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ARISTOTELE

LA FELICITÀ

attraverso la filosofia

COS'È LA FELICITÀ?

COS'E' LA FELICITA'?

Questa è una domanda che l'uomo si è posto sin dall'antichità. Alcuni la individuano in oggetti materiali come i soldi, altri in situazione di benessere con se stessi... ognuno risponde in maniera soggettiva secondo ciò che più gli provoca piacere e gioia ed è per questo che non possiamo stabilire una risposta assoluta.

La ricerca della felicità è stato un tema affrontato anche da numerosi filosofi che hanno cercato di fornire spiegazioni e risposte.

LA FELICITÀ PER SOCRATE

SOCRATE

"L'esser contenti è una ricchezza naturale, il lusso è una povertà artificiale"

Socrate collega la felicità alla virtù. Il concetto di virtù socratica si esprime con l'espressione VIRTU'=SAPERE, ovvero è virtuoso colui che conosce ed è consapevole di ciò che dice e fa poiché è necessario essere razionali e riflettere in modo critico sulle cose. Dunque per Socrate l'uomo virtuoso è anche felice perché possiede un'anima ordinata e razionale. La felicità è detta in grego EUDAIMONIA (eu="buono" e daimon="demone") ed è il fine verso cui tende ogni uomo e che ci permette di agire con ragione grazie alla guida del nostro demone buono. Infine è fondamentale sottolineare che essa è una CONDIZIONE DI BENESSERE INTERIORE che non può esserci sottratta e che non dipende da cosa materiali.

Socrate, filosofo greco del V secolo a.C.

LA FELICITÀ PER PLATONE

"I felici sono felici per il possesso della giustizia e della temperanza"

PLATONE

Per Platone la felicità è legata alla giustizia. Un uomo è considerato giusto quando è equilibrato, ciò significa che la sua anima si fa guidare dalla ragione e non si lascia governare dalle passioni. In questo modo si raggiunge la felicità, ovvero una questione interiore e di equilibrio. Dunque, anche per Platone essa non dipende da oggetti materiali, come dimostra ne "La Repubblica" dove descrive la città ideale "Kallipolis" che è caratterizzata da tre classi sociali, due delle quali (governanti e guerrieri) sono definiti CUSTODI. Questi non possiedono beni, non hanno uno stipendio che garantisce loro la possibilità di avere ricchezze, per loro viene esclusa la proprietà privata e vivono in comunità. Nonostante siano stati privati di beni materiali sono felici poiché sono giusti, saggi e agiscono per il benessere della comunità.

Platone, filosofo greco del V secolo a.C.

LA FELICITÀ PER ARISTOTELE

"La felicità è di coloro che sono sufficienti a se stessi."

"La felicità non è nei beni fuori di noi."

Per Aristotele la felicità è il fine dell'etica e dunque è raggiungibile solo se si è virtuosi e si utilizza la ragione. Essa è una CONDIZIONE DI BENESSERE che ci permette di star bene con noi stessi, con gli altri e nel nostro ambiente poiché la felicità riguarda ogni aspetto della nostra vita. In particolare, Aristotele individua tre tipologie di vita:

  • EDONISTICA (ha come fine il piacere del corpo)
  • POLITICA (ha come scopo l'onore)
  • TEORETICA (vita del pure pensiero).

Egli ritiene che l'uomo felice non favorisce solo una di queste vite ma con saggezza e con ragione le soddisfa tutte e tre. In questo modo vive in maniera equilibrata da un punto di vista fisico, politico e teoretico. Quindi possiamo affermare che la felicità consiste nel conquistare tutti gli aspetti dell'umanità e avere una vita piena che non manca di nulla. La felicità aristotelica secondo Martha Nussbaum è una "FIORITURA UMANA" e secondo Amartya Sen è una "REALIZZAZIONE COMPIUTA".

Aristotele, filosofo greco del IV secolo a.C.

LA FELICITÀ PER EPICURO

EPICURO

Epicuro affermò che la felicità consiste nel saper bastare a se stessi e nell'essere indipendenti dalle cose materiali e da fattori esterni perché potrebbero essere causa di dolore e turbamento che ci impedirebbero di raggiungere il PIACERE CATASTEMATICO, ovvero quel piacere stabile, che dipende solo da noi stessi e che ci garantisce una serenità interiore, definito anche "principio e fine di una vita felice". Dolore, turbamento, preoccupazione sono definiti "ostacoli alla felicità" perché a questa ci si arriva quando si raggiunge l'APONIA (assenza di turbamento del corpo) e l'ATARASSIA (assenza di turbamento dell'animo). Questi ostacoli vengono superati quando l'uomo con saggezza riesce a scegliere i piaceri da seguire evitando quelli che potrebbero provocargli dolore, anche se Epicuro ammette che a volte è meglio scegliere un dolore se questo ci fornisce un piacere più grande.

IL QUADRIFARMACO

"Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità."

IL QUADRIFARMACO

Epicuro nella "Lettera a Meneceo" espone la sua teoria del QUADRIFARMACO, ciò che impedisce di raggiungere la felicità sono:

  • PAURA DEGLI DEI
  • PAURA DELLA MORTE
  • PAURA DEL DOLORE
  • PAURA DELL'INFELICITÀ (non raggiungere il piacere)

Queste paure nascono dall'ignoto e dall'ignoranza e possono essere sconfitte solo con la conoscenza del mondo che ci circonda. Quindi possiamo affermare che la felicità è strettamente legata alla virtù perché si può raggiungere una condizione di serenità e benessere solo grazie all'uso della ragione e della saggezza (madre delle virtù), infatti il SAGGIO È SEMPRE FELICE.

