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L'Europa crogiuolo di culture e civiltà

Presentazione di: Surace Desirée, classe 3°AA.

L'Unione Europea è un'organizzazione internazionale politica ed economica a carattere sovranazionale, che comprende 27 Stati membri d'Europa. Nata come Comunità economica europea con il trattato di Roma del 25 marzo 1957, ha assunto la denominazione e la struttura attuale con il trattato di Lisbona del 2007. Fra i suoi scopi formalmente dichiarati vi è l'incremento del benessere socio-economico e l'attenuazione delle differenze socio-economiche tra i vari stati membri attraverso l'integrazione economica, la crescita economica e il progresso scientifico e tecnologico, promuovendo la pace, i valori sociali e il benessere dei popoli europei, lottando contro l'esclusione sociale, la discriminazione e a favore dei diritti umani. Le competenze dell'Unione spaziano dunque dalle politiche economiche agli affari esteri, alla difesa e alla protezione ambientale, con ciascun stato membro che concorre al bilancio comunitario in misura diversa, mantenendo buona parte della propria sovranità nazionale. Come effetto delle politiche dell'Unione, ad esempio, oltre a confermare la libera circolazione di persone già stabilita dai precedenti trattati europei, essa permette la libera circolazione di merci, servizi e capitali all'interno del suo territorio attraverso il mercato europeo comune (senza dazi doganali all'interno) costruito a partire dal 1957 con i Trattati di Roma, e fornisce una cittadinanza dell'Unione europea.

Le decisioni di unione economica e monetaria dell'Unione europea hanno portato nel 2002 all'introduzione di una moneta unica, l'euro, attualmente adottata da 19 su 27 stati dell'Unione, che formano la cosiddetta eurozona, con una politica monetaria comune governata dalla Banca centrale europea.

Il 12 ottobre 2012 è stata insignita del premio Nobel per la pace, con la seguente motivazione: «per oltre sei decenni ha contribuito all'avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa».

Nel 2020, detiene ancora il primato per l'abbondanza di tradizioni diversissime tra loro che però non smettono mai di sorprendere; essa è appunto un crogiuolo di culture e civiltà.

L'Unione

Europea

Introduzione

L'Europa è, ad oggi, una grande comunità che racchiude tra i suoi 27 Stati una storia millenaria e delle radici che si diramano (come quelle di un albero) tra culture, tradizioni e diversità di ciascun popolo e Paese. Essa si è costituita incontrando molteplici civiltà che condividendo momenti di pace e di guerra sono riuscite a trovare un punto d'incontro fino a unirsi e a convivere in un territorio comune, ancora oggi in continua espansione. Noi cittadini europei siamo eredi di una cultura comune sviluppatasi in un arco di tempo molto lungo e da coloro che sono stati i nostri predecessori e che hanno creato valori fondamentali. Ai preamboli della storia europea vi sono la civiltà Greca e Romana con i suoi miti ineguagliabili: da Platone (ideatore dello Stato ideale, in cui viene il bene della comunità prima di tutto) fino alla leggendaria eredità romana che ci ha trasmesso il latino, su cui si basano e si fondano tutte le lingue europee, così come l'inglese (dato che i Romani conquistarono la Britannia intorno al 43 d.C.). Per un po' le nostre radici vennero dimenticate, ma durante il Rinascimento ci fu proprio il ritorno alle forme classiche e l'uomo cominciò ad acquisire notevole importanza, cosa che può essere spiegata mediante l'uso di prospettiva e proporzioni, a regola d'uomo.

Quindi: l'uomo ha dei sentimenti...e quale miglior modo di esprimere i propri sentimenti se non attraverso la letteratura e nello specifico, la lirica d'amore? L'uomo ama, con tutto sé stesso. Darebbe la propria vita per la donna che ama, se fosse necessario, così come avveniva tra vassallo e suo signore. Alla base di questo tipo d'amore (amor cortese) c'era un valore molto importante: la lealtà, valore su cui si fondava la società anglosassone e il rapporto tra cavaliere e vassallo durante la società feudale (importata in Britannia dai Normanni).

L'uomo però ama anche Dio. In passato, talmente tanto da combattere per lui durante le crociate che hanno devastato la bella Europa. Tutto questo non soltanto per l'amore smisurato verso Dio, ma anche per l'odio provato verso lo "straniero", per così dire.

Soprattutto verso gli Ebrei, accusati fin dal principio di essere gli assassini di Cristo. Insomma, gli uomini Europei non erano molto a favore dell'integrazione, così come non lo era Catone a favore dei Greci. Oggi, invece, la situazione è molto diversa, tant'è che, per esempio, si parla di integrazione nello sport, di squadre sempre più "accoglienti" e anche di paralimpiadi (argomenti trattati nel libro bianco sullo sport).

Inoltre, spesso ci si riferisce al nostro continente con "Eurasia"; ma fino a che punto possiamo considerarci un tutt'uno? Per risolvere questo "problema", possiamo aiutarci con la genetica: infatti, è possibile dividere la popolazione in base alla loro provenienza, riscontrabile a livello genetico.

A partire dalla metà dell'XI secolo nella Francia del Nord si andava via via sviluppando un nuovo tipo di componimento: la Chanson de geste, la quale celebrava, in lingua d'oil, le imprese dei cavalieri al servizio del re (Paladini). La Chanson de geste più importante in assoluto è la Chanson de Roland, presente nel ciclo Carolingio.

