvisa alienazione mentale, dopo che si è scagliato contro il proprio capo ufficio.

Belluca, irreprensibile lavoratore, sempre sottomesso e mite, si è infine ribellato. Dopo anni di angherie in cui a testa bassa ha continuato a svolgere il proprio lavoro in maniera scrupolosa e irreprensibile, senza reagire minimamente ai richiami, alle battute e agli scherzi crudeli di colleghi e del capoufficio, una mattina si presenta in ufficio in ritardo, con un’aria stordita e serafica, e vi trascorre l’intera giornata in maniera inconcludente. Ripreso, per una volta giustamente, dal capoufficio, Belluca reagisce inveendo e farneticando contro di lui. Urlando racconta di un treno che ha fischiato nella notte e che lo ha portato lontano. Viene creduto pazzo. Quindi, imbragato in una camicia di forza, viene portato all’ospizio dei matti mentre egli continua ad imitare il fischio del treno ed a raccontare di viaggi in posti lontani.

A questo punto del racconto si inserisce la voce del narratore che spiega al lettore, in qualità di vicino di casa del Belluca, che tipo di vita questi conducesse, oppresso non solo da un’umiliante condizione lavorativa ma anche da una squallida vita familiare, dovendo provvedere a moglie, suocera e sorella della suocera, tutte affette da cecità, e alle 2 figlie vedove con i loro 7 bambini. Avendo tutte quelle bocche da sfamare egli si era procurato altro lavoro da svolgere a casa fino a notte tarda, tra le urla e gli strilli dei litigiosi componenti della sua famiglia.

In questa squallida situazione, al limite della sopportazione, chiusa nella monotonia di giorni sempre uguali, in cui nulla sembrava potesse cambiare, una notte succede qualcosa che cambia tutto. E’ Belluca stesso a raccontarlo: il fischio di un treno, squarcia, all’improvviso la cappa opprimente sotto la quale da anni egli vive. Il fischio del treno lo scuote e gli apre una via di uscita, quando si rende conto che la vita è fatta anche di fantasia e immaginazione.

Un evento banale come il fischio del treno consente a Belluca di trovare uno spazio di evasione, in cui immaginare viaggi in paesi sconosciuti, ciò gli permetterà di continuare la sua miserrima vita, dopo che egli, dimesso dall’ospedale e scusatosi con il suo Capoufficio, riprenderà la vita di sempre.

Belluca esce da questa vicenda trasformato perché capisce che estraniandosi di tanto in tanto nel mondo del sogno egli riuscirà a sentirsi meno schiavo di una vita alienata, libero di viaggiare con la fantasia.

  • La ribellione alle convenzioni
  • La maschera come mezzo per recuperare la normalità
  • Il sentimento del contrario: una vita non vissuta, vista come grottesca da tutti, ma tragica per il narratore
  • La follia come possibile fuga da una realtà opprimente
  • La concezione relativistica della realtà e dell’uomo per cui non esiste una sola verità ma ne esistono tante. La realtà obiettiva non esiste perché un fatto può essere interpretato in moltissimi modi diversi. La realtà è la somma di tante verità, di tanti microcosmi quanti sono gli uomini

http://www.passionelettura.it/narrativa/riscoperta-del-grande-mondo/

http://www.forumlibri.com/forum/piccola-biblioteca/2708-pirandello-luigi-uno-nessuno-e-centomila.html

http://www.tapirulan.it/immagini

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