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GLI ETRUSCHI

Teresa Orlacchio III C

LA CIVILTA' ETRUSCA

Si sviluppa tra il IX e il VII secolo a.C.

in Toscana centro-meridionale, Umbria, Lazio, Campania (Capua) e Lombardia.

è una civiltà urbana divisa tra città-stato indipendenti, alcune riunite in dodecapoli.

Le città, spesso in lotta tra loro, non costruiranno mai uno Stato unitario.

LA CIVILTA' ETRUSCA

Erano una società ricca, aperta alle influenze esterne, soprattutto quelle dei Greci.

A differenza dell'antica Grecia, dove l'attività artistica era considerata una libera attività dello spirito, presso gli Etrushi le manifestazioni artistiche sono sempre legate a necessità di tipo religioso.

L'ARCHITETTURA

ARCHITETTURA

LA CITTA'

Questa struttura delle città fu ripresa anche dai Romani.

La città era circondata da mura che avevano lo scopo di difenderla.

Esse erano realizzate in tufo, una roccia di origine vulcanica molto abbondante nella zona.

A queste rocce veniva data la forma di un parallelepipedo.

Al centro della città veniva scavato un pozzo molto profondo che veniva coperto con una lastra di pietra.

Esso rappresentava il legame esistente tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Oltre a questo pozzo centrale ve ne erano altri che garantivano alla città il rifornimento di acqua

Le strade interne erano piuttosto ampie ed erano fiancheggiate da un marciapiede per i pedoni.

Esse venivano realizzate in terra battuta.

Una città si considerava fondata quando i templi, le strade e le porte erano state consacrate.

I templi sorgevano nella parte alta della città.

Un importante contributo dato dagli Etruschi alla nostra civiltà è stata la costruzione delle prime vere e proprie città realizzate in pietra e mattoni crudi, queste sorgevano su dei colli.

Questa localizzazione consentiva agli Etruschi:

-di difendersi più facilmente dagli attacchi dei nemici;

-di vivere in un ambiente più sano rispetto alle pianure dove spesso dilagavano le paludi e le malattie come la malaria.

In genere, le città, erano costruite in punti strategici o in località particolarmente adatte per lo sviluppo delle attività mercantili, agricole e minerarie.

Quando costruivano una nuova città gli Etruschi rispettavano una serie di regole:

-il solco che definiva il perimetro della città doveva essere tracciato da un sacerdote;

egli doveva usare un aratro di rame trainato da una coppia di buoi bianchi;

-la città doveva avere una pianta regolare formata dall'incrocio di strade che avevano tutte direzione:

-da nord a sud, e in questo caso prendevano il nome di cardo;

-da est ad ovest, e si chiamavano decumano.

CIVILE

Ricostruzione planimetrica della città etrusca nel comune di Marzabotto fine VI sec. a.C.

LE MURA

LE MURA DELLE CITTA' ETRUSCHE

Generalmente la città etrusca è circondata da mura realizzate sovrapponendo blocchi di pietra (di solito tufo o pietra calcarea) sagomati in forma di parallelepipedo.

Nelle mura venivano aperte delle porte con una struttura ad arco semicircolare: questa fu una importante innovazione apportata dagli Etruschi che permise di realizzare grandi aperture nelle costruzioni, garantendone la solidità.

IN FILARI ISODOMI

(ovvero utilizzando blocchi della stessa altezza e

dello stesso spessore) disposti a giunti sfalsati

A SECCO

(senza leganti)

Porta di Giove a Falerii Novi

(Civita Castellana, Viterbo).

1) Filari isodomi; 2) Giunto fra due blocchi;

3) Blocco del filare inferiore; 4) Blocco del filare superiore.

LE PORTE

L'ingresso alla città avviene tramite porte, solitamente quattro, realizzate con strutture ad arco.

1) Perugia, Arco Etrusco

(o di Augusto), metà del III secolo;

2) Perugia, Porta Marzia, seconda metà del III secolo;

3) Porta di Giove a Falerii Novi

(Civita Castellana, Viterbo),

seconda metà del III secolo.

4) Porta all'arco della Volterra.

Le teste forse rappresentano la Triade

Divina: Tinia, Uni e Minerva (Giove,

Giunone e Minerva presso i Romani).

2)

1)

3)

4)

LE CASE

LE CASE

I primi villagi etruschi erano costruiti da capanne a pianta circolare e ovale, più tardi anche rettangolare.

La struttura era in legno, mentre il tetto era ricoperto in paglia impermeabilizzata con argilla, o terracotta

La copertura era tenuta ferma appoggiandovi grossi rami, le cui terminazioni si incrociavano in corrispondenza del colmo.

Queste forme ci sono note attraverso piccole urne cinerarie dette " a capanna", con tetti a due spioventi.

