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Per Socrate la Virtù è il sapere, il sapere di cosa è bene in ogni situazione.
Tale sapere non deriva né da divinità, né da maestri e né da libri, ma scaturisce solo dalla ricerca razionale.
La Virtù non si può quindi insegnare e a differenza dei sofisti che si proclamano "maestri di Virtù" e sostengono di poterla insegnare a chiunque, secondo Socrate ognuno deve trovarla dentro di sé.
Socrate, a differenza dei sofisti ammette di non sapere e che, quindi, non ha niente da insegnare.
Per Socrate, se si è convinti di sapere non si fa ricerca, dunque, non si fa
filosofia.
Socrate concorda con i sofisti sul fatto che la verità assoluta non è accessibile all'uomo. In più, comune a Socrate ed ai sofisti, è l'idea che la cultura debba essere incentrata sull'uomo (umanesimo).
Dei sofisti Socrate respinge:
Socrate nasce tra il 470 el il 469 a.C. ad Atene.
Viene descritto con un fisico sgraziato: piccolo, con gambe storte, panciuto, calvo, col naso schiacciato e con occhi fuori dalle orbite.
Muore nel 399 a.C. a seguito di una condanna.
Socrate non lascia scritti.
A differenza dei lunghi monologhi dei sofisti Socrate crede nel dialogo perchè, secondo lui, filosofare è ricercare, e ricercare è dialogare.
Dialogare con gli altri serve, secondo Socrate, a liberarli dalla presunzione del sapere.
Il dialogo socratico si divide in tre momenti: l'ironia, la maieutica ed il dialogo vero e proprio.
In questa seconda fase "positiva" Socrate veste i panni della "levatrice": aiuta gli altri a "partorire" la verità.
In questa fase "negativa" Socrate indossa i panni del "provocatore".
Socrate finge di condividere il punto di vista dell'avversario e di ammirare la sua sapienza per condurlo, gradualmente, al riconoscimento dell'infondatezza delle sue idee.
Socrate usa la ragione come leva nel dialogo al fine di trovare verità non relative ma universali: al giudizio della ragione vengono sottoposti tutti i nostri comportamenti ed è la ragione che accomuna tutti gli uomini.