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Alessandra Prina
Lucia Schettino
ABORTO
L’Alabama vieta l’aborto, adottando la legge più restrittiva degli Stati Uniti, che ritiene consentito l’aborto solo in caso di “serio pericolo” per la madre, vietandolo anche in caso di stupro e incesto.
Nel frattempo, anche in Missouri è stato approvata una legge che limita alle 8 settimane, invece delle 21, il periodo in cui si può abortire.
Mentre negli Stati Uniti sono sotto attacco i diritti delle donne, in Italia ci si adegua a quest’ondata maschilista e misogina e a Roma il 18 Maggio, viene organizzata una marcia “pro-life” per abolire l’aborto.
In Italia, pur essendoci il diritto d’aborto, negli anni ’70 venne inserita la clausola sull’obiezione di coscienza, con la conseguenza che il 70% dei ginecologi si dichiara obiettore (praticando poi a pagamento l’interruzione di gravidanza in strutture private) e il 30% si accolla la responsabilità di praticare la IVG.
Il nuovo governo ultraconservatore italiano riporta gli antiabortisti in auge, recente infatti la proposta del leghista Stefani, dell’adozione del bambino già durante la gestazione per ridurre gli aborti.
Praticamente la donna, diventa un’incubatrice, e perde qualsiasi diritto sul feto che porta nel grembo.
L’aspetto più drammatico della vicenda è come, in periodi di crisi, sia economica che culturale, la prima cosa che viene messa in discussione, è la libertà di scelta delle donne.
Le donne vengono considerate sempre di più solo un mezzo per la riproduzione, smettono di avere alcun diritto sul proprio corpo nel momento in cui rimangono incinte, e poco importa se la gravidanza è stata voluta o meno, se la donna ha subito violenza o se non aveva gli strumenti per capire come non rimanere incinta, il solo fatto che si stia riproducendo, basta per essere considerata un oggetto.
L’aborto è un diritto, significa consentire alle donne la libertà di decidere cosa fare del proprio utero, e come e quando avere figli, scelta che nessuna legge può permettersi di abolire.
L’aspetto che nella maggior parte dei casi ci sfugge è il grande stress psicologico che accompagna la scelta di aborto. Una donna che sceglie di abortire sta facendo una scelta difficile, sia per il proprio corpo, che emotivamente, la Stato deve garantire strutture che supportino la donna in questo delicato cammino.
I consultori che dovrebbero essere il punto di incontro tra le donne e la sanità, anche per l’interruzione della gravidanza, sono in grave crisi economica e gli ospedali hanno carenza di personale, grazie, ricordiamolo al numero crescente di obiettori di coscienza.
Il dato più allarmante è il numero di aborti “fai da te” delle adolescenti, che rimangono incinte senza sapere nemmeno come e non sapendo dove andare si affidano a kit comprati su internet. Questa situazione mette in evidenza due aspetti:
Alle donne non servono leggi che ne limitano la libertà di scelta, ma luoghi in cui sentirsi sicuri di poter scegliere in libertà, occorrono momenti di formazione per evitare il più possibile gravidanze indesiderate e occorre che lo Stato le tuteli da stupri e violenze.
Difendiamo la vita e difendiamo prima quella delle donne.
il pensiero sulla libertà di scelta
Platone visse tra il V e il IV secolo a.C. ad Atene.
Fu allievo di Socrate e provvide a diffondere quel messaggio morale per cui Socrate era stato condannato a morte dai democratici ateniesi.
Platone non parla molto di libertà, non è uno dei suoi argomenti preferiti. Di sicuro non ne parla in termini politici.
Si può dire però che nella sua filosofia è presente in modo profondissimo il tema della scelta.
Per capire la sua posizione è necessario tornare al mito di Er, lo straordinario racconto che chiude il decimo libro della Repubblica.
Er, eroico soldato panfilo morto in battaglia, torna sulla terra per raccontare quello che ha visto nell’aldilà.
Il mito concerne la vita, la morte, il giudizio, la libera scelta della nuova vita.
Platone afferma che l'uomo è libero di scegliere se essere giusto o meno.
