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IL PARMIGIANINO

di Federica Frascio e Alessia Bazzani

La nascita di un nuovo stile

Le espressioni artistiche che si manifestano nel primo e nel secondo decennio del 500 evidenziano un rinnovato linguaggio artistico. L'equilirbio, le proporzioni, l'armonia e il linguaggio della classicità. Questo complesso linguaggio artistico, denominato manierismo, prende avvio in Toscana e a Roma. Nelle vite del Vasari, il termine "maniera" indica lo stile proprio di un artista o i caratteri stilistici di una scuola, ossia dell'arte che si sviluppa in una certa area geografica in un certo periodo.

il manierismo

Giorgio Vasari, la Fucina di Vulcano (1564 circa)

la "maniera" in Toscana

Dopo la caduta della Repubblica fiorentina e il rientro dei Medici a Firenze, la situazione politica, economica e culturale che si genera ha evidenti riscontri nella produzione artistica. Gli artisti toscani del primo ventennio del cinquecento sono i primi a sperimentare nuove soluzioni compositive, formali e stilistiche: il Pontorno e Rosso Fiorentino.

Nelle loro opere la concezione dello spazio rinascimentale perde l'armonica struttura generata dal razionale impianto quattrocentesco, attraverso l'uso di colori irreali e cangianti. Le anatomie sono esasperate in atteggiamenti di accentuato dinamismo: il motivo della "figura serpentinata". Il risultato di questo attivo mecenatismo è la nascita di un raffinato contesto artistico capeggiato da Giorgio Vasari, coordinatore di una squadra di artisti come Bronzino, Bartolomeo Ammanati e Bernardo Buontalenti.

la "maniera" a Roma

Un altro centro favorevole all'affermazione del Manierismo è Roma. Il pontefice si fa promotore di un'intensa attività di mecenatismo. Numerosi cantieri sono aperti o portati a termine sotto il pontificato di Clemente VII, progettata da Raffaello e compiuta dal Giulio Romano. Oltre ai pittori della cerchia raffaellesca, sono attivi a Roma artisti provenienti dalla Toscana, come Benvenuto Cellini e Rosso Fiorentino e Parmigianino.

la "maniera" a Venezia

La Serenissima riesce a riconquistare parte del prestigio politico che deteneva a livello europeo solo dopo la metà del secolo. Venezia vive un periodo di intenso fervore costruttivo, che si traduce non solo nella costruzione di nuovi edifici, ma anche in opere di riorganizzazione urbanistica e nella realizzazione di importanti cicli decorativi. In ambito architettonico e urbanistico il linguaggio classicista entra nella laguna attraverso artisti come Sansovino e soprattutto Andrea Palladio.

GIROLAMO FRANCESCO MARIA MAZZOLA

Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino, nasce l'11 Gennaio 1503. Il suo soprannome è dovuto sia alla sua origine, sia alla sua corporatura minuta e gentile. Pittore e grande incisore, è una delle personalità più rappresentative di questa fase del Manierismo. Trasferitosi da Parma a Roma nel 1524, potè osservare le opere di Michelangelo, Raffaello, Rosso Fiorentino e Giulio Romano. Rimase nella città papale e la lasciò solo in seguito al Sacco da parte dei lanzichenecchi.

cenni biografici

È stato un fondamentale esponente del Manierismo, di cui rappresentò l'ideale di grazia, di raffinatezza e più in generale della pittura emiliana. Meglio che nei quadri si espresse nelle incisioni.

VITA

Il padre era un pittore come gli zii che lo avviarono allo studio del disegno. Inevitabile, in quegli anni l'influenza del Correggio. Per qualche anno si trasferì a Roma senza ottenere mai incarichi dal pontefice. Il soggiorno a Roma gli permise di studiare artisti tra i quali Raffaello. Soggiornò per un periodo a Bologna prima di ritornare a Parma dove visse gli ultimi anni, fino alla sua morte avvenuta a soli 37 anni.

Tra il 1530 e il 1531 fu contattato per un incarico imponente: gli affreschi nella chiesa della Madonna della Steccata. Il Parmigianino non rispettò i termini del contratto e fu per questo anche arrestato.

Lo stile del Parmigianino è uno dei più singolari nella scena artistica di quegli anni. Inizia la sua attività seguendo lo stile del Correggio, ma poi si differenzia. La sua pittura ha un fascino misterioso, fatto di sensualità, di eleganza, di raffinatezza, ma anche di malinconia. Il suo stile era ricercato, le figure allungate, le forme slanciate e rapporti spaziali distorti.

