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Giornata: Decima
Novella: Decima
Narratore: Dioneo
Re: Panfilo
Tema: chi, con gentilezza e magnanimità, ha vissuto avventure d'amore (e non solo)
Titolo: "Griselda"
La novella è ambientata a Saluzzo, in provincia di Cuneo, dove si trova la residenza del marchese Gualtieri.
Nella novella viene poi citata anche la città di Bologna, dove Gualtieri manda i suoi figli per allontanarli da Griselda.
Il tempo è imprecisato, ma le caratteristiche dell'ambientazione fanno pensare alla contemporaneità della storia con Boccaccio (circa 1250)
«La giovane sposa parve che co’ vestimenti insieme l’animo ed i costumi mutasse. Ella era, come giá dicemmo, di persona e di viso bella, e cosí come bella era, divenne tanto avvenevole, tanto piacevole e tanto costumata, che non figliuola di Giannucolo e guardiana di pecore pareva stata, ma d’alcun nobile signore; di che ella faceva maravigliare ogni uom che prima conosciuta l’avea: ed oltre a questo, era tanto obediente al marito e tanto servente, che egli si teneva il piú contento ed il piú appagato uomo del mondo, e similmente verso i sudditi del marito era tanto graziosa e tanto benigna, che niun ve n’era che piú che sé non l’amasse e che non l’onorasse di buon grado»
Gualtieri, marchese di Saluzzo, viene spinto dai suoi consiglieri a prendere moglie: essi, infatti, temono che alla sua morte non ci sarà nessun erede e il marchesato sarà in pericolo.
Gualtieri non è entusiasta all'idea di sposarsi, ma accetta e decide di scegliere come moglie una donna buona e onesta. La scelta ricade su Griselda, giovane pastorella di umili origini, molto bella e gentile.
Gualtieri le chiede se sarebbe stata disposta a obbedirgli in tutto e, alla sua risposta affermativa, la sposa.
Griselda si rivela un'ottima marchesa: è devota al marito e amata dai sudditi, che non sospettano nulla delle sue origini.
Poco tempo dopo il matrimonio, Griselda rimane incinta e partorisce una bambina. Gualtieri, benché felice, decide di mettere alla prova la pazienza della moglie. Prima le racconta che i suoi sudditi non sono contenti di lei e della bambina che ha partorito, poiché Griselda è di umili origini. Poi manda un suo parente a prendere la bambina, facendo credere a Griselda che l'avrebbe fatta uccidere. Griselda reagisce a tutto questo con dignità e imperturbabilità.
Poco tempo dopo nasce un maschio, l'erede tanto voluto dal marchese, ma egli ripete il suo comportamento e anche il bambino viene fatto portare via. Griselda soffre nuovamente in silenzio.
In realtà, i due bambini sono stati mandati a Bologna, dove vengono cresciuti da un parente di Gualtieri.
«Signor mio, io conobbi sempre la mia bassa condizione alla vostra nobiltá in alcun modo non convenirsi, e quello che io stata son con voi, da Dio e da voi il riconoscea, né mai come donatolmi, mio il feci o tenni, ma sempre l’ebbi come prestatomi; piacevi di rivolerlo, ed a me dèe piacere e piace di renderlovi»
Passato qualche anno, Gualtieri decide di sottoporre Griselda a un'ultima prova: le dice di volerla ripudiare, non sopportando più la sua umile condizione, e di voler sposare un'altra donna.
Griselda, ancora una volta, accetta amaramente e chiede solo che lui le conceda una camicia per coprire la sua nudità. Poi torna mestamente da suo padre.
«Signor mio, — rispose Griselda — a me ne par molto bene; e se cosí è savia come ella è bella, che il credo, io non dubito punto che voi non dobbiate con lei vivere il piú consolato signor del mondo: ma quanto posso vi priego che quelle punture, le quali all’altra che vostra fu giá, déste, non diate a questa».
Gualtieri fa giungere da Bologna i suoi due figli (creduti da tutti morti), dicendo che avrebbe sposato la fanciulla, che avev dodici anni.
Ordina a Griselda di prepararla per le nozze e, come ultima prova, le chiede cosa ne pensasse della sua nuova sposa. Griselda loda la sua bellezza e si dice convinta che sarebbe stata un'ottima moglie, ma chiede che Gualtieri le risparmi "le punture" che aveva inflitto a lei.
Griselda, tempo è ornai che tu senta frutto della tua lunga pazienza e che coloro li quali me hanno reputato crudele ed iniquo e bestiale conoscano che ciò che io faceva ad antiveduto fine operava, volendoti insegnar d’esser moglie ed a loro di saperla tenere, ed a me partorire perpetua quiete mentre teco a vivere avessi
Gualtieri svela finalmente l'inganno e rivela a Griselda che i loro figli sono vivi e che lei ha superato tutte le prove imposte. I quattro possono tornare a vivere insieme; la lieta conclusione viene festeggiata con un grande banchetto.
Griselda è l'emblema della pazienza e della virtù, doti che la fanno apparire quasi una santa.
Il suo personaggio può essere letto anche come affermazione di quella classe borghese che, alla superbia dei nobili, oppone lavoro duro, onestà e magnanimità. O, ancora, si può leggere la novella in chiave cristiana: in questo senso, Griselda è colei che incarna le virtù della pazienza e del perdono.
Gualtieri, al contrario, è l'antagonista della vicenda, un nobile arrogante e assurdamente orgoglioso delle proprie origini. È però anche il personaggio che muove tutta la vicenda - Griselda si limita a subire passivamente, senza prendere alcuna iniziativa.
Grazie all'affermazione iniziale del narratore, che afferma che il marchese era da «reputar molto savio» poiché non voleva prendere moglie, Gualtieri, nonostante la sua crudeltà, risulta un personaggio positivo agli occhi del lettore.
Le virtù di Griselda fanno da contraltare alla grettezza del primo personaggio del "Decameron", ser Ciappelletto
Alcuni elementi della novella ricordano la fiaba popolare.
Le due forze di Fortuna e Amore sono qui presentate in chiave cristiana.
La narrazione è affidata a Dioneo, il più irriverente e malizioso tra i giovani.