1) Schema ricostruttivo di un’abitazione etrusca del VII secolo a. C.;

2) Urna cineraria dell’Osteria, prima metà del VII secolo, dalla necropoli dell’Osteria di Vulci (Viterbo);

3) Urna cineraria a capanna, metà del VII secolo a.C., da Cerveteri.

Le residenze avevano solitamente il pavimento ricavato livellando la roccia all’interno del perimetro; lungo quest’ultimo venivano aperti dei fori nel suolo per la messa in opera dei principali sostegni della complessa trabeazione in legno, della quale conosciamo l’ordito sino ai termini che indicavano le singole membrature grazie alla letteratura latina.

La porta, posta ad una delle estremità dell’ellisse, aveva una tettoia di paglia retta da due pali esterni, talvolta decorati; sopra l’ingresso si trovava un foro dello spiovente anteriore del tetto, da dove il fumo del focolare interno poteva uscire favorendo al contempo l’illuminazione interna.

Le pareti erano realizzate con intrecci di canne o di ramaglie abbondantemente ricoperti di argilla, o come una colata di argilla semiliquida in casa e casseforme (tecnica del pisè); l’esterno poteva essere talvolta ornato a motivi geometrici, come riprodotto su alcune urnette.

Altri ornamenti a intaglio abbellivano le testate superiori delle travi del tetto con volute o testa di animali, secondo l’uso che si manterrà nei templi etruschi con l’impiego di terrecotte.

Nell’interno, grazie ad altri pali e a stuoie, erano talvolta presenti dei tramezzi che distinguevano un modestissimo disimpegno presso la porta, un ambiente centrale con il focolare, sede dei lavori domestici, della filatura e della tessitura, e una stanza da letto absidato sul fondo.

Le abitazioni, a partire dal VI secolo a.C., sono in mattoni e non più in legno e fango.

Le case erano rettangolari e le stanze avevano colori vivaci.

I tetti venivano coperti con tegole ottenute dalla terracotta.

All'interno delle case vi erano letti, tavoli, sedie. Tessuti e vasi addobbavano le abitazioni.

La collocazione delle abitazioni non era mai casuale ma dovuta a scelte di carattere economico o strategico.

Gli insediamenti sorgono solo dopo che i sacerdoti (gli àuguri) hanno avuto l'assenso divino, vengono tracciati i due assi principali (cardo e decumano), perpendicolari tra loro, con un aratro e poi il perimetro solitamente quadrangolare, si formano così quattro settori,a loro volta ripartiti in insulea (in latino isola) mediante un reticolo di strade il più possibile ortogonali che vengono poi edificate con grandi case di mattoni, anche plurifamiliari.

Questa impostazione urbanistica fu ripresa dei greci, sostituendo le motivazioni geometriche proporzionali dei primi, quelle magico-religiose caratteristiche della propria cultura.

In seguito anche i romani adotteranno impostazione urbanistica simili.

1 - fauces (ingresso)

2 - tabernae (botteghe artigiane)

3 - atrium (spazio aperto e distributivo al centro della casa)

4 - impluvium (vasca all'interno dell'atrio per raccogliere acqua piovana)

5 - tablinium (locale principale situato in fondo all'atrio)

6 - hortus (orto, giardino)

7 - triclinium (sala da pranzo)

8 - alae (ambienti laterali)

9 - cubiculum (camera)

L'ARCHITETTURA

RELIGIOSA

RELIGIOSA

IL TEMPIO

IL TEMPIO ETRUSCO

A differenza del tempio greco il tempio etrusco non è la dimora del dio, ma un luogo consacrato, di culto, preghiera e di offerta, vi si praticava la divinazione; tutte le attività religiose e magiche erano gestite da una potente classe di sacerdoti e indovini, gli arùspici.

Per gli archeologi il tempio è quindi giacimento di reperti.

Il tempio etrusco, per la cui costruzione erano stabilite precise regole, era caratterizzato da una pianta quasi quadrata.

La metà anteriore era costituita da un portico colonnato, la metà posteriore era occupata da tre celle, ospitanti le statue di tre divinità, oppure da una cella singola fiancheggiata da due ali aperte.

A parte per il basamento e per le fondamenta, venivano utilizzati materiali leggeri e deperibili: mattoni crudi per i muri, e legno per la struttura.

Possediamo informazioni sui templi etruschi soprattutto grazie al De Architectura di Vitruvio.

Il tetto era a doppio spiovente, molto ampio e basso, di notevole sporgenza laterale, e sulla facciata dominava un frontone triangolare aperto o chiuso.

Il tetto era completato da un complesso sistema di elementi decorativi e di protezione in terracotta dipinta a colori vivaci, a rilievo e a tutto tondo.

Tra questi elementi vi erano gli acrotéri, che venivano posti sulla sommità del tempio e agli angoli degli spioventi, e le antefisse, che venivano sistemate a chiusura delle tegole di copertura.

