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Immanuel Kant

Immanuel Kant

nacque nel 1724 da una fami-

glia di origine scozzese a Konigsberg; la

sua vita fu priva di avvenimenti rilevanti o

drammatici: dopo una prima formazione presso un

Collegio, proseguì con gli studi di filosofia, matemati-

ca e teologia presso la sua città natale e divenne precet-

tore presso alcune case private. Inizialmente ottenne la

libera docenza presso l’Università di Konigsberg ed in se-

guito fu professore ordinario di logica e metafisica presso

lo stesso istituto. Dedicò la sua vita alla ricerca. Morì a

circa 80 anni nel 1804 a Konigsberg. I primi scritti del fi-

losofo sono di natura scientifica. Dal 1762 il filosofo

inizia a trattare argomenti filosofici, concentrandosi

sullo studio della metafisica.

Kant

Kant parte

dal presupposto che la mate-

matica e la fisica siano delle scienze e

si chiede quali siano le loro fondamenta.

Spiega quindi come il sapere sia formato da giu-

dizi, i quali possono essere di tre tipi: analitici a priori,

sintetici a posteriori e sintetici a priori; nell'ambito

scientifico sono, secondo il filosofo, sintetici a priori. La co-

noscenza dunque avviene mediante i materiali tratti dalla esperienza che vengono rielaborati da strutte proprie del

soggetto e comuni a tutti gli uomini. Kant pone quindi al

centro della sua ricerca il soggetto rovesciando la prospet-

tiva filosofica tradizionale.

La fondazione del sapere

Nell'Estetica trascendentale Kant stu-

dia le strutture a priori della sensibilità, ovvero

lo spazio e il tempo, le intuizione pure delle perce-

zioni interne ed esterne. Nell'Analitica trascendentale il

filosofo indaga invece le strutture a priori dell'intelletto, le

quali organizzano le esperienze.

L'estetica e l'analitica trascendentali

A ogni sintesi della

conoscenza corrisponde un

concetto puro, o categoria, che ne è re-

sponsabile. Le categorie sono organizzate in

quattro classi (quantità, qualità, relazione e

modalità) ed ogni classe comprende tre sottogrup-

pi. Le categorie sono soggettive ma sono le stesse

per tutti gli uomini. La conoscenza risultante è perciò

universale e si presenta come oggettiva.

Le categorie

Kant, attraverso

la deduzione trascendentale,

giustifica l'azione delle categorie sull'e-

sperienza, spiegando come questa sia possi-

bile a condizione di ammettere uno spazio unita-

rio che le unifichi , un qualcosa che il filosofo defini-

sce come "io penso". Gli schemi trascendentali permet-

tono il collegamento tra i concetti puri, ovvero le catego-rie, e l'esperienza.

La deduzione e lo schematismo trascendentali

L'analitica tra-

scendentale conclude dun-

que con la definizione dei princìpi

sintetici dell'intelletto puro, ovvero

dei princìpi da seguire se si vuole cono-scere in modo scientifico.

I principi sintetici dell'intelletto puro

La conoscenza

scientifica deriva dunque

dalla rielaborazione dell'esperienza

mediante le strutture a priori dello in-

telletto e della sensibilità e rappresenta la

realtà così come è vista dal soggetto, ed è

percio fenomenica. La conoscenza della realtà in sé, ovvero del noumeno, è oltre le

possibilità umane.

Fenomeno e noumeno

Con la dialetti-

ca trascendentale Kant

analizza gli errori delle idee della

ragione, criticando le idee di io, mon-

do e Dio, dimostrando come la ragione

sia impotente nella conoscenza di que-

ste idee, che hanno la funzione di di rias-

sumere la totalità dell'esperienza inter-

na, esterna e di tutto ciò che è possibi-

le.

