Immanuel Kant
La Critica della Ragion Pura
Dialettica trascendentale
Gli anni giovanili
Gli anni giovanili
Immanuel Kant nacque a Königsberg, allora capoluogo della Prussia orientale, nel 1724
- Una volta uscito dal Collegium Fridericianum, Kant studiò filosofia, matematica e teologia presso l’Università del sua città natale, laureandosi nel 1746
- Terminati gli studi iniziò a guadagnarsi da vivere come precettore presso ricche famiglie borghesi e aristocratiche, ottenendo nel 1755 l’abilitazione all’insegnamento universitario di fisica e metafisica
Gli anni della maturità
Gli anni della maturità
Dal 1755 al 1770 Kant tenne alcuni corsi universitari opzionali, continuando tuttavia a lavorare come precettore privato per garantirsi un tenore di vita accettabile
- Nel frattempo inizia ad approfondire le opere di Rousseau e di Hume, svegliandosi così, secondo la sua celebre definizione, dal sonno dogmatico della metafisica
Nel 1770, infine, ottenne la cattedra di logica e metafisica all’Università di Königsberg, dove insegnò ininterrottamente sino al 1796
- Privo gradualmente di tutte le sue facoltà, Kant morì nel 1804
Bibliografia
Bibliografia
- Nel 1781 Kant pubblicò la prima edizione della Critica della ragion pura, alla quale seguiranno i Prolegomeni ad ogni metafisica futura che voglia presentarsi come scienza (1783) e una seconda edizione della Critica nel 1787
- Nel frattempo la riflessione kantiana si allargò verso altri settori della filosofia, lambendo la questione morale, analizzata in maniera sistematica nella Critica della ragion pratica (1788), e quella estetica, approfondita nella Critica del giudizio (1790)
- Del 1795 è il saggio Per la pace perpetua, nel quale Kant volle suggerire le condizioni che possono favorire la pace tra diversi paesi
Criticismo
Criticismo
La critica rappresenta il perno della riflessione kantiana, contrapponendosi a:
- Dogmatismo-Razionalismo
- Reo di accettare opinioni o dottrine senza interrogarsi preliminarmente sulla loro effettiva consistenza
- Empirismo
- Colpevole di:
- Affidarsi totalmente all’esperienza – sempre in divenire –, sottraendosi così a ogni possibile punto d’approdo
Secondo Kant, invece, è necessario giudicare, distinguere, valutare, ossia interrogarsi programmaticamente circa il fondamento delle conoscenze umane, chiarendone la possibilità, la validità e i limiti
Una critica illuministica
La Critica della Ragion Pura
Kant si propone di portare dinanzi al tribunale della ragione la ragione stessa, così da chiarirne in modo esauriente struttura e possibilità
- Kant è a tal proposito convinto che soltanto la ragione possa tracciare i propri limiti
- Strutturalmente autonoma, la ragione non può infatti assumere dall’esterno la guida del proprio procedere
- È in questa doppia accezione che va inteso il “della” del titolo (Critica della ragion pura):
- La ragione viene criticata da parte della ragione stessa
La questione metafisica
Ai tempi di Kant, mentre la scienza, grazie anche ai successi conseguiti da Galileo e da Newton, appariva come un sapere fondato e in continuo progresso, la metafisica, con il suo voler procedere oltre l’esperienza rintracciando soluzioni antitetiche per i medesimi problemi, non godeva di una simile fortuna
La questione metafisica
Lo scopo dell'opera
Lo scopo dell'opera
Di fronte alla crisi della metafisica, Kant intende realizzare un'indagine tesa a stabilire:
1. Come siano possibili la matematica e la fisica in quanto scienze
2. Come sia possibile la metafisica in quanto disposizione naturale e in quanto scienza
La rivoluzione copernicana
La rivoluzione copernicana
Nel 1787, presentando la seconda edizione della Critica, Kant aggiunge una nuova prefazione, sottolineando come le scienze fisico-matematiche abbiano vissuto una sorta di rivoluzione
- Esse hanno assunto una struttura scientifica quando ci si è accorti che non è il soggetto conoscente che deve adeguarsi all’oggetto, bensì l’oggetto che deve uniformarsi al soggetto
- La ragione scorge soltanto ciò che essa stessa produce secondo il proprio disegno:
- È infatti necessario, negli esperimenti, costringere la natura a rispondere alle domande dello scienziato
La proposta kantiana
La proposta kantiana