Dei templi etruschi oggi rimangono solo i basamenti in pietra.

Le colonne e il tetto in legno, le pareti in mattoni, le decorazioni in terracotta e in stucco, sono quasi completamente perdute, rimangono solo rari frammenti.

TEMPIO A TRE CELLE

L'organizzazione interna degli spazi dipendeva dal culto praticato: nel tempio a tre celle erano venerate tre divinità. Le celle potevano anche avere dimensioni diverse; nel Tempio del Santuario di Pyrgi (presso Roma), eretto intorno al 460 a.C., le due celle laterali, di dimensioni inferiori, ospitavano ciascuna un piccolo "adyton" per le offerte votive.

IL TEMPIO A CELLA CENTRALE UNICA

Nel tempio a cella centrale unica, affiancata da due ambienti laterali aperti detti "alae", si venerava una sola divinità. Era a cella unica, con con due strette alae laterali e un pronao allungato, il più grande tempio Etrusco, eretto nel IV secolo a.C. a Tarquinia e noto con il nome di Ara della Regina. Nel III secolo a.C. furono aggiunti gli "adyta" nella parte posteriore.

L'edificio si affacciava su un'ampia e scenografica terrazza monumentale, sorretta da sostruzioni imponenti.

CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL TEMPIO ETRUSCO

Il podio è un alto basamento in pietra, in genere di tufo, di forma rettangolare e scalinata di accesso sulla fronte.

Il podio non ha solo la funzione di innalzare il tempio perchè sia ben visibile da ogni punto della città e sottolineare l’importanza dell’edificio.

Ha anche una funzione religiosa e simbolica che deriva da un rituale antichissimo (di origine preistorica) che è quello dell’auspicio.

Il tempio è inteso come porzione di terreno delimitata e sacra, appositamente soprelevata per simboleggiare una sorta di proiezione della volta celeste sulla terra, liberata con particolari riti magici dalla presenza di spiriti maligni.

Dopo la scalinata, sulla parte anteriore si incontra un portico tetràstilo, (pronao) che in genere ha 2 file di colonne con base di pietra e fusto di legno.

Il Tempio etrusco è diviso in due parti: una posteriore con tre celle e una anteriore porticata avente funzione di pronao.

La parte posteriore del tempio è occupata in genere da tre celle, divise e con ingressi indipendenti, dedicati a tre diverse divinità. Infatti la religione etrusca era politeista comprendeva gli dei superiori (con un dio supremo, Tinia), esseri ultraterreni e demoni, spesso rappresentati nelle sculture in terracotta, bronzo o pietra, o nelle pitture sui vasi o sulle pareti delle tombe.

Il tipo di tempio più diffuso in Etruria secondo Vitruvio era caratterizzato da una pianta di larghezza poco inferiore alla lunghezza.

Questo tipo di tempio, definito da Vitruvio TUSCANICO, è caratterizzarto da un tipo di colonna simile alla colonna dorica; con la stessa forma di capitello ma con il fusto liscio ed un basamento.

IL TEMPIO ETRUSCO

LA COLONNA ETRUSCA

L'ORDINE TUSCANICO

Le colonne sono colorate e rastremate verso l’alto, ma sono prive di entasi, il rigonfiamento intermedio.

Sono meno slanciate di quelle greche, hanno proporzioni diverse.

I capitelli ricordano vagamente quelli greci, ma sono più seplificati nelle forme.

La colonne tuscaniche erano reallizate in legno prive di scalanuture e solitamente policromi, si può notare un evidente ispirazione all'ordine dorico.

Gli acroteri e le antefisse erano gli unici motivi decorativi del tempio sempre legati a motivi religiosi

LE DECORAZIONI

I principali motivi decorativi del tempio etrusco, realizzati spesso tramite stampi, sono gli acroteri e le antefisse in terracotta dipinta.

La loro funzione, oltre che decorativa, era anche apotropàica, cioè di protezione contro le funeste divinità infernali.

Oltre alla decorazione pittorica, il tempio etrusco è decorato con frontoni a rilievo, cornici e architravi con motivi vegetali, antefisse e acroteri in terracotta, con forme vegetali, animali, e soprattutto figure sacre e demoniache.

Si tratta sempre di elementi religiosi o simbolici.

Questo spiega la scelta dei soggetti, sempre legati a temi rituali e mitologici, come nel caso delle antefisse provenienti dal tempio di Portonaccio, presso l’antica Veio.

LE TOMBE

FUNERARIA

Il rapporto di sudditanza nel quale gli Etruschi si pongono rispetto alle divinità li spinge a privilegiare l'architettura funeraria.

La tomba assume le caratteristiche che aveva la casa e contiene cibi, bevande, utensili, arredi. Poiché la tomba è buia doveva essere vivacemente decorata.