Esse possedevano lunghezza variabile e avevano destinazione prettamente orale, cantate da giullari nelle piazze o nelle corti con accompagnamento musicale.

Inoltre i personaggi descritti non avevano alcuna caratterizzazione psicologica, ma rappresentavano soltanto dei tipi "perfetti" di cavalieri, disposti a morire per il proprio signore e la propria patria.

Dall'universo cavalleresco all'invenzione dell'amor cortese

Le Chansons de geste riflettono però una società feudale ancora abbastanza "militaresca", che lascerà il posto a stili di vita molto più raffinati ed eleganti.

Quindi, alle virtù tipicamente cavalleresche quali la prodezza, il coraggio e la lealtà si aggiungono per così dire virtù "civili" (liberalità, magnanimità e culto della misura). Questa è la tanto nominata società cortese, che sarà tanto importante nei secoli a venire. Dalla società cortese si sviluppa anche un nuovo tipo di amore: l'amor cortese, argomento principale della lirica provenzale. Qui, l'amata (che è un essere sublime ed irraggiungibile) veniva venerata ed era anche fonte di gioia e dolore allo stesso tempo, poiché spesso ella era sposata (per questo per parlare di lei i trovatori utilizzavano dei senhal, pseudonimi prettamente maschili per indicare il legame tra feudatario e vassallo). Perciò era un amore adultero, che risultava frequentemente inappagato. Inoltre, solo chi è cortese (= nobile d'animo) può amare "finamente", ma a sua volta, anche il fin'amor rende cortesi.

L'amor cortese

Intorno al 1230, a Firenze, l'amor cortese subì come una sorta di "evoluzione". Si sviluppò una nuova tendenza poetica: il Dolce Stil Novo, espressione coniata dallo stesso Dante nel XXIV canto del Purgatorio. I poeti stilnovisti, utilizzavano uno stile molto più limpido e piano rispetto a quello antecedente di Guittone d'Arezzo e trattavano di argomenti anch'essi dolci. L'espressione novo invece, fa riferimento sia alla nuova realtà poetica che alla nuova realtà politica, i Comuni.

Per quanto riguarda i contenuti, all'omaggio feudale rivolto alla donna tipico dell'amor cortese, si sostituisce una visione più spiritualizzata dell'amata, che viene paragonata e celebrata come fosse un angelo (che dona la salvezza soprattutto attraverso gli occhi).

Tuttavia, uno dei temi principali è il binomio tra amore e gentilezza; proprio il saper amare "finamente" (saper scrivere d'amore) è indizio di una superiore nobiltà d'animo, legata quindi non alla nascita dell'individuo, ma alle sue qualità personali.

Il "manifesto" di questa nuova poesia è Al cor gentil rempaira sempre amore di Guido Guinizzelli, iniziatore del Dolce Stil Novo.

Il Dolce Stil Novo

"Al cor gentil rempaira sempre amore"

Catone fu una personalità molto importante nel mondo latino antico. Infatti, non solo percorse tutte le tappe del cursus honorum fino ad essere eletto console nel 195, ma fu anche il primo storico della Roma antica. Scrisse le Origines proprio circa la Roma del suo tempo, a partire dalle origini appunto. Qui inoltre ostentava disprezzo e derisione per l'annalistica romana in lingua greca; non venivano celebrate singole persone, ma tutto il popolo romano in sé. Catone era essenzialmente contro la cultura greca, soprattutto perché l'imitazione di certi costumi ellenizzanti poteva mettere a rischio l'unità e la coesione interna dell'aristocrazia.

Con l’innescarsi della cultura greca a Roma si crearono appunto due opposti orientamenti culturali, uno faceva capo a Catone, l’altro a Publio Cornelio Scipione detto l’Africano.

Catone era più vicino alla plebe, alla classe agraria, ai mercanti e commercianti. Era un conservatore, non voleva l’ellenizzazione e aveva stabilito un rapporto di estrema chiusura con la Grecia, con l’obbiettivo di preservare Roma e il suo “mos maiorum” da ogni possibile contaminazione.

Gli Scipioni facevano capo al gruppo degli optimates e fondarono un vero e proprio “circolo” per le idee culturali. Questi portavano avanti una politica commerciale che favorì moltissimo il contatto con la Grecia. Gli Scipioni volevano quindi mantenere con la Grecia un rapporto, anche di scambi commerciali. Però Catone addirittura scrive “Praecepta ad Marcum filium” in cui esorta il figlio in ogni modo a disprezzare le abitudini e le mode greche.

Catone e il circolo degli Scipioni

"Dicam de istis suo loco, Marce fili, quid Athenis exquisitum habeam, et quid bonum sit illorum litteras inspicere, non perdiscere. Vincam nequissimum et indocile esse genus illorum. Et hoc puta vatem dixisse, quandoque ista gens suas litteras dabit, omnia corrumpet, tum etiam magis, si medicos suos hoc mittet. Iurantur inter se barbaros[3] necare omnis medicina, sed hoc ipsum mercede faciunt, ut fides iis sit et facile disperdent. Nos quoque dictitant barbaros et spurcius nos quam alios Opicon appellatione foedant. Interdixi tibi de medicis."

