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A spasso per la mia città: TORINO

Giulia Bolognesi - 3B

TORINO

TORINO

... "Come una stampa antica bavarese

vedo al tramonto il cielo subalpino…

Da Palazzo Madama al Valentino

ardono l’Alpi tra le nubi accese…

È questa l’ora antica torinese,

è questa l’ora vera di Torino…

L’ora ch’io dissi del Risorgimento,

l’ora in cui penso a Massimo d’Azeglio

adolescente, a I miei ricordi, e sento

d’essere nato troppo tardi… Meglio

vivere al tempo sacro del risveglio,

che al tempo nostro mite e sonnolento!

Un po’ vecchiotta, provinciale, fresca

tuttavia d’un tal garbo parigino,

in te ritrovo me stesso bambino,

ritrovo la mia grazia fanciullesca

e mi sei cara come la fantesca

che m’ha veduto nascere, o Torino!"...

di Guido Gozzano

Dove si trova?

MUSEO DEL RISORGIMENTO

Museo del Risorgimento

Il Museo del Risorgimento ha sede nei locali di Palazzo Carignano, meraviglioso esempio di architettura barocca realizzato dall’Architetto Guarino Guarini.

IL PARLAMENTO SUBALPINO

Parlamento Subalpino

Qui si fece l’Italia.

Ancora oggi, al primo piano di Palazzo Carignano, è possibile visitare la sala che ospitò il Parlamento Subalpino, con gli arredi originali e i seggi ai quali sedevano Cavour, D’Azeglio e Gioberti.

CONFRONTO TRA LO STATUTO E LA COSTITUZIONE ITALIANA

Statuto Albertino VS

Costituzione

Informazioni integrative

MUSEO DEL RISORGIMENTO

Palazzo Carignano fu realizzato a partire dal 1679 dall’architetto Guarino Guarini per i Principi di Carignano, famiglia di discendenza sabauda. È un magnifico esempio di barocco italiano. La facciata del palazzo dalla parte di Piazza Carignano è in cotto ed ha uno stile curvilineo in un gioco di alternanze di parti concave e parti convesse. Su piazza Carlo Alberto sorge la facciata ottocentesca del raddoppio dell’edificio, destinata ad ospitare la nuova aula del Parlamento italiano, mai utilizzata; ha uno stile eclettico, caratterizzato dall’utilizzo di pietra bianca e stucco rosa, colonne ed un porticato. L’interno del palazzo è ricco di affreschi e decorazioni. Oggi il primo piano dell’edificio ospita il museo del Risorgimento.

PARLAMENTO SUBALPINO

La Camera dei Deputati, prima del Regno di Sardegna e poi del neo-nato Regno di Italia, nota come “Parlamento Subalpino”, aveva sede a Palazzo Carignano a Torino (mentre il Senato aveva sede a Palazzo Madama, sempre a Torino). La stanza del Parlamento Subalpino era in origine una sala delle feste situata al piano nobile ed è tutt’oggi visitabile al museo del Risorgimento. La sala ha una forma ellittica e gli arredi che si possono ammirare sono originali: sono infatti ancora oggi visibili i seggi di Cavour, D’Azeglio e Gioberti. Poiché l’Aula di Palazzo Carignano non era sufficientemente capiente, il 18 febbraio 1861 i 443 deputati del primo Parlamento Italiano, convocato un mese prima dell’unità d’Italia, furono accolti in una più ampia aula provvisoria, installata nel giardino di Palazzo Carignano, dove si riunirono fino al trasferimento della capitale a Firenze, nel 1864.

RISTORANTE DEL CAMBIO

Ristorante del Cambio

Il Ristorante del Cambio è un locale storico inserito nella cornice di Piazza Carignano ed è adiacente all’omonimo teatro.

Deve la sua fama alle assidue visite di Camillo Benso di Cavour, noto estimatore della buona tavola.

Informazioni integrative

RISTORANTE DEL CAMBIO

È un luogo “senza tempo” che, a partire dal 1757, rimane sempre fedele a sé stesso pur rinnovandosi ciclicamente. Dai suoi saloni negli anni tra il 1821 e il 1861 sono passati gli uomini e le donne che hanno fatto la stori d’Italia e non solo. Per tre secoli ai suoi tavoli si sono alternati personaggi che hanno dato il loro contributo alla politica, alla letteratura, al teatro, alla musica, alla scienza e all’arte. Inserito nell’edificio adiacente al teatro Carignano, il ristorante Del Cambio deve la sua fama alle assidue visite di Camillo Benso di Cavour.

Dove si trova?

RISORGIMENTO

Contesto storico risorgimentale

È un movimento culturale e politico ispirato agli ideali di libertà e indipendenza dall'oppressione straniera.

Determinò il processo di unificazione che portò alla creazione del Regno d'Italia, nel 1861, e alla nascita di un'identità nazionale.

Informazioni integrative

PERIODO RISORGIMENTALE

Per Risorgimento si intende il movimento di pensiero e il processo politico che, a partire dal Congresso di Vienna (1815), portarono all’indipendenza e all’unità dell’Italia nel 1861. Il termine Risorgimento allude al risveglio dopo un periodo di decadenza: la nazione italiana, dopo secoli di dominio straniero, doveva risollevarsi e appropriarsi del suo destino. In effetti, uno Stato italiano non era mai esistito, per cui gli uomini del Risorgimento, quando alludevano alla passata grandezza, pensavano ai periodi in cui l’Italia aveva occupato un posto centrale nella storia grazie all’Impero Romano, alla Chiesa, alle repubbliche marinare e ai comuni. Il territorio della penisola italiana era diviso in diverse aree poste sotto influenze differenti: Milano e il Triveneto erano sotto l’influenza austriaca, il Regno di Sardegna era sotto l’influenza dei Savoia, il Regno delle due Sicilie era sotto i Borbone; vi erano inoltre il Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa. L’ideale risorgimentale dell’unificazione politica della Penisola si realizzò grazie a vari fattori: le armi dei Savoia, le iniziative delle correnti democratiche e moderate, l’aiuto straniero. Dopo il fallimento di numerosi moti e della Prima guerra d’indipendenza con l’Austria, la Seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille portarono alla formazione del Regno d’Italia, il 17 marzo 1861. Gli ideali che animarono il Risorgimento furono al centro del pensiero di alcuni protagonisti della letteratura italiana, quali D’Azeglio, Foscolo, Alfieri e Manzoni.

CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR

Storia

Prima a capo di Ministeri strategici, poi Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna, attuò una politica di sviluppo e modernizzazione e fu protagonista e artefice dell’unificazione d’Italia.

Informazioni integrative

CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR

Camillo Benso Conte di Cavour nasce a Torino nel 1810. Inizia ad intraprendere una carriera militare che però abbandona dopo pochi anni decidendo di viaggiare per l’Europa. Durante il suo viaggio soggiorna soprattutto in Gran Bretagna, Francia e Svizzera, dove studia gli effetti della rivoluzione industriale e inizia a familiarizzare con le idee liberali. Tornato in Piemonte decide di applicare ciò che ha imparato nel suo soggiorno iniziando ad amministrare i possedimenti di famiglia. Nel 1847 Cavour fonda il giornale “Il Risorgimento” con il quale manterrà una collaborazione fissa per diversi anni. All’inizio del 1848 Cavour viene eletto deputato ed entra a fare parte della Camera piemontese e due anni dopo viene nominato Ministro dell’Agricoltura. Ricoprirà anche il ruolo di Ministro delle Finanze e Ministro degli affari Esteri. Il 4 novembre 1852 viene eletto Presidente del Consiglio, e da quel momento inizierà ad attuare importanti riforme e a stringere alleanze con le più importanti potenze europee. Cavour si dedicò all’economia del Regno di Sardegna, infatti attuò una politica mirata alla modernizzazione del sistema economico: lo Stato favorì la nascente industria attraverso servizi quali strade, ponti, ferrovie che semplificarono gli spostamenti. Se le grandi industrie vennero favorite, la classe meno abbiente subì invece un netto peggioramento delle proprie condizioni economiche. Cavour fu un politico che grazie alle sue abilità riuscì a stipulare numerosi accordi con potenze europee che favorirono l’Italia, portando alla nascita di alleanze cruciali per sconfiggere l’Austria. Il più celebre fra questi è l’accordo di Plombieres: esso prevedeva che se l’Austria avesse attaccato l’Italia, la Francia sarebbe intervenuta a sostegno dell’Italia. In cambio dell’aiuto francese, l’Italia avrebbe dovuto cedere i territori della Savoia e di Nizza, come poi accadde.

Cavour fu una figura fondamentale per l’unificazione d’Italia, infatti coordinò e sostenne l’Impresa dei Mille, che fu il primo passo che portò alla formazione dell’Italia Unita. Sfortunatamente Cavour non riuscì mai a vedere lo Stato Italiano nella sua interezza, infatti quando morì, il 6 giugno 1861, non erano ancora stati annessi al territorio italiano lo stato della Chiesa, il Friuli Venezia Giulia, parte del Veneto e del Trentino Alto Adige.

MUSEO EGIZIO

Museo Egizio

Ha sede nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze, edificio barocco progettato da Guarino Guarini.

È considerato per valore e quantità di reperti il più importante museo egizio al mondo, dopo quello de Il Cairo.

Informazioni integrative

MUSEO EGIZIO

All’inizio del 1800, dopo le campagne napoleoniche in Egitto, scoppiò in Europa una vera e propria moda per il collezionismo di antichità egizia. Il console generale di Francia, Bernardino Drovetti, riunì durante questo periodo oltre 8000 reperti che, nel 1824, vennero acquistati dal re Carlo Felice di Savoia, dando vita al primo Museo Egizio, diventato oggi il più importante al mondo dopo quello de Il Cairo. Il quotidiano inglese “The Times” lo ha inserito, insieme al Museo dell’Automobile di Torino, tra i migliori 50 musei del mondo. Il Museo Egizio ha sede nel palazzo dell’Accademia delle Scienze, importante edificio barocco progettato da Guarino Guarini nel 1679.

Dove si trova?

5 MAGGIO di ALESSANDRO MANZONI

Letteratura

Il 5 maggio è un'ode composta da Alessandro Manzoni alla notizia della morte di Napoleone, ne mette in evidenza le imprese eroiche, contrapponendole alla fragilità umana che si manifesta nella solitudine dell’esilio, dove trova il proprio riscatto nella conversione.

Informazioni integrative

IL 5 MAGGIO di ALESSANDRO MANZONI

Il 5 maggio è un’ode civile scritta da Alessandro Manzoni in memoria di Napoleone Bonaparte, morto in esilio sull’isola di Sant’Elena, nell’Oceano Atlantico. La notizia della morte del generale francese giunse a Manzoni con circa due settimane di ritardo, tramite il giornale la “Gazzetta di Milano”. L’autore rimase profondamente colpito dalla morte di Napoleone e decise quindi di dedicargli un componimento; inizialmente censurata dagli austriaci, l’opera ottenne poi un grande successo. L’ode civile ha una struttura che si articola in diciotto strofe di sei versi settenari, ed ha come scopo principale la commemorazione di Napoleone dal punto di vista civile, ma questo tema viene trasfigurato in tema religioso, offrendo all’autore la possibilità di un discorso più ampio sull’importanza della Fede e sulla Provvidenza divina. Nella poesia vengono ricordate le imprese napoleoniche: le sue campagne militari (“Dall’Alpi alle Piramidi, / dal Manzanarre al Reno, / di quel securo il fulmine / tenea dietro al baleno; / scoppiò da Scilla al Tanai / dall’uno all’altro mar.”), le sconfitte in battaglia e i trionfi raggiunti (“cadde, risorse e giacque”), l’esilio a Sant’Elena e la conversione in punto di morte. Tutti questi temi sono affrontati in prospettiva della vita eterna, infatti secondo Manzoni la fama di Napoleone non morirà mai, e anche a questo aspirano a contribuire i suoi versi. La gloria delle imprese eroiche viene contrapposta alla fragilità dell’uomo nella solitudine dell’esilio, l’“oppressore” diventa “oppresso”, schiacciato dal peso della memoria come il naufrago è sovrastato dalle onde, e trova nella conversione e nella misericordia di Dio il suo riscatto.

