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Aristotele - Etica

Fine è bene

Ogni arte, ogni ricerca, ogni azione e ogni scelta sono fatte, secondo Aristotele, in vista di un fine che appare buono e desiderabile

• Il fine e il bene, dunque, coincidono

Il fine

Il sommo bene

Il sommo bene

I fini delle attività umane sono molteplici, e alcuni di essi sono desiderati in vista di fini superiori

  • Deve tuttavia esserci un fine supremo, un fine desiderato per sé stesso, e non già in quanto condizione o mezzo di un fine ulteriori
  • Se gli altri fini sono beni, questo fine ultimo sarà il bene sommo, quello dal quale tutti gli altri dipendono
  • Non c’è dubbio, secondo Aristotele, che questo fine coincida con la felicità

La ricerca

della felicità

Se il sommo bene coincide con la felicità, la sua ricerca e determinazione costituiscono l’oggetto primo e fondamentale delle scienze pratiche (etica e politica):

  • Solo rispetto alla felicità, infatti, si può prescrivere ciò che gli uomini nella loro vita associata e come esseri singoli debbono fare o apprendere

La felicità

Le illusioni

Illusoriamente ed erroneamente la felicità viene sovente confusa con:

  • L’onore
  • Ma esso è dato da altri e, in qualsiasi momento, può essere tolto
  • Il denaro
  • Ma esso è un mezzo e non un fine, per cui non può certo coincidere con il fine ultimo
  • Il piacere
  • Ma, pur accompagnando la felicità, esso non è proprio dell’uomo

L'essenza dell'uomo

La cifra dell'uomo

Se l'uomo è felice quando svolge in maniera eccellente l’attività che gli è propria, per sapere in cosa consiste la felicità è preliminarmente necessario determinare qual è il compito specifico dell’uomo

  • Il compito proprio dell’uomo in quanto tale non è rappresentato dalla vita vegetativa – comune anche alle piante – né dalla vita dei sensi – propria anche degli animali –, ma dalla vita secondo ragione
  • L’uomo, dunque, sarà felice solo se vivrà secondo ragione
  • In ciò consiste la virtù umana

Le virtù

Le virtù

In considerazione della presenza, nell’uomo, sia della funzione razionale sia di quella appetitiva (quella vegetativa, legata alla sopravvivenza, è sostanzialmente istintuale), Aristotele ammette due virtù fondamentali:

1. Virtù etica (detta anche morale)

  • Consiste nel dominio della ragione sugli impulsi sensibili e si distende nella determinazione dei buoni costumi

2. Virtù dianoetica (diánoia = intelletto)

  • Consiste nell’esercizio stesso della ragione in sé e per sé

La virtù etica

La virtù etica consiste, di fatto, nella disposizione a scegliere il giusto mezzo adeguato alla nostra natura, quale è determinato dalla ragione, e quale potrebbe determinarlo il saggio

  • Il giusto mezzo esclude i due estremi viziosi dell’eccesso e del difetto

La virtù etica

L'esercizio della virtù

Come acquisire la virtù etica

La virtù etica si identifica dunque con la capacità di scelta che si perfeziona e si rinvigorisce con l’esercizio (habitus) e i cui diversi aspetti costituiscono le singole virtù etiche

  • Il coraggio, ad esempio, è il giusto mezzo tra la viltà e la temerarietà, e si acquisisce compiendo (praticando) azioni coraggiose

La giustizia

La giustizia

La principale tra le virtù etiche è la giustizia, a cui Aristotele dedica un intero libro dell’Etica nicomachea

  • Nel suo significato più generale, cioè come conformità alle leggi, la giustizia non è una virtù particolare, ma la virtù intera e perfetta
  • L’uomo che rispetta tutte le leggi, infatti, è l’uomo interamente virtuoso

Giustizia distributiva e commutativa

Giustizia distributiva e commutativa

Nel suo significato specifico, che riguarda l’agire in vista di un guadagno, la giustizia può essere:

1. Distributiva:

  • Sovraintende al rapporto tra il singolo e la comunità, con i beni che devono essere distribuiti a seconda del merito di ciascuno

2. Commutativa:

  • Sovraintende al rapporto tra i singoli, mirando a pareggiare vantaggi e svantaggi

Equità

Equità

Dal diritto, Aristotele distingue l’equità

  • Questa si configura come una correzione della legge mediante il diritto naturale, resa necessaria dal fatto che non sempre nella formulazione delle leggi è possibile contemplare tutti i casi
  • Ciò comporta che la loro applicazione risulti talvolta ingiusta, tanto da necessitare una correzione

La virtù dianoetica

La virtù dianoetica

Come anticipato, le virtù dianoetiche sono quelle proprie dell’anima razionale, progressivamente slegate dalla sensibilità

  • Esse comprendono:
  • Arte (téchne)
  • Saggezza (phrónesis)
  • Scienza (episteme)
  • Intelligenza (nous)
  • Sapienza (sophía)

La felicità

più elevata

La felicità più elevata

Poiché la felicità coincide con la virtù, la felicità più elevata coincide con la virtù più elevata

  • Questa è quella teoretica, che culmina nella sapienza
  • Il sapiente, infatti, basta a se stesso e non ha bisogno, per coltivare ed estendere la propria sapienza, di nulla che non abbia in sé
  • La vita del sapiente, inoltre, dedita com’è alla ricerca, è fatta di serenità e pace, giacché egli non si affatica per un fine esterno, bensì per un fine che coincide con la stessa attività della sua intelligenza

Un'attività divina

Un'attività divina

In fondo, pur essendo un'attività umana, coincide con l'attività praticata dal divino

L’uomo non deve, come alcuni dicono, conoscere in quanto uomo le cose umane, in quanto mortale le cose mortali, ma deve rendersi, per quanto possibile, immortale e far di tutto per vivere secondo quanto c’è in lui di più alto: se pure ciò è poco di quantità, per potenza e valore supera le altre cose

Aristotele, Etica nicomachea,

X, 7, 1177b

Saggezza e sapienza

Saggezza e sapienza

Mentre Platone non distingue tra sapienza e saggezza, con il sapiente che è anche investito della funzione di guida politica, Aristotele differenzia le due categorie:

  • La saggezza ha per oggetto le faccende umane, che sono mutevoli e che non possono essere incluse tra le cose più alte
  • La sapienza ha per oggetto l’essere necessario, che si sottrae a ogni vicenda

L’etica aristotelica si conclude con l’affermazione della superiorità della vita teoretica

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