Traduzione

"Praecepta ad Marcum Filium"

"Ti dirò, o Marco, quando sarà tempo, di codesti Greci, che cosa io abbia scoperto in Atene e perché sia bene conoscere la loro letteratura, non impararla a fondo; ti proverò che è una razza di bricconi incorreggibili. Intanto considera quel che ti dico come un vaticinio: se questa gente, quando che sia, ci darà la sua scienza, corromperà ogni cosa, specie se manderà fra noi i suoi medici. Hanno fatto giuramento di ammazzare con la medicina tutti i barbari e si faranno anche pagare, acciocché non si diffidi di loro: e noi essi chiamano barbari, anzi più degli altri ci sprezzano e ci avviliscono col sudicio nome degli Opici. Guardati dai medici."

I crociati

Verso la metà dell'VIII secolo i signori più potenti e gli stessi sovrani iniziarono a "legare" a sé molti guerrieri (vassalli), concedendo loro terre (feudi). Signore e vassallo stipularono un vero contratto: il primo si aspettava che il secondo combattesse per lui, anche fino a morire, mentre il guerriero era tenuto soprattutto ad essere fedele al suo signore. Infatti in caso di infedeltà egli avrebbe potuto ritirare il feudo.

Nell'XI secolo il centro religioso più importante d'Europa era l'abbazia di Cluny, in cui l'unica occupazione del monaco era la preghiera. Inoltre, a Cluny divenne molto importante la celebrazione di messe in suffragio dei defunti e proprio a Cluny nacque un nuovo modello di sacerdote: casto e celibe. La situazione però era diversa nelle città, dove i preti erano molto spesso sposati con figli. Cluny propose anche una nuova organizzazione della Chiesa, con a capo il papa. Il vescovo di Costantinopoli non voleva sottomettersi e perciò nel 1054 avvenne il famoso scisma d'Oriente tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica.

Quindi, nello scenario d'Europa, compare un nuovo protagonista: il papato.

Dalla società "chiusa" all'incontro con l' "altro"

Abbazia di Cluny

I turchi conquistarono l'Armenia nel 1067 e l'imperatore di Costantinopoli cercò di cacciarli. Tuttavia il suo esercito venne sconfitto a Manzikert nel 1071.

Nel 1081 salì al trono Alessio Comneno che volle riconquistare l'Asia Minore e per questo chiese aiuto al papa Urbano II. Egli accettò volentieri, anche perché sperava di ricucire lo scisma d'Oriente, e lanciò alla cristianità un appello alla mobilitazione generale per andare a combattere.

Questo è il celebre discorso di Urbano II del 1095 al concilio di Clermont, in cui il papa prometteva che, a chiunque fosse morto in battaglia, sarebbe stata concessa la remissione di tutti i peccati e delle eventuali pene purificatrici da espiare nell'aldilà.

Il papa si comportò quindi da comandante, desideroso di dare ordini a tutta la popolazione.

Tuttavia i primi a muoversi non furono i cavalieri, ma molti uomini "comuni" spinti dalle parole del papa, che pensavano che a Gerusalemme si sarebbe svolta l'ultima battaglia contro il Male.Vennero uccisi molti ebrei durante questa crociata dei pezzenti, considerati seguaci del Diavolo e uccisori di Cristo.

Dopo iniziò la vera e propria crociata, che vide protagonisti i tafuri (soldati inquietanti e poverissimi che per terrorizzare i nemici, spesso ne divoravano i corpi), e che si concluse il 15 luglio 1099 con la conquista di Gerusalemme.

La prima

Crociata

A est del mondo musulmano si estendeva un continente caratterizzato da innumerevoli viaggiatori, soprattutto monaci buddisti cinesi i quali sapevano che la loro religione fosse nata in India.

I percorsi verso la Cina erano costellati di monasteri buddisti, che offrivano ospitalità ai pellegrini. In segno di gratitudine, chi era stato generosamente ospitato spesso non offriva denaro, bensì una merce più pregiata dell'oro, ovvero tessuti di seta.

Ecco che cosa si intende per "Via della Seta".

La via della seta è infatti l'insieme di itinerari terrestri, marittimi e fluviali di circa 8000 chilometri lungo i quali dall'antichità si snodano ancora oggi gli scambi culturali e commerciali tra Oriente e Occidente. Fu aperta da un generale cinese a capo di una spedizione nell’Asia centrale nel I secolo d.C., dopo di lui, grazie ai contatti tra le civiltà e all’uso di cammelli, cavalli, muli, buoi e dromedari usati per il trasporto delle merci via terra, i mercanti iniziarono a percorrerla.Il viaggio dalla Cina al Mediterraneo era lungo e arduo: oltre 7000 Km di distese senza fine, montagne impraticabili, passi insidiosi. I pericoli erano molti: cattivo tempo, terreni impervi e banditi sempre in agguato, ma i mercanti che si esponevano al rischio accumulavano ingenti guadagni.

La Via della Seta

Il Primo Rinascimento

Con il termine "Rinascimento" si indica generalmente quella straordinaria stagione letteraria, artistica, filosofica e scientifica nata tra il Quattrocento e il Cinquecento in Italia. Giorgio Vasari è il primo ad impiegare questo termine proprio con il senso di "rinascita". Gli uomini dotti italiani di questi secoli si sentivano legati alla civiltà classica (di cui si consideravano eredi) e disprezzavano il Medioevo (considerato un insieme di secoli di barbarie e decadenza). Quindi il Rinascimento è anche il ritorno a forme classiche, infatti i caratteri distintivi del Rinascimento furono l'amore e l'interesse per il mondo antico e la consapevolezza della centralità dell'uomo, già messo molto da parte nel Medioevo per Dio. Infatti, il Rinascimento inizia con l'Umanesimo (studio dei testi letterari ai quali si attribuiva la capacità di formare l'interiorità dell'essere umano).

