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ITALO CALVINO

Biografia

Contestualizzazione

Contestualizzazione storico-culturale

Possiamo collocare Calvino nella seconda metà del novecento, a cavallo tra il 1945 e il 1960, all'interno del Neorealismo.

Il Neorealismo è un movimento che nasce nel cinema e poi viene introdotto anche in letteratura.

Le principali tematiche inerenti a questo periodo storico sono:

  • I partigiani e la guerra ("I sentieri dei nidi di ragno")
  • La vita del dopoguerra (la trilogia "I nostri antenati" e "Le città invisibili")

Calvino come tanti altri autori lo possiamo comunque trovare nelle altre fasi del '900.

Biografia

Italo Calvino nacque a Cuba, a Santiago de Las Vegas, nel 1923 e morì a Siena nel 1985. Durante la seconda guerra mondiale fu partigiano nelle Brigate Garibaldi e, dopo la guerra, aderì al Partito comunista e collaborò all'Unità, ma nel 1956, per dissenso sui fatti d’Ungheria, uscì dal partito con altri intellettuali. Narratore, saggista e condirettore con Elio Vittorini della rivista letteraria "Il Menabò".

Periodo giovanile

Il periodo giovanile è contraddistinto dal trasferimento da Cuba a Sanremo nel 1923, seguito dall'iscrizione nel 1941 agli studi universitari di agraria per poi entrare nel 1943 nella resistenza.

Periodo giovanile

Neorealismo e dimensione fantastica

Sono i periodi post bellici della seconda guerra mondiale e in Italia nasce la repubblica. Nel 1950 fu assunto dalla casa editrice Einaudi e collaborò con essa negli anni avvenire. Nel 1956 a seguito dell'invasione sovietica dell'Ungheria si stacca dal partito comunista per poi uscirne definitivamente nel 1957.

Neorealismo e dimensione fantastica

Periodo parigino

Si trasferisce a Parigi nel 1967 entrando a contatto con la cultura francese

In particolare stringe rapporti con un gruppo di scrittori legati allo strutturalismo e con l'Oulipo.

La sua fama si diffonde a livello internazionale osservando le vicende italiane e scrivendo sui quotidiani come il "Corriere della Sera"

Gli ultimi anni

Gli ultimi anni sono caratterizzati dal ritorno a Roma nel 1980 e nel 1985 al lavoro in una serie di conferenze che avrebbe dovuto tenere presso l'università di Harvard.

Queste conferenze non riuscirà mai a tenerle morendo a Siena nel 1985.

Gli ultimi anni

Esperienza politica

Contatto personale con la cultura fascista, per Italo Calvino, arriva negli anni tra il 1929 e il 1933, quando non può sottrarsi all'esperienza di diventare balilla

Tra il 1948 e il 1957 milita nel PCI.

Esperienza politica

Realismo lirico

Calvino ha espresso nelle sue opere un realismo dai toni lirici e fiabeschi, capace di rappresentare la realtà storica, politica e sociale in una prospettiva diversa da quella utilizzata dagli altri autori neorealisti.

Pensiero e poetica

La Resistenza

La Resistenza osservata in modo nuovo

Tale caratteristica distintiva la si ritrova già nel suo primo romanzo, "Il sentiero dei nidi di ragno", scritto nel 1947, in cui l’esperienza della Resistenza viene rievocata in una prospettiva ben diversa da quella consueta del Neorealismo. Infatti gli episodi della guerra partigiana vengono visti attraverso gli occhi, ingenui e sognanti, di un ragazzo, conferendone così quella dimensione fantastica e fiabesca, sospesa tra realtà e sogno, che è propria dei bambini. Non a caso i personaggi del racconto si distaccano nettamente da quelli delineati in altri romanzi del genere, non essendo eroi della guerra partigiana, bensì personaggi negativi che contribuiscono alla realistica smitizzazione della figura del partigiano: quelli che si sono dati alla macchia per combattere contro i nazifascisti credono davvero nella possibilità di costruire una società migliore, ma non sono eroi senza macchia e la loro lotta si è svolta tra violenze, vendette e tradimenti. In quest'opera, il partigiano non è l’eroe virtuoso ed altruista, bensì una persona, che si lascia coinvolgere nella Resistenza quasi per gioco. Identica autonomia nel descrivere la Resistenza si ritrova nei racconti di "Ultimo viene il corvo" (1949), dove ancora una volta la lotta partigiana è raccontata con toni fiabeschi e per niente celebrativi.

