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Il repertorio che va dagli inizi dell'XIX secolo all'immediato secondo dopoguerra, costituisce invece la canzone classica napoletana ed essa rappresenta uno dei punti d'eccellenza della canzone italiana, divenuti nel corso degli anni simbolo dell'Italia musicale nel mondo. I brani del periodo sono stati interpretati nel corso del tempo da numerosi interpreti di fama mondiale i quali hanno contribuito alla diffusione della canzone napoletana.
Generalmente definita come musica tradizionale e più specificamente musica popolare, pur nelle origini di tradizione orale, secondo alcuni musicologi la Canzone napoletana apparterrebbe eccezionalmente alla musica colta.
L'origine della canzone napoletana si colloca intorno al XIII secolo, quindi ai tempi della fondazione dell'Università partenopea istituita da Federico II di Svevia (1224), della diffusione della passione per la poesia e delle invocazioni corali dalle massaie rivolte al sole,[1] come espressione spontanea del popolo di Napoli manifestante soprattutto la contraddizione tra le bellezze naturali e le difficoltà oggettiva di vita; si sviluppò già nel XV secolo quando la lingua napoletana divenne la lingua ufficiale del regno e numerosi musicisti, ispirandosi ai cori popolari, iniziarono a comporre farse, frottole, ballate, e ancora maggiormente dalla fine del Cinquecento, quando la "villanella alla napoletana" conquistò l'Europa, sin alla fine del Settecento. Questa espressione artistica popolare era allora carica di contenuti positivi ed ottimistici e raccontava la vita, il lavoro ed i sentimenti popolari.
Il Seicento vide sfiorire la villanella ed apparire i primi ritmi della tarantella, con la celebre Michelemmà, che pare addirittura ispirata da una canzone di origine siciliana, ma comunque attribuita al poeta, musicista, pittore, incisore ed attore Salvator Rosa
Salvator Rosa nacque nel 1615 all'Arenella, un villaggio presso Napoli (oggi inglobato nella città), da Giulia Greca Rosa, appartenente ad una famiglia siciliana nativa della Grecia, e dal geometra Vito Antonio de Rosa. Inizialmente venne accompagnato nel convento dei padri Somaschi, così da diventare prete o avvocato; ciò malgrado, il giovane Salvator proprio in quel periodo iniziò a manifestare le proprie inclinazioni artistiche,