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L'ARTE ETRUSCA
LAVORO DI:
-Chiara Miceli
-Ester Minuzzo
-Aurora Spagnolo
-Anna Fantinato
-Sofia Ave
Gli Etruschi si svilupparono nel VII secolo a.C. nell'area delimitata dai fiumi Arno e Tevere (attuale Toscana, Umbria occidentale e Lazio settentrionale). Svilupparono una cultura molto raffinata, sviluppata a livello artistico, militare, economico, sociale e culturale. Importante era la figuara del re, dotato di ampi poteri.
La pittura etrusca aveva valore simbolico ed era fondata sulla rivelazione, attraverso la quale il divino comunicava all'uomo la propria esistenza. Fondamentale di questo popolo era anche la concezione circolare dell'esistenza individuale e collettiva che si basava sull'eterno ripetersi del cerchio nascita-crescita-morte.
Questo è testimoniato dalle numerose pitture tombali tipiche degli Etruschi, che rappresentavano dei e demoni pronti a scortare il defunto verso il regno dei morti.
L'espressione artistica è infatti sempre connessa con qualche esigenza di carattere religioso. Secondo gli Etruschi i templi riccamente decorati e le tombe ben correlate di utensili e offerte li avrebbero protetti da demoni infernali. Ciò è confermato anche dai ritrovamenti di un ricchissimo repertorio di vasi, sarcofagi, urne e numerosi gruppi scultorei. Gli Etruschi vedevano infatti l'arte sempre legata a precise necessità di ordine religioso e pratico.
A partire dal IX secolo a.C. gli Etruschi iniziano a dare il via a numerosi insediamenti la cui collocazione geografica deriva da precise scelte di carattere economico e strategico.
I primi insediamenti erano costituiti da capanne a pianta circolare ed ovale. Avevano struttura di legno e rivestimento in paglia, resa impermeabile con l'argilla. Anche il tetto era in paglia impermeabilizzato con l'argilla.
Gli Etruschi ripresero il modo di pianificare i propri insediamenti dai Greci, ma sostituendo alla motivazioni geometriche e proporzionali elleniche quelle magico-religiose caratteristiche della propria cultura.
Una serie di strade orizzontali e verticali dividevano il perimetro in vari settori, gli isolati (insulae), i queli venivano edificati con grandi case (dapprima solamento in legno, paglia e argilla e solo successivamente anche in mattoni).
Le città Etrusche erano generalmente circondate da mura, che arrivarono anche ad assumere dimensioni colossali e che erano realizzate sovrapponendo a secco grossi massi squadrati ( solitamente in pietra calcarea, travertino e tufo) a forma di parallelepipedo, posti in opera a filari isodromi ( cioè utilizzando blocchi della stessa altezza e spessore, disposti in modo che la giuntura tra gli elementi di ciascun filone corrispondesse all'incirca al centro del blocco del filare sottostante).
L'ingresso alla città avveniva per mezzo di grandi porte che si aprivano nelle mura di cinta. A partire dal IV secolo a.C. assunsero caratteristiche sempre più monumentali in quanto venivano realizzate con strutture a tutto sesto (semicircolare).
PORTA ALL'ARCO DI VOLTERRA
Fu costruita in giganteschi blocci di tufo sovrapposti a secco, ma sembra risalire a momenti diversi: i fianchi risalirebbero al V secolo a.C., mentre gli archi sarebbero frutto di una ricostruzione operata nel I secolo a.C.
L'arco nel fronte è decorato con tre teste scolpite nella pietra, la cui funzione non è ancora certa.
Ci sono pervenuti scarsi resti di edifici templari etruschi: le fondamenta, qualche porzione di alzato e numerosi frammenti di terracotta. Ciò è dovuto all'utilizzo di materiali poveri e facilmente deperibili.
Gli edifici templari etruschi erano costruiti in mattoni crudi, tetto e colonne in legno e rivestiti da decorazioni ornamentali in terracotta. Avevano la pianta quadrangolare.
Resti del Basamento del Tempio del Belvedere a Orvieto, V sec a.C.