La proposta kantiana prevede la necessità di escludere che la conoscenza umana possa avere per oggetto le cose come sono in se stesse
- Il pensiero ha a che fare solo con se medesimo, con i propri contenuti, le proprie regole, i propri meccanismi di funzionamento
- È dunque necessario cercare il principio di scientificità dentro il soggetto
- Una conoscenza universale, necessaria, sicura e incontrovertibile non può essere a posteriori, ricavata dall’esperienza, bensì a priori, ossia indipendente e anteriore rispetto all’esperienza
- È perciò necessario che siano gli oggetti a regolarsi sulla mente umana e sulla natura del pensiero, non viceversa
Ecco la rivoluzione copernicana prospettata da
Kant per la metafisica
Fenomeno e noumeno
Fenomeno e noumeno
Fenomeno è l’oggetto dell’esperienza, ossia l’oggetto come appare al soggetto conoscente
Il noumeno, invece, è l’in-sé, l’inconoscibile, svolgendo tuttavia un ruolo essenziale nel processo conoscitivo
- L’intelletto, infatti, riferisce le rappresentazioni sensibili alle cose in sé, ai noumeni, i quali svolgono appunto il ruolo di registi occulti
- In questo modo il noumeno può essere pensato (ipotizzato) dall’intelletto ma non conosciuto:
- Esso non si dà all’intuizione sensibile
Oltre i limiti
Oltre i limiti
Tentare di conoscere il noumeno come l’oggetto di un’intuizione intellettuale (non sensibile) significherebbe perciò andare oltre le competenze dell’intelletto umano finito
- La nostra conoscenza è circoscritta all’ambito dell’esperienza, mentre gli oggetti che stanno al di là del mondo sensibile, pur riconoscendoli come esistenti, restano inconoscibili alla mente umana
- Nel caso in cui si volesse oltrepassare questo confine tra fenomeno e noumeno si finirebbe per cadere nell’errore, così come accaduto alla metafisica tradizionale
I giudizi
I giudizi
La ricerca kantiana si apre con una rigorosa distinzione fra tre tipi di giudizio:
- Proposizione che connette tra loro concetti diversi, attribuendo un predicato a un soggetto
1. Giudizi analitici a priori
2. Giudizi sintetici a posteriori
3. Giudizi sintetici a priori
Giudizi analitici a priori
Giudizi analitici a priori
Il concetto espresso nel predicato è già contenuto nel soggetto.
- Es.: “tutti i corpi sono estesi”
- Il predicato è qui sostanzialmente identico al soggetto e la loro connessione è definita a priori, in virtù del principio di identità e di non contraddizione, senza dunque far ricorso all’esperienza
- Tautologia
- Essendo a priori, tali giudizi sono universali e necessari, perciò sempre validi
- D’altro canto, avendo un carattere prettamente tautologico, sono infecondi, ovvero incapaci di allargare la conoscenza
Giudizi sintetici a posteriori
Giudizi sintetici a posteriori
Consistono nella connessione di due concetti differenti in base all’esperienza
- Es.: “il cielo è azzurro”
- Il predicato non è già contenuto nel soggetto
- Tali giudizi hanno da un lato il vantaggio di produrre nuova conoscenza, dall’altro lo svantaggio di essere particolari, pura conseguenza dell’esperienza
- Non possiedono dunque i caratteri di universalità e necessità propri dei giudizi analitici
Giudizi sintetici a priori
Giudizi sintetici a priori
La connessione fra soggetto e predicato si fonda su un principio a priori, interno al soggetto, ma con un predicato capace di aggiungere qualcosa di nuovo
- Es.: “60.343 + 23.254 = 83.597”
- Es.: “la linea retta è la più breve tra due punti”
- Giudizi sintetici a priori sono, secondo Kant, tutti quelli della matematica e della geometria pura
- Tali giudizi, pur riuscendo ad essere fecondi e non semplicemente tautologici, hanno un valore universale e necessario, frutto della loro apriorità
- La scienza, dunque, pur derivando dall’esperienza (vs razionalisti), possiede alla propria base dei principi inderivabili dall’esperienza stessa (vs empiristi)
- È l’esperienza ad offrire alla scienza i propri contenuti, mentre i giudizi sintetici a priori garantiscono i quadri concettuali all’interno dei quali collocarli
La metafisica?
La metafisica?
Se si vuole costruire una metafisica che abbia una struttura scientifica è necessario far sì che le sue proposizioni si configurino come giudizi sintetici a priori
- Proprio questa è la questione centrale della Critica della ragion pura:
- È possibile una metafisica come scienza?
