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Anno: 1680
Architetto: Guarino Guarini
Commissionata dalla famiglia reale dei Savoia (Emanuele Filiberto I, duca) per celebrare vittoria contro i Francesi.
Sebbene fosse prevista facciata, essa non venne mai realizzata, per non deturpare la simmetria di Piazza Castello (sembra facciata di un edificio laico, proseguimento di Palazzo della Regione).
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Realizzate da Guarini con marmi policromi, ospitano numerose statue e tele
IMMACOLATA
NATIVITA'
ANIME DEL PURGATORIO
Il prospetto, scandito da ordini architettonici sovrapposti, ha la funzione di una grande scala traforata concepita per contenere lo scalone d'onore a doppia rampa simmetrica che conduce al piano nobile. La luce naturale, entrando dai serramenti inseriti tra le lesene del registro mediano, plasma le superfici interne distinte da eleganti stucchi di ottima fattura. Una composizione di leggere volte a vela caratterizza l'atrio di ingresso al piano terreno e costituisce il sostegno del pianerottolo al quale pervengono le due rampe di scale e dal quale si accede alla sala del Senato.
E' un complesso architettonico situato nella piazza centrale di Torino, sede del Museo di arte antica. Ai tempi dei Romani qui sorgeva la Porta Decumana, che fu trasformata in fortezza dopo la caduta dell'impero. Nel XIV secolo la fortezza venne acquisita dai Savoia; Filippo I iniziò il progetto di ingrandimento, rendendo il palazzo non solo suo luogo d'alloggio, ma anche sede di eventi e matrimoni.
Il palazzo giunge il massimo splendore quando Maria Cristina di Borbone di Francia fa del palazzo la sua residenza.
Il nome odierno si deve a Maria Giovanna Battista di Savoia che, insieme a Filippo Juvarra, inizia un progetto in stile barocco.
La tradizione la vuole costruita in adempimento ad un voto espresso dal Duca Vittorio Amedeo II nel 1706, alla vigilia della battaglia che lo vide fronteggiare le truppe franco-spagnole che assediavano Torino, se avessero vinto avrebbero trasformato la piccola chiesa di campagna in una sontuosa basilica in onore della Madonna delle Grazie.
Nel 1717 inizia, da parte dell’architetto messinese di Casa Savoia, Filippo Juvarra, la costruzione dell'edificio monumentale che viene inaugurato ed aperto al culto, nel 1731, dal re Carlo Emanuele III.
Nasce a Messina nel 1678.
La sua formazione artistica avviene però a Roma dove si affermò per le sue qualità da scenografo. Juvarra si reca poi a Torino dove si guadagna la nomina a primo architetto di corte.
La Basilica di Superga è la prima grande opera a Torino dell’architetto.
Nel corso del lungo soggiorno torinese mette a punto la sua tecnica architettonica, tanto da acquisire una grande fama.
Viene infatti invitato nelle più importanti città europee (Parigi e Londra) e ovunque realizza progetti nei quali invenzioni e monumentalità riescono sempre a sposarsi con grande naturalezza.
Il pittore morirà improvvisamente nel 1736.
La presenza del Parco Naturale e del Bosco del Vaj assicurano un costante monitoraggio dell’area intorno alla basilica, e la riscoperta di alcune “rotte” di antico tracciato all’interno del bosco della collina, contribuiscono a rendere la zona mèta di escursioni di gruppi sempre più numerosi.
La scenografica e precisa posizione, scelta dalla committenza rimarca e celebra la fede e la magnificenza di casa Savoia.
Inoltre l'architetto messinese colloca la chiesa, con una combinazione di neoclassico e tardo barocco, sulla sommità dell'omonima collina, al margine orientale della città, a quota 670 metri slm.
La chiesa ha una pianta a ottagono irregolare, ai vertici del quale vengono disposte delle colonne di ordine corinzio addossate ai pilastri d'angolo.
All’interno si aprono sei cappelle, due principali e quattro secondarie, dove sono custodite importanti opere pittoriche.
Nella Cappella del Voto è conservata la Statua in legno della Madonna delle Grazie del Seicento, la stessa a cui si rivolse Vittorio Amedeo II per vincere la battaglia.
Per volontà di Vittorio Amedeo III, furono tumulati alcuni membri della Casa Savoia. Le spoglie sono conservate in una cripta sotterranea riccamente decorata e custode delle opere degli innumerevoli artisti che hanno lavorato alla corte. La pianta della Cripta si presenta a croce latina allungata e ospita 62 sepolture di Casa Savoia.