Le tombe erano riunite in necropoli, vere e proprie città dei morti, poste fuori dalla cinta muraria della città dei vivi e avevano un orientamento parallelo al cardo o al decumano.

Per questo le necropoli etrusche sono una fonte molto significativa, storiograficamente parlando, che permette di conoscere molti aspetti della vita quotidiana, delle credenze e dei riti popolari che, analizzando esclusivamente i testi scritti, non sarebbe stato possibile conoscere.

Esiste anche un metro di classificazione per l'architettura funeraria tuscanica: si distinguono infatti sei tipi di necropoli o catacombe:

TOMBE IPOGEE

TOMBE A EDICOLA

TOMBE A TUMOLO

TOMBE A CASSONE O SARCOFAGO

TOMBE A POZZETTO

TOMBE A DADO

TOMBE A FALSA CUPOLA

Gli Etruschi consideravano la morte come proseguimento della vita.

Costruirono perciò vere e proprie "città dei morti", le necropoli.

Le tombe etrusche sono quasi sempre degli ipogei, cioè delle cavità sotterranee, segnalate da un tumulo che assomiglia a una collinetta.

Le tombe dei ricchi riproducevano la struttura delle loro abitazioni e custodivano vasi e stoviglie, bruciaprofumi, tazze, scudi e armi di bronzo, bracciali, anelli, collane in oro, altri oggetti in argento e perfino bighe smontate utilizzate per il trasporto dei defunti.

I corredi funebri trovati dagli archeologi sono un importante fonte d'informazione storica.

In alcune tombe, come quelle scoperte a Tarquinia, le pareti sono affrescate con scene di vita quotidiana, come banchetti, danze e battute di caccia.

Molte tombe etrusche si sono conservate perfettamente, poiché costruite in pietra.

Per la religione etrusca l'uomo nell'aldilà necessitava di un ambiente piccolo e familiare in cui trascorrere la vita dopo la morte, assieme agli oggetti personali che possedeva in vita: ciò spiega la cura con cui venivano costruite le necropoli e il fatto che la pittura di questo popolo sia quasi esclusivamente funeraria. Le pareti delle necropoli erano dipinte a colori vivaci (imitando, in taluni casi, la volta celeste, o scene di vita vissuta) per contrastare l'oscurità, simbolo della morte volontaria

TOMBE IPOGEE

LE TOMBE IPOGEE

Le tombe ipogee erano scavate interamente sottoterra o erano ricavate all'interno di cavità naturali preesistenti (grotte, caverne, ecc.). scavate sottoterra;

di conseguenza vengono dette anche a camera interrata.

Questo tipo di catacombe era formato da un ripido accesso a gradini, che portava direttamente nell'atrio.

Qui vi erano solitamente sei tombe (o gruppi di tombe), raggiungibili mediante stretti corridoi (in alcuni casi si trattava di veri e propri cunicoli). Si pensa che la sepoltura in lpogèi fosse riservata a persone di un certo rango sociale, specialmente politici, militari e sacerdoti. Erano in poche parole le persone più importanti della vita classica sociale.

Uno degli esempi più significativi è l’Ipogeo dei Volumni, risalente alla seconda metà del II secolo a.C. e rinvenuta nel 1840.

Fa parte della necropoli del Palazzone (Perugia).

Qui la scala conduce all'atrio con copertura a capanna, da cui si accede alla camera sepolcrale dove sono conservate statue votive e sette urne cinerarie, realizzate in travertino stuccato e dipinto.

La tomba è stata realizzata in tufo.

TOMBE A TUMOLO

TOMBE A TUMOLO

Le tombe a tumulo erano generalmente costituite da una struttura circolare chiamata tamburo, costruita in blocchi di pietra a secco, sormontata da una THOLOS.

Devono il proprio nome al fatto che, una volta eseguita la sepoltura, la tomba veniva ricoperta da un tumulo di terra, ricoperto a sua volta da vegetazione allo scopo di creare una specie di collinetta artificiale.

Ognuna di queste tombe si articola, come le ipogèe, in diverse camere sepolcrali di dimensioni proporzionali alla ricchezza e alla notorietà del defunto o della famiglia del defunto.

Solitamente erano a pianta circolare.

Tra esse ricordiamo:

La Tomba dei Rilievi, all'interno della necropoli della Banditaccia, presso Cerveteri.

La tomba della Montagnola, presso Quinto Fiorentino (Firenze), è un esempio di tomba a tumulo. Risale al VII-VI secolo a.C. circa.

Si accede tramite un dromos (corridoio) scoperto.

La camera sepolcrale è a tholos, mentre la copertura è una pseudocupola di filari concentrici che si chiudono su un massiccio pilastro centrale.

TOMBE AD EDICOLA

TOMBE AD EDICOLA

Le tombe a edicola (dal latino aedicula, “tempietto”), più rare, sono costruite integralmente fuori terra.