La Fede in Dio, alla quale tende l’intero componimento, è uno dei temi più ricorrenti nelle opere manzoniane, infatti anche ne “I Promessi Sposi” la Provvidenza gioca un ruolo fatale a determinare l’intero corso delle vicende dei protagonisti. L’avvicinamento dell’autore alla religione Cattolica è dovuto alla conversione della prima moglie, Enrichetta Blondel, nel 1810.

OROGENESI ALPINA

Scienze

L’orogenesi alpina è causata dalla collisione fra la placca africana e quella europea iniziata verso la fine del Cretaceo, ovvero circa 100 milioni di anni fa. Testimonianza dello scontro tra le placche è la Linea Insubrica, un insieme di faglie osservabili dal satellite.

Informazioni integrative

OROGENESI DELLE ALPI

Circa 225 milioni di anni fa la Terra si presentava in modo del tutto diverso da come la conosciamo oggi, infatti tutti i continenti erano riuniti in un unico blocco detto Pangea circondato da un unico oceano chiamato Panthalassa. Durante il Giurassico, ovvero circa 200 milioni di anni fa, iniziò la frammentazione della Pangea e le placche africana ed europea si allontanarono alla velocità di circa due centimetri all’anno, provocando una lacerazione che venne riempita dall’oceano Ligure-Piemontese. A mano a mano che le placche si allontanavano, l’oceano Ligure-Piemontese si espanse, fino a che non raggiunse la sua massima estensione, pari a circa 1000 km2. Oltre all’espansione dell’oceano, la separazione delle placche provocò la fuoriuscita di materiali vulcanici, che sedimentandosi favorirono la formazione di un fondale oceanico di tipo basaltico. Si possono trovare testimonianze di questo processo sul Monviso, nelle Alpi Liguri, in Valle d’Aosta e in altri tratti della catena alpina, e ciò è dovuto al fatto che in quel periodo l’Italia era sommersa dal mare. Verso la fine del Cretaceo le placche europea ed africana invertirono il proprio percorso, iniziando ad avvicinarsi. Tra la placca europea e quella africana si interponeva solo più l’oceano Ligure-Piemontese, il cui fondale venne subdotto per effetto dell’ulteriore avvicinamento delle due placche. Quando l’oceano sprofondò interamente sotto la placca africana, i due continenti entrarono in collisione ed ebbe inizio l’orogenesi delle Alpi: le rocce semifuse iniziarono a sovrapporsi formando numerose pieghe e, mentre la placca africana occupò le quote più elevate, la placca europea venne subdotta, andando ad occupare gli strati inferiori. In mezzo ai due continenti si inserirono i sedimenti dell’oceano Ligure-Piemontese, che ritornarono in superficie dopo aver cambiato la propria struttura a causa delle elevate temperature e della forte pressione a cui erano stati sottoposti. Le Alpi sono quindi formate da antichissime rocce africane ed europee e da sedimenti dell’oceano Ligure-Piemontese. La catena alpina, dopo la sua nascita, fu sottoposta a fenomeni metereologici che con il tempo la erosero e le diedero la forma che oggi conosciamo: lentamente si formarono il Cervino, il Monte Bianco, il Monte Rosa e il resto delle montagne che si possono osservare tutt’ora. Un’ulteriore testimonianza dello scontro tra la placca europea e quella africana è una profonda cicatrice che si trova nell’arco alpino: la Linea Insubrica. La Linea Insubrica comprende una serie di faglie che sono dovute alla separazione di due catene alpine che si sono sviluppate in senso opposto; questa serie di faglie attraversa tutte le Alpi.

SCALA DEI TEMPI GEOLOGICI

Matematica

La scala dei tempi geologici scandisce in diverse unità geocronologiche il tempo che intercorre tra la formazione del nostro pianeta e oggi. L’individuazione di una nuova unità geocronologica avviene attraverso la ricerca in tutto il mondo di unità cronostratigrafiche risalenti allo stesso periodo.

Perché si è soliti dire che il lasso di tempo che va dalla comparsa del primo uomo sulla Terra ad oggi è paragonabile ad un battito di ciglia?

Per sapere da dove deriva questo detto, è sufficiente impostare una proporzione nella quale al primo membro ci sono i valori che corrispondono alla vita della Terra e al tempo trascorso dalla comparsa del primo uomo, mentre al secondo membro ci sono la durata di un giorno (24h) e l’incognita della proporzione. Svolgiamo quindi la proporzione e vediamo che risultato otteniamo.

4.600.000.000 : 100.000 = 24 : x

x=(100000*24)/4.600.000.000 = 0,00052 ore

0,00052*3600 = 1,87 secondi

Curiosità

SCALE DEI TEMPI GEOLOGICI

La scala dei tempi geologici è la suddivisione, adottata nel mondo scientifico, del tempo che intercorre tra la formazione del nostro pianeta e oggi. Questa suddivisione è stata proposta, e viene aggiornata tutti gli anni, dalla Commissione Internazionale di Stratigrafia (ICS) e questo aggiornamento viene riportato sulla Carta Internazionale di Cronostratigrafia. Le idee che hanno contribuito alla formazione di questa scala furono delineate dal danese Niccolò Stenone, secondo il quale ogni strato roccioso che compone la Terra rappresenta un arco di tempo, di una durata variabile. La suddivisione della scala dei tempi geologici in diversi “livelli” è spesso segnata da grandi eventi geologici o paleontologici, come grandi estinzioni di massa.