Articolazione della Critica
Articolazione della Critica
Trascendentale
Trascendentale
Nella prospettiva kantiana, il trascendentale si identifica con la forma a priori:
- Non esprime più, dunque, una proprietà della realtà in sé, ma solo una condizione che rende possibile la conoscenza della realtà fenomenica
- Si passa in questo modo dal piano ontologico a quello gnoseologico
- Con trascendentale non si intende più qualcosa che oltrepassa ogni esperienza, bensì qualcosa che la precede e la rende possibile
L'Estetica trascendentale
Estetica trascendentale
Nell’Estetica trascendentale Kant studia la sensibilità e le sue forme a priori
- Con la sensibilità non si generano i contenuti ma li si accolgono, sia che provengano dalla realtà esterna sia che giungano dall’esperienza interna
- Gli atti propri della sensibilità sono le intuizioni
- Esse non hanno per oggetto direttamente le cose esterne bensì le modificazioni che esse provocano nel soggetto
- A questa fase ricettiva segue un momento attivo, con la sensibilità che organizza il materiale delle sensazioni tramite lo spazio e il tempo
- Sono queste le forme a priori della sensibilità, le intuizioni pure che rendono possibili le intuizioni empiriche
Spazio e Tempo
Spazio e Tempo
Lo spazio è la forma del senso esterno, ossia:
- Quella intuizione a priori, necessaria, che sta a fondamento di tutte le intuizioni esterne e del disporsi delle cose l’una accanto all’altra
Cfr. I. Kant, C.R.P., B, 43
Il tempo, invece, è la forma del senso interno, ossia:
- Quella intuizione a priori che sta a fondamento dei nostri stati interni e del loro disporsi l’uno dopo l’altro
Vs Newton
Vs Newton
Spazio e tempo non sono dei contenitori in cui si trovano gli oggetti, bensì dei quadri mentali a priori grazie ai quali vengono connessi spazio-temporalmente i dati fenomenici
- Critica è la posizione nei confronti della visione oggettivista (Newton), che considerava spazio e tempo come entità a sé stanti simili a recipienti vuoti
- Secondo Kant, invece, spazio e tempo sono attività e non mere passività all’interno delle quali incasellare i fenomeni
- Sarebbe più corretto, a tal proposito, utilizzare il predicato piuttosto che il sostantivo:
• Spazializzare al posto di spazio
• Temporalizzare al posto di tempo
Vs Locke
Vs Locke
Critica è la posizione nei confronti degli empiristi, i quali consideravano spazio e tempo come delle nozioni tratte dall’esperienza
- Sono spazio e tempo che, al contrario, rendono possibile l’esperienza
Vs Leibniz
Vs Leibniz
Altrettanto critica è la posizione nei confronti dei concettualisti, i quali consideravano spazio e tempo come concetti esprimenti i rapporti tra le cose
- Spazio e tempo non hanno una natura discorsiva bensì intuitiva:
- Non si astrae cioè il concetto di spazio dalla constatazione dei vari spazi, bensì si intuiscono gli spazi come parti di un unico spazio, presupponendo in tal modo la rappresentazione originaria di spazio
- Spazio e tempo sono, infatti, intuizioni a priori
Le scienze matematiche
Le scienze matematiche
Spazio e tempo sono le condizioni a priori che garantiscono la scientificità delle conoscenze matematiche
- Queste ultime, infatti, esprimono proposizioni universali e necessarie relative a enti che si collocano:
1. Nella dimensione dello spazio
- Come le figure geometriche
2. Nella dimensione temporale tramite la successione
- Come le grandezze numeriche
Le scienze dello spazio (geometria) e della successione numerica legata alla struttura temporale (aritmetica) si rivelano così necessariamente e intersoggettivamente vere:
- Il nostro mondo percettivo è infatti preliminarmente ordinato secondo le stesse coordinate su cui poggiano
La rivoluzione copernicana
La rivoluzione copernicana
Oltre a trovare una risposta alla prima questione avanzata nella Critica – Com’è possibile una matematica come scienza? –, Kant ribadisce nuovamente quanto affermato a proposito della rivoluzione copernicana:
- Le scienze non fanno conoscere le cose come sono in se stesse bensì come appaiono, ossia come si pongono in relazione al soggetto conoscente
- Le scienze matematiche e geometriche sono tali nel momento in cui rinunciano a conoscere le cose in sé e si accontentano di cogliere gli aspetti quantitativi della realtà espressi dai rapporti di spazio e di tempo
- Anziché cercare negli oggetti o in Dio la garanzia ultima della conoscenza, essa va scoperta nell’uomo, fondando così le istanze dell’oggettività nel cuore della soggettività
L’analitica trascendentale
Analitica trascendentale
Nella seconda parte della Dottrina degli elementi troviamo la Logica trascendentale
- Essa ha come oggetto d’indagine l’origine, l’estensione e la validità oggettiva delle conoscenze a priori che sono proprie:
1. Dell’intelletto
2. Della ragione
- Dialettica trascendentale
Sensibilità e intelletto
Sensibilità e intelletto sono entrambi indispensabili per conoscere
- Senza sensibilità nessun oggetto verrebbe dato al soggetto
- Senza intelletto nessun oggetto verrebbe pensato
Sensibilità e intelletto
I concetti
I concetti
Secondo Kant i concetti sono delle funzioni, ossia delle operazioni attive che consistono nell’ordinare, unificare diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune
I concetti possono a tal proposito essere di due tipi:
1. Concetti empirici:
- Costruiti con materiale ricavato dall’esperienza
2. Concetti puri:
- Contenuti a priori nell’intelletto
- Tali concetti puri si identificano con le categorie, ossia con quei concetti basilari della mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell’intelletto
Aristotele
vs
Kant
Attenzione:
- Le categorie aristoteliche hanno un valore ontologico e gnoseologico, essendo simultaneamente forme dell’essere e del pensiero
- Le categorie kantiane hanno una portata esclusivamente gnoseologico – trascendentale
- Esse rappresentano infatti dei modi di funzionamento dell’intelletto, che non valgono per la cosa in sé (noumeno) ma solo per il fenomeno
Aristotele vs
Kant
La tavola delle categorie
La tavola delle categorie
Stabilita la nozione di categoria, Kant ne redige, in maniera sistematica, una tavola completa:
- Poiché pensare è giudicare e...