La tendenza al fiabesco

Nella trilogia "I nostri antenati", comprendente "Il visconte dimezzato" (1952), "Il barone rampante" (1957) ed "Il cavaliere inesistente" (1959), il rapporto tra individuo e società viene indagato in una prospettiva realista di sfiducia e pessimismo.

Infatti, nel romanzo "Il barone rampante", l’opera più significativa del trittico, s’esprime apertamente il proposito di uscire da una società sentita come estranea ed evadere in un mondo libero e gioioso; intento manifestato anche nelle altre due opere che completano la trilogia, "Il visconte dimezzato", in cui tema dominante è l’alienazione dell'uomo, conseguente all'incapacità di dominare la realtà e il flusso della storia, e "Il cavaliere inesistente", dove l’uomo si sente addirittura una sorta di robot privo di coscienza, destinato com'è ad avere un’unica funzione, quella produttiva.

L’alienazione dell'uomo contemporaneo

La tematica dell'alienazione dell'uomo contemporaneo in una società sempre più industrializzata è sviluppata da Calvino nella raccolta di racconti "Marcovaldo" (1963), in cui il protagonista, che dà il titolo all'opera, si ostina a cercare la sua “arcadia”, un’oasi felice dentro una città disumana fatta “di cemento e di asfalto".

La ricerca sulla produzione fiabesca italiana

Calvino predilige il fiabesco come mezzo più adatto a rappresentare la lotta incessante dell'uomo alla ricerca della felicità, tanto da essere indotto a compiere una grandiosa opera di ricerca sulla produzione fiabesca italiana e d’indagine su questo importante versante della cultura popolare: frutto di tale lavoro è la raccolta "Fiabe italiane", pubblicata nel 1956.

Tra fiaba ed utopia

Tra fiaba e utopia

La fiaba “moderna”, in cui così spesso si esprime la narrativa di Calvino, non ha alcun significato consolatorio, anzi si ribalta nel grottesco, con toni oscillanti tra l’ironia ed il sarcasmo, e sfocia nell'utopia come denuncia di una realtà alienante e come stimolo alla letteratura affinché si mantenga libera ed autonoma; una letteratura “della coscienza e non dell'oggettività”, che permetta all'uomo di ritrovare una tensione ideale e morale nei confronti dell'esistenza. L’utopia come strumento di provocazione per un lettore motivato a porsi degli interrogativi sulla sua condizione esistenziale e sul suo senso di smarrimento nei confronti dell'universo, diventa protagonista delle ultime opere di Calvino: "Le cosmicomiche" (1965), "Ti con zero" (1967), in cui l’autore oltrepassa metaforicamente i confini umani spingendo la narrazione alle infinite possibilità dell'Universo prima dell'apparire della vita biologica, e "Palomar"(1983), in cui il personaggio che dà il titolo all'opera cerca d’interpretare gli aspetti dell'Universo, interrogandosi sul destino dell'uomo e sul perché della sua condizione.

Lingua

Lingua

Calvino ha maturato la convinzione che le forme tradizionali del racconto non corrispondano più ai profondi mutamenti che la società sta vivendo. Per questo "lo scrivere non consiste più nel raccontare ma nel dire che si racconta".

"L'uomo sta cominciando a capire come si smonta e si rimonta la più complicata e imprevedibile di tutte le sue macchine: il linguaggio". Anche la letteratura, come atto linguistico, dovrà basarsi su questo procedimento (combinatorio, appunto, di "montaggio" e di "smontaggio" dei testi), rappresentando al tempo stesso l'idea di una possibile perfezione dei sistemi (la totalità dell'opera) e della loro precarietà (il difficile equilibrio in cui si compongono le sue parti).