Primo ambiente della Cripta Reale è la Sala del Re (al centro il sarcofago di Carlo Alberto di Savoia).
Il progetto, affidato all’architetto Francesco Martinez nel 1774, nipote di Filippo Juvarra, è concluso nel 1778.
Il pronao quadrato imprime, insieme alla cupola e alle torri campanarie, un grande dinamismo grazie allo schema geometrico, secondo le regole vitruviane nella disposizione volumetrica degli edifici, che rende proporzionale le sue dimensioni a quelle della chiesa. Sovrastato da un timpano triangolare, presenta quattro colonne nella parte anteriore, a cui corrispondono quattro lesene giganti sulla facciata d'ingresso. È delimitato da otto colonne di marmo di gusto neoclassico.
Le due torri campanarie, con le strutture portanti in laterizio, partono dalle ali del convento e si posizionano ai lati della cupola donando grande effetto dinamico alla struttura grazie allo sfalsamento dei campanili in una posizione più arretrata rispetto alla cupola e inglobando il basamento nella struttura del convento.
Il passaggio dalla pianta ottogonale al cilindro del tamburo della cupola avviene gradualmente grazie all'uso di
un alto tamburo e di una trabeazione circolare, sorretta dalle colonne.
La cupola è costituita da due calotte in laterizio mentre quella esterna è a sezione costante, quella interna è rastremata verso l'alto.
E' possibile raggiungerla tramite una scala a chiocciola di 131 gradini.
Il chiostro progettato da Juvarra posto lungo l’asse longitudinale della chiesa, con quattro facciate scandite da paraste ad interassi regolari e una doppia sequenza di archi a tutto sesto, è caratterizzato da un giardino all’italiana, decorato con siepi di bosso che creano un motivo a labirinto.
Il grande edificio, retrostante alla chiesa, piuttosto rigido nelle sue linee squadrate, il convento, è realizzato sempre su progetto di Juvarra.
In origine ospitava la Congregazione dei sacerdoti Regolari, istituita da Vittorio Amedeo II nel 1730, poi soppressa durante la Rivoluzione francese. Gestito poi dalla Reale Congregazione di Superga fino al 1966, oggi è dimora dei padri dell’Ordine dei Servi di Maria, che si occupano del culto di questo luogo sacro.
Il progetto prevedeva la costruzione di un intero edificio accanto al convento. Purtroppo l'architetto non riuscirà a concluderli.
Accantonato il progetto, alcune stanze del primo piano del Convento vengono destinate ai Reali come residenza d’appoggio.
Durante gli anni vengono usate come sostegno alla popolazione e oggi è possibile vedere una fedele riproduzione delle cinque stanze arredate dagli oggetti rimasti.
(Anticamera, Prima Sala di Ricevimento, Gabinetto da Toeletta, Sala Verde e Sala Rosa)
Vi si accede dal chiostro del convento gestito dei padri dell'ordine dei Servi di Maria. Qui si conserva la curiosa e pressoché unica raccolta di ritratti di tutti i pontefici della storia, a partire da San Pietro, compresi gli antipapi.
La sala dove sono esposti li espone in ordine cronologico lungo tutte le pareti
La tragedia di Superga fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949. Un aereo con a bordo l'intera squadra di calcio del Grande Torino, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga;
le vittime furono 31.
In ricordo della squadra è stata posta una lapide che ancora oggi è meta di visite.
DESCRIZIONE
Progettato nel 1873 dall’architetto Pietro Carrera, l’ambiente propone il modello ottocentesco dell’area commerciale riservata allo svago borghese, piuttosto apprezzato in città, benché affermatosi in una versione più contenuta rispetto alla galleria Vittorio Emanuele II di Milano.
La galleria è collocata tra piazza Castello e piazza Carlo Alberto ed è caratterizzata da un ampio e luminoso salone lungo cinquanta metri, largo quattordici arricchito da un notevole apparato decorativo eclettico che fonde elementi in stile rinascimentale e barocco, opera dello scultore Pietro Rubino.
L'altezza di circa diciotto metri è stemperata da una balconata che percorre tutto il suo perimetro. La volta rappresenta un vero e proprio tributo alla modernità del tempo, con un largo utilizzo di vetro e ferro battuto, come testimoniano gli elementi strutturali riccamente decorati ad opera dei fratelli Loro e del Piattini.
La struttura rappresenta il tipico modello ottocentesco di area commerciale urbana ispirata ai tipici passages parigini e destinata allo svago borghese.
Essa fu la terza galleria commerciale di Torino, dopo la Galleria Umberto I e la scomparsa Galleria Natta, demolita del 1922 nell'ambito del rifacimento di via Roma.
