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Transcript

Cartesio

Quando

Biografia

Dove

Gli anni giovanili

Biografia

Cartesio nacque nel 1596 a La Haye da una famiglia della piccola nobiltà

  • La sua formazione avvenne, come per la maggior parte dei giovani europei di buona famiglia, all’interno del sistema scolastico dei gesuiti
  • Nel 1619 attraversò la Danimarca e la Germania, si arruolò nell’esercito cattolico del duca di Baviera per poi abbandonare la vita militare soltanto un anno dopo
  • Dopo aver viaggiato per alcuni anni tra l’Italia e la Francia, decise di dedicarsi interamente alla filosofia, potendo contare su una rendita sufficiente per il proprio sostentamento

Gli anni della maturità

Gli anni della maturità

Nel 1628 Cartesio si stabilì in Olanda, dove rimase fino al 1649, componendo le sue opere maggiori

  • Il mondo o Trattato della luce, pubblicato postumo
  • Discorso sul metodo (1637),
  • Qui Cartesio, oltre a indagare la questione relativa al metodo scientifico, teorizza la cosiddetta geometria analitica
  • Meditazioni sulla filosofia prima o Meditazioni metafisiche (1641)
  • Principi della filosofia (1644)
  • Le passioni dell’anima (1649),
  • Qui Cartesio affronta il complesso problema del rapporto tra l’anima e il corpo

La fine

La fine

Nel 1649 Cartesio decise di accettare l’invito della regina Cristina di Svezia, trasferendosi a Stoccolma per esporle personalmente la sua filosofia

  • Proprio in questa circostanza, probabilmente a causa del clima rigido, Cartesio si ammalò di polmonite e morì nel 1650

L'utilità del metodo

Il metodo

Cartesio muove la propria riflessione filosofica a partire dalla ricerca di un metodo in grado di permettere, senza indugi, la distinzione del vero dal falso

  • Tale metodo, lungi dall'avere finalità esclusivamente speculative, avrebbe dovuto rappresentare un utile strumento per le attività pratiche e produttive dell’uomo
  • Come in Bacone, il fine ultimo della conoscenza avrebbe dunque dovuto essere quello di garantire l’instaurarsi del dominio dell’uomo sulla natura
  • Forte è la fiducia nei confronti della ragione, concepita come il fondamentale organo di verità e lo strumento per elaborare una nuova visione complessiva del mondo
  • Tale pretesa può essere letta come il manifesto del razionalismo moderno

L'oggettività matematica

L'oggettività matematica

Per giungere a un metodo universale, in grado di adattarsi a tutti i campi teoretici e pratici, Cartesio recupera il modo di procedere rigorosamente deduttivo della matematica, sganciando così il sapere umano dalle incertezze della quotidiana esperienza umana

  • Viene così meno il ruolo attribuito alla sensibilità nel processo conoscitivo:
  • Quest'ultimo, infatti, è propriamente opera della ragione, la quale è capace di intuire autonomamente i principi primi del conoscere

Le regole del metodo

Le quattro regole del metodo cartesiano sono:

1. Evidenza:

  • Accogliere come vero solo ciò che si presenta in modo chiaro e distinto, ossia si manifesta con caratteri inequivocabili ed evidenti

2. Analisi:

  • Allorquando la chiarezza e la distinzione non fossero date, analizzare il fenomeno, ossia scomporlo e rintracciare gli aspetti particolari che lo compongono, fino al punto in cui le singole parti assumano i caratteri di chiarezza e distinzione

3. Sintesi:

  • Successivamente, ricomporre il fenomeno attraverso la sintesi, risalendo gradualmente dal semplice al complesso

4. Enumerazione - revisione:

  • Infine, ripercorrere le tappe precedenti per verificare di non aver dimenticato qualche passaggio o aver commesso degli errori

L'indimostrabilità dell'intuizione

L'indimostrabilità dell'intuizione

La prima regola del metodo pone come criterio di ogni conoscenza certa la chiarezza e la distinzione (evidenza), al di là della quale stanno solo conoscenze probabili o congetture

  • Il modello che emerge dall’esposizione cartesiana è quello matematico-geometrico, nel quale da assiomi indimostrati (e indimostrabili), in quanto immediatamente evidenti, si ricavano per passaggi successivi i teoremi e le dimostrazioni

Intuizione e deduzione

Intuizione e deduzione

  • L’intuizione è l’atto mentale unico e immediato con cui si colgono le cose evidenti, cioè le cose semplici che possono essere comprese per se stesse, indipendentemente dai legami con altre cose

  • La deduzione riguarda invece le connessioni delle cose semplici, la quale dà luogo in modo necessario a cose composte
  • Ciascun passaggio, comunque, è fondato su una certezza immediata

Metodo universale

Metodo

universale

Le regole del metodo, secondo Cartesio, si possono applicare a tutte le scienze. Dall'unità della ragione deduce l'unità del sapere e da essa l'unità del metodo, valido quindi per tutti.