La letteratura deve portare l'ordine là dove regna il disordine

Saggio

"Cibernetica e fantasmi"

“ La macchina […], soprattutto in Italia, è uno strumento del caso, della destrutturazione formale, della contestazione dei nessi logici abituali: cioè io direi che resta uno strumento ancora squisitamente lirico, serve un bisogno tipicamente umano: la produzione di disordine. La vera macchina letteraria sarà quella che sentirà essa stessa il bisogno di produrre disordine ma come reazione a una sua precedente produzione di ordine, la macchina che produrrà avanguardia per sbloccare i propri circuiti intasati da una troppo lunga produzione di classicismo. Infatti, dato che gli sviluppi della cibernetica vertono sulle macchine capaci di apprendere, di cambiare il proprio programma, di sviluppare la propria sensibilità e i propri bisogni, nulla ci vieta di prevedere una macchina letteraria che a un certo punto senta l’insoddisfazione del proprio tradizionalismo e si metta a proporre nuovi modi d’intendere la scrittura, e a sconvolgere completamente i propri codici. Per far contenti i critici che ricercano le omologie tra fatti letterari e fatti storici sociologici economici, la macchina potrebbe collegare i propri cambiamenti di stile alle variazioni di determinati indici statistici della produzione, del reddito, delle spese militari, della distribuzione dei poteri decisionali. Sarà quella, la letteratura che corrisponde perfettamente a un’ipotesi teorica, cioè finalmente ‘la’ letteratura. “

Italo Calvino, Saggio ”Cibernetica e fantasmi"

Berend Boorsma (1977), “Conversazioni” (‟Conversations” 2014), olio su tela, 160 x 100. Collezione privata.

Iter letterario

Calvino è stato scrittore soprattutto di romanzi e racconti, di cui possiamo definire tre differenti fasi.

Iter letterario e opere

Dimensione fantastica e realismo

(1945 - 1960)

Il primo Calvino

Alla base di questo periodo abbiamo il romanzo "Il sentiero dei nidi di ragno", che si colloca nell'ambito del Neorealismo. Da qui derivano due direzioni che Calvino seguirà nel suo percorso letterario degli anni successivi: filone realistico e filone fantastico.

Il sentiero dei nidi di ragno

Il sentiero del nido di ragni

Il romanzo affronta l'argomento della lotta partigiana vista dagli occhi di un ragazzo.

Il protagonista, Pin, è un ragazzino vissuto nei vicoli della vecchia città di Sanremo, precocemente smaliziato, ma che conserva l'ingenuità e lo stupore tipici dell'infanzia: ai suoi occhi il mondo adulto, i rapporti umani, la politica, la guerra, appaiono estranei, incomprensibili, assumendo una fisionomia incantata e magica, di favola.

L'autore si estrania dalla guerra partigiana attraverso la figura del bambino.

Il filone realistico

Filone realistico

Questo filone si sviluppa principalmente negli anni 50. Si caratterizza per l'inedito tentativo di descrivere la realtà contemporanea di un Paese di fronte a sconvolgimenti epocali, infatti nelle opere di questo periodo vengono affrontati i problemi della contemporaneità.

Questi tre romanzi fanno parte del ciclo

narrativo: "Cronache degli anni Cinquanta".

La speculazione edilizia

La speculazione edilizia

La speculazione edilizia è un romanzo breve, inizialmente fu pubblicato sul numero XX della rivista di letteratura internazionale «Botteghe Oscure» nel 1957 e nel 1963 fu pubblicato per la prima volta in un volume a sé.

Questo romanzo breve è dedicato al boom delle costruzioni che proprio in quel periodo deturpava irrimediabilmente la riviera ligure.

La nuvola di smog

La nuvola di smog

La nuvola di smog è un racconto uscito per la prima volta nel 1958 nella rivista "Nuovi Argomenti", diretta da Alberto Moravia.

Il protagonista è un giornalista che dalla campagna si reca alla grande città di Torino. Torino è completamente immersa dallo smog. Quando si reca sulla collina il protagonista vede questa nube grigiastra a gravare sulla città. La sua scoperta sconvolgente è che a produrre lo smog è anche la fabbrica dell'ente responsabile di pulire l’aria. Il romanzo si conclude con un’immagine positiva, in cui si vedono alcune lavandaie che lavano i panni in un sobborgo. Il protagonista ha quindi l’immagine di questi lenzuoli bianchi che gli conferiscono un senso di tranquillità.