Epicuro, fondatore dell'epicureismo

LA FELICITÀ PER GLI STOICI

"L’uomo deve essere liberato dalle passioni, vero e unico male."

STOICI

Per gli stoici lo scopo della vita è il raggiungimento della felicità attraverso la virtù che ci permette di agire secondo ragione. Quest'ultima svolge un ruolo di fondamentale importanza: è felice solo il saggio, solo colui che conosce perché è l'unico che può comprendere che il mondo è governato dal LOGOS, principio divino interno al cosmo che regola gli eventi creando una catena necessaria e provvidenziale in cui l'uomo si trova vincolato. Solo abbandonandosi con fiducia ad esso e agendo secondo natura l'uomo può definirsi libero e felice. Essendo il mondo razionale, anche l'uomo deve esserlo e di conseguenza il saggio deve mettere a tacere le proprie emozioni e passioni e deve avere un atteggiamento di indifferenza nei confronti delle cose. Solo così, con la guida della ragione, il saggio giunge all'APATIA (a-patos "senza emozioni"). Essa è la forma ideale da raggiungere per l'uomo felice perché solo la negazione totale del valore delle passioni permette di condurre una vita razionale.

Zenone di Cizio, fondatore dello stoicismo

FELICITÀ PER GLI SCETTICI

SCETTICI

Gli scettici credevano che lo scopo della filosofia fosse la ricerca della felicità. Essa è raggiungibile solo se si ha la consapevolezza che non si può arrivare definitivamente alla verità ultima delle cose e dunque è necessario avere un atteggiamento scettico e dubbioso. Per questo, il saggio giunge ad uno stato di AFASIA, ovvero non si pronuncia in maniera definitiva sulle cose e ciò lo porta ad un distacco emotivo dalle situazioni e all'indifferenza. È solo con la consapevolezza che non esiste una verità di fondo che l'uomo raggiunge la felicità che coincide con l'ATARASSIA (pace dell'anima e serenità della mente).

Pirrone di Elide, fondatore dello scetticismo

LA FELICITÀ OGGI

OGGI

La ricerca della felicità continua ancora oggi ed è sorprendente come ognuno di noi risponderebbe in maniera differente a questa domanda. Non esiste una soluzione giusta perché si è felici quando si raggiunge una serenità interiore. Non importa se essa sia provocata dall'ultimo modello del telefono, da una macchina, dall'amore o dall'amicizia... ognuno di noi almeno una volta nella vita ha provato questo sentimento che gli ha fatto credere di tenere il mondo in mano, anche solo per un secondo.

INTERVISTE AI PROFESSORI

irraggiungibile...

bella come una rosa...

INTERVISTE AI PROFESSORI

Intervistando alcuni professori ho potuto notare come la felicità sia soggettiva e dipenda molto anche dal carattere di una persona, dal suo modo di vedere le cose e dai suoi gusti.

  • Un professore ha dichiarato che la FELICITÀ È UN ASINTOTO e la vita è una curva che si avvicina ad esso senza mai riuscirlo a toccare. Citando Leopardi afferma che essa non si può raggiungere a pieno e che la nostra vita si basa su una continua rincorsa verso qualcosa di irraggiungibile.
  • Una professoressa intervistata crede che la felicità si trovi in piccole cose che provocano in noi una gioia immensa. Può nascere dal profumo di una rosa o dalla vista del mare. In particolare ritrova la felicità osservando la BELLEZZA DELLA NATURA e l'armonia che ci circonda. In conclusione afferma anche che la felicità non deve dipendere dagli altri, ma possiamo trovarla anche da soli e che dura solo qualche attimo perché poi siamo costretti a tornare alla realtà.
  • Un altro professore pensa che la felicità sia ASSENZA DI DOLORE fisico e psicologico. Essa non è durevole, ma sono piccoli istanti dove proviamo una gioia immensa ma che riconosciamo solo quando quel momento è terminato.

armoniosa come la natura che ci circonda...

COS'È PER ME LA FELICITÀ

La felicità secondo la pubblicità...

LA FELICITÀ PER ME

In primo luogo ritengo che la felicità non sia acquistabile con il denaro, come la società odierna ci porta a pensare. Un ruolo particolare è svolto dalla pubblicità che tende ad associare uno stato emotivo positivo ad un prodotto in modo tale da farci pensare che acquistandolo possiamo essere realmente felici. Personalmente credo che le cose materiali non portino alcun tipo di felicità, perché questi beni si è tristi a perderli ma non si è felici di possederli. Per me la felicità sono piccoli attimi, di cui ci accorgiamo solo successivamente, in cui ci troviamo pienamente sereni, a nostro agio, con noi stessi e con coloro che ci circondano. Piccoli momenti in cui siamo invasi da una gioia pura in cui ci sembra di essere invincibili perché non ci manca nulla, perché ci sentiamo accettati per ciò che siamo e perché riusciamo ad accettarci in prima persona. Infine credo che la felicità vada condivisa con altri: gli AMICI, quelli veri, di cui puoi fidarti e che ci sono sempre nel momento del bisogno. Essere felici è bello, ma poter condividere quei momenti con le persone che ami lo è di più!

... la felicità per me

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