Il tempio si ergeva su un alto podio di pietra, con scalinata frontale di accesso (spesso ampia). Sul fronte si trovava un prònao, sorretto da colonne e una o tre celle sul fondo (a partire dall'età arcaica le celle sono tre, ma questo schema potrebbe non costituire la regola).
Il tempio presentava molte decorazioni in terracotta policroma (cioè, si aggiungono i diversi colori, per imitare la vita e dare al manufatto l'apparenza della realtà).
Le ANTEFISSE erano modellate a forma di testa umana ed erano poste alla gronda del tetto alla fine delle travi che sorreggevano le tegole.
Alle estremità e al vertice del frontone si trovavano piccole statue a carattere decorativo: gli ACROTERI
il tempio etrusco si ergeva su un alto podio di pietra, con scalinata frontale di accesso (spesso ampia).
Il prònao, presente sul fronte, era sorretto da colonne e una o tre celle sul fondo (a partire dall'età arcaica sono tre, ma ciò potrebbe non costituire la regola).
Lo stile delle colonne seguiva un modello centroitalico: l'ORDINE TUSCANICO.
Questo modello era una variante del dorico arcaico:
ARCHITETTURA FUNERARIA
L'architettura funeraria etrusca è testimoniata dalle numerose tombe che compongono le necropoli.
All'inizio questi agglomeramenti di tombe erano abbastasnze regolari, mentre nelle epoche successive all'età arcaica iniziarono ad essere disposte in modo più disordinato.
Le tombe imitano l'arredamento delle case private, nei dipinti parietali e nei rilievi scolpiti,
Importanti sepolcri sono quello presso Caere e presso Tarquinia.
A Caere il complesso sepolcrale si sviluppò a partire dal VI sec. a. C. Queste tombe richiamano molto l'organizzazione delle case e ne imitano l'arredo.
A Tarquinia, la principale necropoli, detta Monterozzi, si estende per molti Km2.
Essa raccoglie molte tipologie di tombe, le quali consistono pravalentemente in camere scavate nella roccia.
LE SEPOLTURE
Le sepolture mutano in base all'età di cotruzione, alle consuetudini funerarie e alla natura del suolo si dividono in vari tipi:
le ceneri del defunto
Questo tipo di tomba richiama il modello più antico di abitazione etrusca.
La copertura utilizza il principio della falsa cupola, ottenuta con blocchi di pietra.
Si tratta di sepolture gentilizie, come mostra la ricchezza dei corredi.
Gli edifici funerari più complessi sono formati da varie camere organizzate attorno a un
atrio. Le pareti di queste sepolture erano dipinte e lungo i muri erano deposti sarcofagi in pietra
o terracotta.
vengono ricoperte da un tumolo di terra che forma una sorta di collina.
tombe a edicola, simili a un piccolo tempietto e con un tetto a due spioventi.
Queste tombe erano destinate per lo più a famiglie aristocratiche.
Un esempio di questo tipo di tomba è la Tomba a edicola del bronzetto di Offerente.
TOMBA A CAMERA
TOMBA A THOLOS
TOMBA A FOSSA
TOMBE NON IPOGEE (a dado)
TOMBE A IPOGEO
SEPOLCRO A PIU' CAMERE
TOMBE NON IPOGEE (a edicola)
SEPOLCRI A TUMOLO
TOMBA DELLE SEDIE E DEGLI SCUDI
Questa tomba si trova a Cerveteri (Lazio). E' un tumolo risalente all'inizio del VI secolo a. C.
Il sepolcro è diviso in vari ambiente: mediante un corridoio (Dromos) si giunge al Vestibolo, grazie al quale si accede a una sala a forma rettangolare, che distribuisce a sua volta altri tre ambienti di sepoltura.
Le sale sono decorate da finte travi a rilievo, sedili a spalliera e tondi scolpiti..
I letti funebri (per i maschi), sono intagliate nel tufo;
Le donne invece interposte dento ai sarcofagi.
IPOGEO DEI VOLUMNI
Trovato nei pressi di Perugia, utilizzato fino al I. sec a.C. e probabilmente risalente alla seconda metà del III secolo a. C.
In fondo all'atrio-vestibolo si trova la camera sepolcrale più grande, con panchine in pietra, sulle quali sono ancora oggi posti sarcofagi con figure di personaggi.
