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Le Bucoliche sono la prima opera di Virgilio, composta e pubblicata tra il 42 e il 39 a.C. Si tratta di una silloge di dieci ecloghe (poesie scelte) esametriche caratterizzate da un’ambientazione agricola e pastorale (Arcadia). Come indica il titolo stesso della raccolta, essa appartiene al genere della poesia bucolica (dal greco boukólos, che significa “pastore”). Esse furono il primo frutto della poesia di Virgilio, ma, nello stesso tempo, possono essere considerate la trasformazione in linguaggio poetico dei precetti di vita appresi dalla scuola epicurea di Napoli.
Virgilio si rifà esplicitamente a Teocrito, poeta siceliota inventore della poesia bucolica. Il grande poeta latino fissa due elementi destinati a diventare centrali nella letteratura bucolico-pastorale: la collocazione del mondo dei pastori in Arcadia e l'attribuzione di un significato allegorico ai contenuti. Virgilio introduce nel mondo pastorale aspetti della realtà, sia politica che personale, e li mette a contatto con attese, speranze, valori e ideali. Per questo motivo l'idillio teocriteo appare più lieve, sereno e spensierato a confronto del carattere realistico e dei toni malinconici usati da Virgilio.
I dieci componimenti che costituiscono la raccolta delle Bucoliche, lasciando da parte l’ultima, che è un pezzo a sé stante, si possono leggere singolarmente ma anche come unità complessiva, secondo la struttura interna stabilita dal poeta (diversa dall’ordine cronologico di composizione delle singole ecloghe):
I-IX (tema autobiografico delle espropriazioni);
II-VIII (racconti di lamenti amorosi);
III-VII (dialoghi e gare poetiche fra due pastori);
IV-VI (il poeta parla in prima persona e trascende il genere bucolico: la IV ecloga è una profezia, la VI una sorta di «epillio»);
l’ecloga centrale (la V) è isolata e canta il mito di morte e resurrezione di Dafni
AUTOBIOGRAFIA ED ESPROPRIAZIONE
Ecloga I: dialogo fra i pastori Titiro e Melibeo. Titiro (si è sempre ritenuto simboleggi Virgilio) è riuscito a conservare il podere dalle espropriazioni; Melibeo, invece, è stato espropriato, costretto a partire dalla sua terra e ad andare lontano.
Ecloga IX: Meri e Licida. Meri, servo di Menalca (si ritiene simboleggi Virgilio), incontra il suo amico Licida e gli parla dell’angoscia del suo padrone che è stato espropriato dal podere. L’ecloga nona si ricollega alla prima, ma presenta un rovesciamento di posizioni: ora Menalca-Virgilio, a differenza di Titiro-Virgilio della prima ecloga, si lamenta per aver perduto i suoi beni.
LAMENTI AMOROSI
Ecloga II: monologo del pastore Coridone. Si tratta del monologo di Coridone che canta con toni elegiaci il suo amore senza speranza per Alessi, un giovane servo che non ricambia il suo affetto.
Ecloga VIII: dedica ad Asinio Pollione. E' il racconto di due pastori Damone e Alfesibeo. Damone narra una storia di amore e di morte; Alfesibeo una storia di incantesimi cui una donna fa ricorso per riconquistare il suo amante.
DIALOGHI E GARE POETICHE FRA PASTORI
Ecloga VII: Coridone e Tirsi. Il pastore Melibeo introduce e racconta la gara poetica (canto amebeo) fra Coridone e Tirsi, pastori arcadi, su temi bucolici tradizionali: l’amore, la poesia, il paesaggio
Ecloga IV: l’età dell’oro. Celebrazione della nascita di un fanciullo. Virgilio gli augura di essere l’iniziatore di una nuova età dell’oro dopo il periodo tragico delle guerre civili.
Ecloga VI: il satiro Sileno. Titiro (Virgilio) si giustifica con Varo per aver preferito la poesia pastorale a quella epica. Quindi introduce il satiro Sileno che, ebbro, intona una sorta di epillio (breve componimento a carattere epico) alessandrino, spaziando dall’argomento fisico e cosmogonico a quello mitologico, e menzionando fra l’altro il poeta Cornelio Gallo.
Ecloga V: dialogo fra i pastori Mopso e Menalca. I due si confrontano in un canto amebeo che ha per argomento la morte del pastore-poeta Dafni (personaggio di Teocrito): al lamento-elogio funebre di Mopso segue l’inno di Menalca per l’apoteosi di Dafni (da identificare forse con Cesare).
Ecloga decima: Virgilio conforta il poeta Cornelio Gallo. Il poeta cerca di confortare il suo amico Cornelio Gallo, poeta elegiaco, protagonista dell’amore infelice per Licoride, andata lontano al seguito di un soldato.
Il metro delle Bucoliche è l’esametro, mutuato direttamente dal modello greco di Teocrito e in questo contesto definito appunto come Syracosius versus, “verso siracusano”.
