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GIACOMO LEOPARDI

INTRODUZIONE

STORIA

Pilastro della letteratura italiana, Giacomo Leopardi è uno di quegli autori con cui è necessario confrontarsi per la problematicità e la profondità del suo pensiero e la potenza delle sue opere. Fu poeta, scrittore e filosofo, un astro solitario tanto che è difficile ascriverlo completamente al Romanticismo. Anzi, per più ragioni egli fu un anti-romantico poiché ateo, materialista, sensista, e con una rigorosa formazione classica.

INFANZIA E ADOLESCENZA

ADOLESCENZA

Giacomo Leopardi nasce a Recanati, nello Stato Pontificio, nel 1798 da una famiglia nobile, ma in decadenza. Appena l’età lo consente, il padre Monaldo lo affida a precettori ecclesiastici così come farà con gli altri figli Carlo, Paolina e Pierfrancesco. Giacomo è subito un prodigio. A dieci anni traduce all’impronta i testi antichi, e compone in italiano e latino; la sua memoria è sbalorditiva, la sua capacità di ragionamento cristallina.Il rapporto con la madre Adelaide Antici è sempre più difficile: è fredda, lontana, attaccata morbosamente alla religione, incapace di dare ai figli il dovuto affetto.Il padre non si accorge del disagio di Giacomo, spesso rinchiuso nella grande biblioteca paterna, solo, a studiare.

MONALDO LEOPARDI

Il conte Monaldo Leopardi è stato un filosofo, politico e letterato italiano, padre di Giacomo Leopardi.

é appassionato di letteratura: negli anni ha creato una grande biblioteca, nella quale Giacomo farà le sue prime letture.

PADRE

ADELAIDE ANTICI

MADRE

La contessa Adelaide Antici è stata una nobildonna italiana, madre di Giacomo Leopardi.è una donna rigida, fredda e bigotta: nello Zibaldone Giacomo ne ricorderà l’estrema durezza. La condizione economica dei Leopardi è precaria: gli investimenti scriteriati del conte Monaldo hanno compromesso il patrimonio; cerca di porvi rimedio la marchesa Adelaide, che dal 1803 gestisce i beni della famiglia: imponendo al marito e ai figli una vita più austera (risparmiavano fino all’osso, anche sul cibo), riesce a ripristinare una situazione economica dignitosa.

STUDI

È l’unica possibilità di evasione, di sfogo, di consolazione: un dialogo muto con gli antichi autori che sembrano comprenderlo più dei suoi cari. Passano così «sette anni di studio matto e disperatissimo»

STUDI

La prima formazione

Era talmente bravo che presto il suo maestro pensò di non essere più utile per i suoi studi, lasciandolo da solo alle prese con i suoi libri nella biblioteca di famiglia, dove Giacomo trascorreva la maggior parte del suo tempo.Questi primi anni di studio così intenso senza nessuno svago o gioco, provocarono in lui problemi fisici ed una tristezza profonda che lo accompagnarono per tutta la vita.

LA PRIMA FORMAZIONE

SETTE ANNI DI STUDIO MATTO E DISPERATISSIMO

SETTE ANNI DI STUDIO

Giacomo Leopardi impara alla perfezione il greco, il latino, l’ebraico, il francese (allora lingua nobiliare), si dedica alla filologia, traduce Omero, Esiodo, Virgilio, Orazio. Studia la grande poesia italiana e approfondisce i filosofi illuministi.

LE SUE CONVERSIONE

si avvicina alla poesia

Conversione Letteraria

1816

Abbandona la semplice erudizione.

LE SUE CONVERSIONI

Conversione Politica

Abbandona l'ideologia conservatrice e la reazionaria del padre

1818

Abbraccia l'idea patriottica dell'Italia

Conversione filosofica

Abbandona la fede religiosa

1819

Professa ateismo e materialismo

OPERE

OPERE

L’intera produzione letteraria di Giacomo Leopardi è un costante e sofferto inno al Sentimento. Anche i versi e le riflessioni che hanno implicazioni filosofiche esprimono il dolore esistenziale del poeta, la sua pessimista visione del mondo…

Tra la sue opere più importanti troviamo:

ZIBALDONE

“Lo Zibaldone”, una raccolta di appunti e riflessioni scritte giornalmente in prosa dal 1817 al 1832. Lo si può considerare la pietra miliare della nuova stagione di un pessimismo che vede Leopardi gradatamente allontanarsi dall’alveo dell’ortodossia cristiana sino a posizioni di dichiarato e irriducibile ateismo e agnosticismo. Da queste annotazioni prese spunto per molti dei suoi Canti;