  • L’intero sapere umano è caratterizzato da un insieme di elementi che si connettono agli altri attraverso rapporti necessari, precisi e univoci, tali cioè da non generare contraddizioni
  • L’intera realtà si struttura come un insieme di concatenazioni necessarie, analoghe a quelle che legano fra loro gli elementi della matematica

Ma che cosa garantisce l’esistenza dell’evidenza?

Garanzia dell'evidenza

  • Che cosa garantisce l’esistenza dell’evidenza?
  • Esiste almeno un elemento riconosciuto dalla ragione come assolutamente evidente, pietra angolare capace di sorreggere ulteriori conoscenze?

Cogito ergo sum

Il dubbio

Per rintracciare almeno un elemento assolutamente evidente è necessario sospendere l’assenso in merito a qualsiasi proposizione che non risponda alle caratteristiche individuate (chiarezza e distinzione), rifiutando tutto ciò in cui possa insinuarsi il dubbio

  • Il punto di partenza del sapere è dunque il dubbio, utilizzato in maniera sistematica come strumento capace di produrre certezza

Le tappe del dubbio

Le tappe del dubbio

La teorizzazione del dubbio metodico si articola secondo le seguenti tappe:

1. È necessario dubitare dei sensi, poiché essi talvolta ingannano

2. È necessario dubitare dell’esistenza del nostro corpo e di tutta la realtà esterna, poiché le percezioni che si provano da svegli possono essere identiche a quelli che si provano in sogno, quando si percepiscono eventi indipendentemente da uno stimolo della realtà esterna

3. È necessario dubitare anche delle certezze matematiche, poiché è possibile che esista un genio maligno che usa la sua potenza per illuderci

L'indubitabile

Di tutto, dunque, si può dubitare (dubbio iperbolico), tranne del fatto stesso di dubitare, ossia del fatto che si possa pensare che un determinato elemento sia vero o falso

  • Poiché dunque dubitare significa pensare, almeno di essere pensiero non si può dubitare
  • Questa è l’evidenza indubitabile riconosciuta tale dalla ragione, la base certissima su cui fondare in maniera rigorosa il sapere umano
  • Il fatto di pensare implica immediatamente il fatto di esistere
  • Cogito ergo sum

Avendo trovato nell'evidenza l'indubitabile, Cartesio trova la regola generale per ogni ulteriore verità

Critiche

Già ai tempi di Cartesio, attorno alla riflessione sul cogito esplode una discussione particolarmente accesa

  • All’interno di questo dibattito, numerose sono le obiezioni e le posizioni critiche

Antoine Arnauld

Antoine Arnauld

Antoine Arnauld accusa il ragionamento cartesiano di configurarsi come un circolo vizioso:

  • Se il cogito ergo sum viene accettato perché evidente, allora la regola dell’evidenza risulta anteriore allo stesso cogito
  • La pretesa di giustificarla in virtù del cogito diventa perciò illusoria

La risposta di Cartesio

La risposta di Cartesio

All'obiezione di Arnauld, Cartesio risponde affermando che la certezza del cogito va intesa in maniera del tutto particolare, come auto-evidenza esistenziale che il soggetto ha di se stesso

  • L’io, infatti, è assolutamente certo di essere un cosa pensante, percependo come contraddittorio pensare di non essere una cosa che pensa
  • Concependo il cogito non come semplice evidenza ma come auto-evidenza, dunque, Cartesio ne ribadisce il ruolo di garante dell’evidenza stessa

Pierre Gassendi

Pierre Gassendi

Secondo Pierre Gassendi, invece, il cogito ergo sum sarebbe semplicemente la conclusione di un sillogismo abbreviato:

  • Tutto ciò che pensa esiste
  • Io penso
  • Dunque io esisto

Derivando da qualcosa di "più originario", tuttavia, esso non può essere considerato un principio assoluto

La risposta di Cartesio

A Gassendi Cartesio ribadisce la cifra originaria del cogito:

  • Il non essere l’esito di una deduzione
  • L'essere un’intuizione immediata della mente