L’ICS si mobilita ogni anno per la ricerca in tutto il mondo di nuove rocce che si sono formate in un determinato periodo di tempo, comune ad esse. L’insieme di queste rocce è chiamato unità cronostratigrafica. L’intervallo di tempo intercorso fra la formazione di un’unità cronostratigrafica e quella successiva è noto come unità geocronologica; quando viene quindi scoperta una nuova unità cronostratigrafica, viene introdotta una nuova unità geocronologica. La successione temporale delle unità geocronologiche viene dunque indicata secondo queste crono-unità:

• eone (= 1 miliardo di anni)

• era (= 1 centinaio di milioni di anni)

• periodo (= 1 decina di milioni di anni)

• epoca (= 1 milione di anni)

• età (= 1 migliaio di anni)

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TEATRO REGIO

Teatro Regio

Fu distrutto da un incendio nel 1936 e ricostruito secondo il progetto dell’architetto Mollino, che ne rinnovò completamente la struttura. È il tempio dell’opera lirica della città.

TEATRO REGIO

Il Teatro Regio è uno dei luoghi simbolo di Torino e patria dell’opera. Costruito nel 1738 per volontà di Carlo Emanuele III dall’architetto di corte Benedetto Alfieri, venne inaugurato due anni dopo. Trent’anni dopo la sua distruzione avvenuta nel 1936 a seguito di un violento incendio, l’architetto Carlo Mollino iniziò la ricostruzione rinnovandone totalmente la struttura. La pianta del teatro è simile per forma alla cassa di un violoncello. La platea, che ricorda un’ostrica semiaperta, contiene 1398 poltrone e un ordine di 31 palchi che possono ospitare fino a 194 persone. Il tutto è sovrastato da un meraviglioso lampadario, formato da 1762 sottilissimi tubi in alluminio con punto luce e 1900 steli in perspex riflettente che creano un incredibile effetto stalattite.

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Dove si trova?

GIUSEPPE VERDI

Musica

Protagonista del Risorgimento Italiano promosse gli ideali di libertà e patriottismo attraverso le sue opere, capaci di arrivare ad un ampio pubblico. Innovò il melodramma ridimensionando il ruolo del Belcanto. Tra le sue opere più famose vi è il Rigoletto che, inserito nella Trilogia popolare, è incentrato sulla storia dell’omonimo giullare.

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GIUSEPPE VERDI E IL RIGOLETTO

Giuseppe Verdi fu un compositore che innovò in maniera significativa il melodramma italiano, oltre a svolgere un ruolo di primo piano nel processo che portò all’unità d’Italia. All’interno del melodramma Verdi ridimensionò il ruolo del Belcanto, ovvero lo stile ricco di virtuosismi tipico dell’opera italiana; prima di Verdi infatti gli attori inserivano a loro piacimento all’interno dell’opera arie non inerenti alla trama, con il solo scopo di ottenere l’approvazione del pubblico e farlo commuovere. Verdi decise quindi di inserire il Belcanto solamente quando la trama lo richiedeva; se per esempio un personaggio era sul punto di morte, il brano eseguito non avrebbe avuto molti acuti e virtuosismi, ma sarebbe stato cantato in tonalità minori.

Le opere di Verdi favorirono un processo di unificazione della lingua che ebbe un ruolo fondamentale per l’unità dell’Italia; il teatro infatti era un luogo nel quale si potevano ascoltare opere eseguite interamente in italiano e acquisire quindi dimestichezza con la lingua. Inoltre alla fine delle opere di Verdi molto spesso si poteva sentire in sala la celebre frase VIVA VERDI, che celava in realtà l’acclamazione Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia.

Il Rigoletto è una delle opere più celebri di Giuseppe Verdi; essa appartiene alla raccolta della Trilogia Popolare, che comprende anche la Traviata e il Trovatore e fu commissionata nel 1850 dal Teatro la Fenice di Venezia in occasione del Carnevale. L’opera è ambientata nel 1500 e racconta la storia di Rigoletto, il buffone della corte del Duca di Mantova. All’inizio dell’opera il Duca di Mantova seduce la figlia del Duca di Monterone e allora Rigoletto deride quest’ultimo per aver permesso che la figlia si facesse corteggiare dal Duca; il Duca di Monterone, sentendosi ferito nell’orgoglio, maledice Rigoletto. Il giullare aveva una figlia, Gilda, che teneva sempre nascosta e alla quale non permetteva di uscire di casa, per proteggerla. Gilda era infatti la sua unica figlia, nata dall’unione con la “donna amata”, morta durante il parto. Un giorno il Duca di Mantova si finge uno studente per riuscire a catturare l’attenzione di Gilda e potersi avvicinare a lei. I cortigiani, che sono ostili a Rigoletto, decidono di deriderlo: all’inizio dell’opera si scopre infatti che tutte le sere Rigoletto va nella stessa casa, nella quale si pensa ci sia ad attenderlo la sua amate, quando in realtà è la figlia Gilda. I cortigiani rapiscono quindi la ragazza per consegnarla al Duca e, a sua insaputa, coinvolgono Rigoletto, ignaro del fatto che la fanciulla rapita sia sua figlia. Quando Rigoletto si dell’inganno che gli è stato architettato a suo danno, è ormai troppo tardi perché Gilda e il Duca hanno passato una notte insieme e Gilda si sente più innamorata che mai. Rigoletto allora decide di mostrare a Gilda quanto il Duca sia sleale e disonesto e porta Gilda alla locanda di Sparafucile, nella quale il Duca è solito frequentare Maddalena. Il Duca, una volta arrivato, inizia a cantare la celebre aria “la donna è mobile” nella quale esprime la sua bassa considerazione per le donne. Nonostante la prova di disonestà del Duca, Gilda continua ad esserne innamorata e ciò aumenta l’ira di Rigoletto, che decide di vendicarsi. Il buffone chiede a Sparafucile di uccidere il Duca, in cambio di una profumata mancia; il sicario, dopo aver inizialmente accettato, ritorna sui suoi passi in seguito alle preghiere della sorella Maddalena, che si è invaghita del Duca. Sparafucile decide quindi di sparare alla prima persona che entrerà nella locanda. Gilda, che ha sentito tutto il discorso tra Sparafucile e Maddalena, decide di sacrificarsi per il Duca ed entra quindi nel locale, dove viene uccisa. Sparafucile consegna a Rigoletto un sacco con all’interno il corpo esanime di Gilda. Mentre Rigoletto sta per gettare nel fiume il sacco, credendo che all’interno vi sia il cadavere del Duca, sente il suo canto in lontananza; apre quindi il sacco e, illuminato dalla luna, vede il corpo della sua amata Gilda privo di vita.