Tuttavia, gli artisti rinascimentali non volevano solo "imitare" il mondo classico, ma volevano anche superarlo. Dallo studio della civiltà classica si deduce che l'arte dei Greci e dei Romani era prettamente naturalistica, quindi anche lo scopo dell'arte è imitazione o mimesi della natura, la quale deve essere indagata scientificamente al fine di possedere ogni suo segreto. Per questo sarà molto importante l'uso della prospettiva, ideata da Filippo Brunelleschi.

Essa mostra la sempre più crescente importanza data all'uomo, in quanto gli oggetti disegnati in questo modo appaiono "deformati" così come l'occhio umano li vede e la visione di questi oggetti della natura appare ogni volta diversa a seconda di dove si trovi il punto di vista.

Brunelleschi, però, non ebbe il solo merito di aver inventato la prospettiva e cercato le "proporzioni" a Roma, usate ancora oggi. Infatti costruì molte altre opere, ma rimase famoso per una in particolare: il completamento della Cupola di Santa Maria del Fiore.

Brunelleschi partecipò al concorso per la realizzazione della cupola indetto nel 1418 dall'Arte della Lana.

Questa impresa spaventava tutti gli architetti della città e non, infatti non solo vi era una base ottagonale del diametro di 46 metri, ma vi era anche lo spessore del tamburo (per cui si arrivava a 54 metri). Spaventava o metteva, per lo meno, in crisi gran parte di questi artisti, a eccezione di Brunelleschi.

Lui propose di costruire una cupola autoportante, capace quindi di reggersi da sola, senza bisogno di armature provvisorie in legno. La grande struttura è costituita da due calotte distinte, una interna molto più spessa dell'altra e una esterna (più sottile). Tra queste esiste un'intercapedine, che rende possibile la presenza di scale e corridoi. Esse, inoltre, sono collegate da otto grandi costoloni d'angolo, i soli che si vedono anche dall'esterno perché rivestiti di marmo bianco, e da sedici costole intermedie disposte lungo le facce delle vele. Costoloni d'angolo e costole intermedie sono anch'essi uniti per mezzo di nove anelli in muratura. Entrambe le cupole sono costruite con mattoni disposti a spinapesce, tecnica usata già dai Romani che consiste nel disporre dei ricorsi di mattoni verticalmente, di seguito ad altri collocati di piatto. Oltre a questo, Brunelleschi costruì questa cupola come una cupola di rotazione, in cui i mattoni non sono disposti su piani orizzontali, ma inclinati verso i loro centri di curvatura e giacciono su superfici coniche.

Ci vollero ben sedici anni per costruire la Grande Macchina (come soprannominata da Michelangelo), dal 1420 al 1436.

La lanterna in cima venne aggiunta solamente dopo e venne ultimata alla morte di Brunelleschi.

Ancora oggi questa immensa opera rimane in parte un mistero.

Però essa, con la sua maestosa grandezza, sembra proteggere e abbracciare tutti i cittadini di Firenze.

La "Grande Macchina"

Il termine "proporzione" indica la corrispondenza di misure fra due o più parti in stretta relazione fra loro. Queste corrispondenze sono dei rapporti matematici. Nel Medioevo le proporzioni derivavano direttamente dalla geometria (ogni costruzione era regolata da schemi geometrici propri). Nel Rinascimento queste proporzioni sono essenzialmente numeriche, inoltre i rapporti numerici rispecchiano quelli tra le note musicali.

Furono proprio le proporzioni musicali, scoperte dai Greci, che Filippo Brunelleschi volle trovare negli antichi edifici romani.

Tuttavia, ci si chiede che cosa avrebbero mai dovuto rispecchiare gli edifici una volta che fossero stati costruiti "armoniosamente" e la risposta viene suggerita dal De architectura di Vitruvio: il corpo umano.

Le proporzioni

Sant'Anna Metterza

Cacciata dal Paradiso Terrestre

Masaccio

Altro grande artista, stavolta pittore, del Rinascimento è sicuramente Masaccio.

Tutti i personaggi dipinti da lui, grazie ad un sapiente uso di chiaroscuro, acquistano sempre un volume proprio, occupando uno spazio reale e non più "simbolico" come avveniva nel Medioevo.

Con Sant'Anna Metterza, opera commissionata per la chiesa fiorentina di Sant'Ambrogio da una ricca famiglia di tessitori, inizia la collaborazione storica tra Masaccio e Masolino (che sarà presente persino nella famosissima Cappella Brancacci). Qui sono rappresentate la Madonna con in braccio Gesù Bambino e Sant'Anna, madre di Maria, messa come terzo personaggio (ecco perché l'appellativo "metterza") circondati da cinque angeli. A Masaccio si deve la realizzazione soprattutto di Maria,infatti il suo corpo è definito con grande accuratezza, a differenza, per esempio, di Sant'Anna, alla quale sembra mancare addirittura la gamba sinistra.

Masaccio inoltre vuole rappresentare il "vero", tant'è che nella Cacciata dal Paradiso Terrestre presente nella Cappella Brancacci,il volto di Eva è ritratto nella disperazione più assoluta e, cosa ancora più importante, i personaggi si coprono le nudità, consapevoli del loro peccato e nel Battesimo dei Neofiti le ombre sono dipinte come se i personaggi fossero colpiti dalla luce reale e l'acqua versata sulla testa del neofita (=colui che, avendo da poco abbracciato la fede cristiana, solitamente in età già adulta, si appresta a essere battezzato) genera molto realisticamente delle bollicine.