Una libertà fondata non sulla volontà ma sulla conoscenza del bene e del male.
Secondo la tradizione greca l'uomo era soggetto alla volontà degli Dei e al destino.
Platone cambia completamente questo schema.
E' l'anima a scegliere la propria vita nell'ambito delle possibilità offerte dagli Dei.
L'anima può scegliere di vivere secondo virtù.
Il comportamento dell'anima viene giudicato dopo la morte da giudici che hanno la facoltà di inviare in cielo a godere delle beatitudini celesti o condannare alle pene nelle profondità della terra.
La permanenza in cielo non è definitiva. Dopo un certo numero di anni l'anima ritorna sulla terra a vivere una nuova vita. Lo stesso avviene per le anime inviate nelle profondità della terra. Solo alcuni condannati rimangono in perpetuo nel luogo della loro sofferenza.
Prima di ritornare sulla terra le anime possono scegliere quale modello di vita vivere.
La scelta è libera.
L'ordine di scelta è sorteggiato tra le anime. Chi rimane per ultimo avrà meno scelta, ma avrà sempre a disposizione modelli virtuosi, possono essere peggiori le condizioni materiali ma non quelle morali.
Dopo la scelta l'anima dimentica il passato e torna sulla terra.
In tal modo il cerchio si chiude ed inizia una nuova vita.
il pensiero sulla libertà di scelta
Aristotele nacque verso il 384 a.C., a Stagira, nella Grecia settentrionale (vicina alla Macedonia).
Fu discepolo e collaboratore di Platone alla Accademia, dove rimase per circa vent'anni; vi insegnò tra l'altro retorica e dialettica; in tale periodo scrisse anche dei dialoghi, di cui ci restano solo pochi frammenti.
Pur assimilando molte idee del maestro Platone (come quella della immortalità dell'anima e della assolutezza della verità) andò sviluppando un proprio pensiero originale e quando morì Platone abbandonò l'Accademia, le cui idee non collimavano con le sue.
Per Aristotele, come per la maggior parte degli antichi, la 'libertà' era concepita principalmente come capacità di autodeterminazione e solo secondariamente come capacità di agire altrimenti.
Sembra, insomma, che Platone volesse percorrere una via mediana tra libertà e necessità – tra indeterminismo e determinismo, volendo usare la terminologia moderna –, sforzandosi di conservare in qualche misura all’anima umana, pur nel quadro di un ordine provvidenziale sostanzialmente rigido, il carattere di principio autonomo: la prima scelta è libera – e l’anima può essere pertanto considerata artefice delle proprie sorti –, ma il resto consegue necessariamente.
Più ampia, e per alcuni aspetti più affine alla nostra mentalità, è la riflessione sull’argomento sviluppata da Aristotele, che prende le mosse dalla fondamentale opposizione tra volontarietà e involontarietà.
Volontaria è l’azione il cui principio è interno all’agente, il quale agisce dunque senza costrizioni esterne, e con cognizione delle circostanze particolari in cui l’azione si svolge; involontaria, di converso, quella compiuta per coercizione esterna o nell’ignoranza delle circostanze.
Moralmente rilevante, poi, è per Aristotele l’azione volontaria guidata da una scelta razionale relativa al fine da raggiungere e ai mezzi da impiegare.
Già da questo stringatissimo riassunto si intuisce che per Aristotele volontarietà e scelta non si equivalgono: tutto ciò che è connesso alla scelta è anche volontario, ma non tutto ciò che è volontario è anche ‘scelta’.
il pensiero sulla libertà di scelta
L'atomismo è una teoria filosofica su basi fisiche basata sulla pluralità dei costituenti fondamentali della materia e realtà fisica: gli atomisti hanno teorizzato che il mondo naturale consista in due parti, gli atomi indivisibili e il vuoto.
L'atomismo, un indirizzo di pensiero ontologico fiorente nel V secolo a.C. conosce una profonda eclissi nel secolo successivo, in coincidenza con l'imporsi dell'idealismo platonico.
