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LA MAFIA

COSA NOSTRA

CHE COS'E'

La mafia è un’organizzazione criminale che vive principalmente di estorsioni e commerci illeciti. La sua caratteristica principale è quella di insinuarsi nella vita sociale ed economica di un paese arrivando a stringere alleanze con la politica e con i funzionari dello Stato.

ORIGINI

Le prime origini della mafia risalgono alla seconda metà del XIX secolo quando, nonostante le apparenti novità portate dall’unificazione italiana, continuò a mantenersi in Sicilia il sistema feudale che vedeva le grandi proprietà terriere nelle mani di pochi baroni, ai quali si andava a poco a poco sostituendo la nuova classe emergente dei “ burgisi ”. Il popolo siciliano che sperava in un cambiamento sociale con l’annessione al regno d’Italia rimase deluso. Il risultato fu il peggioramento socio-economico dell’intero Meridione.

Il fenomeno mafioso è stato frutto di strutture economico-sociali particolarmente arretrate, di un universo sociale composto da poveri contadini, grandi latifondisti e grandi affittuari, i cosiddetti gabellotti, dai cui ranghi provenivano molti capimafia.

Il fenomeno mafioso dilaga ormai in tutte le parti di Italia da nord a sud.

I maggiori centri sono la Campania, investita dai camorristi, la Calabria con la N'drangheta, la Sacra Corona Unita pugliese e la Sicilia con Cosa Nostra.

DOVE

L'origine delle mafie è perlopiù sconosciuta. Cosa Nostra nasce in Sicilia incrementanta dal sistema fondamentalmente feudale che vigeva nell'800'.

TOTO' RIINA

Salvatore Riina (1930-2017) fu il protagonista delle guerre di mafia che si ebbero in Sicilia in cui morirono migliaia di persone. La sua infanzia fu segnata da eventi drammatici con la morte sia del padre che del fratello. Appena maggiorenne entra in Cosa Nostra e a 19 anni commette il suo primo omicidio.

Nel corso degli anni scalò le gerarchie dei ranghi mafiosi fino a ricevere l'appellativo di Capo dei Capi ed essere posto al vertice della ”Cupola".

Se originariamente per i mafiosi la Mafia nasce come un bene per aiutare i deboli e i poveri, con Riina cambia pelle. Egli dichiarò guerra allo Stato.

Tra i piu importanti magistrati che contribuirono alla lotta contro la mafia, i più identificativi furono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Insieme ai magistrati Caponnetto, Guarnotta, Di Lello e Meli, formarono il codidetto Pool Antimafia che ebbe vita dal 1983 al 1988, e che portò al Maxiprocesso di Palermo nell'86' con 475 imputati appartenenti ai ranghi di Cosa Nostra.

Il 23 maggio 1992 nel tratto dell'autostrada A29 nei pressi di Capaci, perse la vita il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie e 3 agenti della scorta. Falcone stava tornando da Roma (dove per gli uomini di Riina l'attentato al magistrato sarebbe di gran lunga più facile) in Sicilia. I sicari riempiono una conduttura sotto il rettilineo con 500 kg di tritolo: l'azione fu plateale e militare.

CAPACI

https://www.raicultura.it/storia/foto/2019/05/La-strage-di-Capaci-56f776c8-5f69-409f-abc5-e93860344935.html

VIA D'AMELIO

57 giorni dopo la Strage di Capaci, il 19 luglio 1992 a Palermo in Via D'Amelio, un' autobomba con 100 kg di tritolo esplose: a morire fu il magistrato Paolo Borsellino, sua moglie e i 4 agenti della scorta.

Immagini: https://www.raicultura.it/storia/foto/2022/07/La-strage-di-via-DAmelio-5b33d66f-40e5-43f1-bf87-f4f7ae6e31fc.html

OSTACOLATI, UCCISI, DIMENTICATI

Nella sua carriera di boss fu maniacale. Durante i processi si finse un umile contadino ignaro dell'esistenza di Cosa Nostra. Ebbe una vita privi di vizi, disciplinata, volta a preservare la sua immagine di potente.