Battesimo dei neofiti

Platone

Platone fu uno dei più grandi filosofi dell'antichità, insieme a Socrate e Aristotele.

Fu discepolo di Socrate e nel momento in cui il suo maestro fu condannato a morte con l'accusa di corruzione dei giovani, lui si dedicò totalmente alla filosofia, con lo scopo di riscrivere le basi della convivenza umana e condurre l'uomo alla giustizia.

Quando tornò ad Atene, fondò l'Accademia, scuola filosofica molto importante.

Platone, a differenza di Socrate, scrisse moltissimo: ben 35 dialoghi e 13 lettere.

Però, come Socrate, egli scelse il dialogo come modalità espressiva delle sue dottrine filosofiche, perché riteneva che la filosofia fosse un sapere "aperto" con continuo bisogno di confronto e di rielaborazione per raggiungere la Verità.

Tutto il sistema filosofico elaborato da Platone si poggia sulla teoria delle idee.

Per Platone esiste una realtà sovrasensibile, chiamata iperuranio, dove risiedono le idee (=entità immutabili e perfette, di cui il mondo in cui viviamo non è che una copia imperfetta).

La genesi immediata della teoria delle idee è da ricercarsi nell'approfondimento del concetto di scienza; essa, secondo Platone deve avere i caratteri della stabilità e dell'immutabilità, e quindi della perfezione. Oggetto proprio della scienza sono le idee. Esiste però anche un'altra forma di conoscenza (dualismo gnoseologico) che è l'opinione, mutevole e imperfetta, che rispecchia le cose (dualismo ontologico), che sono imitazioni imperfette delle idee.

Fondamentalmente, si distinguono due tipi di idee:

  • idee-valori (=supremi principi etici,estetici e politici come il Bene, la Bellezza e la Giustizia);
  • idee-matematiche (= corrispondenti alle entità aritmetiche e geometriche).

Inoltre le idee sono:

  • criteri di giudizio delle cose (per esempio dicendo che due cose sono uguali, ci si basa sull'idea di uguaglianza e, in questo senso, le idee sono la condizione della pensabilità degli oggetti);
  • causa delle cose (per esempio, le realtà che vengono dette belle sono tali in quanto partecipano della Bellezza,che rappresenta la causa per cui esse sono e vengono ritenute belle, le idee sono quindi la condizione dell'esistenza degli oggetti).

Secondo Platone, le idee non possono derivare dai sensi poiché questi ci testimoniano solo un mondo di cose materiali e imperfette. Esse dunque devono costituire l'oggetto di una "visione intellettuale".

Ricorre infatti alla dottrina-mito dell'anamnesi (=ricordo): afferma che l'anima prima di calarsi nel nostro corpo, è vissuta nel mondo delle idee.

Grazie all'esperienza delle cose,che fungono da occasione per la memoria, l'anima ricorda ciò che ha visto nell'iperuranio.

In questo senso, Platone dice che "conoscere è ricordare".

La gnoseologia di Platone rappresenta dunque una forma di innatismo, in quanto ritiene che la conoscenza non derivi dall'esperienza sensibile ma da metri di giudizio preesistenti. L'esperienza sensibile funge soltanto da meccanismo sollecitatore del ricordo.

Oltre alla reminiscenza, nel Fedone Platone elenca altre prove a sostegno dell'immortalità dell'anima:

  • una dei "contrari" (ogni cosa si genera dal suo contrario; la morte si genera dalla vita e viceversa, quindi l'anima rivive dopo la morte del corpo);
  • una della "somiglianza" (l'anima è simile alle idee e quindi anch'essa è eterna);
  • una della "vitalità" (l'anima, in quanto soffio vitale, è vita e partecipa dell'idea di vita).

Platone, ancora, ritiene che la sorte di ogni individuo dipende da una scelta precedentemente compiuta dalla sua anima nel mondo delle idee e illustra questa tesi nel famoso Mito di Er.

Er è un soldato morto in battaglia che poi resuscita e racconta ciò che aveva visto mentre era morto: racconta che la sua anima era stata messa in un prato al cui centro vi era una Parca che nel grembo aveva i destini di tutti gli uomini che erano con lui sul prato, agli uomini vengono gettati a caso dei numeri e a seconda del numero che il caso ha affidato agli uomini, le persone hanno il diritto di scegliersi il destino: il numero uno ha il diritto di scegliere per primo il suo destino e così via; tuttavia anche l’ultimo uomo potrà scegliere perché i destini sono superiori alle anime.

Il fatto che sono le anime a scegliere il loro destino vuol dire che l’uomo è libero, ed è l'artefice della propria vita.

Qui di seguito vi è un ulteriore approfondimento.

La conoscenza delle idee e

l'immortalità dell'anima

La "Repubblica"

La massima opera di Platone è la Repubblica, in cui esprime la sua idea di "Stato".

Secondo Platone, lo Stato deve essere governato dai filosofi.

Ma quale dovrebbe essere lo scopo di questo Stato? E chi sono propriamente i filosofi?

Alla prima domanda Platone risponde con la giustizia. Nessuna comunità umana può sussistere senza la giustizia.

Inoltre lo Stato è costituito da tre classi:

  • quella dei governanti, che hanno come virtù la saggezza;
  • quella dei guerrieri, che hanno come virtù il coraggio;
  • quella dei lavoratori, che hanno come virtù la temperanza (=governo della ragione sui sensi).

