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San Francesco

Poesia religiosa

La poesia religiosa è un tipo di poesia tipica della religione cristiana nel periodo dell'XI secolo, ossia quando si afferma la lirica italiana. Si sviluppa in Umbria, ed è scritta infatti in volgare umbro. Il componimento tipico è la lauda caratterizzato da una metrica semplice e dai versi uniti tramite assonanze. Originariamente queste liriche erano unicamente orali ma progressivamente furono raccolti in laudari, dove i testi vennero suddivisi per temi o in base all'ordine delle festività religiose. Caratteristico di questo tipo di poesia è l'espressione della fede e/o l'insegnamento di comandi fondamentali di essa, in ogni caso destinata ad un pubblico vasto per questo si usava il dialetto. La poesia religiosa è considerata la prima forma di letteratura italiana e sarà destinata a diventare la prima forma di teatro definita da dialoghi presenti anche nel componimento poetico. Di questo movimento i massimi esponenti sono Francesco d'Assisi (1182 - 1226), Iacopone da Todi (1236 - 1306), entrambi di origine umbra, e il loro epigono Bianco da Siena (1350 circa - 1399).

Francesco D'Assisi

Francesco d'Assisi, nato Giovanni di Bernardone è stato un religioso e poeta italiano.Diacono e fondatore dell'ordine che da lui poi prese il nome, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica ed è uno dei più popolari e venerati del mondo.Oltre all'opera spirituale, Francesco, grazie al Cantico delle creature, è riconosciuto come uno degli iniziatori della tradizione letteraria italiana.

L'infanzia

Francesco, , nacque nel 1182 da Pietro di Bernardone e, secondo testimonianze molto tardive dalla nobile provenzale Giovanna Pica, in una famiglia della borghesia emergente della città di Assisi, che, grazie all'attività di commercio di stoffe, aveva raggiunto ricchezza e benessere. Sua madre lo fece battezzare con il nome di Giovanni (dal nome di Giovanni Battista) nella chiesa cattedrale dal 1036. Tuttavia il padre decise di cambiargli il nome in Francesco, insolito per quel tempo, in onore della Francia che aveva fatto la sua fortuna.La sua casa, situata al centro della città, era provvista di un fondaco utilizzato come negozio e magazzino per lo stoccaggio e l'esposizione di quelle stoffe che il mercante si procurava con i suoi frequenti viaggi in Provenza. Il padre Pietro vendeva la sua pregiata merce in tutto il territorio del Ducato di Spoleto in cui all'epoca rientrava anche la città di Assisi.Le varie agiografie del santo non parlano molto della sua infanzia e della sua giovinezza: è comunque ragionevole ritenere che egli fosse stato indirizzato dal padre a prendere il suo posto negli affari della famiglia. Dopo la scuola presso i canonici della cattedrale, che si teneva nella chiesa di San Giorgio (dove, a partire dal 1257, venne costruita l'attuale basilica di Santa Chiara), a 14 anni Francesco si dedicò a pieno titolo all'attività del commercio. Egli trascorreva la sua giovinezza tra le liete brigate degli aristocratici assisani e la cura degli affari paterni riguardo all'attività del commercio dei tessuti

La conversione

Da un punto di vista storico le circostanze della conversione di san Francesco non sono state chiarite e si hanno notizie solo attraverso le agiografie e il testamento del Santo. Sembra che un ruolo importante lo abbia avuto la sua volontà frustrata di farsi cavaliere e di partire per la crociata, ma soprattutto un crescente senso di compassione che gli ispiravano i deboli, i lebbrosi, i reietti, gli ammalati, gli emarginati: questa compassione si sarebbe trasformata poi in una vera e propria "febbre d'amore" verso il prossimo. Nel 1203-1204 Francesco pensò di partecipare alla Crociata e quindi provò a raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere a una crociata era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d'Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò nuovamente, passò la notte nella chiesa di San Sabino e qui ebbe un profondo ravvedimento. Avrebbe raccontato in seguito di essere stato persuaso da due rivelazioni notturne: nella prima egli scorse un castello pieno d'armi e udì una voce promettergli che tutto quello sarebbe stato suo. Nella seconda sentì nuovamente la stessa voce chiedergli se gli fosse stato «più utile seguire il servo o il padrone»: alla risposta: «Il padrone», la voce rispose:

«Allora perché hai abbandonato il padrone, per seguire il servo?»

Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare.Un giorno a Roma, dove venne mandato dal padre a vendere una partita di merce, non solo distribuì il denaro ricavato ai poveri, ma scambiò le sue vesti con un mendicante e si mise a chiedere l'elemosina davanti alla porta di San Pietro.Pure il suo atteggiamento nei confronti delle altre persone mutò radicalmente: un giorno incontrò un lebbroso e, oltre a dargli l'elemosina, lo abbracciò e lo baciò. Ma è nel 1205 che avvenne l'episodio più significativo della sua conversione: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, raccontò di aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli disse: «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».Dopo quell'episodio, le "stranezze" del giovane si fecero ancora più frequenti: fece incetta di stoffe nel negozio del padre e le vendette a Foligno assieme al suo cavallo; tornò a casa a piedi e offrì il denaro ricavato, affinché riparasse quella piccola chiesa in rovina, al sacerdote di San Damiano che però, conoscendo il padre e temendo la sua ira, rifiutò la generosa offerta. Pietro Bernardone, con la solidarietà della comunità d'Assisi, riteneva tradite non solo le sue aspettative di padre, ma giudicava il figlio, per la sua eccessiva generosità, in preda a uno squilibrio mentale.

Il processo davanti al vescovo

Bernardone cercò, all'inizio, di allontanare Francesco per nasconderlo ai pettegolezzi della gente ma poi, di fronte all'irriducibile "testardaggine" del figlio nel non mutare il suo comportamento, decise di denunciarlo ai consoli per farlo arrestare, non tanto per il danno oneroso subito, quanto piuttosto per la segreta speranza che, sotto la pressione della punizione della condanna dalla città, il ragazzo cambiasse atteggiamento.Il giovane, però, si appellò a un'altra autorità: fece ricorso al vescovo. Il processo si svolse così nel mese di gennaio (o febbraio) del 1206, nel Palazzo Vescovile; «tutta Assisi»[15] fu presente al giudizio.Francesco, non appena il padre ebbe finito di parlare,

«non sopportò indugi o esitazioni, non aspettò né fece parole; ma immediatamente, depose tutti i vestiti e li restituì al padre [...] e si denudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: "Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d'ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza".»

Francesco dava così inizio a un nuovo percorso di vita e il vescovo Guido che lo coprì pudicamente agli sguardi della folla manifestava simbolicamente la protezione e l'accoglienza di Francesco nella Chiesa.

Il soggiorno a Gubbio

Da uomo nuovo Francesco cominciò il suo viaggio: nell'inverno 1206 partì per Gubbio, dove il giovane aveva da sempre diversi amici, tra cui Federico Spadalonga che aveva condiviso con Francesco anche la prigionia nelle carceri di Perugia; Federico lo accolse benevolmente nella sua casa (laddove oggi sorge una chiesa dedicata a San Francesco), lo sfamò e, a quanto pare, fu qui che Francesco si vestì del saio, rifiutando vestiti ben più lussuosi dall'amico.

Ospite degli Spadalonga, Francesco «amante di ogni forma di umiltà, si trasferì dopo pochi mesi presso i lebbrosi restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura.» Si trattava del lebbrosario di Gubbio . Nel suo Testamento Francesco disse chiaramente che la vera svolta verso la piena conversione ebbe inizio per lui a Gubbio, quando si era accostato a queste persone bisognose. Francesco non vi ebbe mai una fissa dimora ma era solito predicare nelle campagne tra Gubbio e Assisi.

I primi compagni e la predicazione

Arrivata l'estate e placatosi lo scandalo sollevato dalla rinuncia dei beni paterni, Francesco ritornò ad Assisi. Per un certo periodo se ne stette solo, impegnato a riparare alcune chiese in rovina, come quella di San Pietro (al tempo, fuori le mura), la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli e San Damiano. I primi anni della conversione furono caratterizzati dalla preghiera, dal servizio ai lebbrosi, dal lavoro manuale e dall'elemosina. Francesco scelse di vivere nella povertà volontaria e, ispirandosi all'esempio di Cristo, lanciando un messaggio opposto alla società duecentesca dalle facili ricchezze. Il 24 febbraio 1208, giorno di san Mattia, dopo aver ascoltato il passo del Vangelo secondo Matteo nella chiesetta Porziuncola nella campagna di Assisi, Francesco sentì fermamente di dover portare la Parola di Dio per le strade del mondo. Incominciò così la sua predicazione, dapprima nei dintorni di Assisi. Ben presto altre persone si aggregarono a lui e, con le prime adesioni, si formò il primo nucleo della comunità di frati.