Hanno la forma di un tempio in miniatura.

Esse rassomigliano anche alle antiche abitazioni etrusche, concentrando dunque in un’unica costruzione il senso della vita (la casa), il senso della religiosità (il tempio) e il senso della morte (la tomba).

Nella simbologia etrusca, era molto significativa la forma a tempietto: infatti essa rappresentava il punto intermedio del viaggio che il defunto doveva compiere dalla vita alla morte, una sorta di ultima tappa della vita terrena.

Le tombe edicola meglio conservate si può ricordare la Tomba del Bronzetto dell’Offerente, presso Populonia, che risale al 530-450 a.C.

La costruzione ha pianta rettangolare e presenta una copertura a spioventi realizzata in panchina (pietra arenaria tipica della Toscana).

PITTURA

La pittura etrusca si manifesta soprattutto sulle pareti delle tombe con scene di danza, di caccia, di pesca, gare, banchetti funebri; sul soffitto, invece, vengono dipinte finte travi, cassettoni, motivi vegetali che alludono al realismo dell’ambiente.

Le tu mi pianti che la pittura è applicata direttamente sulla superficie rocciosa della parete.

Più tardi si dipingerà su uno strato di intonaco fresco quasi un affresco.

La figurazione e bidimensionale, le tinte sono piatte e delimitata dalla linea di contorno, la tavolozza limitata rosso, Bruno, azzurra dirti.

PITTURA

La pittura funeraria etrusca è soprattuto ad affresco. Vengono usati colori vivaci e campiture piatte.

Le scene e i personaggi sono tratti dalla vita quotidiana (atleti, musici danzanti, aruspici, artigiani).

I personaggi di solito presentano un aspetto rigido e una colorazione simbolica basa ta sul sesso dei personaggi.

La pittura ha soprattutto la funzione di rassicurare il defunto.

TOMBA DEI TORI

TOMBA DEI TORI

L’esempio più antico di pittura lo troviamo nella tomba dei tori a Tarquinia.

Sulla parete principale è rappresentata, insolitamente, la scena del mito di Troia: l’agguato di Achille a Troilo (541 di Cristo).

Il mito narrava che Troia non sarebbe stata espugnata dai greci se Troilo , il figlio del re Priamo, avesse compiuto vent’anni.

Per questo sarà ucciso in un agguato da Achille.

Qui l'eroe greco armato, è nascosto dietro l'altare di Apollo, dove attende per assalire e uccidere Troilo.

A destra il giovane a cavallo. Il passo lento dell’ animale denota l’ignara serietà del ragazzo.

L’intento è di esprimere immediatezza, concretezza, non organicità.

E' uno scontro impari per la loro differenza di età.

TOMBA DELLE LEONESSE

TOMBA DELLE LEONESSE

La tomba risale al 530-520 a.C.

Si trova nella necropoli dei Monterozzi, presso Tarquinia.

È un particolare che ritrae due danzatori.

La gamba e il piede sinistri del danzatore di destra, che ne reggono l’intero peso, sono sproporzionati.

Questo espediente serve a esprimere meglio l’idea dello sforzo compiuto dall’arto sinistro.

TOMBA DEI CAVALLI

TOMBA DEI CAVALLI

La tomba dei cavalli presenta scene più equilibrati delegante (510 a.C.).

La camera funeraria il tetto a spioventi con trave centrale colorata di rosso.

Sulla parete di fondo vi è una figura femminile che saluto un uomo accompagnato da un ragazzo che sola laurus; ai due lati avanzano simmetricamente verso il centro di cavalieri.

Potrebbe trattarsi del commiato del defunto o un atto di culto presso un altro giorno adesso oppure una scena mitologica.

La scena è un buon bilanciamento tra figure sfondo i personaggi sono ben proporzionati il disegno raffinato ed elegante.

TOMBA DELL' ORCO I

TOMBA DELL'ORCO I

L’aumento dei contatti con la cultura greca sono evidenti nel IV secolo come si può notare la mia pittura della tomba dell’orco primo di Tarquinia.

Qui la testa di fanciulla (375-350 avanti Cristo) si staglia su una nuvola verde scuro senza richiedere una linea di contorno.

Non c’è chiaroscuro ma il profilo con la bocca dischiusa, l’occhio di profilo, aperta guardare la scena infernale mostra una visione più drammatica del oltretomba.

Si tratta di un mutamento iconografico corrisponde alla crisi morale del popolo etrusco, consapevole del declino della propria civiltà.

LA SCULTURA

La scultura etrusca si ispira a quella greca solo esteticamente, per gli Etruschi infatti essa serviva solo a scopi religiosi e funerario.

SCULTURA

La maggior parte delle sculture etrusche proviene dai corredi funerari (e d’altra parte è quasi tutta l’arte di questa civiltà e legata alla religione e al culto dell'aldilà).