VICTOR HUGO et LE ROI S'AMUSE

Francese

Le roi s'amuse est le drame théâtral dont il est tiré le Rigoletto.

Victor Hugo été un symbole pour la littérature française et pour la politique aussi: il s’est toujours intéressé à la lutte pour les droits des enfants.

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LE ROI S’AMUSE ET VICTOR HUGO

Le drame théâtral “Rigoletto” est tiré de “Le roi s’amuse” de Victor Hugo. Le roi s’amuse est partagé en 5 actes et il a fait son début le 22 novembre 1832 à la Comédie Française et tout de suite censuré. Ce drame raconte l'histoire de Triboulet, personnage qui existait vraiment, le bouffon à la cour de roi François Ier. L’intrigue du drame est le même que le Rigoletto, mais les noms des personnages sont différents:

• Rigoletto est Triboulet

• Le duc de Mantoue est roi François Ier

• Gilda est Blanche

• Maddalena est Maguelonne

• La fille du duc de Monterone est Diana de Poitiers

• Sparafucile est Saltabadil

Dans Le roi s’amuse Victor Hugo a critiqué la société du XVIème siècle et la monarchie qui était insensible à la situation populaire; pour cette raison François Ier est un personnage négatif. À cause des nombreuses critiques de l'aristocratie, le spectacle a été longtemps censuré, il le restera pour plus de 50 ans. Giuseppe Verdi a probablement choisi de représenter Le roi s’amuse pour ses messages révolutionnaires, qui étaient très actuels pendant l’époque du Risorgimento. Les deux personnages, Hugo pour la France et Verdi pour l’Italie, sont de vrais symboles, l’un pour la littérature, l’autre pour la musique.

Victor Hugo s’est toujours intéressé à la lutte pour les droits des enfants et à d’autres thèmes d’actualité. Dans ses romans, notamment dans Notre Dame de Paris, il a parlé de la cour des miracles, un quartier souterrain habité par les mendiants, les aveugles et les estropiés que Paris ne veut pas voir. Cet endroit est ainsi nommé car les prétendues infirmités des mendiants disparaissaient à la nuit tombée, comme par miracle. En réalité, personne ne souffre de varis handicaps. Victor Hugo n’était pas seulement un écrivain mais c’était aussi un politicien révolutionnaire dans sa façon de penser.

BAMBINI SOLDATO

Geografia

"Avevo 12 anni quando sono stato reclutato dai gruppi armati in Sud Sudan. Ero nel campo a piantare le patate, quando all'improvviso sono arrivati i militari. Mi hanno portato in prigione e mi hanno lasciato lì dentro per un mese. Mi hanno detto che mi avrebbero rilasciato solo se mi fossi arruolato. Dopo due anni sono riuscito a scappare. Uno dei soldati con cui combattevo era originario della mia tribù e mi ha aiutato a fuggire, sono salito su un veicolo e ho raggiunto il campo rifugiati qui in Uganda".

Save the Children-Bambini soldato, una testimenianza dall'Uganda (10 febbraio 2020)

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BAMBINI SOLDATO

Il 20 novembre 1989 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, alla quale è seguita l’approvazione di tre Protocolli opzionali, uno riguardante il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, un altro relativo allo sfruttamento sessuale e il terzo che ha introdotto le procedure di reclamo. Il 12 febbraio si celebra la giornata internazionale contro il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati, nella ricorrenza dell’entrata in vigore del relativo Protocollo opzionale, avvenuta nel 2002. Tale Protocollo, sottoscritto da 129 Stati, ha alzato dai 15 ai 18 anni l’età al di sotto della quale nessuno può essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati.

Per bambino soldato si intende qualsiasi bambino o bambina con età minore di 18 anni che sia parte di qualsiasi forza armata, regolare o irregolare, con qualsiasi funzione, comprese quelle di cuochi, facchini, messaggeri e schiavi sessuali. I bambini soldato sono circa 300.000 in tutto il mondo. Bambini e adolescenti, la cui età oscilla in media dagli 8 ai 17 anni, costituiscono il mirino di operazioni di sequestro su larga scala da parte di gruppi armati operanti in Africa (in particolar modo in Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan), Asia e America Latina. I “signori della guerra” attingono quotidianamente a villaggi, scuole, mercati per rimpinguare le loro fila. Tuttavia il reclutamento non sempre è forzato: l’esistenza di legami familiari molto deboli e condizioni di fame e povertà estreme fanno sì che due bambini su tre nel mondo si arruolino volontariamente o per scelta dei genitori, nella speranza di venire risparmiati o per sfuggire alla fame. La ferrea e crudele vita militare, per migliaia di bambini poveri e orfani, rappresenta l’unico modo per garantirsi pasti regolari, indumenti o cure mediche: la guerra, paradossalmente, è l’unico mezzo per sopravvivere.