STILE

Parmigianino, Pala di Bardi (1521; tempera su tavola, 203 x 130 cm; Bardi, Santa Maria Addolorata)

Affreschi del Parmigianino nella Rocca Sanvitale di Fontanellato

varie opere

Autoritratto in uno specchio convesso

AUTORITRATTO IN UNO SPECCHIO CONVESSO

Madonna dal collo lungo

ANALISI DELL'OPERA "MADONNA DAL COLLO LUNGO"

- Olio su tavola, 1535, 219 x 135 cm, Galleria degli Uffizi (Firenze)

-L'opera "Madonna col Bambino e angeli" comunemente detta "Madonna dal collo lungo" gli fu commissionata da Elena Baiardi Tagliaferri.

-Nel dipinto si esprime una bellezza particolare, molto artificiosa e raffinata. Tutte le figure sono allungate.

-La Madonna ha una posa ambigua, instabile; l'acconciatura è molto raffinata; la veste bianca si increspa e aderisce al corpo facendo intravedere anche l'ombelico; le tinte sono fredde.

-Il corpo del bambino è molto allungato, il volto sembra morto.

-Dietro alla Vergine si estende una sequenza di colonne e la figura slanciata di San Girolamo che srotola una pergamena.

- s'intravedono i piedi di un'altra figura, probabilmente san Francesco, che non è stata completata. L'opera, infatti, è rimasta incompiuta a causa della morte dell'autore, come si evidenza nella scritta alla base della colonna "Fato praeventus Mazzoli Parmensis absolvere nequiviti".

I soggetti sono costretti a torsioni e allungamenti. Il corpo della Madonna segue un movimento a "S" innaturale, soffermandosi con grazia virtuosistica sulle pieghe, come i capelli degli angeli che assistono alla scena. La posizione del bambino, la figura di San Girolamo,le colonne sullo sfondo e la presenza di un'anfora esposta da uno degli angeli rendono enigmatica l'iconografia. In questo dipinto, Parmigianino adotta tutti i moduli figurativi dell'arte manierista: la licenza, l'artificio, la rappresentazione di uno spazio irreale, la "figura serpentinata", l'enigma nel significato dell'opera. La prospettiva è assente, l'ambientazione è abbastanza varia. Il Parmigianino esprime l'arte manierista.

Madonna di Santa Margherita

MADONNA DI SANTA MARGHERITA

Analisi dell'opera:

- Olio su tavola, 1529, 204 x 149 cm, Pinacoteca Nazionale di Bologna

È un capolavoro del periodo del soggiorno bolognese dell'artista.

Il segno è veloce, la pittura ha un effetto vibrante molto moderno.

Le figure sono allungate ed estremamente eleganti con pose, gesti e sguardi vari. È una pala d'altare.

Come ricorda Vasari, l'opera mostra "Nostra Donna, santa Margherita d'Antiochia, san Petronio, san Girolamo e san Michele".

Da Affò in poi c'è anche ritiene Michele un angelo. In effetti il santo posto al centro, che chiama in causa lo spettatore guardandolo negli occhi, non ha, a parte le ali piumate, i tradizionali attributi: la spada, l'armatura o la bilancia, ma solo un piccolo crocifisso tra le mani, che si trova vicino a quello più grande.

Gesù crocifisso, posto all'estrema destra, con un ampio mantello rosso retto dalle braccia incrociate. Nelle dita della sua mano sinistra si notano anche le corde rosse del cappello cardinalizio, suo tradizionale attributo.

Per quanto riguarda Petronio, un'altra interpretazione vede nel vescovo san Benedetto: si tratterebbe di un'iconografia più rara (il santo è rappresentato di solito con l'abito benedettino). Lo sfondo è un cielo pumbleo e un vecchio albero fronzuto. Il dipinto è espressione di "rarefatta eleganza formale, dove anche i sentimenti appaiono, si può dire, distillati e sospesi in un'atmosfera fredda e irreale di notturno incipiente rischiarato dalla luce lunare: dall'assorta assenza della Vergine e dei due santi, all'estenuata dolcezza di quell'attrazione di sguardi fra il Bambino e la santa Margherita, sino al lieve sorriso ambiguo dell'angelo".

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