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La nascita dei Comuni

Domenico Brancaccio

La nascita e lo sviluppo dei Comuni

Il profondo rinnovamento che si è verificato in Europa intorno al Mille aveva dato origine a una rapida rinascita delle città, favorita dallo sviluppo del commercio, dalla maggiore circolazione di moneta e dalla formazione di grossi capitali nelle mani di mercanti. Tra l’XI e il XII secolo le città subirono una profonda evoluzione politica, soprattutto in Italia: esse si liberarono dal controllo dei feudatari e conquistarono sempre maggiore autonomia e indipendenza. Al chiuso mondo feudale, si contrapponeva il dinamismo della città, con l’intento di esercitare direttamente tutte quelle funzioni amministrative e politiche che erano state fino a quel momento una prerogativa del vescovo-conte o del feudatario laico.

Sorsero così le prime forme del movimento comunale, che trovò terreno fertile in Francia, in Germania e nei Paesi Bassi, ma che si sviluppò soprattutto nell'Italia centro-settentrionale: qui i Comuni si comportarono come piccoli Stati indipendenti. Il governo comunale era basato sulla elettività delle cariche. In Italia le prime città che si diedero una costituzione comunale, e si governarono da sole furono le repubbliche marinare, città portuali che, per la loro particolare posizione geografica e di commercio, riuscirono a sottrarsi al predominio bizantino o longobardo e a raggiungere l'indipendenza. Già nel IX secolo, quindi, il "Comune" era una realtà operante ad Amalfi, Pisa, Genova e Venezia, dove la popolazione eleggeva liberamente i propri governanti e organizzava autonomamente le proprie forze militari.

Sorsero così le prime forme del movimento comunale, c...

Tra l’XI e il XII secolo, sorsero i primi Comuni nel...

Tra l’XI e il XII secolo, sorsero i primi Comuni nelle città dell'entroterra. Un esempio è Milano, che giunse tra il 1040 e il 1045 alla creazione del Comune dopo un'aspra lotta sostenuta dal popolo contro Ariberto da Intimiano. Nelle città più ricche e popolose i nobili senza feudo, i mercanti e gli artigiani, cominciarono a riunirsi in libere associazioni, tendenti a difendere gli interessi degli associati e a sottrarli ai loro antichi signori. Divenute sempre più forti e organizzate, tali associazioni ottennero in molti casi la protezione del vescovo-conte locale, che trovava in esse un alleato nella lotta contro i grandi feudatari del contado e che quindi era ben disposto a concedere agli "associati" particolari favori e diritti, come portare armi e disporre dei propri beni. In tal modo, le associazioni private diventavano sempre più forti dando vita a un nuovo sistema di governo. L'iniziativa partiva dai cittadini più importanti che si univano in un patto giurato per costituire un libero Comune, il primo esempio di democrazia in Europa. Le comunità rurali vennero a loro volta incorporate dal Comune vincitore, tanto che nel XIII secolo si può dire che il feudo nell'Italia centro-settentrionale fosse già scomparso. In tal modo, intere regioni fecero capo a una città, trasformandola in un piccolo Stato repubblicano fondato su una completa fusione tra centro urbano e territorio rurale circostante. Tale Stato deteneva attraverso i propri rappresentanti poteri quasi sovrani: creava le sue leggi, coniava le sue monete, aveva i suoi tribunali, armava il suo esercito e dichiarava le sue guerre. Ecco perché il Comune medievale può essere definito un'associazione privata e volontaria sorta tra membri di classi sociali diverse in difesa di determinati diritti e interessi.

La nascita dei Comuni è strettamente legata al sorge...

La nascita dei Comuni è strettamente legata al sorgere di una economia commerciale di carattere agricolo. Essa era fondata non sulla proprietà terriera, ma sugli scambi, sul denaro e sul lavoro, ed era gestita da una nuova classe di persone che intrecciavano relazioni commerciali con genti e paesi lontani nei mercati e nelle fiere annuali delle Fiandre e della Champagne. In tal modo la curtis feudale, costituita attorno al castello e al borgo a esso unito, si immiserì sempre più e perse importanza: si ricominciò a viaggiare, proprio mentre le città, abitate da una popolazione eterogenea, dedita a una grande varietà di mestieri e professioni (notai, medici, scrivani, mercanti, artigiani ecc.), andavano ampliando le proprie mura e costruendo nuovi edifici religiosi e civili.

I Comuni erano dunque nati come fieri difensori della propria libertà. Esistevano al loro interno quattro classi sociali - i nobili, il popolo grasso, il popolo minuto e la plebe -, in perenne lotta fra loro per rivendicare diritti e libertà. Si venne determinando così una situazione di instabilità politica. Per uscire da questo stato di crisi, molti Comuni, che fino ad allora erano stati retti dai Consoli, espressione dell'aristocrazia cittadina, affidarono il loro governo a Podestà chiamati da un'altra città per avere la garanzia che fossero estranei alle lotte locali. Neppure così però si riuscì a eliminare la conflittualità. Nel XIII secolo la grande borghesia, sentendosi economicamente forte, cercò di impadronirsi del potere, detenuto dagli aristocratici. Dopo fasi più o meno lunghe di conflitto, essa riuscì a imporre l'elezione di un Capitano del popolo, incaricato di tutelare i suoi interessi contro le prepotenze o gli abusi dei nobili, con l'assistenza di un Consiglio minore delle Arti e dei Priori, costituito dai capi di tutte le Corporazioni o Arti, e di un Consiglio maggiore o del popolo, di cui faceva parte tutta la borghesia cittadina. Questo nuovo tipo di governo comunale sanciva la definitiva affermazione della grande borghesia cittadina, che fondava il proprio potere sulla ricchezza e sul controllo economico esercitato attraverso le Arti o Corporazioni di mestiere.

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