I bambini soldato sono molto “utili” per chi li recluta: imparano presto a usare le armi che sono leggere, automatiche e costano relativamente poco, sono più semplici da addestrare e sottomettere rispetto a quanto non siano gli adulti. In molti casi vengono anche drogati per sbloccare i loro freni inibitori nel corso di azioni particolarmente violente. I ragazzi e le ragazze che sopravvivono alla guerra, oltre a eventuali ferite o mutilazioni, sono in gravi condizioni di salute: stati di denutrizione, malattie della pelle, patologie respiratorie e dell’apparato sessuale, AIDS. Inoltre sono spesso insanabili le ferite psicologiche dovute al fatto di essere stati testimoni di atrocità o di averle commesse. A tutto ciò si aggiungono conseguenze di carattere sociale, come la difficoltà di inserirsi nuovamente in famiglia e di riprendere gli studi. Le ragazze, a volte, non riescono a sposarsi e finiscono col diventare prostitute.

Dall’ultimo rapporto annuale stilato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite (riferito all’anno 2018) emerge l’aumento esponenziale di rapimenti di minori dalle scuole, in particolare in Somalia e Nigeria, Al-Shabaab e Boko Haram continuano a rapire bambini dalle scuole, per scopi di reclutamento militare. Ugualmente diffuso è stato, negli ultimi anni, il rapimento transfrontaliero, utilizzato da una serie di gruppi armati, tra cui sempre Boko Haram. In alcuni casi, bambini rapiti in un paese sono stati trasportati oltre confine nei paesi confinanti, per essere addestrati, usati come combattenti, venduti o ridotti in schiavitù. Solo in Somalia, oltre 1600 bambini sono stati rapiti da Al-Shabaab nel 2017 e successivamente inviati in campi di addestramento e utilizzati come soldati in vari ruoli di supporto. In Nigeria, Boko Haram ha spesso rapito ragazze per usarle come schiave del sesso o bombe umane, legando esplosivi improvvisati ai loro corpi e costringendole ad attacchi suicidi. Nel febbraio 2018 il gruppo Boko Haram ha rapito 110 ragazze e 1 ragazzo da un college a Dapchi, nello stato di Yobe, la maggior parte dei quali tuttavia è stata rilasciata. In paesi come Afghanistan e Iraq, invece, il fondamentalismo islamico attraverso il web e un uso deviato della fede arruola seguaci, anche tra i bambini, per sacrificarli in attentati suicidi.

Fondamentale negli ultimi anni è stato il ruolo svolto da Unicef e dalla Croce Rossa, il cui intervento ha permesso il rilascio e il reinserimento di oltre 100mila bambini soldato. Il percorso di reintegrazione di un bambino è complicatissimo e per questo il rapporto annuale dell’ONU sottolinea l’importanza di programmi di reintegrazione a lungo termine, idonei a consentire ai minori sottratti a tale terribile esperienza l’accesso all’assistenza sanitaria, il sostegno psicosociale e l’istruzione. Se l’assistenza ai bambini rilasciati non è immediata o è di breve durata, essi corrono il rischio di essere nuovamente reclutati per mancanza di alternative. Nel settembre del 2018 è nata, con lo scopo di promuovere e sostenere il processo di reintegrazione dei minori precedentemente arruolati, la Coalizione Globale per il Reinserimento.

TORINO LIBERTY

Torino Liberty

Torino è considerata capitale del Liberty italiano per il gran numero di case e villini disseminati in diversi quartieri della città, molti dei quali furono opera dell'architetto Pietro Fenoglio.

TORINO LIBERTY

Torino è unanimemente considerata la capitale del Liberty italiano per il gran numero di case e villini disseminati in vari quartieri, sviluppati su impulso della borghesia industriale che fece di questo stile un vero e proprio status symbol, facendo innalzare lussuose dimore private, per dare evidenza della propria condizione sociale, attraverso opere architettoniche originali; sempre di ispirazione liberty, sono numerosi stabilimenti dislocati nell’area Nord della città, anch’essi progettati all’insegna di una maggior fruibilità e leggerezza di forme. Il Liberty torinese trova espressione in edifici ad uso abitativo (ville e villette), uffici, scuole, bagni pubblici e tombe monumentali, ma non chiese (a parte quella di S. Elisabetta all’interno del Villaggio Leumann di Collegno), in quanto tale stile veniva considerato frivolo. In stile Liberty sono anche alcuni eleganti caffè del centro, come il Caffè Torino (1903), Mulassano (1904) e Baratti (con restyling nel 1909).

Gran parte dell’architettura Liberty fiorita a Torino è opera dell’Architetto Pietro Fenoglio che, nel corso di 13 anni, progetta oltre 200 edifici, soprattutto nella zona di corso Francia (Cit Turin). È da ricordare la Palazzina “La Fleur”, in Via Principi D’Acaja 11, che l’architetto progetta per la sua famiglia, anche se non vi andrà mai ad abitare. Altri notevoli esempi di Liberty sono Villa Scott, in corso Giovanni Lanza 57, e il Villino Raby, in corso Francia 8. Meraviglioso esempio di architettura Liberty è anche il Palazzo della Vittoria, in corso Francia 23, realizzato dall’architetto Gottardo Gussoni, collega di studio di Fenoglio, con il quale ebbe numerose collaborazioni, tra cui la progettazione di Villa Scott.

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La mia interpretazione dell' albero della vita di Klimt

LIBERTY

Storia dell'arte

Ispirato alla natura, con le sue linee curve, arricchite di ghirigori e intrecci e attraverso l'uso di nuovi materiali come ferro e vetro, il Liberty si oppone al livellamento e allo scadimento del gusto che caratterizza la produzione industriale tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.