Anche questa pianta riproduce l'organizzazione di un'abitazione privata.
TOMBA A EDICOLA DEL BRONZETTO DI OFFERENTE
La costruzoine risale al I sec. a. C.;
Ha pianta rettangolare e muri squadrati in opus con coperatura in lastre monolite inclinate in modo da formare un doppio spiovente.
Il sarcofago etrusco deve la propria comparsa nelle camere sepolcrali del VII secolo a.C. ad una usanza orientale; la versione con figure umane scolpite al di sopra del coperchio è invece tipicamente etrusca.
Erano eseguiti soprattutto in pietra o in terracotta.
Frequente è il tipo a cassa, lignea o architettonica, con coperchio a doppio spiovente e i lati decorati con scene tratte dalla mitologia greca o con processioni etrusche.
I reperti più rappresentativi, si trovano principalmente a Tarquinia nonché nelle zone interne dell'antica Etruria centro-meridionale; la produzione termina con la metà del I secolo a.C.
Gli studiosi pensano che le prime riproduzioni abbiano riprodotto modelli fenicio-orientali. Esistono tuttavia esemplari che permettono di rilevare l'autonomia degli etruschi nell'adattare caratteri esotici a strutture sociali proprie.
Sui sarcofagi, salvo rare eccezioni, i defunti e le defunte sono rappresentati come se stessero partecipando a un banchetto. Questo lo si capisce dalla loro posizione, ma anche dal modo di vestire, dagli oggetti che indossano e dal fatto che in mano tengono attributi tipici, come ad. esempio il ventaglio, la patera per il vino...
Un esepio che rispecchia perfettamente ciò scritto sopra, è il sarcofago di Larthia Seianti.
E' un sarcofago etrusco in terracotta risalente al VI sec. a. C. conservato nel Museo Nazione etrusco di Villa Giulia a Roma
La scultura fu ritrovata in 400 frammenti nel 1881 durante scavi nella necropoli della Banditaccia a Cerveteri.
La scultura ritrae una coppia di sposi sdraiati in un triclinio a un banchetto. Entrambe le figure hanno i capelli lunghi, gli occhi allungati. La donna indossa un copricapo caratteristico e un paio di sandali ai piedi, mentre il marito presenta una barba lunga e appuntita. Le braccia bianche della donna rappresentano la sua importanza a livello politico e sociale. La realizzazione del sarcofago richiese la ricerca di più pezzi, poi uniti, modellati e dipinti con l'aggiunta di dettagli.
I due coniugi sono raffigurati semidistesi su un "letto" (Klìne) a piazza matrimoniale di bronzo ricoperto di stoffe e cuscini, sopra il quale gli ospiti si adagiavano durante le feste. Questo "letto" si presenta con zampe a volute.
La maggior parte delle sculture etrusche proviene dai corredi funerari. A partire dal VII secolo a.C.,si diffusero i Canòpi, urne in terracotta o in bronzo contenenti le ceneri del defunto, del quale la copertura, posta sul collo del vaso, raffigura spesso il ritratto stilizzato. A Chiusi si attestano i primi esempi: sono da prima privi di figurazione, poi vi sono applicate maschere, infine il ritratto. Gli artigiani etruschi preferiscono la terracotta al marmo perchè essa consente una maggiore immediatezza di esecuzione, poiché non è scolpita, ma modellata dalle mani dell'artista. In ceramica venivano realizzate suppellettili, sarcofagi e statue per la decorazione dei Templi. E’ assente il nudo, che rappresentava la massima espressione figurativa dei Greci, e ciò conferma la scarsa tendenza alla idealizzazione, ma ha delle similitudini con quella greca ionica arcaica.
L'Apollo di Veio(175cm.) è una scultura in terracotta dipinta, della fine del VI secolo a.C., attribuibile probabilmente allo scultore etrusco Vulca. Ha ricevuto una forte influenza da parte della scultura ionica. L’acconciatura, espressione del volto e pieghe della veste hanno fatto pensare addirittura ad un artista greco operante nei territori etruschi. Però manca la leggerezza e il naturalismo della veste, l’effetto diventa violento e dinamico. Lo stesso uso della terracotta, invece del marmo, conferisce alle sculture una fragilità e una matericità lontana dall’idealizzazione dell’arte greca.