La dialettica trascendentale

Kant parte

dal presupposto dell'esistenza

di una legge morale universale e distin-

gue, tra le norme, le massime, delle norme

oggettive, e gli imperativi, validi per tutti e distin-

guibili tra ipotetici e categorici. La legge morale è per-

ciò un imperativo categorico, ovvero valido senza condi-

zioni, e il filosofo si pone perciò la domanda di quale sia il fondamento dell'imperativo categorico. Kant spiega quindi come questo debba essere formale, autonomo.

La morale del dovere

Kant dedu-

ce tre "formule" dell'im-

perativo categorico:

Le formule dell'imperativo categorico

"opera in modo

che la massima della tua vo-

lontà possa sempre valere in ogni

tempo come principio di una legislazio-

ne universale"

Prima "formula"

"agisci in modo

da trattare l'umanità, sia

nella tua persona sia in quella di

ogni altro, sempre anche come fine e

mai semplicemente come mezzo"

Seconda "formula"

"La volontà

non è semplicemente sotto-

posta alla legge, ma lo è in modo da

dover essere considerata auto-legislatri-

ce e solo a questo patto sottostà alla legge."

Terza "formula"

L’antinomia

della ragion pratica nasce

dal modo di concepire il legame tra

virtù e felicità. Per poter parlare di mo-

ralità occorre ammettere quindi dei postu-

lati, tra cui la libertà, l'immortalità dell'anima

e l'esistenza di Dio. Questi ultimi due non so-

no oggetto di conoscenza, ma costituiscono

una risposta ad un'esigenza morale.

L'antinomia della ragion pratica e i postulati della morale

Tra la

critica della ragion pura e

la critica della ragion pratica sus-

siste un dualismo, poiché la ragion

pura ci presenta un mondo regolato dal

meccanicismo, mentre la ragion pratica im-

pone l'esistenza della libertà. Kant afferma il

primato della ragion pratica, cioè il prevalere

delle ragioni della morale su quelle della co-

noscenza.

Il primato della ragion pratica

Con la terza

Critica Kant intende dare

una risposta al dualismo tra le

prime due Critiche, andando ad inda-

gare dunque sul giudizio estetico e sul

giudizio teleologico.

Il giudizio estetico e il giudizio teologico

Il senti-

mento del gusto è universale

ma non argomentabile, è una strut-

tura a priori simile in tutti gli uomini e le-

gata al bello , che risulta soggettivo. L'estetica

viene modellata da Kant sulle stesse tipologie del-

le categorie, distinguendo il bello in ogni categoria.

Dal bello è da distinguere il sublime, ovvero un piacere

negativo che porta in seguito ad una accresciuta con-

sapevolezza della propria dimensione spirituale. Il su-

blime infine non si trova nelle cose ma nel sentimento

che proviamo nei confronti della grandezza o della

forza della natura.

Giudizio estetico

Il giudizio te-

leologico considera la fina-

lità della natura; come sia in sé,

cioè noumenicamente, non possiamo sa-

perlo poiché la conosciamo solo fenomeni-

camente. Però non possiamo fare a meno di

pensarla finalisticamente organizzata, dato che

in noi c'è una tendenza irrefrenabile a considerarla

in questo modo. Inoltre secondo i principi della

ragione possiamo pensare l'uomo come scopo

ultimo della natura sulla terra e tutte le altre co-

se naturali come un sistema finalizzato allo

uomo.

Giudizio teleologico

Oltre alle Criti-

che Kant si occupò di religione,

di storia e di diritto in altri scritti. Per

quanto riguarda la religione egli afferma la

autonomia della morale dalla religione e inter-

preta la predicazione di Cristo come il passaggio da

una morale contenutistica ad una morale formale. Del-

la storia Kant parla come di un continuo pregresso nella

quale la ragione ha prevalso sull'istinto e che si conclu-

derà con l'istituzione di una federazione mondiale degli

Stati, in grado di risolvere pacificamente i problemi, ga-

rantendo la pace.

La religione, la storia e il futuro dell'umanità

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