La giustizia possiede tutte e tre le virtù e si realizza quando ogni cittadino attende al proprio compito e ha ciò che gli spetta.

Essa garantisce l'unità e la forza dello Stato e anche quelle del singolo individuo.

Nell'anima individuale Platone distingue tre parti:

  • parte razionale (ha sede nel cervello ed è quella per cui l'anima domina gli impulsi);
  • parte concupiscibile (ha sede nel ventre ed è il principio di tutti gli impulsi corporei);
  • parte irascibile (ha sede nel petto e si sdegna e lotta per ciò che la ragione ritiene giusto);

La giustizia, perciò si avrà anche anche quando ogni parte dell'anima svolgerà soltanto la propria funzione.

Affinché lo Stato funzioni bene e la giustizia sia realizzata, inoltre, Platone suggerisce l'eliminazione della proprietà privata e la comunanza dei beni tra le classi superiori.

Sia la ricchezza che la povertà sono nocive per lo Stato ideale.

La classe al potere non deve possedere neanche una famiglia.

Oltre questo, tutti i bambini devono essere tolti fin dalla nascita ai loro genitori e si avrà cura che questi non sappiano mai quali siano i loro veri figli e che i bambini ignorino quali siano i loro genitori. In questo modo si vivrà come in una grande famiglia, e così si cercherà sempre maggiormente di non nuocere l'altro.

Degenerazioni dello Stato a cui corrispondono degenerazioni dell'individuo:

  • timocrazia (=governo fondato sull'onore; i governanti si appropriano di terre e case) e uomo timocratico (ambizioso, diffidente verso i sapienti);
  • oligarchia (=governo fondato sul censo; comandano i ricchi) e uomo avido di ricchezze ma parsimonioso;
  • democrazia (=i cittadini sono completamente liberi) e uomo che si lascia andare a desideri smodati;
  • tirannide (=nasce dall'eccessiva libertà della democrazia) e il tiranno è schiavo delle passioni ed è anche il più infelice tra gli uomini.

Platone condannava molto la democrazia infatti la divisione in classi dello Stato non obbedisce solo ad un criterio funzionale (esigenza che ciascuno abbia un proprio compito da svolgere), ma anche all'idea politica della necessità di una rigida diversificazione di attività, in grado di garantire un modello statico e gerarchico di coesistenza sociale basato su ruoli fissi e nettamente differenziati.

Quindi, secondo Platone uno Stato è malato quando, per esempio, i governati vogliono fare i governanti. Viceversa, lo Stato è sano quando ognuno attende all'attività che gli è propria, per il bene del tutto.

Il comunismo platonico e le degenerazioni dello Stato

All'essere (le idee) corrisponde la scienza (la conoscenza vera), al non essere corrisponde l'ignoranza e al divenire (in mezzo tra essere e non essere) corrisponde l'opinione (a metà strada tra conoscenza e ignoranza).

In particolare, Platone paragona la conoscenza a una linea che viene divisa in due segmenti; poi, ogni segmento è diviso a sua volta in altre due parti. Quindi, vi sono sostanzialmente quattro gradi della conoscenza:

  • congettura o immaginazione (ha per oggetto le impressioni superficiali degli oggetti, immagini);
  • credenza (ha per oggetto la percezione chiara degli oggetti);
  • ragione matematica (ha per oggetto le idee matematiche);
  • intelligenza filosofica (ha per oggetto le idee-valori).

I primi due gradi appartengono alla conoscenza sensibile (opinione), che rispecchia il nostro mondo mutevole.

Le ultime due appartengono alla conoscenza razionale, che rispecchia il mondo immutabile delle idee.

Platone ritiene che la filosofia sia superiore alla matematica.

Infatti: la matematica trova appigli nel mondo sensibile e parte da ipotesi indimostrate, mentre la filosofia, anche se parte da ipotesi, le considera come tali per poi risalire ai principi supremi e, cosa ancora più importante, si occupa dei problemi dell'uomo e della città.

Oltre tutto questo, nella Repubblica Platone descrive anche in modo molto preciso l'educazione che secondo lui devono avere i giovani per poi diventare, in età matura, i governanti dello Stato.

La teoria della conoscenza e dell'educazione viene ampiamente discussa nel Mito della caverna; a fianco, vengono riportate una sintesi e il simbolismo associato ad ogni parte, cosa o personaggio del mito più famoso raccontato nella Repubblica.

Soltanto con il ritorno alla caverna, l'uomo avrà compiuto la propria educazione e sarà veramente un filosofo pronto per governare.

I gradi della conoscenza e dell'educazione

The

Romans

Britain was conquered in 43 AD by Emperor Claudius, so for about fifteen generations Britain was part of the Roman Empire. The Romans were attracted by the resources.

In 122 AD Emperor Hadrian ordered a wall to be built to mark the border between the conquered Britons and the unconquered Scots and Picts. Furthermore, the Romans built roads to connect different towns. Many of these towns were army camps (castra). Londinium was the most important.

The Romans also brought their culture, the Latin language and Christianity to Britain, however their control of Britain came to an end in 409 AD.

Over the course of the 5th and 6th centuries the British were conquered by the Jutes, Angles and Saxons. They settled south of Hadrian's wall. Their society was founded on loyalty to the family and the centre of communal life was the hall, which was the place where they gathered and swore loyalty to the chiefs. They founded the Heptarchy (Seven Kingdoms) and they reintroduced pagan values.