LIBERTY

L’Art Nouveau è un vasto movimento artistico che nacque in Francia e si diffuse in tutta Europa e negli Stati Uniti tra il 1890 e il primo decennio del Novecento. Nonostante le comuni caratteristiche di base, l’Art Nouveau assunse denominazioni diverse a seconda dell’ambito e dei paesi nei quali si sviluppò.

Il termine Liberty deriva dal negozio di arredamento di Sir Arthur Lasenby Liberty, fondato a Londra nel 1875, dove si vendevano stoffe e arredi esotici e, più tardi, oggetti in stile art nouveau, e del quale venne aperta una prestigiosa filiale anche a Milano. Il nome Liberty fu usato in Italia a partire dall’esposizione internazionale d'arte decorativa moderna che si tenne a Torino nel 1902, alla quale l’azienda londinese partecipò.

Il nuovo stile interessò dapprima le arti decorative (lampade in pasta di vetro di Gallé), le immagini pittoriche (Klimt) e semplici oggetti di uso quotidiano (cartoline, insegne, manifesti commerciali o di spettacoli, oltreché gioielli). Successivamente tale movimento interessò l’architettura, il cui punto di forza fu l’unità progettuale attraverso la continuità tra esterno e interno, cioè tra la struttura, la decorazione e l’arredo. La natura è fondamentale nell’ispirazione: fiori (calle, gigli, boccioli di rosa), fili d’erba, arbusti, elementi zoomorfi (farfalle e lumache), spesso stilizzati, e corone di frutta. Le linee diventano leggiadre, si arricchiscono di curve e ghirigori, si intrecciano materiali semplici, come il ferro e il vetro, per ringhiere di balconi e scale, che accostati danno vita a manufatti inediti e straordinari, anche perché realizzati da abili artigiani, che si ribellano al livellamento e allo scadimento del gusto provocato dall’industrializzazione e dalla produzione in serie degli oggetti.

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TURIN 2006: THE OLYMPICS GAMES

Olimpiadi Invernali del 2006

WINTER OLYMPICS GAMES

Olympics Games of 2006

Turin was the host city of the XX Winter Olympic Games form 10th to 26th February 2006. This challenge changed the city and its spirt from the better.

Doping cases at the 2006 Olympics

WINTER OLYMPICS GAMES

In 2006 in Turin there were the Winter Olympics Games. Giovanni Agnelli, the president of FIAT, was one of the main promoters of the Olympics, because he thought that they could change Turin for the better. He was right because for the Olympics were built a lot of new structures which innovated the city; they were undergrounds, pedestrian areas, underground parking, Olympic villages and sport areas. During the period of the Olympics Games Turin was more lively: bars and restaurants were opened all the night, there were banners in the streets with the slogan of the Olympics (Passion lives here), there were people from all over the world and there were many volunteers. Unfortunately, there were also some disadvantages, which concerned mostly the environment. After the Olympics many sport installations were left and they were no longer used. Moreover, where those installations were built, many ecosystems were killed. During the Olympics Games there were also some doping cases: 8 athletes were disqualified because they used or they were in possession of illegal substances.

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DOPING

Doping

Doping is the use of drugs and other illegal substances which improve sport performances, it means cheating because the athlete's physical abilities are enhanced. There are many types of doping, like EPO and drugs. To avoid doping in sports was founded WADA in 1999.

DOPING

Doping is the use of drugs and other illegal substances which improve sport performances. Using drugs is cheating because the athlete's physical abilities are enhanced by doping. Moreover, doping is bad for the health because it can cause some heart diseases, cancer, addiction and other diseases, sometimes deadly. The origins of doping are very old: in the Ancient Greek, during the Olympics Games, athletes ate a lot of honey or drank coffee. There are a lot of types of doping, some of those are anabolic steroids, diuretics, EPO, stimulants, cannabinoids or drugs. Anabolic steroids are substances which help to grow muscle mass and improve physical endurance. They operate like testosterone and they can cause cancer or anger and aggression. Diuretics are substances which help the expulsion of liquids in a few hours but they can cause dehydration which implies heart diseases or motor difficulty. Stimulants are substances which help athletes to train harder without feeling pain. Drugs, like marijuana, hashish and cannabis, are exciting substances but they cause mental confusion and incoordination. Last there’s EPO or blood transfusion, when athletes store and then transfuse their own blood. To avoid doping in sports, in 1999 was founded WADA (World Anti Doping Agency) which is an independent organization that published the anti-doping code. The anti-doping code aims to protect the right to practice sports free from cheating. The Anti-Doping organizes some controls to test if the athletes use doping. Controls can be targeted or casual. Controls include urinary tests or blood tests, and the results of these tests are shown on the biological passport; in this way the WADA can notice more easily if medical values have got some variations because of doping.

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MUSEO DELL'AUTOMOBILE

Museo dell'automobile

Con una collezione di oltre 200 vetture originali, di 80 marche diverse, ripercorre la storia dell’automobile e della sua evoluzione da mezzo di trasporto a oggetto di culto, riflettendo i cambiamenti culturali e sociali di oltre un secolo.

MUSEO NAZIONALE DELL’AUTOMOBILE DI TORINO - MAUTO

Il Museo Nazionale dell’Automobile fu fondato nel 1932 da Carlo Biscaretti di Ruffia, che radunò l’esposizione iniziale, con l’intento di raccontare una giovane ma già affascinante storia dell’automobile. A lui è intitolata la prestigiosa sede del Museo, costruita da Amedeo Albertini e inaugurata nel 1960, un anno dopo la morte del suo fondatore.

La collezione ha continuato ad arricchirsi negli anni e l’esigenza di un nuovo spazio espositivo ha portato alla realizzazione di un progetto di ristrutturazione dell’edificio realizzato nel 2011, anno a partire dal quale il museo è stato intitolato all’avvocato Giovanni Agnelli.