Progettata da Pietro Carrera nel 1873, i lavori furono avviati il 25 giugno dello stesso anno e la galleria fu inaugurata il 30 dicembre 1874. Deve il suo nome alla Banca dell'Industria Subalpina, che si assunse l'onere della costruzione.
In parte danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, la galleria è stata ricostruita fedelmente sui disegni originali e, in tempi più recenti, l'area centrale è stata interamente occupata dalla grande aiuola, secondo il progetto iniziale del Carrera.
Il Santuario della Consolata sorge sul luogo in cui anticamente era situata la chiesa di Sant’Andrea.
Il pronao tetrastilo, che introduce dall'antistante piazza all'ingresso principale del Santuario, presenta colonne corinzie e fu realizzato in gusto neoclassico nel 1853 su disegni di Gioacchino Marone e Antonio Boffa. Nel 1910 sono state aggiunte due statue di Luigi Calderini , raffiguranti "San Massimo"
La chiesa era a tre navate e al di sotto del presbiterio c'era la cripta sotterranea che ospitava l’altare maggiore dedicato al santo titolare della chiesa.
Guarino Guarini crea un’ampia aula ovale di accesso, che ricopre lo spazio dell’antica chiesa, cui verso nord aggiunge un ambiente a pianta esagonale che amplia il sito dell’antica cappella della Consolata e che costituisce il Santuario vero e proprio.
In questo modo dà un peso fondamentale nella struttura architettonica alla cappella dedicata alla Consolata che si trova in asse con l’ingresso laterale (lato sud). L’esecuzione dei lavori venne affidata all’ing. Antonio Bertola.
La seconda fase di ampliamento fu esguita da Filippo Juvarra e coinvolse la zona del nuovo presbiterio, dove si custodiva l’immagine della Consolata. Juvarra progettò l’altare maggiore, quello che vediamo ancora oggi, e lo collocò nella nicchia creata dallo sfondamento verso nord dell’esagono guariniano. Il nuovo ambiente venne coperto da una cupola e coronato da una lanterna che favorì una maggiore illuminazione di tutto lo spazio.
l'ultima fase di ampliamento venne affidata all’architetto Carlo Ceppi e all'ingegnere Antonio Vandone di Cortemiglia. Il Ceppi disegnò il progetto che prevedeva la costruzione di quattro cappelle ovali attorno all’esagono guariniano e di due coretti a lato del presbiterio della cappella della Consolata. L’ingresso da occidente che immetteva nell’aula di Sant’Andrea venne chiuso privilegiando così l’asse che dall’ingresso sud conduceva direttamente all’altare con l’immagine della Consolata.
Da via della Consolata venne aperto un altro ingresso che dava accesso direttamente alla zona del santuario. Vandone curò la progettazione e l’esecuzione dei nuovi altari per le nuove cappelle e la loro decorazione.
La Cappella di sant’Anna venne costruita tra il 1678 e il 1704, su progetto dell’architetto Guarino Guarini. All'interno si può trovare un altare in marmo decorato con le sculture in legno di Stefano Maria Clemente. Al centro dell’altare è collocata la pala raffigurante Sant’Anna con la Vergine Bambina, san Michele Arcangelo e l’Angelo custode, opera di un pittore della cerchia di Beaumont. Alle pareti laterali ci sono due scene della vita di Maria, di mano di Vittorio Amedeo Rapous, che raffigurano la Natività della Vergine e la Presentazione di Maria al Tempio.
Edificata sul finire del X secolo al completamento della precedente chiesa di Sant'Andrea, fu opera dell'architetto monaco Bruningo. Per questo infatti appare discostata dal corpo barocco della basilica. Per la sua costruzione fu utilizzato in gran parte del laterizio di epoca romana proveniente da rovine di abitazioni patrizie circostanti. La base è quadrata, con una lieve forma tronco-piramidale per aumentarne lo slancio, è di aspetto austero, tipicamente romanico; le facciate sono armoniosamente scandite da 7 ordini di archetti pensili, monofore, bifore e trifore. La cella campanaria contiene nove campane trifore.
La Chiesa di Santa Cristina fu costruita nel 1639 per volere di Maria Cristina di Francia, moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia.
La Chiesa di San Carlo Borromeo fu invece costruita per volontà di Carlo Emanuele I di Savoia nel 1619. La chiesa venne dedicata a San Carlo Borromeo, dopo il suo pellegrinaggio a piedi per recarsi a pregare la Sacra Sindone.