In questo contesto si inserisce la pratica divinatoria degli aruspici che leggevano nelle viscere degli animali il volere degli dei aiutandosi con modellini bronzei (come il famoso fegato vino o fegato di Piacenza del IV secolo a.C.) per identificare le corrispondenze tra mondo celeste e terrestre.

Frontone del Tempio A di Pyrgi

(460 a.C.)

Testa di un generale sannita

in bronzo del III sec a.C.

Guerriero di Capestrano

(Nevio Pompuleio) VI sec a.C.

APOLLO

DI VEIO

APOLLO DI VEIO

L' influenza della scultura ionica è visibile anche nell' Apollo di Veio (VI-V secolo a.C.): acconciatura, espressione del volto e pieghe della veste hanno fatto pensare addirittura ad un artista greco operante nei territori etruschi.

Ma manca la leggerezza e il naturalismo della veste, l’effetto diventa violento e dinamico.

Lo stesso uso della terracotta invece del marmo, conferisce alla scultura una fragilità ed una matericità lontana dall’idealizzazione dell’arte greca.

SARCOFAGO

DEGLI SPOSI

SARCOFAGO DEGLI SPOSI

A partire dal VI secolo a.C. assume grande importanza la realizzazione di sarcofagi. Nonostante la dimensione, essi erano quasi sempre usati come semplici cinerari e la loro ricchezza decorativa serviva a manifestare la potenza della famiglia che li aveva fatti eseguire.

Il sarcofago più famoso è il Sarcofago degli Sposi, che risale al 530-520 a.C. ca. e proviene da Cerveteri.

È un sarcofago per le ceneri in terracotta che rappresenta marito e moglie distesi su un triclinio.

La coppia giace sul letto con materasso, coperta e cuscini.

I personaggi tenevano degli oggetti in mano (oggi perduti) ed erano originariamente policromi.

Alcuni elementi sono di derivazione ionica: l’acconciatura, la finezza dei volti, il sorriso. Però l’impostazione è anticlassica con un evidente sbilanciamento dei pesi verso destra enfatizzato dalla sottigliezze della gamba sinistra. I tratti sono spigolosi e gli occhi a mandorla un po’ rialzati. Più che un sorriso arcaico sembra un'espressione ironica.

La coppia conserva la rigidità del sorriso arcaico di derivazione greca, ma i dettagli del vestiario e l’intimità affettiva sono tipicamente etruschi.

Che le donne etrusche partecipassero ai banchetti insieme ai mariti è un fatto noto anche dalle testimonianze artistiche etrusche. questo uso appare evidente anche dai sarcofagi che non di rado raffigurano coppie sdraiate come se stessero partecipando a una cena. In tal senso, l’opera più famosa è sicuramente il sarcofago degli sposi di Cerveteri, attualmente conservato presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma: i due sposi sono sdraiati su di una klíne e guardano davanti a loro, abbracciandosi teneramente. A un grado ben più elevato di realismo giunge poi la cosiddetta Urna degli Sposi conservata al Museo Guarnacci di Volterra: in questo caso, è possibile che le fattezze dei due protagonisti, una coppia d’età piuttosto avanzata, corrispondano a quelle reali e palesino l’intenzione dei due coniugi di mantenere vivo il loro ricordo anche dopo la scomparsa (i ritratti, infatti, venivano posti direttamente sopra al coperchio dei sarcofagi o delle urne).

ARRINGATORE

L'ARRINGATORE

L’Arringatore del Trasimeno (90 a.C.) è l’unico esempio di bronzo etrusco a figura interna giunto sino a noi.

Rappresenta il patrizio etrusco Aulo Metello con toga e calzari romani mentre tiene un discorso.

L’uomo è di mezza età come dimostrano le rughe accanto agli occhi e una live pinguedine. Una maturità raggiunta con pacatezza ed equilibrio. Le linee del panneggio conducono verso il braccio e culmina nella grande ed espressiva mano in una posa davvero anticlassica.

La statua non rispetta assolutamente le proporzioni classiche, ma l’ampio gesto della mano destra e la severità del volto ci comunicano lo stesso la grande dignità del personaggio.

Dopo quest’opera sarà concessa la cittadinanza romana a tutti i nati a sud del Po e gli etruschi cesseranno, anche giuridicamente, di esistere.

CHIMERA

LA CHIMERA

rappresenta un mostro mitologico dal corpo e la testa di leone, la coda di serpente e con una testa di capra sul dorso che emette fiamme. Anche in questa opera la ferocia del mostro è resa dalla criniera irta, dalle fauci spalancate ,dai muscoli gonfi. Sottoposta a molti restauri, l’ultimo nel 1785 ne ha snaturato il significato, il serpente che probabilmente si avventava sull’avversario verso cui il leone ringhiava, ora sembra mordere la testa della capra.