La risposta di Cartesio

Thomas Hobbes

Thomas Hobbes

Secondo Thomas Hobbes, infine, Cartesio avrebbe avuto il torto di pretendere di pronunciarsi su come l’io esista, estendendo una sua attività all'interezza:

  • Funzione del pensare = Spirito pensante
  • Secondo Hobbes, infatti, è come se Cartesio avesse affermato: “Io sto passeggiando, dunque sono una passeggiata”

La risposta di Cartesio

La risposta di Cartesio

Cartesio replica a questa obiezione affermando che, a differenza del passeggiare, ossia di un’attività accidentale, il pensare rappresenta per l’uomo un’attività essenziale

Il pensiero, inoltre, essendo un atto, esige un soggetto che sta sotto e che, da esso, viene definito in modo essenziale

  • Tale sub-iectum è la res cogitans, necessariamente immateriale come il pensiero di cui è soggetto e di cui costituisce l’esistenza

Agostino vs Cartesio

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Agostino

vs

Cartesio

Anche Agostino - per articolare la propria critica nei confronti dello scetticismo - muove dal dubbio

  • Secondo Agostino il dubbio è un’esperienza interiore, uno stato psicologico interiore, un’avventura dello spirito investito dalla crisi scettica
  • Per Cartesio, invece, il dubbio è un esercizio di metodo, una prova a cui sottoporre i contenuti della mente per saggiarne la validità
  • Cartesio, in altre parole, non dubita davvero, ma usa il dubbio come mezzo per giungere ad un modello di sapere certo

Agostino vs Cartesio

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Agostino vs Cartesio

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Agostino, inoltre, fonda la verità nella certezza interiore, concepita come una traccia dell’illuminazione divina nell’anima umana

Cartesio, invece, interpreta la certezza interiore come una prova della capacità della ragione umana di arrivare, con le proprie forze, a una verità indubitabile

  • Proprio nella fondazione dell’autonomia del soggetto, che si scopre come esistente da sé, sta la straordinaria modernità di Cartesio e lo scarto più evidente rispetto al pensiero medievale

Il mondo esterno

Anche dopo l’intuizione del cogito ergo sum, il mondo esterno resta oggetto di dubbio

  • La res cogitans è infatti estranea alla materia e al mondo corporeo

Come trovare un ponte verso la realtà? Esiste un principio primo necessario capace di garantire l’esistenza del mondo esterno e l’inesistenza di un genio maligno ingannatore?

Il mondo esterno

Le idee

Per poter estendere la certezza oltre il "cogito" è necessario eliminare l'ipotesi del genio maligno e vedere se ad esso è possibile sostituire un Dio buono che non ci inganna.

Cartesio inizia la sua ricerca partendo dai contenuti presenti nella mente: le IDEE.

Ne distingue tre tipologie:

Le idee

Il rapporto tra le idee e la realtà è, però, dubbio : non ne garantisce la validità. Per questo Cartesio necessita di un punto fermo dal quale partire, che dia validità alle idee: individua in questo punto Dio, inteso come la giustificazione metafisica delle certezze umane.

La dimostrazione dell'esistenza di Dio

Dio esiste

Per trovare un medium tra la res cogitans e la res extensa, tra il pensiero e la materia, Cartesio muove dalla dimostrazione dell’esistenza di Dio

  • A tal proposito, Cartesio propone tre prove

1. L’idea di un essere perfetto

1. L’idea di un essere perfetto

Ogni uomo ha in sé l’idea di un essere infinito e perfetto

  • La causa dell'idea di una sostanza perfetta e infinita, tuttavia, non posso essere io che sono una sostanza finita e imperfetta.
  • Tale idea non può che venire da un essere infinito e perfetto, che per tanto deve esistere, ossia da Dio. ("marchio di fabbrica")

2. Causa sui

2. Causa sui

Noi siamo imperfetti, ma abbiamo l'idea di perfezione.