La giornata d'uno scrutatore

La giornata di uno scrutatore

Il filone realistico culmina con "La giornata di uno scrutatore", un romanzo breve del 1963.

Il protagonista Amerigo durante le elezioni politiche copre il ruolo di scrutatore. Egli è un intellettuale comunista, laico, progressista e storicista. Amerigo si pone due problemi:

  • Si chiede se la società potrà sconfiggere gli errori dell'ordine naturale, cioè se la storia potrà vincere la natura.
  • mette in discussione la sua stessa nozione di individuo.

Si conclude con Amerigo che si rende conto che la città non è solo quella dell'uomo attivo sano, ma anche il luogo in cui si raccoglie la miseria della natura e la città dell'imperfezione.

Il filone fantastico

Filone fantastico

Come fondamento del filone fantastico troviamo la "Trilogia I nostri antenati", costituita da: "Il visconte dimezzato", "Il barone rampante" e "Il cavaliere inesistente".

Si tratta probabilmente delle opere più importanti composte dall'autore, in cui egli sceglie di puntare sulla componente fantastica. Si tratta di romanzi che assomigliano a delle favole.

Troviamo infine i "Racconti", al cui interno domina "Marcovaldo", un insieme di dieci racconti di un manovale di origine contadina in una città industriale.

I nostri antenati

Volume pubblicato nel 1960 che unisce i tre romanzi di Calvino: "Il visconte dimezzato", "Il barone rampante" e "Il cavaliere inesistente".

I romanzi infatti hanno uno stretto legame che si riconosce nel rapporto con il presente e con i suoi problemi. Bisogna riconoscere anche il significato che le fiabe hanno per Calvino, diventando uno strumento per misurarsi attraverso uno straniamento del reale.

Il visconte dimezzato

Prima opera della trilogia e pubblicata nel 1952; si tratta di un breve romanzo che appare come una favola.

Ambientata a fine Seicento, durante le guerre contro i Turchi. Il protagonista, il Visconte Meralbo di Terralba viene diviso da una palla di cannone. Nascono due personaggi opposti, "il Gramo" e "il Buono" che vivono le stesse avventure compiendo il bene e il male. Alla fine dell'opera le due parti vengono riunite.

La favola ha anche un significato forte, cioè che ogni uomo solo attraverso la scissione si può acquisire una più profonda conoscenza della realtà

Il Barone rampante

Il barone rampante

Seconda opera della trilogia, pubblicata nel 1957, che segue la linea del romanzo precedente. Secondo molti l'opera più importante dell'autore.

Il romanzo racconta del dodicenne Cosimo Piovasco di Rondò, primogenito di una nobile famiglia di Ombrosa, nel 1767. Dopo un litigio con il padre decide di ritirarsi su un albero e sugli alberi passa tutta la sua vita. Nonostante questo partecipa attivamente alla vita della comunità e agli eventi storici. Anche in punto di morte rifiuta di scendere a terra, aggrappandosi a una mongolfiera per poi lasciarsi precipitare in mare.

Il vero significato dell'opera è che l'intellettuale ha bisogno di staccarsi dall'uomo per ottenere un punto di vista critico.

Il cavaliere inesistente

L'opera, pubblicata nel 1959, richiama al romanzo cavalleresco.

Ambientato all'epoca di Carlo Magno e narrato da una monaca di nome Teodora, racconta le avventure di un cavaliere, Agilulfo, che non ha corpo, bensì solo una vuota armatura.

Tutto il romanzo rappresenta una metafora dell'astratta razionalità; l'uomo che va incontro alla realtà dell'essere qualcuno nel proprio fare e mostrare, ma che in realtà dentro di sé è vuoto.

Marcovaldo

Si tratta di un gruppo di dieci racconti, composti tra il 1952 e il 1956, che raccontano di un tale, Marcovaldo, membro di una famiglia di origine contadina che viene a contatto con il mondo industriale moderno, provando a sopravvivere ai suoi meccanismi.