- Giudicare significa attribuire un predicato a un soggetto:
- Ci saranno tante categorie quante sono le modalità di giudizio, ossia quante sono le maniere fondamentali tramite cui si attribuisce un predicato ad un soggetto
La fondazione della fisica come scienza
La fondazione della fisica come scienza
Tra le categorie della relazione Kant comprende i concetti di causa e di sostanza
- Sostenendone l’apriorità – ossia la non derivazione dall’esperienza –, Kant ne sottolinea la necessità e l'universalità, divergendo dagli empiristi
- Analogamente alla matematica, dunque, anche per la fisica è possibile parlare di struttura scientifica, ovviamente limitando la sua attività al campo fenomenico
- Il soggetto conoscente, infatti, non può imporre le proprie categorie alla cosa in sé, ma solo al modo di conoscerle
L'io penso
L'io penso
L’unificazione del molteplice non deriva dalla molteplicità stessa, ma necessariamente da un’attività sintetica che ha la sua sede nell’intelletto
- A tal proposito, Kant identifica la suprema unità fondatrice della conoscenza con quel centro mentale unificatore che denomina impersonalmente io penso
- Viene anche denominato appercezione o autocoscienza trascendentale
- Senza l’io penso le varie rappresentazioni non si configurerebbero come mie, frutto cioè del processo di unificazione operato dal mio intelletto, risultando impossibili
- Tutte le nostre percezioni appartengono alla medesima coscienza
Cartesio
vs
Kant
Cartesio
vs
Kant
L’io penso, dunque, non rende soltanto possibile la conoscenza degli oggetti, ma anche l'auto-consapevolezza del soggetto come attività di sintesi e di unificazione del molteplice
- A differenza del soggetto-sostanza di Cartesio, che pure privilegia la centralità del pensiero,
- L’io penso kantiano non ha la rigidità della sostanza, in quanto si caratterizza come attività che si esplica nell’organizzare la conoscenza, nell’ordinare le rappresentazioni
La deduzione trascendentale delle categorie
La deduzione trascendentale delle categorie
L’attività dell’io penso si esplica tramite i giudizi, ossia i modi concreti con cui il molteplice dell’intuizione viene pensato
- Poiché le categorie si basano sui giudizi, ossia sulle diverse maniere di agire dell’io penso, e gli oggetti non possono venir pensati senza, essi debbono necessariamente venire categorizzati, presupponendo le categorie stesse
La immaginazione pura
La immaginazione pura
Se la sensibilità e l’intelletto sono due facoltà eterogenee, quale sarà l’elemento mediatore in grado di consentire all’intelletto di applicare i propri concetti a priori alle intuizioni?
- Per risolvere la questione Kant sostiene l’esistenza di alcuni elementi intermedi tra i concetti puri e le rappresentazioni sensibili
- Questi intermediari sono gli schemi provenienti dall’immaginazione pura:
- Facoltà di rappresentare un oggetto nell’intuizione, anche se esso non è presente
La temporalizzazione dei concetti
La temporalizzazione dei concetti
L’immaginazione consente di predisporre i dati empirici all’attività unificante delle categorie
- Per far ciò introduce determinate modalità temporali, come ad esempio la contemporaneità o la successione, entro cui inquadrare quei dati e realizzare una certa forma di raccordo con le categorie, temporalizzate negli schemi
- Il tempo, infatti, si trova in una posizione privilegiata rispetto all’altra intuizione pura, lo spazio:
- Essendo la forma del senso interno, il tempo rappresenta la condizione a priori di tutti i fenomeni, sia di quelli interni sia di quelli esterni
- Lo schema rappresenta dunque l'intermediario che ha il compito di superare l’eterogeneità fra la sensibilità e l’intelletto, costituendo così la condizione universale di applicabilità delle categorie alle intuizioni sensibili
La Dialettica trascendentale
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