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L'ETÀ DEGLI IMPERATORI

ADOTTIVI

ANNA LAURA LORUSSO

MARIKA MARINIELLO

MARCO COCCEIO NERVA

Nel 96 d.C., con la morte di Domiziano, ebbe termine la dinastia Flavia e fu allora eletto imperatore un nobile e anziano senatore, Marco Cocceio Nerva, il cui principato durò appena due anni. Scelto dai congiurati poiché aveva sempre mostrato notevoli capacità di adattamento, prudenza e saggezza, cercò di instaurare un nuovo clima politico libero da sospetti e ombrosità che sarebbe dovuto risultare particolarmente gradito ai senatori. Consolidò infatti magnificamente il colpo di Stato a cui il popolo di Roma aveva partecipato e ripristinò una politica di equilibrio anche con i poteri militari, ormai inevitabilmente coinvolti nel governo. L’aspetto fondamentale dell’accordo politico tra le massime autorità dello Stato riguardò la successione alla guida dell’impero, fino ad allora basato sulla continuità dinastica.

96 d.C

IL PRINCIPATO ADOTTIVO

97 d.C.

Nel 97 d.C. si affermò un diverso sistema per la nomina dei regnanti, quello dell’adozione.

Nerva adottò come figlio, e designò dunque come successore, Marco Ulpio Traiano, un comandante militare di origine spagnola, e quindi il primo provinciale che assurgesse all’impero.

Il principato per adozione valse a evitare le fasi turbolente che avevano caratterizzato la successione al vertice dello Stato nei decenni precedenti e a ridurre il rischio che i nuovi imperatori instaurassero regimi dispotici.

Il criterio della “scelta del migliore” rese per circa ottant’anni e garantì la stabilità politica e, per conseguenza, lo sviluppo economico nel II secolo.

MARCO ULPIO TRAIANO

Marco Ulpio Traiano ebbe un governo solido dal 98 al 117 d.C. Egli era un valoroso uomo e ricevette un'eccellente formazione militare. Traiano proseguì con furbizia l’intesa con il senato iniziata dal suo predecessore e, grazie al suo atteggiamento tollerante, riuscì a garantirsi il consenso di tutti i ceti sociali.

Si comprende quindi che egli desiderasse lasciare traccia di sé nell’impero, specialmente attraverso imprese condotte dall’esercito.

98 d.C.

LA MASSIMA ESPANSIONE TERRITORIALE DELL'IMPERO

Tra il 101 e il 105 d.C. egli condusse una vittoriosa campagna militare in Dacia e, dopo alterne vicende, riuscì a conquistarla riformandola come provincia e romanizzandola attivamente.

Tra il 105 e il 106 d.C. occupò l’Arabia nordoccidentale, favorendo così l’incremento della attività commerciali con il Vicino Oriente.

Tra il 114 e il 116 d.C. iniziò un’impresa ancora più vasta, la sottomissione del perpetuo rivale di Roma, il regno partico. Sotto il suo principato l’impero raggiunse la massima estensione con la colonizzazione dei territori armeni, mesopotamici e assiri.

La sua avanzata terminò nel 117 d.C., a causa delle ribellioni delle comunità ebraiche che impegnarono l’esercito romano in varie province orientali.

In quello stesso anno Traiano morì a Selino, in Cilicia.

105 d.C.

VITA CULTURALE E

ATTIVITÀ LETTERARIA

113 d.C

Immensi lavori pubblici furono compiuti a Roma ed altrove: Traiano fu soprattutto grande costruttore di strade, acquedotti, ponti, terme e mercati; fu ristrutturato l’arco del Tevere e ampliato il porto di Ostia già esistente.

Egli fece costruire una nuova piazza, il Foro traiano, circondata da scuole dotate di grandi biblioteche. Sorsero importanti centri culturali nelle province occidentali della Gallia, della Spagna e dell’Africa e si affermò il movimento culturale detto la seconda sofistica.

Traiano si dedicò personalmente alla letteratura, infatti inserì nella tradizione memorialistica un’opera sulla guerra dacica chiamata De bello Dacico; inoltre egli si dedicò alla stesura di poesie in lingua latina e greca.

Per la prima volta nell'arte romana si ebbe un'espressione artistica assolutamente autonoma in ogni suo aspetto pur essendo la cultura romana continuazione dell'arte greca e pure etrusca.