La lingua delle Bucoliche è generalmente un latino semplice, lineare e urbano, privo cioè di tratti rustici molto marcati. Virgilio è qui portato ad allontanarsi dal modello di Teocrito, che invece, sfruttando i registri propri del dialetto dorico, aveva avuto la possibilità di caratterizzare anche dal punto di vista prettamente linguistico (e non solo lessicale o sintattico) la lingua dei poeti-pastori. Una significativa eccezione rispetto alla generale semplicità linguistica delle Bucoliche è costituita dall’intera quarta egloga, il cui stile, coerentemente con quanto affermato da Virgilio nel primo verso, è decisamente più elevato, e da alcune parti della sesta.
I TEMI PRINCIPALI
Due sono i temi principali delle bucoliche: l'amore e la natura. Altre tematiche, non trattate però direttamente, sono la politica e la guerra. Le turbolenze politico-militari sono colte nelle conseguenze perturbatrici che rischiano di sconvolgere il mondo idillico dei pastori
L'INVITO
L'invito che Coridone rivolge al puer amato di condividere con lui la vita nei campi mostra a pieno il gusto alessandrino dell'arte virgiliana. Si possono infatti notare la cura maniacale dei particolari, la grazia un po' manierata, la viva e delicata sensibilità coloristica:
Hūc ădĕs, ō fōrmōsĕ pŭēr: tĭbĭ līlĭă plēnīs
ēccĕ fĕrūnt Nŷmphaē călăthīs; tĭbĭ cāndĭdă Nāīs,
pāllēntīs vĭŏlās ēt sūmmă păpāvĕră cārpēns,
nārcīssum ēt flōrēm iūngīt bĕne ŏlēntĭs ănēthī;
tūm căsĭa ātque ălĭīs īntēxēns suāvĭbŭs hērbīs
mōllĭă lūtĕŏlā pīngīt vāccīnĭă cāltā.
(Bucolica, II, vv. 45-50)
LA NATURA
Il mondo naturale è stilizzato in una bellezza idilliaca e viene cristallizzato dall'arte in maniera quasi rarefatta:
Hīc vēr pūrpŭrĕūm, vărĭōs hīc flūmĭnă cīrcūm
fūndĭt hŭmūs flōrēs, hīc cāndĭdă pōpŭlŭs āntrō
īmmĭnĕt ēt lēntaē tēxūnt ūmbrācŭlă vītēs.
(Bucolica, IX, vv 40-42)
IL VALORE DELLA POESIA
La poesia è intesa come conforto e valore supremo. Come già visto, il tema del valore poetico è al centro dell'ecloga VI. La sua funzione consolatrice e rasserenatrice è esaltata nell'ecloga V:
Tālĕ tŭūm cārmēn nōbīs, dīvīnĕ pŏētā,
quālĕ sŏpōr fēssīs īn grāmĭnĕ, quālĕ pĕr aēstūm
dūlcĭs ăquaē sălĭēntĕ sĭtīm rēstīnguĕrĕ rīvō.
(Bucolica, V, 45-47)
L'AMARO AMORE
L'amore, presentato come pazzia e sofferenza, contrasta con i primi temi, in quanto minaccia la perfetta armonia dell'Arcadia. L'amaro riflesso amoroso emerge nella domanda di Coridone della II ecloga, che rivolge poi a Pasìfae, commiserandola per il suo amore infelicissimo. La passione amorosa provoca infatti inquietudine e priva l'amante del suo equilibrio interiore:
Ā Cŏrydōn, Cŏrydōn, quaē tē dēmēntĭă cēpīt!
(Bucolica, II, v. 69)
Āh vīrgo īnfēlīx, quaē tē dēmēntĭă cēpīt!
(Bucolica, VI, v. 47)
INFLUENZA
Le Bucoliche furono prese come modello non solo da tutti i successivi poeti bucolici latini ma anche da diversi letterati di diverse epoche
L'influenza delle Bucoliche continua nel Rinascimento ed ha il suo maggior rappresentante in Jacopo Sannazzaro, con il De partu Virginis, breve poema in tre libri, e la sua opera più famosa, il prosimetro Arcadia. Poi ritorna nel Tasso, con il suo Aminta, favola pastorale, e in Battista Guarini, col suo Pastor fido, dramma pastorale. Il culmine dell'argomento bucolico giunse alla fine del Seicento, con la fondazione dell'Accademia dell'Arcadia, grande accademia letteraria che ebbe una grandissima fama e importanza in tutta l'Europa.
OLIO SU TELA
Paul Cèzanne,
la Pastorale, 1870
Thomas Eakins,
l'Arcadia, 1883
- con la sua Sinfonia n.6 (detta anche La pastorale)
- con la Sonata per pianoforte op. 28
- Le quattro stagioni;