LO ZIBALDONE

LE OPERETTE MORALI

“Le Operette morali”, una raccolta di 24 componimenti risalenti al 1824, dei quali circa 17 sono dialogati. Gli argomenti sono abbastanza vari ma il tema è sempre quello dell’illusione umana e della visione pessimistica del poeta. Attraverso una schiera di personaggi, alcuni storici (Cristoforo Colombo) ed altri fantastici e spesso personificazioni di enti astratti inanimati, infatti il poeta afferma che la vita è un deserto, o una biblica valle di lacrime, e la natura è indifferente al destino delle sue creature. Vennero pubblicate nel 1829, anno in cui Manzoni pubblicò “I promessi sposi”;

LA GINESTRA

La Ginestra è quindi una canzone di Giacomo Leopardi p. C, La Ginestra costituisce un approfondimento della linea di pensiero già perseguita nelle Operette Morali: Leopardi sviluppa qui l’aspra critica nei confronti del suo tempo. L’input gli viene dato dalla vista della ginestra, un docile fiore che vede crescere sulle pendici del Vesuvio, lì dove città ed esseri umani sono stati distrutti dalla crudeltà della Natura che non si cura dei propri figli. Da qui, Leopardi sviluppa tutto la propria polemica e il proprio scetticismo verso gli uomini a lui contemporanei che credono di essere immortali, mentre in realtà sono impotenti di fronte alla smisurata potenza della Natura. Dalla consapevolezza della propria misera condizione deve nascere, secondo Leopardi, un sentimento di solidarietà umana.

CANTI

CANTI

I Canti di Leopardi sono uno dei libri di poesia più importanti dell’intera letteratura italiana, accostabile per rilevanza al Canzoniere di Francesco Petrarca.

Nonostante ciò, il libro dei Canti ha una sua logica unitaria. Essa è data dalla costante inclinazione “teorica” del pensiero che si esprime nei singoli componimenti: da un testo all’altro, si disegna, infatti, l’evoluzione di una concezione della storia, della vita, dell’animo umano.

A SILVIA

Silvia è una delle più celebri poesie di Leopardi, questa canzone inaugura, la serie dei canti pisano-recanatesi

Silvia è il simbolo della giovinezza. Silvia si identifica con Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, che abitava vicino al poeta.

La poesia contiene indicazioni sensoriali visive e uditive. Difatti, il poeta fa una descrizione dettagliata del posto in cui abitava Teresa.

La poesia è stata scritta dopo la conversione poetica di Leopardi: da scrivere ciò che procurava piacere, il poeta scrive ciò che è vero, e infatti la poesia contiene frasi che rafforzano il contrasto tra illusioni e consapevolezza.

Nella poesia viene fatta anche una vocazione alla natura definita un essere maligno poiché ha promesso all’uomo una felicità che non è possibile ottenere: l’uomo, per Leopardi, è “imbevuto” da superstizioni che lo portano ad una infelicità assoluta.

L'INFINITO

“L’infinito” è un idillio scritto da Giacomo Leopardi.

L’idillio è una rappresentazione poetica di un’avventura dell’animo che nasce da un’esperienza concreta.

Leopardi scrive questo idillio sul monte Tabor a Recanati. Una siepe gli impedisce la vista del paesaggio, e così si immagina uno spazio immenso.

Questo idillio è composto da quindici versi non in rima. “L’infinito” di Leopardi può essere suddiviso in due parti: la prima comunica un senso di inquietudine , mentre la seconda comunica un senso di appagante dolcezza.

Nella poesia sono presenti tre temi: lo spazio infinito, il tempo e il silenzio.

Il testo de L'Infinito è anche caratterizzato da immagini visive come la siepe, e percezioni uditive come i sovrumani silenzi e la profondissima quiete.

LA MORTE DI LEOPARDI

LA MORTE DI LEOPARDI

Sulla morte di Leopardi si è scritto di tutto: che fosse affetto da colera, tubercolosi, problemi polmonari o che se ne andò addirittura a causa di un’indigestione di dolci. studiando le lettere scritte dal poeta, è arrivato a formulare una nuova teoria, ovvero che Leopardi fosse affetto da SPONDILITE ANCHILOPOIETICA GIOVANILE, una malattia genetica rara che insorge dopo i 16 anni.

Sembra che non conducesse una vita sana e regolare e il suo fisico era già provato da una salute non buona.  Infine ha formulato un’ipotesi sulla causa del decesso che smonta le teorie finora accreditate: era affetto cioè da questa malattia genetica rara, che gli aveva causato problemi correlati alla vista, disturbi intestinali e complicanze cardiopolmonari.

Rappresentazione di Leopardi sul letto di morte

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