Nonostante non fosse il più arguto all'interno di Cosa Nostra, ne detenne il potere per 35 anni. Il sangue era il suo strumento di negoziazione.

Fu lui stesso artefice dell'invincibilità e dell'aggredibilità di Cosa Nostra. Le sue strategie d'azione gli si ritorsero contro fino a divenire il mafioso più odiato dai mafiosi. Dopo i suoi grandi spargimenti di sangue iniziò a perdere consensi e trascinò dietro di sè una vasta scia di pentiti rompendo l'equilbrio interno di Cosa Nostra. "Riina trasforma Cosa Nostra in Cosa Sua giustificando tutto in nome del rigore e del bene dell’organizzazione" (Attilio Bolzoni)

Se da un lato la figura di Riina ha permesso di accendere i riflettori sulla situazione in Sicilia e sull'effettiva esistenza di vere e proprie associazione mafiose, dall'altro gli sbagli commessi dai Corleonesi, hanno permesso alle altre mafie di studiare i loro errori e di gettare un'ombra sulla loro esistenza, sul loro raggio di azione e potere.

Senza le infiltrazioni all'interno della politica sia locale che nazionale, molti dei fatti avvenuti in Sicilia non avrebbero avuto luogo.

La mafia è un tarlo che ingloba tutto anche la politica interna di uno Stato.

Molti degli uomini della scena politica passata ma anche odierna, sono stati eletti grazie ai voti portati dall'organizzazione.

N'DRANGHETA

Nata in Calabria nella seconda metà dell'800', anche se le sue strutture embrionali sorgono già prima dell'unità d'italia, ad oggi la Ndragheta è la mafia più potente al mondo.

Solo il 2/3 % degli Ndranghetisti sono ricchi, gli altri sono degli stolti che pensano soltanto a fare la scalata per essere battezzati dalla Ndrangheta ma in realtà sono solo dei garzoni a servizio dei potenti.

N'drangheta è una mafia che è riuscita a cambiare con il mutare sociale. Mentre Riina con Cosa Nostra fa perlopiù una guerra allo stato, la N'drangheta stringe accordi e ha l'appoggio di uomini in parlamento e nelle istituzioni. Ha un bassissimo numero di pentiti dato che si basa su rapporti di consanguneità.

La differenza principale fra la ndrangheta e le altre organizzazioni mafiose italiane è la ricchezza economica e la transnazionalità intesa sia come risorse umane, sia economiche. Gli affiliati sono attivi in moltissimi campi: traffico di stupefacenti, sanità, rifiuti, appalti, grande distribuzione commerciale, estorsioni, prostituzione, lavoro nero, frodi e contraffazioni.

41 BIS

Il primo pentito della storia di Cosa Nostra fu Leonardo Vitale nel 1973.

Egli, non riconoscendosi più nei valori della famiglia mafiosa, si autoaccusò e fornì le prove dei due delitti che aveva commesso per conto della mafia. Parlò di Cosa Nostra, dei suoi rapporti con la politica e con il sindaco di Palermo, dei corleonesi e di Riina che voleva a tutti i costi diventare capo della Mafia. Vitale non venne creduto e fu sottoposto a una perizia psichiatrica.

Nel 1977 iniziò il processo sui fatti che aveva raccontato e Vitale finì in manicomio. Quando uscì nell'84' venne ucciso. Durante il maxi processo alla mafia degli anni 80’, le sue parole ritrovarono credito grazie alle confessioni di altri pentiti.

«Il mio crimine è stato quello di essere nato e cresciuto in una famiglia di tradizioni mafiose, e di aver vissuto in una società dove tutti sono mafiosi e per questo rispettati, mentre quelli che non lo sono vengono disprezzati»

"DON MASINO” BUSCETTA

BUSCETTA

Tommaso Buscetta era il punto di rifermiento per il traffico di stupefacenti della mafia. Dopo essere stato arrestato varie volte e uscito in semilibertà, scappò in sudamerica poichè era in atto la Seconda Guerra di Mafia tra i Corleonesi e Cianciulli. Buscetta era parte della cosca perdente e tutta la sua famiglia venne uccisa. Nel 1984 venne riarrestato e divenne collaboratore di giustizia, non per nobili motivi ma per avere vendetta .