Il MAUTO vanta una tra le collezioni più rare e interessanti nel suo genere, con oltre 200 vetture originali di 80 marche diverse. Il percorso espositivo ripercorre la continua evoluzione dell’automobile da mezzo di trasporto a oggetto di culto, risultato della grande passione per il progresso che ha spinto costruttori, imprenditori e piloti a puntare sul mezzo di trasporto simbolo del Novecento, in un viaggio segnato da traguardi sportivi e da significative trasformazioni sociali e di costume.

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TORINO CAPITALE DELL'AUTOMOBILE

Torino capitale dell'automobile

Con una tradizione iniziata nei primi del Novecento, Torino è stata prima sede di numerose aziende automobilistiche, poi strettamente legata all’espansione della FIAT che, se da un lato ne ha trainato lo sviluppo, dall’altro ha contribuito a far sì che venisse considerata città industriale e grigia. Oggi è sede di importanti poli di innovazione e design automobilistico.

TORINO CAPITALE DELL’AUTOMOBILE

Torino è conosciuta in tutto il mondo, oltre che per i suoi musei e per la sua cultura, anche per essere “capitale dell’automobile”. Questo non significa solamente che a Torino è nata la prima sede della FIAT, ma che Torino è tutt’ora sede di importanti poli di eccellenza che si occupano di progettazione e design automobilistico. La tradizione dell’automobile è iniziata durante i primi anni nel Novecento, quando in Italia circolavano poco meno di 2.000 automobili, numero che triplicherà nell’arco di 6 anni. In quel periodo nascono a Torino circa 70 aziende automobilistiche, tra cui FIAT, Lancia, Viberti, Pininfarina e Bertone. Dopo una decina di anni scoppia la Grande Guerra e molte fabbriche, per sopravvivere, sono costrette a convertire la loro produzione in bellica. Nel 1914 la FIAT è al 30° posto nella graduatoria nazionale, ma nel giro di qualche anno, grazie anche alle numerose commissioni statali, diventa la terza fabbrica italiana e passa da un numero di 4.000 operai a 40.000. Nel 1923 viene inaugurato il Lingotto e con esso anche la pista di collaudo situata sul tetto, nella quale verranno prodotte la Topolino e la Balilla. Quattordici anni dopo inizieranno i lavori per la fabbrica di Mirafiori.

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STORIA DELL'AUTOMOBILE

Storia dell'automobile

Storia di un mezzo di trasporto che, attraverso una continua evoluzione di tecnologia e design, ha accompagnato i cambiamenti che hanno segnato l'ultimo secolo. Oggi accoglie le sfide del futuro: il design, la tutela dell'ambiente, il risparmio energetico e il raggiungimento di standard sempre più elevati di sicurezza.

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EVOLUZIONE DELL’AUTOMOBILE

La storia dell’automobile ha inizio circa 150 anni fa, ed è segnata dall’innovazione e dal design; è sempre stata un simbolo dell’epoca in cui si collocava. La prima vettura antesignana dell’automobile fu una carrozza a vapore, ideata a Torino da Virginio Bordino nel 1857. Dalla prima rivoluzione industriale fino al 1910, l’automobile era un lusso che solo gli aristocratici e le famiglie di alta estrazione sociale potevano permettersi. In quel periodo l’automobile-simbolo era l’Itala Parigi-Pechino, così denominata in seguito alla vittoria schiacciante conseguita nel 1907 nel raid Pechino-Parigi, che divenne pertanto icona dell’avventura e della velocità del progresso. Una forte innovazione al settore automobilistico fu portata dall’introduzione del motore a scoppio e dall’aerodinamica. Il primo fu un’evoluzione del motore dell’automobile, fino ad allora a vapore, che permetteva di trasformare in energia meccanica l’energia prodotta dalla reazione tra un combustibile (in questo caso il metano) e l’ossigeno contenuto nell’aria. L’aereodinamica è invece un ramo della meccanica che si occupa dello studio dei moti dell’aria e dei corpi in essa immersi; questa scienza, applicata alle automobili, ha quindi permesso di studiare una forma che permettesse loro di “tagliare l’aria” con più facilità e quindi di raggiungere velocità più sostenute. Con l’arrivo della seconda rivoluzione industriale venne introdotta la produzione in serie che, a partire dalle fabbriche americane Ford, venne sfruttata in tutto il mondo consentendo di produrre grandi numeri a costi più contenuti. Anche le classi meno abbienti ebbero così la possibilità di acquistare un’autovettura. Dagli anni ’50 agli anni ’70 venne modernizzata sempre di più la carrozzeria delle auto: con il boom economico si diffuse la 600 e negli anni ’70 erano di moda tra i giovani la Citroen due cavalli e il pullmino della Volkswagen.

Le sfide attuali del settore automobilistico guardano a due obiettivi principali: il design e le vetture eco-sostenibili. Il design, termine inglese che significa “disegno industriale”/ “progetto”, indica non solo la progettazione della carrozzeria ma un’opera di ingegno che contempera gli aspetti estetici, funzionali e strutturali di un determinato prodotto. A questo risultato devono quindi puntare le linee avveniristiche delle auto del futuro. Il secondo obiettivo è la progettazione di veicoli a basso impatto ambientale; le automobili, e i mezzi di trasporto in generale, emettono nell’aria sostanze inquinanti, la maggior parte delle quali sono responsabili dell’effetto serra. Al centro della ricerca è quindi la progettazione di veicoli più ecologici, quali veicoli ibridi, bi-fuel o con motore a idrogeno. I veicoli ibridi abbinano al tradizionale motore termico un motore elettrico. Le automobili bi-fuel prevedono invece l’utilizzo di due tipi di carburante (generalmente benzina e metano oppure benzina e GPL) per uno stesso motore. Infine i motori ad idrogeno funzionano grazie all’utilizzo dell’idrogeno come diretto carburante. Recente è la produzione di veicoli a totale trazione elettrica, i cui svantaggi sono però la scarsa autonomia e la necessità di luoghi per la ricarica delle batterie.