Nel 1914 si celebrò per la prima volta la festa della donna l'8 marzo. Una scelta forse casuale, visto che si trattava di una domenica. Esattamente tre anni dopo, a San Pietroburgo, le donne protestarono per chiedere a gran voce la fine della guerra: fu quella una delle prime manifestazioni della cosiddetta "rivoluzione di febbraio", seguita quattro giorni dopo dalla caduta dello zar. Il governo provvisorio che nacque concesse alle donne il diritto di voto. Dopo la rivoluzione bolsevica, fu Vladimir Lenin a istituire l'8 marzo come festività ufficiale.
In Italia la prima Giornata internazionale della donna è stata festeggiata il 22 marzo 1922. Soltanto nel 1946, su proposta di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, è stata invece individuata la mimosa come suo simbolo ufficiale. Una scelta che si deve alla stagione di fioritura di questo fiore, che avviene sempre nei primi giorni di marzo, e ai suoi costi, abbastanza contenuti. Il giallo, inoltre, è il colore che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita, diventando così metafora delle donne che si sono battute per l'uguaglianza di genere.
Rita Levi Montalcini
Marie Curie
Dorothy Hodgkin
Gertrude Belle Elion
Francoise Barre-Sinoussi
Rita Levi Montalcini fu neurologa, filantropa e senatrice a vita della Repubblica italiana.
Nel 1986 questa importantissima scienziata ricevette il Premio Nobel per la medicina per le ricerche che portarono all'identificato del fattore di accrescimento della fibra nervosa Ngf, una piccola - ma fondamentale - proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso.
Questa scoperta contribuisce ancora oggi allo studio di malattie come tumori, Sla e morbo di Alzheimer.
La famosissima Marie Curie fu una delle prime scienziati riconosciute come tali a livello mondiale. Insieme al marito Pierre infatti compì importantissimi studi sulle radiazioni e i materiali radioattivi.
Tali ricerche le valsero non uno, ma ben due Premi Nobel: per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911 in seguito alla scoperta del radio e del polonio. Madame Curie fu anche la prima donna ad insegnare alla celebre Università Sorbona di Parigi.
La figlia Iréne continuò i suoi studi riuscendo a isolare elementi radioattivi naturali e compiendo la trasmutazione di alcuni elementi come il boro in isotopi radioattivi sintetici. Per questo anche lei vinse il Nobel per la Chimica nel 1934.
Cristallografa e biochimica inglese, condusse importanti studi scientifici nonostante grandi problemi di salute.
La determinazione delle strutture di importanti sostanze biochimiche tramite l’uso di tecniche legate ai raggi X le valsero il il Nobel per la chimica nel 1964.
Grazie a simili metodi, la scienziata determinò la struttura atomica del colesterolo, della penicillina e della vitamina B12, della la lattoglobulina, della ferritina e del virus del tabacco.
Fu anche una grande sostenitrice del disarmo nucleare mondiale.
Quando il cancro si portò via il nonno, l'americana Gertrude Belle Elion decise che avrebbe dedicato la propria vita a combattere questa malattia. E lo fece eccome!
Nonostante in pochi la prendessero sul serio per il fatto di essere donna, Gertrude si distinse in campo accademico come biochimica, tanto da riuscire ad elaborare terapie efficaci nel trattamento dell'AIDS, che negli anni '80 appariva come una specie di castigo divino impossibile da arginare.
Proprio per queste ricerche - che poi portarono allo sviluppo del farmaco AZT usato dai pazienti sieropositivi - la Elion ottenne il Nobel per la medicina nel 1988.
L'immunologa francesa fu insignita del Premio Nobel per la medicina nel 2008 in seguito alla scoperta, effettuata insieme al collega Luc Montagnier, del virus dell’immunodeficienza umana (HIV), che è la causa del temutissimo AIDS.
Le sue ricerche stanno contribuendo a combattere una malattia che per decenni ha falciato milioni di vite.
La letteratura italiana è sempre stata dominata dalle figure maschili, che hanno eclissato le scrittrici e poetesse dei diversi secoli, grazie ai maggiori mezzi a loro disposizione, per colpa di un sistema tendenzialmente poco equilibrato.
donne pregne di energia e di passione, portatrici di speranze o di paure, ma tutte coraggiose e determinate,
destinate a lasciare il loro segno nella storia.
Enfant prodige della letteratura italiana, inizia a comporre favole e racconti all’età di soli 5 anni.
Moglie di Alberto Moravia (da cui poi si separa), vive intensamente gli orrori della guerra, riuscendo a raggiungere la serenità nel dopoguerra, quando pubblica L’isola di Arturo, che le consente di vincere il Premio Strega.
L’opera è un romanzo di formazione, colmo della teoria psicanalitica degli archetipi di Jung.
pseudonimo di Rina Faccio, piemontese, è una figura-chiave del femminismo d’inizio secolo.
Figlia di un padre autoritario, studia da autodidatta e nel 1906 pubblica Una donna, romanzo autobiografico di enorme successo, in cui racconta la sua giovinezza e la violenza subita dall’uomo che poi diviene suo marito e dal quale riesce a scappare, liberandosi dalle catene della sua schiavitù coniugale.
La follia le è stata compagna lungo gran parte della vita, costringendola a frequenti ricoveri in case di cura, durante le cui permanenze però non smette di scrivere e di dare libero sfogo alla sua anima, con uno stile irruento e passionale.
Giovanni Raboni la definisce pertanto “una forza della natura”.
Tra le raccolte di poesie più note, si ricorda Folle, folle, folle d’amore per te, con un’introduzione di Roberto Vecchioni.
Pseudonimo di Lucia Lopresti, la fiorentina di origine calabrese, studia storia dell’arte all’università di Roma con il maestro Roberto Longhi, che poi sposa.
Desiderosa di esplorare le diverse condizioni della donna nel corso dei secoli, è autrice della “biografia fantastica” Artemisia, dedicata alla pittrice secentesca Artemisia Gentileschi.
Scrittrice attiva anche a livello politico, fa del microcosmo domestico la sua cifra letteraria, dedicando molte sue opere all’analisi dei rapporti interni al nucleo familiare, in chiave spesso pessimista e a tratti tragica.
È nota ai lettori grazie a Lessico famigliare, romanzo autobiografico che descrive la vita quotidiana dei Levi (il suo cognome da nubile), analizzando i caratteri opposti del padre e della madre, in un’opera intrisa di un confortante senso di appartenenza.
è proprio ciò che rende tale una donna, ma a mio avviso è spesso ancora un tabù. nel 2021 dobbiamo sentirci libere di condividere ciò che ci caratterizza e Sofia lo fa nel modo più diretto e divertente possibile