Parla di una Commissione che orchestra, decide e controlla.

La mafia doveva costituire un argine al potere dello Stato, senza annientarlo.

Il primo vero collaboratore di giustizia diede al Pool antimafia di Palermo le informazioni necessarie per instaurare solidamente il Maxiprocesso, ma poi si fermò, per proteggere se stesso ma quasi a voler proteggere anche Giovanni Falcone, che da uomo di Stato perseguiva la strada della verità. E la verità travolgeva anche la politica.

Il fenomeno del pentitismo ha cominciato a svilupparsi a partire dalla prima metà degli anni Ottanta, in particolare con l'avvio del primo Maxiprocesso di Palermo contro Cosa Nostra. Se ne attribuisce la genesi a seguito della sanguinosa repressione che i Corleonesi intrapresero nei confronti degli esponenti delle famiglie perdenti della Seconda Guerra di Mafia.

La prima fu la legge Cossiga (n.15 del 6 febbraio 1980). Concedeva un premio ai terroristi che parlavano. Nella legge non si parla di pentiti ma di collaboratori di giustizia. Concedeva protezione e un assegno di mantenimento in cambio di una collaborazione. C’era un tempo limite di sei mesi per le dichiarazioni dal momento in cui si è manifestata la volontà di parlare. I benefici non arrivavano immediatamente, ma solo dopo che accurate verifiche ne avessero riscontrato l’attendibilità.

41bis

Era stato introdotto «in via temporanea» con la legge Gozzini. Ma poi il 41bis, cioè il «carcere duro», è entrato a far parte dell’ordinamento penitenziario e da oltre trent’anni è uno degli strumenti più utilizzati in materia di criminalità organizzata. Ha lo scopo di interrompere i legami dei detenuti con il mondo esterno e interno al carcere, quindi con l’associazione «criminale, terroristica o eversiva».

Ha una durata di quattro anni, ma può essere prorogata per altri periodi, nei casi in cui i collegamenti con le associazioni criminali o terroristiche dovessero continuare.

I colloqui, che possono esserci una volta al mese, si tengono attraverso un divisorio di vetro, a eccezione di quelli con i minori di 12 anni. Massimo un’ora e sotto il controllo di un agente di polizia penitenziaria. Gli incontri sono «video-registrati». La socialità in carcere, in quelle due ore d’aria al giorno, è limitata a un gruppo di massimo quattro persone.

QUESTIONE PSICO-SOCIALE

La cultura e i processi di affiliazione mafiosa nascono dall'idea di conformismo mediante la creazione di una contro-cultura, strutture e caratteristiche che permettano all'individuo, grazie all'interiorizzazione,di acquisire dei valori collettivistici. Si crea perciò un legame vincolante e si delega la propria attività di pensiero all'autorità. Si riconosce l’autorità e se ne seguono dettami e regole ciecamente poichè, è avvenuto il riconoscimento come parte di quel gruppo. Si instaura un vero e proprio contratto sociale.

OMERTÁ

"Parola siciliana, da omu. Indica quella legge isolana, non scritta, che obbligava a non rivelare il nome del reo e a non denunciarlo, lasciando la vendetta strettamente all'offeso: una specie di punto d'onore che portava l'uomo a risolvere le controversie con la propria forza e con mezzi estranei o addirittura contrarî alla legge dello stato, a essere "amici di sostanza", ecc. Chi manca all'osservanza delle norme che costituiscono l'omertà, oltre alle possibili rappresaglie, era condannato dall'opinione pubblica e considerato infame. V. anche mafia. " (da Treccani)

(foto scattata a Palermo da D'Amico Vittoria)

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