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Transcript

L'INFERNO

canto XXV

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informazioni generali

canto XXV

TEMPO: sabato 9 aprile verso l'ora di mezzogiorno

POSIZIONE: VIII cerchio nella settima bolgia

PECCATORI: ladri

PENA: i ladri come pena devono correre tra i serpenti che cercano di stringere il più possibile i peccatori, che, tramite raccapriccianti metamorfosi, sono spogliati della stessa natura umana.

CONTRAPPASSO: in vita agirono di nascosto e furtivamente, come i serpenti. I ladri rubarono ciò che apparteneva agli altri e ora vengono derubati dal loro stesso corpo

DANTE INCONTRA: il centauro Caco, Cianfa Donati, Agnolo Brunelleschi, Buoso Donati, Francesco de Cavalcanti e Puccio Sciancato

una piccola anticipazione prima di iniziare

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Nella VII Bolgia dell'VIII Cerchio, in cui sono puniti i ladri, Dante e Virgilio incontrano il centauro Caco, poi vedono cinque ladri di Firenze, ovvero Cianfa Donati, Agnello Brunelleschi, Buoso Donati, Puccio Sciancato e Fracesco dei Cavalcanti; alcuni di loro subiscono orrende metaformosi.

prima sequenza narrativa

vv 1-15 la bestemmia di Vanni Fucci

Il ladro Vanni Fucci ha appena predetto a Dante le sventure politiche che colpiranno i Guelfi bianchi di Firenze quando all'improvviso alza il pugno al cielo contro Dio, con un gesto sconcio. Immediatamente, però, viene assalito da un serpente che gli stringe il collo mentre un altro gli serra le braccia dietro la schiena. Infine il dannato fugge, inseguito dal centauro Caco, il ladro di bestiame ucciso da Ercole. Dante pronuncia allora una dura invettiva contro Pistoia.

Al fine de le sue parole il ladro

le mani alzò con amendue le fiche,

gridando: «Togli, Dio, ch’a te le squadro!». 3

Da indi in qua mi fuor le serpi amiche,

perch’una li s’avvolse allora al collo,

come dicesse ’Non vo’ che più diche’; 6

e un’altra a le braccia, e rilegollo,

ribadendo sé stessa sì dinanzi,

che non potea con esse dare un crollo. 9

Ahi Pistoia, Pistoia, ché non stanzi

d’incenerarti sì che più non duri,

poi che ’n mal fare il seme tuo avanzi? 12

Per tutt’i cerchi de lo ’nferno scuri

non vidi spirto in Dio tanto superbo,

non quel che cadde a Tebe giù da’ muri. 15

seconda sequenza narrativa

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vv 16-33 il centauro caco

Vanni Fucci cerca di fuggire e viene inseguito da un essere mostruoso con un groviglio di

serpi sul collo e un drago sulle spalle; si tratta del centauro Caco, che osò rubare i buoi di Ercole e fu da questi ucciso. Nel frattempo sopraggiungono tre ladri fiorentini, Agnolo Brunelleschi, Buoso Donati e Puccio Sciancato che si rivolgono a Dante e a Virgilio chiedendo loro chi siano. vv 34-45

El si fuggì che non parlò più verbo;

e io vidi un centauro pien di rabbia

venir chiamando: «Ov’è, ov’è l’acerbo?». 18

Lo mio maestro disse: «Questi è Caco,

che sotto ’l sasso di monte Aventino

di sangue fece spesse volte laco. 27

Non va co’ suoi fratei per un cammino,

per lo furto che frodolente fece

del grande armento ch’elli ebbe a vicino; 30

onde cessar le sue opere biece

sotto la mazza d’Ercule, che forse

gliene diè cento, e non sentì le diece». 33

prima metamorfosi

5

vv 46-78 Cianfa Donati e Agnolo Brunelleschi

A questo punto i due poeti assistono a un evento terrificante. Un serpente a sei zampe, il dannato Cianfa Donati,che si avvinghia ad Agnolo Brunelleschi e, dopo averlo addentato su entrambe le guance, si trasforma insieme alla sua vittima: divengono entrambi un unico essere mostruoso con le caratteristiche dell'uomo e del serpente, ma tali da non sembrare né uomo né serpente. Al termine della metamorfosi, l'orribile creatura si allontana lentamente.