La Lupa Capitolina è una scultura di bronzo che possiamo collocare tra la fine del VI sec. e gli inizi del V sec. ed è il simbolo delle leggende sulle origini di Roma. La lupa, con espressione ringhiante, è posata saldamente sulle quattro zampe e volge la testa a sinistra. L’aspetto è aspro e aggressivo. Non è trattata con realismo ma interpretata per coglierne il senso: la struttura ossea è evidente, la vena gonfia sul muso ne rivela la tensione nervosa, le mammelle gonfie indicano lo stato di madre pronta a combattere per difendere la cucciolata. L’aggiunta dei piccoli Romolo e Remo, a completamento del mito di fondazione di Roma, è opera di Antonio del Pollaiolo, nel XV sec.
La Chimera di Arezzo risale al V-IV sec. a.C., ed è un mostro capace di distruggere le messi vomitando fuoco. Il corpo colto un attimo prima del balzo e la testa di leone ruggente sono completati da una coda anguiforme cioè a forma di serpente e da una testa di capra che sporge dal dorso. Questo è percorso da una striscia di pelo irto, mentre le unghie fuoriescono dalle zampe. Si può notare una grande forza espressiva e una potente struttura geometrica data dalle curve dell’animale.
Nella mitologia greca la Chimera ha testa di leone, la coda a forma di serpente e con una testa di capra nel mezzo della schiena, che terrorizzava la terra della Licia, infatti in tale regione si trova il Monte Chimera.
Si sviluppa dall’VIII al II secolo a.c. e si rivela particolarmente sulle pareti delle tombe e su lastre di argilla destinate a edifici pubblici e privati.
Viene manifestata con scene di danze, di caccia, di pesca, gare, banchetti funebri; mentre sul soffitto vengono dipinte finte travi, cassettoni, e motivi vegetali che alludono al realismo dell’ambiente.
Le rappresentazioni sono bidimensionali, le tinte sono piatte e delimitate dalla linea di contorno, e i colori utilizzati si limitano a rosso, marrone, azzurro e verde.
PITTURA FUNERARIA
Le pitture funerarie etrusche rappresentano gli inizi della pittura murale e monumentale europea, e costituiscono il più grande complesso di pittura murale antica di epoca pre-romana dell’intero Mediterraneo.
L’ideologia funeraria etrusca, assimila l’estrema dimora del defunto all’abitazione dei vivi, e popola le pareti delle tombe ipogee, scavate nelle rocce che costituiscono il peculiare profilo geologico della civiltà, con scene di banchetto, di giochi, di danze, di fiere spaventose, di orribili demoni, di episodi mitici.
Era la tecnica pittorica maggiormente impiegata e di cui conserviamo moltissimi esempi nelle necropoli.
Questa tecnica consiste nel dipingere su intonaco fresco il soggetto scelto, in modo che, quando l'intonaco si asciuga, il dipinto, a seguito di reazione chimica, diviene parte integrante del supporto resistendo per molti anni (questo spiega perché la quasi totalità delle espressioni figurative etrusche e romane fino ad oggi ritrovate siano affreschi). Si impiegavano colori minerali e pennelli di setola animale.
TOMBA DEI TORI
L’esempio più antico della pittura etrusca si trova nella tomba dei Tori a Tarquinia.
Sulla parete principale della tomba è raffigurata una scena del mito di Troia: l’agguato di Achille a Troilo (540 a.C.), rappresentazione non comune nelle tombe in quanto le figure principali raffiguravano scene di vita quotiniana.
Il mito rappresentato narrava che Troia non sarebbe stata espugnata dai Greci se Troilo, figlio del re Priamo, avesse compiuto vent’anni.
Per questo sarà ucciso in un agguato da Achille.
Una palma divide la scena a metà: a sinistra è rappresentato l’eroe greco che lo attende nascosto presso una fonte e sta per balzare, a destra il giovane dal busto tozzo, a cavallo.
L’intento è quello di esprimere immediatezza, concretezza, e non organicità.