Al centro del foro, in un ristretto cortile alle spalle della Basilica Ulpia, fece innalzare una colonna alta quasi trenta metri che aveva lo scopo di celebrare e illustrare le principali fasi della lunga e dolorosa lotta contro i Daci. La colonna, terminata nel 113 d.C. e ancora oggi visibile nel centro di Roma, descrive gli avvenimenti della guerra attraverso bassorilievi che, dalla base, salgono a spirale fino alla cima del monumento dove è posizionata una statua in bronzo dorato di Traiano.

LA COLONNA TRAIANA

TRAIANO "OPTIMUS PRINCEPS"

114 d.C.

La figura di Traiano rimase nella tradizione come quella di optimus princeps per eccellenza. Il titolo gli fu conferito ufficialmente dal Senato nel 114 d.C. poiché era ritenuto la persona più adatta a contemperare le ambizioni anche da parte dell’esercito.

Grazie alle sue virtù di protettore dello stato, della giustizia, delle istituzioni repubblicane e di fedele sostenitore delle tradizioni romane, l’impero iniziò con lui un lungo periodo di pace feconda di bene.

Egli si preoccupò di ridare energia e prosperità all’Italia decaduta, ripopolandola e proteggendone l’agricoltura. Le ricchezze affluite nell’erario resero inoltre possibile l’attuazione di provvedimenti economici, tra cui l’istituzione degli alimenta, cioè un programma che prevedeva la possibilità di richiedere prestiti allo stato da parte degli agricoltori. In aggiunta grazie agli utili percepiti dallo Stato era possibile mantenere ragazzi orfani e bisognosi. Questi provvedimenti avevano uno scopo demografico-militare, ma soprattutto avevano l’obiettivo di stimolare i grandi proprietari terrieri italici ad aumentare gli investimenti nel loro territorio.

INSTITUTIONES ALIMENTARIAE

PUBLIO ELIO ADRIANO

Alla morte di Traiano la guida dell’impero passò nelle mani di Publio Elio Adriano, anch’egli originario della penisola Iberica e lontano parente del suo predecessore.

La tradizione di princeps proseguì anche con Adriano, che però fu adottato con notevole ritardo a causa dello stato di parentela con Traiano. È qui comprensibile la diffidenza dell’aristocrazia senatoria che, nonostante il riguardo mostrato dal nuovo imperatore, sfociò in un complotto da parte di quattro senatori estremamente fedeli a Traiano: essi vennero soppressi senza pietà. Da questo momento in poi il rapporto di Adriano con il senato venne compromesso notevolmente.

117 d.C

ADRIANO "PRINCIPE VIAGGIATORE"

La difficile situazione finanziaria dell’impero indusse Adriano ad abbandonare le guerre di espansione territoriale per favorire una politica difensiva e pacifica. Il nuovo imperatore ripiegò sulla scelta di presidiare le frontiere. Nella Britannia settentrionale fece costruire una muraglia difensiva lunga oltre cento chilometri, il vallo di Adriano; inoltre rese l’Armenia uno stato indipendente da Roma e realizzò imponenti mura di fortificazione lungo i confini del Reno e del Danubio.

Adriano dedicò gran parte del suo impegno all’organizzazione dell’impero. Accrebbe ulteriormente gli spazi riservati ai rappresentanti dell’ordine equestre nell’amministrazione dello stato e diede molta più importanza alle province, in quanto visitò tutti i luoghi conquistati con numerosi viaggi di spedizione.

Uomo colto e interessato alla Disciplina, egli nutriva grande ammirazione per la cultura ellenica, infatti promosse la rifioritura di Atene e di altri luoghi dell’Oriente ellenistico.

Di Adriano sono degne di ricordo anche le fastose costruzioni tra cui la residenza che fece costruire a Tivoli. La villa Adriana, dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 1999, fu realizzata tra il 118 e il 138 d.C., anno della morte dell'imperatore, e aveva lo scopo di riprodurre gli ambienti di rappresentanza della corte di Adriano.

Fu ricostruito il Pantheon (eretto sotto Augusto e danneggiato da un incendio) e infine fu edificato il mausoleo dove poi venne seppellito il suo corpo, l'attuale Castel Sant’Angelo.

Malato e preoccupato per il problema della successione, si ritirò a Baia, in Campania, dove morì nel 138 d.C. Prossimo alla fine, aveva adottato Tito Aurelio Antonino, ricco senatore romano, che si vide assegnata la guida dell’impero.

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