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L'oratoria o l'eloquenza inseganta ed appresa secondo un metodo, nasce in Sicilia a metà del V secolo a.C. come pratica forense, in occasione dei numerosi processi sorti dopo la caduta del tiranno Trasibulo. Molti proprietari terrieri a cui erano stati confiscati i terreni, tentarono di otterne la restituzione imparando i mezzi dialettici più idonei per vincere le cause.
In realtà, la civiltà greca nasce come civiltà della parola e la capacità di persuadere e del parlare in pubblico con efficacia era una presente sin dalla Grecia omerica.
Durante la fase democratica di Atene molti furono gli oratori politici, come Temistocle o Pericle. Aristofane nelle Vespe allude alla "mania" dei processi in cui ci si doveva difendere da soli nei processi.
I primi maestri dell'arte retorica furono Corace di Siracusa e il suo discepolo Tisia, maestro di Lisia ed Isocrate. Dalla Sicilia le scuole di eloquenza si svilupparono anche in altre città, e soprattutto ad Atene.
La struttura assembleare della Polis favorì ed impose la nascita dell'oratoria politica. Tutti gli uomini di governo erano abili parlatori. Con i sofisti l'eloquenza ad Atene si perfezionò.
Gorgia fu il primo a proclamarsi maestro di retorica ed esercitò un importante influsso sui prosatori della letteratura ateniese.
In Atene si coltivarono tre generi di eloquenza:
- Politica: detta anche consultiva o deliberativa, era effettuata dal retore, professionista della parola, che in assemblea avanzava o contestava le proposte di legge su iniziativa propria o di altri esponenti politici.
- Giudiziaria: connessa all'esercizio della giustizia e incarnata dalla figura del logografo, professionista del diritto che redigeva discorsi di accusa o di difesa che il cliente imparava a memoria e recitava davanti ai giudici.
- Epidittica o dimostrativa: originata dall'uso di celebrare le virtù militari o civili di un defunto con un'orazione o per rendere più solenni giochi e feste con discorsi adeguati. Gli Epitafi celebravano i concittadini che si erano sacrificati per la patria, mentre i Panegirici le glorie nazioneli nelle feste delle città.
Dell'eloquenza politica, il massimo rappresentante fu Demostene.
Di quella giudiziaria, il maggior esponente fu Lisia, di quello epidittico fu Isocrate.
Il genere più codificato, sicuramente fu quello giudiziario.
Un discorso giudiziario constava di quattro parti:
Le azioni processuali erano avviate dagli interessati per vendicare un torto privato o per colpire pubblicamente i responsabili di misfatti che minavano la compagine dello Stato o le norme di convivenza civile.
La facilità di intentare processi vide sorgere una categoria di delatori di mestiere chiamati sicofanti, dediti ad una vita di estorsioni e ricatti.
Le finalità principali dell'eloquenza furono:
La nascità di varie scuole di retorica determinò diversi indirizzi stilistici. I retori latini ne individuarono tre:
Nato ad Atene intorno al 445 a.C. studiò retorica in Magna Grecia ma dopo l'infausta spedizione degli Ateniesi in Sicilia ritornò ad Atene. Qui, perseguitato per le sue idee democratiche, gli furono conquistati i terreni dal Governo dei Trenta Tiranno. Se lui riuscì a fuggire il fratello Polemarco fu condannato a morte. Rientrato ad Atene citò in giudizio Eratostene uno dei tiranni accusandolo di essere responsabile della morte di suo fratello. Per vivere si dedicò all'attività di oratore. Di Lisia ci sono giunte 34 orazioni non tutte autentiche. Le più famose sono quelle giudiziarie.
– Per l’uccisione di Eratostene. Difesa pronunciata da Eufileto, un marito tradito, che aveva ucciso, cogliendolo in flagrante, l’amante della moglie, un certo Eratostene.
– Contro Simone. In difesa di un vecchio che aveva fatto a cazzotti con un rivale per amore di un ragazzo.
– Per l’ulivo sacro. In difesa di un proprietario terriero accusato di aver fatto sradicare da un suo terreno un tronco di ulivo sacro.
– Contro Eratostene. Orazione pronunciata da Lisia nel processo intentato contro colui (Eratostene) che aveva arrestato e condannato a morte suo fratello Polemarco.
– Contro Agorato. Agorato era stato un famoso delatore sotto i Trenta tiranni e aveva provocato la morte di molti cittadini, tra cui un parente di colui che pronunzia l’orazione.
– Per Mantineo. Un ateniese che si era presentato come candidato al Consiglio ma che era stato accusato di aver militato nelle file dei cavalieri.
– Contro i mercanti di grano, accusati di aver fatto incetta di grano durante la guerra corinzia (386 a.C.)
– Per l’invalido. In difesa di un portatore di handicap, accusato da un nemico che voleva gli fosse tolto il sussidio d’invalidità.
– Contro Ergocle. Ergocle è un ufficiale che nel 390 a.C. aveva partecipato alla spedizione di Trasibulo in Asia Minore e che era accusato di concussione di alto tradimento.
Lisa fu un mirabile creatore di caratteri, in quanto riuscì ad immedesimarsi nella mentalità e nel temperamento dei suoi clienti. La sua arte fu definita "etopea" per la creazione di un "tipo".
I caratteri essenziali dello stile lisiano, riconosciuti già dagli antichi, sono la chiarezza e la credibilità.
Per la sua prosa elegante e semplice, Lisia diventò il modello dell’atticismo più rigoroso. Autori come Cecilio di Calcte o Dionisio di Alicarnasso videro nell’oratoria lisiana il modello “classico” per eccellenza. Dionisio ne esaltava appunto la “purezza espressiva” e lo definiva “modello perfetto di lingua attica”, affermando che egli non era stato superato da nessuno dei suoi successori.