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Karl Marx

Marx inizia a sviluppare il suo pensiero muovendo delle critiche Hegel e a Feuerbach. Riguardo a Hegel, la filosofia marxiana si forma sullo sfondo della filosofia Hegeliana ma sono comunque numerosi i punti di critica, tra i quali abbiamo l'accusa di considerare la realtà materiale come una sostanza puramente ideale e "l'errore" di aver elevato l'idea a soggetto reale rovesciando il rapporto tra soggetto e predicato. Marx è comunque d'accordo con Hegel su molti aspetti affermando come la realtà empirica abbia un fondamento logico. Per quanto riguarda invece Feurbach Marx si trova in accordo con il suo materialismo ma ma è contro il voler combattere l'idea religiosa sostituendola con altre idee.

Critiche

L'influenza di Marx si estende a molti ambiti anche non filosofici del pensiero contemporaneo con la possibilità perciò di individuare due tendenza: da un lato lo sviluppo di interpretazioni marxiste in chiave sociale, dall'altro un'influenza indefinita. E' molto importante la considerazione delle idee marxiste da parte dei filosofi del '900 che, pur appartenendo a correnti marxiste, hanno fatto del pensiero del filosofo tedesco un punto di riferimento importante.

Influenza

Nella filosofia marxiana grande importanza assumono i termini "lavoro" e "alienazione". Il lavoro è lo strumento con il quale l'uomo si riconosce nel prodotto di sé, della sua attività. Nel capitalismo questo processo di "oggettivazione" non è però possibile: si parla dunque di lavoro alienato, ovvero la ripetizione di gesti meccanici nei quali il lavoratore non trova l'oggettivazione delle proprie possibilità. Ne deriva dunque la necessità storica e morale del superamento del capitalismo, attraverso il socialismo e il comunismo.

Alienazione e lavoro

Materialismo

Marx parte dall'affermazione che l'uomo si distingue dagli animali perché produce i mezzi per la propria sopravvivenza, attraverso i mezzi di produzione. Questo processo di produzione implica però la creazione di un insieme di relazioni umane, e dunque anche la strutturazione in classi della società. Il modo di produzione influenza quindi, nella concezione materialistica della storia del filosofo, la società e i rapporti fra gli uomini. L'insieme dei mezzi e dei rapporti di produzione forma una struttura, al quale si sovrappone una struttura giuridica, la quale esprime e rielabora a livello di pensiero i rapporti sociali dipendenti dalla struttura. Il rapporto tra le due strutture è di tipo dialettico, e la sovrastruttura può esercitare sulla struttura un'influenza, un patto che il pensiero diventi prassi, ovvero comportamenti concreti. Se ciò non avviene il pensiero rimane pura ideologia.

La storia è per Marx uno sviluppo continuo, animato da contraddizioni che conducono alla negazione di ogni momento e lo sviluppo della struttura non è casuale, ma bensì predeterminato: ogni momento è il necessario sviluppo di quello precedente. La dinamica storica è originata da contraddizioni collocata in ognuno dei modi di produzione, a cui corrisponde il contrasto e la lotta di classe. In ogni periodo convivono più ideologie, e quella della classe dominante risulta quasi sempre quella egemonica. Marx individua infine nella nuova classe, il proletariato, il protagonista della costruzione del socialismo e del comunismo, dopo la caduta del capitalismo.

Lotta di classe

Economia capitalistica

Marx si occupa dell'analisi dell'economia capitalistica nelle opere più mature, individuando due modelli economici, ovvero il modello precapitalistico M-D-Me il modello capitalistico D-M-D +. Nel modello precapitalistico è previsto il guadagno di denaro tramite la merce, con un successivo acquisto di altra merce tramite il denaro incassato. Nel modello capitalistico è innanzitutto d'obbligo dire come il lavoro sociale deve divenire lavoro individuale, con una conseguente mistificazione della merce. Il modello capitalistico prevede che il denaro si produca della merce la quale, una volta venduta, incrementa l'investimento iniziale. Il problema di Marx sta nell'individuare la derivazione di quel valore aggiunto di denaro che garantisce il funzionamento del sistema. L'aumento del valore della merce è detto plusvalore e deriva dal cosiddetto lavoro non retribuito, ovvero la differenza tra il salario corrisposto all'operaio e il valore che il suo lavoro produce. Marx presenta dunque il saggio del plusvalore, ovvero il rapporto tra il plusvalore prodotto e i salari, che spiega la data di nascita, ma anche i rapporti di classe tra proletari e capitalisti.

Per ricavare infine il guadagno netto del capitalista, Marx presenta la formula del saggio del profitto, sottraendo al plusvalore i salari ma anche il cosiddetto capitale costante, ovvero le spese strutturali e di produzioni. Lo sviluppo del capitalismo è stato storicamente caratterizzato da un aumento progressivo del capitale costante e da una riduzione dei salari, provocando in tempi medio lunghi la caduta tendenziale del saggio di profitto, che genera una sua volta di concorrenza, con due ulteriori conseguenze, ovvero un abbassamento critico dei prezzi e la saturazione del mercato. Questo è il paradosso strutturale del capitalismo che porterà, per il filosofo, questo movimento alla sua caduta.

Saggio del profitto

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