Fanno entrambe parte di un progetto di ampliamento urbanistico.
La chiesa nacque per volere della reggente del Piemonte, Maria Cristina di Francia.
Il progetto e i lavori della chiesa furono iniziati da Carlo di Castellamonte nel 1639, che però morì un anno dopo, e il cantiere fu proseguito dal figlio Amedeo
La stessa Cristina volle adibire il Monastero delle Carmelitane Scalze in cui negli ultimi anni di vita, si ritirava. Il monastero
venne poi distrutto da Napoleone nel
1802.
La facciata attuale fu ultimata
nel 1718, ad opera di Filippo Juvarra: fu commissionata da Maria Giovanna Battista, il cui nome compare inciso alla base della lunetta della facciata, che è lievemente concava, e ripartita in due ordini sovrapposti, scanditi da colonne con capitelli di ordine composito. Una grande finestra ovale si trova nell’ordine superiore, con ai lati due statue rappresentanti la “Giustizia” e la “Carità”, opera di Giovanni Baratta.
Sul cornicione che separa gli ordini, sono posizionate le copie delle statue di Santa Teresa e di Santa Cristina, Sono invece opera dello scultore milanese Tantardini le altre statue, raffiguranti San Francesco
di Sales, Sant’Agostino e
San Maurizio.
La chiesa è ad unica navata, a croce latina, con finestre a tre luci di tipo “serliano”.
La cappella di destra è dedicata al Sacro Cuore di Maria. Quella di sinistra è dedicata a San Giuseppe, compatrono di Torino.
Tra gli affreschi parietali, a sinistra, spicca “Il voto di Superga”, opera di Edoardo Calandra: il quadro raffigura il duca Amedeo II di Savoia, accanto al cugino principe Eugenio di Savoia-Sassons, mentre è inginocchiato davanti ad un pilone con l’effigie della Vergine, sul culmine del Colle di Superga, ed esprime il voto di erigere una basilica in quel luogo, in caso di vittoria contro i Francesi assedianti.
La volta interna è di Pietro Somasso: un cornicione corre lungo tutto l’interno, delimitando il soffitto con volta a botte, ornato di pregevoli stucchi, che simulano volte a crociera, con motivi floreali e
figure di angeli.
Il progetto nacque nel 1618, come ampliamento urbano. Il duca Carlo Emanuele I di Savoia ordinò la trasformazione della città in stile barocco, e il cantiere per la chiesa iniziò nel 1619.
L'attribuzione del progetto è incerta: si parla di Carlo di Castellamonte, ma anche di Andrea Costaguta, del Galleani di Ventimiglia e, con maggior probabilità, di Maurizio Valperga, di cui è certa la conclusione dei cantieri.
La struttura della chiesa, provvista anche di campanile in condivisione con la chiesa gemella, fu terminata nel 1625.
Nel 1623, la chiesa fu annessa al preesistente convento dell'Ordine
degli Agostiniani Scalzi.
La facciata, fu realizzata molto più
tardiva rispetto alla fine della realizzazione della Chiesa (1625).
Nel 1834 fu bandito un concorso per la realizzazione della facciata, il progetto vincente fu quello di Ferdinando Caronesi che proponeva una facciata ispirata a quella juvarriana della vicina chiesa di Santa Cristina.
Essendo la facciata ispirata a quella della Chiesa di Santa Cristina ci sono molte similitudini come la divisione tramite una trabeazione in due ordini.
Nella parte superiore si trova una finestra ovale e un timpano con raffigurato il Duca Carlo Emanuele I di Savoia.
L'interno presenta una navata unica e
quattro cappelle, due per lato.
Sono presenti vari dipinti, di scuola caravaggesca, tra cui ricordiamo la pala d'altare, che raffigura proprio il santo quando, nel 1578, si recò a Torino per vedere il Sudario del Cristo.
Nel 1655 per l'altare maggiore Giacomo Casella con il cognato Giovanni Andrea Casella dipinse la pala raffigurante San Carlo Borromeo in adorazione della Sacra Sindone.
Di grande pregio gli interni decorati sui colori del rosa, del rosso e dell’oro, come per la sua gemella, secondo la tradizione del barocco torinese.
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La reggente Maria Cristina di Francia, che acquistò il terreno per edificare la chiesa adiacente "gemella", ordinò a Bernardino Quadri l'esecuzione dell'altare maggiore e le decorazioni a stucco dentro la chiesa di San Carlo nel 1653.
Gli altari della Madonna della Pace e di san Nicola da Tolentino sono invece opera dello scultore svizzero Giovanni Battista Casella (1649).