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Mappa concettuale: L'età giolittiana

Francesco Romagnino V A

Timeline

1900- 1914

Grande emigrazione italiana

verso l'America

1914-1918

Prima guerra mondiale

1911-1912

Guerra di Libia

1913

Patto Gentiloni tra liberali giolittiani e cattolici

1896-1908

Decollo dell'industria nell'Italia del Nord

1912

Al congresso di Reggio Emilia i socialisti massimalisti guidano il partito

1914

Disordini popolari repressi

nella «settimana rossa»

1897

D'Annunzio viene eletto in parlamento nelle file della Destra

1882

Giolitti è eletto in Parlamento

1901-1914

Età giolittiana

Linea del tempo

I caratteri generali dell'età giolittiana

Dal 1901 al 1914 Giolitti esercitò un'influenza così autorevole sulla vita politica dell'Italia che questo periodo viene comunemente definito età giolittiana.

Essa, coincise con il decollo della rivoluzione industriale in Italia, soprattutto nel triangolo industriale, formato da Torino, Milano e Genova.

I progressi più evidenti si registrarono nell'industria

siderurgica, in quella elettrica, e nell'industria automobilistica.

La politica protezionistica che favorì lo sviluppo industriale del Nord danneggiò il commercio dei prodotti tipici del Sud.

Lo sviluppo industriale portò notevoli miglioramenti nel livello medio di vita degli Italiani, ma anche nuovi disagi nelle città sempre più affollate.

Nell'epoca giolittiana, all'interno del Partito Socialista Italiano si formarono due correnti:

i riformisti, ritenevano che si dovesse cambiare la società gradualmente, attraverso le riforme;

i massimalisti, ritenevano che per cambiare la società fosse necessario ricorrere alla rivoluzione.

Il modo di fare politica di Giolitti venne definito del doppio volto:

un volto aperto e democratico nell'affrontare i problemi del Nord;

un volto conservatore e corrotto nello sfruttare i problemi del Sud.

Al Nord Giolitti consentì gli scioperi.

Varò anche alcune riforme che migliorarono le condizioni di lavoro degli operai.

La lotta sindacale portò all'aumento dei salari dei lavoratori.

L'azione del governo nei confronti del Meridione ebbe invece carattere sporadico.

Gran parte del denaro che arrivò al Sud alimentò clientele e corruzione.

Di fronte agli scioperi del Sud, Giolitti non fu affatto neutrale: fece intervenire le forze dell'ordine, attuando una dura repressione.

Molti contadini meridionali, rimasti disoccupati, si videro costretti a partire in cerca di lavoro verso l'estero.

Nel Nord invece, il decollo economico dell'Italia migliorò il livello di vita di una parte della società.

Tra il 1900 e il 1914 emigrarono circa 9 milioni di Italiani principalmente verso il Nord Europa, gli Stati Uniti e l'America del Sud.

L'emigrazione fu un fenomeno doloroso, che tuttavia concorse ad aumentare la ricchezza del nostro paese.

Il doppio volto di Giolitti e l'emigrazione italiana

Giolitti riprese la politica coloniale con la guerra di Libia.

Nel 1911 l'Italia dichiarò guerra alla Turchia che dominava la Libia.

L'Italia attaccò direttamente la Turchia che firmò nel 1912 il Trattato di Losanna con il quale di fatto cedeva la Libia.

Nel 1912 venne introdotto il suffragio universale maschile.

In questo modo Giolitti intendeva avvicinare alle istituzioni i due grandi movimenti di massa presenti nel paese: i socialisti e i cattolici.

Nel 1913 Giolitti stipulò con l'Unione elettorale cattolica il Patto Gentiloni, grazie al quale Giolitti riuscì a ottenere nuovamente la maggioranza nel 1913.

La guerra in Libia e la crisi economica avevano indebolito il governo guidato da Giolitti, che nel 1914 preferì dare le dimissioni.

Gli succedette Antonio Salandra, con cui l'Italia tornò a un clima di tensione sociale.

Tra successi e sconfitte

La cultura italiana

Durante l'età giolittiana si diffuse definitivamente in Italia la cultura di massa, con la pubblicazione di molti giornali, la diffusione della pubblicità, un'attiva industria editoriale.

L'Italia non rimase esclusa dalle grandi correnti culturali europee dell'epoca.

Furono pochi gli scrittori e gli intellettuali italiani in grado di imporsi a livello internazionale.

Gabriele D'Annunzio divenne presto uno dei protagonisti della vita culturale italiana ed europea dell'epoca.

Egli interpretò in modo superficiale la dottrina del superuomo espressa da Nietzsche: il superuomo è un uomo superiore, che vive una vita impossibile e incredibile agli occhi delle masse.

Nonostante la società dei mass media fosse agli esordi, D'Annunzio seppe reclamizzare e ben amministrare il mito creato attorno a sé, influenzando larghi strati della società italiana.

Fu tra i primi intellettuali italiani a intuire il nuovo carattere di spettacolarità e mercificazione della società contemporanea per sfruttarne le opportunità.

Cesare Lombroso fu l'inventore dell'antropologia criminale, una disciplina che tentava di applicare il metodo scientifico ai comportamenti umani, in particolare a quelli criminali.

Per Lombroso esistono due tipi di delinquenti: il delinquente nato, nel quale si trovano tutte le anomalie involutive e nel quale il comportamento criminale è insito per natura, e il delinquente d'occasione, recuperabile perché portato al delitto da fattori esterni e non congeniti.

Il successo di questa teoria durò finché Lombroso visse.

Ma quando nel 1909 morì, i suoi libri e le sue teorie furono presto dimenticati.

Il futurismo fu l'unico movimento d'avanguardia nato in Italia con un respiro internazionale.

Esso esaltava la nuova civiltà della macchina, cercava di attingere sensazioni nuove dal mondo della scienza e della tecnica, come l'ebbrezza per la velocità, rifiutava il mondo dell'interiorità.

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