L’opera, ritrovata nel 1553 presso Arezzo, risale alla fine del V - inizi del IV secolo a.C. ed è una statua bronzea a tutto tondo.

IL LEONE DI MONTEROSSO

Un rifacimento moderno della Chimera dello scultore Arturo Martini.

(1933-35) a Firenze.

LA DONNA

LE DONNE ETRUSCHE LIBERE ED EMANCIPATE

A differenza del mondo greco e romano, le donne etrusche trascorrevano gran parte del loro tempo al di fuori delle mura domestiche.

Le iscrizioni rinvenute ci hanno tramandato alcuni dei loro nomi: Velelia, Anthaia, Thania, Larthia, Tita, Nuzinai, Ramutha, Velthura, Thesathei.

Le donne etrusche partecipavano alla vita pubblica, sapevano leggere, potevano essere titolari di attività commerciali e possedere oggetti. Su un bucchero (piccolo recipiente per alimenti) conservato al Museo Gregoriano Etrusco, nei Musei Vaticani, leggiamo ad esempio: “Mi ramuthas kansinaia”, ovvero “io sono di Ramutha Kansinai”.

Il proprietario del vaso, una donna, è qui identificato con nome e cognome. Immaginiamo queste donne camminare eleganti per le strade dell’antica Roselle, oggi importante area archeologica del comune di Grosseto. Le immaginiamo discutere tra loro passeggiando dalla fontana lungo la via di accesso alla città fino al foro, centro nevralgico della comunità.

I vasi e le ampolle trovati in varie tombe – come la Tomba del Leone e quella della Pellegrina, la Tomba della Scimmia o quella del Colle, disposte lungo la strada che conduce al Lago di Chiusi – ci permettono di capire come si truccavano le grandi signore etrusche. Sappiamo infatti che il loro beauty case era ben fornito, con pomate, unguenti, profumi, rossetti e ombretti. Le donne etrusche benestanti preparavano maschere di bellezza molto idratanti con farina d’orzo, lenticchie e bulbi di narciso.

Per rendere lucente la pelle, utilizzavano inoltre olio d’oliva sparso sul corpo e poi raccolto con lo strigile. I rossetti di allora erano ricavati da alghe marine o dal gelso e, per gli occhi, esistevano ombretti estratti dai fiori di croco. I capelli, raccolti in lunghe trecce fermate da un anello, potevano essere resi più biondi tramite l’uso di tinture, già documentato all’epoca. Dal VI secolo a.C. in poi, le Etrusche potevano controllare il risultato del loro trucco su specchi di bronzo lucidato.

L'ARTE ORAFA

La ricerca del lusso, il gusto per il bello l’attenzione all'eleganza sono elementi distintivi degli etruschi.

Questi aspetti coinvolsero anche l’arte orafa. L’antico popolo, infatti, si specializzò nella lavorazione di gioielli e, nonostante gli strumenti rudimentali, raggiunse risultati estremamente precisi e raffinati.

I manufatti aurei, infatti, erano curati nei minimi dettagli, univano le conoscenze matematiche ed empiriche alla creatività artigiana. Orecchini, anelli, bracciali, ciondoli, fibule, collane e accessori per acconciare i capelli venivano finemente lavorati e utilizzati, da uomini e da donne, sia nella quotidianità sia come ornamento per i defunti.

Un ruolo decisivo per lo sviluppo e il perfezionamento della tecnica lo ebbero i commerci e gli scambi con le popolazioni del Mediterraneo. Infatti, i contatti con la Grecia, la Turchia e con i paesi del Medio Oriente permisero ai Rasenna di acquisire le tecnica della granulazione e della filigrana.

Ma il sincretismo artigianale riguardò anche i soggetti decorativi. L’influenza della Siria e della Fenicia, infatti, introdusse nei lavorati preziosi immagini, fino ad allora, quasi sconosciute in occidente; tra queste il sole, la mezza luna ed elementi figurativi e floreali.

I monili variavano per peso e per dimensioni in base alle disponibilità economiche di chi le acquistava. Alcuni gioielli venivano intarsiati con fregi sofisticati e impreziositi con frammenti di vetro.

Gli antichi orafi conferivano alle loro creazioni un gusto che rispecchiava la concezione della bellezza e della distinzione aristocratica propria della civiltà etrusca. Questi elementi sottolineano come considerassero la visione estetica e l’eleganza segni di un raggiunto senso della dignità sociale e individuale.

Non è un caso che i romani abbiano appreso dagli etruschi numerose abitudine e usanze. Tra queste anche l’attenzione alla cucina, al culto per le arti divinatorie e alla moda.

GIOIELLI

L’antico popolo si distinse per abilità e raffinatezza nella lavorazione orafa, riuscendo a fare proprie le tecniche delle altre culture

CURIOSITA'

CURIOSITA'

OGGETTI

OGGETTI DI VITA QUOTIDIANA ANCORA ATTUALI

I siti scavati e le tombe hanno rivelato tanti oggetti della vita quotidiana degli Etruschi. Tra questi, vi sono oggetti che utilizziamo ancora oggi.