The last Anglo-Saxons king was Edward the Confessor, but he had no heirs, so at his death there was a power vacuum. It was filled by the Edward's brother-in-law Arold, but William, duke of Normandy and his very relative, claimed the English crown, so the famous Battle of Hastings broke out in 1066. In the battle, the Normans prevailed thanks to a large army and important inventions like the longbow. William was crowned king of England on Christmas Day. He brought in the feudal system, where the king tied knights to himself with omage and they fought for him for the land. Also, William introduced a census for the whole Enlish land (Domesday Book) in order to tax the richest more.

The Anglo-Saxons and

the Normans

A narrative poem tells a story in verse and contains narrative elements, such as the description of characters and the use of a narrator. It had the purpose of entertaining and instructing.

The medieval poem introduced a narration showing links with the moral views of the time as well as with the changing social structure, in fact it provided an insight into individual characters as regarded their lifestyles and their psychology.

The most important narrative poem is Geoffrey Chaucer's The Canterbury Tales. It's about the pilgrimage from London, an human city, to Canterbury, the holy city of thirty people (with Chaucer himself). This pilgrimage is also a spiritual journey to the English shrine of Thomas Becket at Canterbury.

The characters are social types (the knight,the merchant, the prioress, etc) but also they are universal tipes and they represent vices and virtues.

The prologue is set in spring, which is the symbol of rebirth.

The Narrative poems

Traduzione:

"Quando aprile con le sue dolci piogge ha penetrato fino alla radice la siccità di marzo, impregnando ogni vena di quell’umore che ha la virtù di dar vita ai fiori, quando anche Zefiro col suo dolce fiato ha rianimato per ogni bosco e per ogni brughiera i teneri germogli, e il nuovo sole ha percorso metà del suo cammino in ariete, e cantano melodiosi gli uccelletti che dormono tutta la notte ad occhi aperti (tanto li punge in cuore la natura), la gente allora è presa dal desiderio di mettersi in pellegrinaggio e d’andare come palmieri per contrade forestiere alla ricerca di lontani santuari variamente noti, e fin dalle più remote parti d’ogni contea d’Inghilterra molti si recano specialmente a Canterbury, a visitare quel santo martire benedetto che li ha soccorsi quand’erano malati.

Accadeva in quella stagione che un giorno a Southwark, nella Tabard Inn, mentre io stavo pronto per andare in pellegrinaggio e mettermi in viaggio per Canterbury, i più devoti nel cuore a notte arrivano all’osteria circa 29 di ceto diverso a cui era capitato di trovarsi in compagnia ed erano tutti pellegrini che

avevano imminente l’intenzione di andare a Canterbury. Le stanze e le stalle della taverna erano spaziose; loro si sistemarono bene, tutto era al meglio.

E brevemente, quando il sole era andato a riposare dal parlare sul viaggio io presto fui uno di loro in comunità e promisi di salire presto a prendere la strada per Canterbury, come mi hai sentito dire.

Ma nonostante tutto lascia che io vada avanti con la mia storia prima che la mia storia prende un’ulteriore passo ,mi sembra una cosa responsabile riferire quale era la loro condizione, l’intero abbigliamento di ciascuno di loro, come mi appariva, in accordo alla professione e rango e quali vesti stavano indossando a da un cavaliere perciò comincerò".

The Canterbury Tales' prologue

Libro Bianco sullo Sport

Secondo la definizione ufficiale riportata sul portale dell'Unione europea: "I Libri bianchi sono documenti che contengono proposte di azione comunitaria in un settore specifico. Talvolta fanno seguito a un libro verde pubblicato per promuovere una consultazione a livello europeo. Mentre i libri verdi espongono una gamma di idee ai fini di un dibattito pubblico, i libri bianchi contengono una raccolta ufficiale di proposte in settori politici specifici e costituiscono lo strumento per la loro realizzazione".

Il Libro bianco sullo sport è la prima iniziativa globale nel campo dello sport adottata dalla Commissione.

Il Libro bianco rispetta il principio di sussidiarietà, l'autonomia delle organizzazioni sportive e l'attuale quadro giuridico comunitario. Esso sviluppa il concetto di specificità dello sport nei limiti delle attuali competenze dell'UE. Tratta in particolare gli aspetti sociali ed economici dello sport, come la salute pubblica, l'istruzione, l'inclusione sociale, il volontariato, le relazioni esterne e il finanziamento dello sport.

Il Libro bianco guiderà la Commissione nelle sue attività connesse allo sport nel corso dei prossimi anni. Le proposte che figurano nel piano d'azione prevedono in particolare di:

  • facilitare un approccio europeo coordinato nella lotta contro il doping, ad esempio sostenendo una rete di organizzazioni nazionali anti-doping;
  • concedere un premio europeo alle scuole che sostengono attivamente le attività fisiche;
  • migliorare le possibilità di sostegno all'inclusione e all'integrazione sociale tramite le attività sportive mediante programmi e fondi dell'UE;
  • promuovere lo scambio di informazioni ed esperienze operative sulla prevenzione di episodi di violenza e razzismo tra la forza pubblica e le organizzazioni sportive;
  • promuovere l'utilizzo dello sport come strumento nella politica di sviluppo dell'UE;
  • eseguire valutazioni per ottenere una visione chiara delle attività degli agenti dei giocatori nell'UE e per verificare la necessità di un'azione a livello europeo;
  • fornire una struttura più efficace di dialogo sullo sport a livello dell'UE, comprendente l'organizzazione annuale di un forum europeo sullo sport;
  • proporre agli Stati membri di rafforzare la cooperazione politica nel campo dello sport mediante un ordine del giorno rinnovabile rafforzato, priorità comuni e relazioni periodiche ai ministri dello Sport dell'UE;
  • promuovere l'istituzione di comitati europei per il dialogo sociale nel settore sportivo e sostenere i datori di lavoro e i lavoratori a tale riguardo.