Ciò che risalta sono i tratti del comico e del fiabesco, accompagnati però dal tentativo di affrontare un problema reale come la Seconda Rivoluzione Industriale che ha un impatto devastante sulla classe contadina.

L'influsso dello strutturalismo

(anni '60 - '70)

Il secondo Calvino

Il trasferimento a Parigi mette Calvino in contatto con la cultura francese, dominata in quegli anni dallo strutturalismo. Calvino aveva fatto parte di un gruppo di intellettuali che diedero origine a una letteratura in cui la creatività prendeva prendeva impulso dalla regola. Questi letterati erano in contatto con la cultura dello strutturalismo e si riconoscevano con il nome dell'"Oulipo". Essi erano convinti che la realtà non nascesse da un'ispirazione, ma nasceva da lavoro faticoso di mettere una parola dietro l'altra seguendo un'insieme di regole che lo stesso letterato si dava. Lo strutturalismo consiste nello strutturare l'opera attraverso una serie di componenti, per renderla appunto labirintica, facendo capire che l'opera è un'insieme di elementi che devono convivere pacificamente.

Questa fase è appunto caratterizzata da una presa di coscienza della caoticità e realtà, apparentemente tranquilla ma in realtà complessa.

Se una notte d'inverno un viaggiatore

Se una notte d'inverno un viaggiatore

In questo romanzo Calvino colloca il lettore al centro del suo libro. Questo lettore sta proprio leggendo il suo romanzo che nel corso della lettura scopre di star leggendo un libro fallato: per un'errore della rilegatura si ripetono le pagine già state lette. Il lettore si reca nella libreria per sostituire il libro e incontra una lettrice, Ludmilla, che anche lei ha riscontrato lo stesso problema. Insieme si mettono alla ricerca del libro di Calvino, che però continuamente si allontana; prima di ritrovarlo verranno a scoprire altri 9 libri di cui potranno leggere solo le pagine iniziali. Nel frattempo restano coinvolti in vicende mirabolanti.

"Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto".

Rappresenta l'opera più importante in quanto deriva proprio da questa infinita possibilità combinatoria della letteratura. L'elemento fondamentale, originale e estremamente creativo da cui parte l'opera è la sovrapponibilità tra il lettore e il protagonista. La storia è condotta dallo scrittore presso una sorta di mise en ebyme cioè è uno specchio entro cui il libro stesso si riflette perché ogni romanzo si riflette nell'altro e il raccontare della narrazione si riflette nel racconto medesimo: ciò lo possiamo notare subito dall'inizio del libro dove noi lettori veniamo coinvolti direttamente nella vicenda. E' un libro che cerca di abbracciare l'intera realtà, perché i romanzi contenuti sono molto differenti.

Analisi

Il castello dei destini incrociati

Il castello dei destini incrociati

In questo romanzo del 1973, Calvino darà corpo concreto alle teorie della narrativa, che in quegli anni in Francia raggiunse i suoi massimi. Il risultato è di un reale molto complesso. Il romanzo si ambienta nel Medio Evo e un cavaliere errante giunge in una locanda, dove è riunita una brigata. Tutti i presenti avevano perso la parola e ciò simboleggia l'impossibilità di poter riproporre i meccanismo tradizionali del novellare, ma la storia continua perché le storie verranno affidate alle figure dei tarocchi, disposti sul tavolo in senso orizzontale e verticale.

Le città invisibili

Le città invisibili del 1972 sono un sogno che nascono dalle città invivibili, la città deve essere un luogo di pace. Ciò che interessa a Calvino è riuscire a scoprire le ragioni che hanno portato l'uomo a vivere nelle città. Le città sono 55 divise in 11 serie composte da 5 pezzi. Ciascuna di queste città ha un nome di una donna perché Calvino considera la donna come oggetto del desiderio, così città per Calvino è desiderabile come una donna, eccezione fatta per cecilia tutte le altre città hanno nomi esotici che rimandano a qualcosa di lontano, remoto, di irraggiungibile (utopico)

Le cosmicomiche

Le cosmicomiche

Calvino si interessa alle scienze umane con le scienze matematiche e crea Le cosmicomiche che sono una serie di racconti che traducono in forme narrative d'ipotesi scientifiche sull'origine e l'organizzazione del cosmo, sulla struttura della materia, sui corpi celesti, sull'evoluzione della vita.