È evidente come Platone e Aristotele non potessero che mostrare disprezzo per gli atomisti in quanto materialisti e avesse fatto della lotta alla filosofia atomistica un proprio compito primario.
il pensiero sulla libertà di scelta
Io ritengo che la donna debba avere la libertà di scegliere e penso che spetti solo a lei fare questa scelta perché la gravidanza e la nascita di un figlio posso segnare sia in maniera positiva sia in maniera negativa la vita di una donna.
Un figlio non rovina la vita, ma di sicuro la cambia; una donna, che non si trova nelle condizioni fisiche (ad esempio le adolescenti o chi ha un tumore) o psicologiche (ad esempio chi ha subito violenze) per proseguire una gravidanza, deve essere libera di scegliere ciò che ritiene più opportuno fare del proprio corpo e della propria vita.
Io non mi definisco ne pro ne contro l’aborto. Sono contro nel momento in cui si può benissimo evitare di farlo, ma magari si possono trovare altre soluzioni come l’adozione, perché ci sono tantissime famiglie che vorrebbero avere un figlio ma non ci riescono (ad esempio una donna che non ha nessun problema fisico o psicologico, ma semplicemente non vuole avere figli nella sua vita perché ha altri progetti per il futuro, al posto di ricorrere all’aborto può benissimo lasciarlo in adozione). Sono pro all’aborto nel momento in cui è necessario per tutelare la salute del bambino o quella della donna.
Ci sono tantissime donne che, pur essendo malate di cancro e quindi sapendo di mettere a rischio la loro vita per dare alla luce un figlio, proseguono con la gravidanza, rinunciando anche alle cure. Anche in questo caso però ci sono dei pareri discordanti, alcuni ritengono che sia un gesto d’amore che una madre fa nei confronti del suo bambino, altri invece lo ritengono come un gesto d'egoismo perché la donna mette alla luce un figlio che molto probabilmente nascerà senza una figura materna. Anche io questo caso la madre deve essere libera di scegliere ciò che vuole e nessuno si può permettere di giudicare.
Oltre a questa questione sull’aborto io credo che ogni persona deve essere libera di prendere delle proprie scelte in autonomia. Dalle cose più piccole alle cose più grandi. Le scelte sono estremamente soggettive e personali.
Io mi ritrovo in accordo con il pensiero sulla libertà di Aristotele e soprattutto con una sua famosa citazione: “noi siamo ciò che ripetutamente facciamo”, ovvero che le persone che siamo e il nostro destino non sono altro che il frutto delle nostre scelte che quotidianamente prendiamo, ed è proprio per questo motivo che dobbiamo essere liberi di scegliere con la nostra testa; poco importa se le scelte che facciamo magari non sono quelle giuste, ma è solo sbagliando e andando a sbattere con la propria testa che capiamo ciò che veramente vogliamo e ciò che è veramente giusto per noi.
L’aborto è una di quelle questioni che divide l’opinione pubblica in favorevoli e contrari.
Alcuni considerano l‘aborto, o meglio ‘interruzione di gravidanza’, un trauma gravissimo che una donna possa subire o infliggersi, ma spesso le donne lo affrontano con grande superficialità.
Infatti, secondo me, prima di giudicare un’azione così drammatica, bisognerebbe riflettere sui motivi che possono spingere una donna a fare tale scelta.
Potrebbero essere motivazioni banali, come il non volersi assumere delle responsabilità o non voler rinunciare ad una certa libertà, oppure motivazioni importanti, come la paura di un feto imperfetto o una gravidanza di un’adolescente.
In quanto ragazza, la mia posizione è controversa. Non ho un’idea precisa. Penso che la cosa più saggia sia quella di valutare caso per caso, è chiaro comunque che sono contraria all’ aborto usato meramente come contraccettivo.
Mi trovo quindi in accordo con il pensiero di Platone, ovvero ‘l’uomo è libero di scegliere se essere nel giusto o meno.’
Questo pensiero mi porta a riflettere sulla questione prima citata che ognuno è libero di effettuare una sua scelta personale, valutando tutte le condizioni che portano alla scelta stessa.
Una frase, però, dovrebbe farci riflettere di Aristotele: «La natura non fa nulla di inutile».