Integrazione nello Sport

Il DNA

Il DNA è una biomolecola, presente in tutti i sistemi viventi per la conservazione, la trasmissione e l'espressione dei caratteri ereditari, formata da lunghe catene di monomeri detti nucleotidi. Essi possiedono un gruppo fosfato (che conferisce acidità), un monosaccaride a cinque atomi di carbonio (in questo caso il deossiribosio) e una base eterociclica azotata. Queste basi azotate sono molecole organiche con una struttura ad anello di atomi di carbonio e azoto e si suddividono in pirimidine (con un solo anello esatomico) e purine (con due anelli condensati, uno esatomico e uno pentatomico).

Nel caso del DNA le basi sono adenina-timina (appaiate grazie a due legami a idrogeno) e citosina-guanina (appaiate grazie a tre legami a idrogeno).

I nucleotidi sono legati tra loro mediante legami fosfodiesterici (legami covalenti in cui ogni atomo di fosforo è collegato a due molecole di monosaccaridi con due legami esterei, i quali avvengono a loro volta tra il gruppo fosfato di un nucleotide e l'ossidrile del C-3' dello zucchero di un altro nucleotide). Il legame fosfodiesterico è importante nel determinare la struttura degli acidi nucleici (DNA e RNA) e in particolare collega il C-3' dello zucchero di un nucleotide con il C-5' del nucleotide precedente.

Il DNA è costituito da un doppio filamento polinucleotidico e codifica le informazioni per la sintesi delle proteine in unità ereditarie dette geni.

I due filamenti del DNA sono antiparalleli (disposti in verso opposto l'uno rispetto all'altro) e complementari (uniti tra loro tramite le coppie di basi azotate). Esso si trova nel nucleo delle cellule sotto forma di cromatina (DNA avvolto su gruppi di proteine, istoni, formando nucleosomi).

I nucleosomi si impacchettano costituendo una fibra compatta che si accorcia avvolgendosi più volte su sé stessa. Questo processo viene detto spiralizzazione e porta alla condensazione della cromatina in bastoncelli chiamati cromosomi.

Il DNA può essere sintetizzato a partire da un filamento che funge da stampo e dai nucleotidi presenti nella cellula. Gli enzimi specifici per la sua sintesi sono le DNA-polimerasi.

Meccanismo:

  • la doppia elica si apre;
  • i nucleotidi liberi nel nucleo si appaiono ai due filamenti stampo mantenendo la complementarietà delle basi;
  • si ottengono due doppie eliche identiche tra loro e all'originale;
  • le due molecole di DNA risultanti sono formate da:

-una catena nucleotidica proveniente dalla molecola di partenza;

-una catena nucleotidica neoformata.

Se vi è un filamento di DNA, la DNA-polimerasi è in grado di aggiungere un nucleotide alla volta (sempre aggiunto all'estremità 3', in cui l'ultimo desossiribosio presenta un gruppo -OH libero) allungando una catena polinucleotidica e utilizzando il filamento esistente come stampo.

Nello specifico:

  • la duplicazione inizia presso una specifica sequenza di nucleotidi e richiede particolari proteine di attivazione, oltre ad alcuni enzimi detti elicasi che spezzano i legami a idrogeno, aprendo la doppia elica;
  • man mano che i filamenti si separano corrono il rischio di attorcigliarsi su sé stessi, ma intervengono le topoisomerasi;
  • una volta separati i filamenti, le proteine leganti SSB si attaccano a questi mantenendoli separati e rendendo lo stampo accessibile per la duplicazione;
  • segue la sintesi del nuovo filamento catalizzata dalla DNA-polimerasi.

Duplicazione del DNA

Approfondimento:

Il codice genetico

L'ordine dei nucleotidi nel DNA determina l'informazione necessaria alla sintesi delle proteine.

Questa è prima copiata nell' mRNA, che esce dal nucleo e si lega al complesso proteico che sintetizza le proteine: il ribosoma. L'informazione genetica utilizza un codice a triplette: sono necessari tre nucleotidi per specificare un singolo amminoacido. Ciascuna tripletta prende il nome di codone.

Il codice genetico è l'insieme delle regole attraverso cui viene tradotta l'informazione codificata nel materiale genetico in proteine costituite da sequenze amminoacidiche.

Studiando il codice genetico si può notare che:

  • poiché i nucleotidi sono riuniti in gruppi di tre, esistono 64 codoni che codificano per i 20 amminoacidi;
  • ogni amminoacido viene codificato da più di una tripletta di nucleotidi; per questo motivo il codice genetico è detto degenerato, cioè ridondante (=caratterizzato da un'accentuata abbondanza) ma non ambiguo (= "incerto"); è quasi universale (=identico in tutti gli organismi).

La tripletta AUG non solo codifica per l'amminoacido metionina, ma può fornire anche il segnale di inizio di una catena polipeptidica.

Tre codoni sono quelli di arresto che non corrispondono ad alcun amminoacido ma comandano ai ribosomi di far terminare il polipeptide.

Infine, è bene ricordare che ad un amminoacido corrispondono più codoni, ma per ogni codone esiste un solo possibile amminoacido.

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