Com’io tenea levate in lor le ciglia,

e un serpente con sei piè si lancia

dinanzi a l’uno, e tutto a lui s’appiglia. 51

Co’ piè di mezzo li avvinse la pancia,

e con li anterior le braccia prese;

poi li addentò e l’una e l’altra guancia; 54

Già eran li due capi un divenuti,

quando n’apparver due figure miste

in una faccia, ov’eran due perduti. 72

Fersi le braccia due di quattro liste;

le cosce con le gambe e ’l ventre e ’l casso

divenner membra che non fuor mai viste. 75

Ogne primaio aspetto ivi era casso:

due e nessun l’imagine perversa

parea; e tal sen gio con lento passo. 78

seconda metamorfosi

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vv 79-151 Francesco Cavalcanti, Buoso Donati e Puccio Sciancato

Intanto un serpente striscia rapido contro il ventre degli altri due dannati. Improvvisamente trafigge all'ombelico Buoso Donati, che rimane immobile e intontito. Mentre dalla bocca del serpente e dalla ferita di Buoso Donati fuoriesce un fumo intenso, entrambi si guardano negli occhi e subiscono un'orribile metamorfosi. Buoso Donati si muta lentamente in serpente, mentre il serpente, il dannato Francesco Cavalcanti, diviene simmetricamente un essere dall'aspetto umano.

Chi è diventato serpente fugge sibilando e chi uomo gli sputa dietro, esprimendo al terzo ladro, Puccio Sciancato, che non ha ancora subito alcuna metamorfosi, il piacere sadico che prova nel vedere il compagno di pena correre per tutta la bolgia, strisciando come un serpente.

sì pareva, venendo verso l’epe

de li altri due, un serpentello acceso,

livido e nero come gran di pepe; 84

e quella parte onde prima è preso

nostro alimento, a l’un di lor trafisse;

poi cadde giuso innanzi lui disteso. 87

l’un si levò e l’altro cadde giuso,

non torcendo però le lucerne empie,

sotto le quai ciascun cambiava muso. 123

L’anima ch’era fiera divenuta,

suffolando si fugge per la valle,

e l’altro dietro a lui parlando sputa. 138

E avvegna che li occhi miei confusi

fossero alquanto e l’animo smagato,

non poter quei fuggirsi tanto chiusi, 147

ch’i’ non scorgessi ben Puccio Sciancato;

ed era quel che sol, di tre compagni

che venner prima, non era mutato;

la metamorfosi dei ladri

7

che significato hanno queste metamorfosi?

D’ora in avanti l’interesse del poeta è costituito unicamente, sia dal punto di vista etico che stilistico, dalle metamorfosi che progressivamente si svolgono sotto isuoi occhi, in un’atmosfera di silenzio e di orrore. Dante è perfettamente consapevole dell’altezza del risultato raggiunto nella descrizione delle metamorfosi, sia per quanto riguarda la novità del tema, sia per i mezzi espressivi utilizzati, dichiarando la propria superiorità rispetto ai modelli classici. D’altra parte, la Commedia di Dante si pone di fatto come un grande poema di metamorfosi, non solo per la descrizione dei mutamenti subiti dalle anime nell’Aldilà, ma anche per la trasformazione interiore che avviene progressivamente avanzando verso la meta, nel poeta stesso e che culminerà, come vedremo, nel momento del passaggio al Paradiso.

figure retoriche

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le figure retoriche più presenti all'interno del canto 25 sono: l'anastrofe e le similitudini

l'anastrofe si verifica quando si inverte l'ordine delle parole rispetto all'uso più comune:

v.4 fuor le serpi amiche = le serpi mi furono amiche

v.23 con l'ali aperte lì giacea un draco = era posto un drago con le ali aperte

v.27 di sangue fece spesse volte laco = spesso produsse un lago di sangue

v.102 a cambiar lor matera fosser pronte = fossero pronte a cambiare la loro materia

la similitudine è sostanzialmente il paragone tra due elementi

vv.19-20 Maremma non cred’io che tante n’abbia, quante bisce elli avea su per la groppa = Non credo che in Maremma ci siano tante bisce quante erano quelle che costui aveva sulla groppa

v.84 Livido e nero come gran di pepe = livido e nero come un granello di pepe

vv. 89-90 Sbadigliava pur come sonno o febbre l’assalisse = sbadigliava come se fosse colpito dal sonno o dalla febbre

sono presenti, anche se in minore quantità, delle antitesi come

v.111 Si facea molle, e quella di là dura = la sua pelle si ammorbidiva mentre quella dell'uomo si induriva

v.114 Tanto allungar quanto accorciavan quelle = allungarsi tanto quanto le braccia si accorciavano

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