Lo scenario è quello di un universo che non ha mai visto la comparsa dell'uomo, ma gli esseri che lo compongono assumono forme umanizzate.

Postmoderno (Anni '80)

Le ultime opere

Dopo il boom economico in Italia si entra nel periodo Postmoderno e anche Calvino segue questa nuova corrente che nasce, anche se è errato considerare Calvino parte integrante del postmodernismo, in quanto lo si può soltanto accostare a questo movimento. Egli infatti comprende le drammatiche contraddizioni che caratterizzano l'età moderna e inoltre non prese mai le distanze in modo netto dalle due fasi precedenti, si parla infatti di "scetticismo attivo" della ragione che senza illusioni non rinuncia a conoscere la realtà.

Palomar

Si tratta dell'opera principale di Calvino del post-modernismo, pubblicata nel 1983 e in cui troviamo una sfiducia di una conoscenza esaustiva del mondo da parte dell'autore. L'opera è un insieme di prose in cui il protagonista indaga sulla realtà quotidiana, attraverso un linguaggio molto complicato e analitico. Rappresenta il momento in cui Calvino mostra il suo essere influenzato dal periodo postmoderno.

Opere minori e postume

Sono diverse le opere minori che colleghiamo a questo periodo e le raccolte di racconti, come ad esempio:

Collezione di sabbia (1984)

Sotto il sole giaguaro (1986) oppure Lezioni americane (1989).

Troviamo infine anche opere postume a Calvino ma a lui attribuite come:

La strada di San Giovanni (1990)

Il Menabò

Il Menabò è una rivista fondata nel 1959 da Vittorini e Calvino, suddivisa in più fascicoli, in ognuno dei quali si tratta un tema specifico, come il rapporto tra letteratura e dialetto oppure tra letteratura ed industria, «Il Menabò» si caratterizza per un approccio particolarmente critico, servendosi di mezzi analitici ricavati dalle correnti filosofiche dell’epoca e da quelle scienze umane come la sociologia, l’antropologia culturale, la linguistica e lo strutturalismo, che si vanno sviluppando e perfezionando proprio in quegli anni. Tra i molti ed illustri interventi pubblicati sulla rivista, riportiamo quello di Calvino intitolato Il mare dell’oggettività, apparso nel secondo numero del «Menabò»

Il mare dell'oggettività

Si tratta di un vero e proprio saggio che troviamo nel secondo numero del "Menabò" del 1960, in cui Calvino critica il totale abbandono, da parte della letteratura e dell’arte, all’oggettività delle cose, frutto della nuova società iper-industriale e tecnologica. A farne le spese è l’io, che affoga sovrastato da quest’impetuosa e dannosa marea.

L’individuo, alienato e spersonalizzato, subisce una sorta di meccanizzazione, e al rapporto umano si sostituisce il freddo rapporto tra le cose, tra le merci. Gli oggetti invadono la società e la sommergono, la automatizzano, la rendono un’entità ibrida.

Calvino innalza un potente grido di protesta contro questo processo assurdo e disumano fiducioso che nelle «sabbie mobili dell’oggettività» si possa ancora scovare un barlume di libertà. Una speranza forse vana, forse solo un’illusione, ma necessaria affinché si riesca ad andare avanti preservando la propria individualità, la propria indipendenza, e non si anneghi nel mare dell’oggettività.

Fonti utilizzate

Fonti

  • Padlet: https://padlet.com/sdipietromaria/5autori900
  • Wikipedia
  • Libro di testo "Il piacere dei testi" volume 6 di Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti e Giuseppe Zaccaria.
  • Appunti lezione magistrale del professor Langella, tenuta presso il Liceo Scientifico D. Bramante il giorno 4 febbraio 2020
  • WeSchool
  • Calvino Postmoderno (https://urly.it/366xq)
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