  • Nessun essere umano è la causa del proprio esistere:
  • se, infatti, fosse stato capace di darsi autonomamente l’essere, si sarebbe dotato di quelle perfezioni di cui ha l’idea ma di cui è mancante
  • Deve esistere un Essere dal quale abbiamo ricevuto l’esistenza

3. Essenza ed esistenza

3. Essenza ed esistenza

L’idea di un essere perfetto è l’idea di un essere la cui essenza comprende l'esistenza: se gli mancasse non sarebbe perfetto

  • L’esistenza di Dio, in quanto essere perfetto, è dunque certa

Dio garante

Una volta dimostrata l’esistenza di Dio, Cartesio può eliminare l’ipotesi estrema del genio maligno, responsabile di ingannare gli uomini sulla realtà del mondo esterno

  • È così Dio stesso a farsi garante delle verità conosciute dalla mente umana:
  • Assicura la realtà del mondo esterno
  • Assicura la verità delle idee innate che Egli stesso infonde nella nostra anima al momento della creazione

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Le idee

Secondo Cartesio le idee possono essere:

  • Innate:
  • Già presenti nell’uomo all’atto della nascita
  • Avventizie:
  • Provengono dall’esterno, come immagini che si riferiscono agli oggetti
  • Fattizie:
  • Sono prodotte dalla stessa mente umana riunendo assieme attributi di fenomeni diversi

L'errore

Se esiste Dio, da dove deriva l’errore?

  • Esso non è imputabile alla ragione ma alla volontà, la quale consiste nella possibilità di fare o non fare qualcosa, di affermare o negare
  • In particolare, nella possibilità di affermare o negare ciò che l’intelletto non coglie in modo chiaro e distinto ha origine l’errore
  • In altre parole, l’errore nasce allorquando si giudica senza avere l’esatta conoscenza di ciò che è oggetto di giudizio, a causa di una volontà mossa dalle passioni e non dalla ragione

L'errore

Le leggi dell'universo

L’universo creato da Dio è governato da leggi, impresse dall’azione divina, necessarie e immutabili

La realtà viene spiegata sulla base della materia dotata di estensione e del movimento, entrambe cretate da Dio (che ha creato la res extensa e le ha conferito il moto)

Tale sistema è definito meccanicismo, in opposizione al finalismo.

Il suo meccanicismo è una forma di determinismo, egli infatti non ammette spontaneità nella natura, ma solo oggettiva necessità causale.

Il meccanicismo

Caratteristiche della materia

La materia è estensione e si identifica con lo spazio fisico che occupa, con lo spazio geometrico.

Il mondo è quindi una grande sostanza estesa e continua.

Cartesio pertanto nega il vuoto che considera un'idea contraddittoria (sarebbe, a suo parere, come ammettere un'estensione senza materia).

La res extensa è inoltre indefinita, senza limiti (ma non infinita, perchè l'infinità spetta solo a Dio), ma non aumenta, nè diminuisce, solo cambia forma. Inoltre è uniforme e continua.

Caratteristiche dell'universo

La fisica per Cartesio è interamente riconducibile alla geometria.

Il suo sistema semplice e rigorosamente meccanicistico che ci offre un'immagine unitaria della natura inteso come universo materiale, retto da leggi meccaniche.

L’universo descritto da Cartesio, dunque, appare come una grande macchina, un congegno organizzato, messa in moto da Dio, ma poi capace di autogovernarsi con le leggi da Lui stesso impresse (un perfetto orologio)

Caratteristiche dell'universo

Il corpo e l'anima

Nell’ordine meccanicistico dell’universo rientra anche il corpo umano, il quale, essendo formato di materia estesa, è sottoposto alle leggi naturali

  • Il corpo umano non sarebbe altro che una macchina plasmata da Dio e funzionante grazie a un complicato intreccio di contrappesi e ingranaggi

L’anima coincide con la res cogitans, è invece una sostanza di per sé autonoma, indipendente dal corpo, sottratta dunque al meccanicismo delle leggi naturali

Corpo e anima

Res cogitans

vs

Res extensa

Il dualismo

Accanto alla sostanza pensante, la res cogitans, si deve ammettere, come si è visto, una sostanza corporea, la res extensa

  • La sostanza pensante è inestesa, consapevole e libera
  • La sostanza corporea è invece spaziale, inconsapevole e meccanicamente determinata

La realtà è dunque concepita come dualistica, composta da due sostanze con caratteristiche fra loro opposte

Dualismo

Dualismo

Cartesio, prendendo atto dell’esistenza di un dualismo metafisico tra res cogitans e res extensa, caratterizzato dall’indipendenza delle cose esterne dal pensiero e sul rapporto tra le idee della mente e il mondo esterno

  • In questa prospettiva, il cogito si salva dal dubbio e costituisce la prima certezza proprio perché non è qualcosa di esterno al pensiero stesso
  • Il cogito, infatti, è auto-garante di se stesso, mentre la realtà del mondo è garantita da Dio

La ghiandola pineale

Il dualismo costituisce un nodo problematico del sistema cartesiano.