Gli archeologi hanno infatti trovato un fornello da appoggiare sulla brace e sul quale porre pentole di coccio, antenato delle attuali cucine a gas; un ombrello usato durante le cerimonie per ripararsi dal sole, di cui conserviamo tutta la struttura; decine di monete, tra le prime ad essere coniate e utilizzate in Italia, o ancora protesi in oro trovate nelle dentature etrusche per sostenere denti finti, dentiere ante litteram.

Il Museo nazionale etrusco di Chiusi permette un’autentica immersione negli usi e costumi del tempo. Passeggiare nelle sue sale, ricche di sculture, vasi, piatti, specchi, gioielli, urne funerarie e utensili vari, è un buon modo per capire quale fosse il senso della vita (e della morte) per questa ricca civiltà.

Museo Archeologico Nazionale di Chiusi - Credit: Marcel Fagin

MODA

LA MODA ETRUSCA

Fonte di ispirazione per i Romani

Nella civiltà etrusca, l’abbigliamento per uomini si basava su due abiti fondamentali: la tunica e il mantello, arricchito da motivi a scacchi e losanghe, da decorazioni in oro e da colori vivaci.

È dall’abbigliamento etrusco che trassero ispirazione anche i Romani: la toga sembra infatti sia un discendente diretto della tebenna, uno dei più popolari mantelli etruschi.

VINO

IL VINO ETRUSCO: UNA RICETTA SPECIALE

Nel mondo degli Etruschi, il banchetto permetteva di rinforzare i legami dei clan principeschi e di mostrare agli altri la propria ricchezza.

Dopo un abbondante pasto di carne, zuppe di cereali, frutta di stagione e frutta secca, nella seconda fase del banchetto veniva preparato e servito il vino.

La ricetta del vino etrusco potrebbe però sorprendere i nostri palati. Si trattava infatti di un vino denso come miele da miscelare con l’acqua e arricchito da spezie, fiori, estratti vegetali e anche… formaggio grattugiato!

In una sala all’interno della cantina Rocca di Frassinello a Gavorrano (Grosseto) sono conservati alcuni degli oggetti necessari alla preparazione e alla conservazione del vino etrusco.

Tra questi, un magnifico stamnos realizzato e dipinto ad Atene intorno al 480 a.C.

Proviene dalla necropoli etrusca di San Germano, parte dell’area archeologica di Rocca di Frassinello.

Vino con miele, fiori e spezie - Credit: Stefano Cannas

VULCA

VULCA

Vulca, l’unico artista etrusco di cui conosciamo il nome.

Se l’arte etrusca è esposta in musei di tutto il mondo, gli autori di questi capolavori restano immersi nel mistero.

Pensate, vi è un solo artista etrusco di cui ci sia stato tramandato il nome: Vulca, scultore del VI secolo a.C.

Secondo Plinio il Vecchio, Vulca lavorò per il re di Roma Tarquinio Prisco, che gli commissionò una statua di Giove, e per il Santuario di Portonaccio presso Veio, dove realizzò il meraviglioso Apollo conservato oggi al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma.

LINGUA

IL MISTERO DELLA LINGUA ETRUSCA

A differenza dei Greci e dei Romani, gli Etruschi non ci hanno lasciato poemi, annali, resoconti storici o racconti.

Per conoscere la loro lingua, di cui molto resta da scoprire, disponiamo solo di frammenti.

La maggior parte dei 10 000 documenti in lingua etrusca giunti sino a noi, inoltre, sono iscrizioni dal contenuto ripetitivo nelle quali si ricordano semplicemente i nomi di persone, proprietari di oggetti o defunti.

Cosa sappiamo allora sulla lingua degli Etruschi? Grazie a preziosi documenti come le tavole d’oro affisse sul tempio di Pyrgi, la sentenza incisa sul Cippo di Perugia, le celebrazioni prescritte sulla Tegola di Capua e la Tavola di Cortona, sappiamo che gli Etruschi scrivevano da destra a sinistra riprendendo i caratteri dell’alfabeto greco.

Per secoli, l’etrusco fu l’equivalente dell’inglese in molte regioni d’Italia perché si sovrappose alle tante lingue locali.

Iscrizioni etrusche, Città sotterranea di Chiusi - Credit: Marcel Fagin

LA STATURA

UN POPOLO DI BASSA STATURA

Gli Etruschi: un popolo di bassa statura

Dalle ossa trovate nelle numerose tombe dell’antica Etruria, sappiamo che gli Etruschi erano un popolo di bassa statura: le donne misuravano infatti un metro e cinquantacinque circa e gli uomini un metro e sessanta.

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