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I Romani chiamarono PROVINCE tutti quei territori esterni alla penisola italica e soggetti al controllo e all'autorità di Roma
191 a.c.
118 a.c.
197 a.c.
133 a.c.
237 a.c.
146 a.c.
241 a.c.
La provincia era un territorio che divenne fondamentale per l'economia di Roma. lo scopo di Roma era quello di sfruttare tutte le province annesse sul piano economico.
I provinciali erano considerati sudditi e non godevano di diritti politici, non erano però obbligati alla leva militare. Inoltre avevano l'onere delle tasse:
-sui terreni (tasse fondiarie)
- sul reddito personale (imposta diretta)
-sulle attività economiche (imposte indirette)
A guida della provincia Roma sceglieva un governatore fra coloro che erano stati consoli o pretori. Per questo il governatore della provincia veniva chiamato anche proconsole o propretore. Il governatore:
-guidava l'esercito;
-amministrava la giustizia;
-organizzava la riscossione dei tributi;
Tutti gli altri impegni e compiti venivano gestiti dalla classe dirigente locale che di solito si trovava legata a Roma da vincoli di fedeltà.
La carica di governatore era assoluta, non collegiale. Questo fece sì che in alcune zone, soprattutto quelle più ricche i governatori si macchiassero di gravi reati con lo scopo di arricchirsi e intascare i tributi versati dai provinciali stessi.
Un'altra categoria che si arricchi alle spalle dei provinciali furono i pubblicani, privati cittadini a cui venivano affidati incarichi importanti come la riscossione dei tributi o la creazione di opere pubbliche e che ricavarono vantaggi personali da questi incarichi.
La società della prima fase repubblicana, formata da poche famiglie patrizie e molti plebei lasciò spazio a una società molto più articolata e complessa formata fondamentalmente da:
-nobilitas: si trattava della classe dirigente romana, formata non più solo dalle famiglie patrizie ma anche da quelle plebee che grazie alla terra e a una oculata gestione del patrimonio si erano arricchite. Facevano parte di questa categoria quelle famiglie i cui esponenti erano riusciti a raggiungere il consolato;
-equites: il ceto dei cavalieri acquistò molto prestigio, arricchendosi con i commerci e gli appalti (fra gli equites si trovavano i pubblicani). I cavalieri avevano potere e erano molto influente ma non partecipavano attivamente alla vita politica;
-contadini/proletarii: le continue guerre, le leve militari e i saccheggi impoverirono drammaticamente le campagne. Molti contadini lasciarono le terre per raggiungere la città dove spesso vivevano in condizioni precarie. Le terre abbandonate andarono a creare dei latifondi, in mano alla grande aristocrazia terriera. Si intensificò un processo di urbanzzazione;
-schiavi: iniziò una vera e propria tratta degli schiavi, sui quali nacque un vero mercato;
Il punto di forza di Roma in questo momento fu garantito dalla solidità dell'esercito romano, che era formato:
-da cittadini romani, che riempivano le file dei cavalieri;
-dai contadini delle campagne romane, che rispondevano alla leva e partecipavano alla formazione e alle varie spedizioni;
-dalle truppe fornite dalle città italiche alleate;
L'esercito di Roma fondava la su forza sul senso di appartenenza e identità (per contadini e cittadini) e sul senso dell'allenza (amicitia) per le città alleate. Non erano perciò previsti soldati mercenari.
I soldati venivano formati secondo una ferrea disciplina sul piano fisico che tecnico.