Per trovare un mediatore tra res cogitans e res extensa, Cartesio formula la teoria della ghiandola pineale (corrisponderebbe all'epifisi, unica componente non simmetrica nel nostro cranio), sede del cogito:

  • quando il corpo umano entra in contatto con l’esterno, i suoi organi di senso vengono modificati, tale modificazione è trasmessa attraverso gli "spiriti animali" (nei nervi) sino alla ghiandola pineale, dove l’anima raccoglie lo stimolo e forma un’idea corrispondente al corpo esterno
  • Soltanto Dio, tuttavia, garantisce la corrispondenza tra le idee e le cose di cui sono rappresentazione, ossia tra il pensiero e la realtà esterna

Problemi

È sufficiente ipotizzare l'esistenza della ghiandola pineale per comprendere il rapporto tra res cogitans e res extensa, due realtà ontologicamente differenti?

  • Basta una ghiandola?

Sembra un po' riduttivo e ingenuo, risolvere il problema del rapporto fra due sostanza costitutivamente differenti facendole solo interagire in una ghiandola. Inoltre, come può l'anima (che non è una sostanza estesa) che non è dotata di una forza meccanica muovere il corpo (che è una sostanza estesa)?

  • Bastare a se stessi?

Un rischio della riflessione cartesiana è dunque quello di una deriva solipsistica: il cogito, bastando a se stesso, può chiudersi in se stesso e rifiutare di aprirsi a ciò che non è altrettanto evidente ovvero il mondo e l’alterità?

Problemi

Azioni e affezioni

Le passioni

In ambito pratico, Cartesio distingue nell’anima:

  • le azioni che dipendono dalla volontà,
  • le affezioni/passioni che sono involontarie e sono costituite da percezioni, sentimenti o emozioni causate dagli spiriti vitali, ossia dalle forze meccaniche che agiscono nel corpo.

Le impressioni e le sensazioni, a suo parere non sono altro che movimenti impressi dalle cose esterne ai nervi, e trasmessi poi attraverso la vibrazione dei nervi stessi, alla ghiandola pineale. Questo stimolo meccanico provocherà la fuoriuscita degli "spiriti vitali" (di natura corporea) che attraverso i condotti nervosi metteranno in moto le varie parti del corpo.

Dominare le passioni

Dominare le passioni

Secondo Cartesio, la forza dell’anima consiste nel vincere le emozioni, mentre la sua debolezza nel lasciarsi dominare proprio dalle affezioni.

L'anima deve governarle e controllarle in modo che non provochino danni, esercitando a lungo l'abitudine a moderarsi e ad evitare gli eccessi.

  • In questo dominio sulle emozioni consiste la saggezza, frutto dell’estensione di un pensiero chiaro e distinto sulla sfera dell'agire

L'utilità delle passioni

Nonostante vadano dominate, le emozioni non sono essenzialmente nocive

  • Tutte queste passioni"segnalano" all'anima ciò che può nuocere o giovare al corpo e la incitano ad agire di conseguenza.
  • Sei sono le passioni fondamentali che individua: meraviglia, amore, odio, desiderio, gioia e tristezza.
  • Attraverso tristezza e gioia l’anima avverte quali cose sono nocive, provando odio e desiderio di liberarsene, e quali utili al corpo, provando amore e desiderio di conservarle.

La morale provvisoria

La morale

Una volta individuato il nuovo metodo, sarebbe stato necessario ricostruire, sulla base di questo, l’edificio del sapere.

  • In attesa di rinnovare completamente il sapere su fondamenta più solide, tuttavia, bisognava pur vivere...
  • Di qui la necessità di fissare una morale provvisoria, non elaborata su basi sicure ma ricavata dall’esperienza e dalla riflessione personale

È evidente che Cartesio distingue due domini diversi, ossia l’uso della vita e la contemplazione della verità

  • Nel dominio della contemplazione l’uomo non può accontentarsi che di verità evidenti
  • Nel dominio dell’azione, invece, l’uomo può accontentarsi della probabilità

Le regole

Le regole

1. Obbedire alle leggi e ai costumi del Paese, conservando la religione tradizionale e regolandosi in tutto secondo le opinioni più moderate e più lontane dagli eccessi

2. Mantenere un atteggiamento risoluto e determinato una volta presa una decisione

3. Cercare di vincere se stessi piuttosto che la fortuna, cambiando i propri pensieri/desideri più che l’ordine del mondo

  • Nulla è infatti in nostro potere più dei nostri pensieri, i quali dipendono soltanto dal nostro libero arbitrio
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