L'approvazione del Papa

Nel 1209, quando Francesco ebbe raccolto intorno a sé dodici compagni, si recò a Roma per ottenere l'autorizzazione della regola di vita, per sé e per i suoi frati, da parte di papa Innocenzo III. Dopo alcune esitazioni iniziali, il Pontefice concesse a Francesco la propria approvazione orale per il suo «Ordo fratum minorum»: a differenza degli altri ordini pauperistici, Francesco non contestava l'autorità della Chiesa, la considerava come "madre" e le offriva sincera obbedienza.

Vocazione di Chiara e fondazione dell'Ordine femminile

Questa nuova «forma di vita» attirò anche le donne: la prima fu Chiara Scifi, figlia del nobile assisiate Favarone di Offreduccio. Fuggita dalla casa paterna la notte della Domenica delle Palme del 28 marzo del 1211 (o del 18 marzo del 1212), giunse il 29 marzo 1211 (o il 19 marzo 1212) a Santa Maria degli Angeli, dove chiese a Francesco di poter entrare a far parte del suo ordine, e dove all'alba ricevette l'abito religioso dal santo. Francesco la sistemò per un po' di tempo prima presso il monastero benedettino di Bastia Umbra, poi in quello di Assisi. In seguito, quando altre ragazze (fra cui anche la sorella di Chiara, Agnese) seguirono il suo esempio, presero dimora nella chiesetta di San Damiano e diedero inizio a quello che in futuro saranno le clarisse. San Francesco muore a 44 anni il 3 Ottobre del 1226.

Cantico delle creature

Cantico delle creature (Canticum o Laudes Creaturarum), anche noto come Cantico di Frate Sole, è un cantico di Francesco d'Assisi composto intorno al 1226. È il testo poetico più antico della letteratura italiana.l Cantico è una lode a Dio che si snoda con intensità e vigore attraverso le sue opere, divenendo così anche un inno alla vita; è una preghiera permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l'immagine del Creatore: da ciò deriva il senso di fratellanza fra l'uomo e tutto il creato, che molto si distanzia dal contemptus mundi, dal distacco e disprezzo per il mondo terreno, segnato dal peccato e dalla sofferenza, tipico di altre tendenze religiose medioevali (come quella instaurata da Jacopone da Todi). La creazione diventa così un grandioso mezzo di lode al Creatore.

San Francesco incarna i principi di fede cattolica a tal punto da essere considerato il patriarca della chiesa cristiana. Dopo due anni dalla sua morte fu santificato e il riconoscimento della sua santità da parte della Chiesa di Roma corrispose la decisione di costruire la basilica deliberata dall' Ordine mendicante. Iniziata nel 1228 si concluderà nel 1280 anche se già nel 1230 il corpo di San Francesco vi era stato traslato. Il santo voleva che fosse seppellito in maniera semplice e rude ma Papa Gregorio IX sostenne che si dovesse creare un luogo che da una parte rispettasse i voleri di San Francesco ma che comunque potesse celebrarlo. La basilica sorge in posizione elevata, sul monte Subasio, e originariamente era a croce commissa con una pianta a T. Nel corso della storia tuttavia per accogliere i pellegrini perse la sua connotazione iniziale. Comprende due ambienti distinti disposti su diversi livelli: la chiesa inferiore e quella superiore. La chiesa inferiore ha un'unica navata di quattro campate, un transetto con i bracci a botte, un abside a pianta semicircolare e cappelle laterali. Massicci pilastri che si fondono con i contrafforti definiscono le campate coperte da volte ogivali. Tali volte sono abbassate tanto che l'intera chiesa sembra una grande cripta ed è accresciuto ciò dalla scarsa illuminazione. La chiesa superiore ripete lo stesso schema ma si rivela inondata di luce. I suoi fianchi sono serrati da contrafforti semicilindrici ai quali si accompagnano archi rampanti poco inclinati ed è costituita da una grande aula dedicata alla predicazione seguita da un transetto e abside poligonale. L'aula è suddivisa in quattro campate quadrate coperte da crociere ogivali. Nella basilica si incontrano due stili : quello gotico e quello romanico umbro, come si può vedere ancora con la facciata divisa in tre registri: superiore costituito dal timpano, mediano un uno spazio rettangolare con il rosone come unico elemento decorativo e quello inferiore che accoglie un portale bipartito. All'interno della Chiesa vi sono numerosi affreschi che narrano la storia della vita del Santo e ciò è stato voluto da Fra Bonaventura che ha fatto lavorare artisti come Giotto