SIMILITUDINI COI GRECI
Le similitudini con la cultura greca sono particolarmente evidenti nel IV secolo e si possono notare soprattutto nelle pitture della Tomba dell’Orco di Tarquinia.
Qui la testa di una fanciulla si staglia su una nuvola verde scuro senza richiedere una linea di contorno.
Non c’è chiaroscuro ma viene mostrata una visione più drammatica dell’oltretomba attravero il profilo con la bocca dischiusa, e l’occhio di profilo, aperto a guardare la scena infernale
Questa scena rappresenta in modo evidente il mutamento iconografico che corrisponde alla crisi morale del popolo etrusco, consapevole del declino della propria civiltà.
TOMBA DEI CAVALLI
La tomba dei Cavalli (510 a.C.) presenta scene più equilibrate ed eleganti.
La camera funeraria ha il tetto a spioventi con trave centrale colorata di rosso.
Sulla parete di fondo è rappresentata una figura femminile che saluta un uomo accompagnato da un ragazzo che suona l’aulos (Strumento a fiato dell'antica Grecia costituito da un tubo di canna, legno, metallo, osso o avorio con un'imboccatura in cui si insufflava l'aria per produrre il suono grazie alle vibrazioni dell'ancia.);
Ai due lati invece due cavalieri avanzano simmetricamente verso il centro: si pensa possa trattarsi del commiato del defunto, o un atto religioso presso una sacerdotessa, oppure addirittura una scena appartenente alla mitologia.
La scena ha un buon bilanciamento tra figure e sfondo, i personaggi sono ben proporzionati, il disegno è raffinato ed elegante.
E' uno dei più importanti monumenti etruschi, soprattutto per la sua ricchissima decorazione ad affresco che ne fa una delle più straordinarie manifestazioni della pittura etrusca. Si trova nella necropoli di Ponte Rotto a Vulci, provincia di Viterbo e fu scoperta nell'aprile 1857 dall'archeologo Alessandro François a cui fu intitolata.
Il sepolcro appartenne alla famiglia etrusca dei Saties di Vulci, una delle più grandi famiglie aristocratiche della città. Questa tomba fu trasportata a Roma, presso la Villa Albani nel 1863.
La tomba François, con i suoi numerosi affreschi, rappresenta in parte episodi della mitologia, come Achille che uccide i prigionieri troiani in onore di Patroclo e dall'altra parte episodi storici, riferiti alle violente lotte in corso tra gli Etruschi e i Romani e alle lotte tra gli stessi popoli etruschi.
Altra cosa importante è la presenza di evidenti chiaroscuri nelle immagini, che danno maggior tridimensionalità ai personaggi.
Le scene tuttavia sono prive di profondità: personaggi e oggetti sono disposti principalmente in primo piano, con un effetto di appiattimento. Le figure infine, sembrano sovrapporsi le una alle atre, come se fossero schiacciate.
Inoltre questa tomba, oltre ai numerosi affreschi, è formata anche da sette camere, raccolte attorno a un atrio e a un tablino.
ACHILLE CHE SACRIFICA I TROIANI IN ONORE A PATROCLO
LOTTA TRA TROIANI E ROMANI
INTERNO DELLA TOMBA
La Tomba dei Leopardi è stata scoperta nel 1875 a Tarquinia. E' una tomba a camera, con pianta rettangolare e con tetto a doppio spiovente. E' ipogea e pertanto vi si accede mediante un corridoio con gradini.
Deve il suo nome alla raffigurazione di due felini posti simmetricamente rispetto ad un albero, nella parte trapezoidale sotto al tetto. Gli spioventi del soffitto sono decorati a scacchi bianchi, rossi e verdi, mentre nella parte centrale troviamo delle figure circolari.
Nei dipinti parietali della tomba sono descritte scene di banchetto rituale. I dipinti si estendono lungo una fascia continua, su tre lati. Sulla parete frontale vi partecipano tre coppie di sposi distese sui tradizionali klinai, intenti, tra fronde di alloro, a sorseggiare del vino; a sinistra, figure di servitori nudi avanzano recando cibi; sulla parete opposta, incedono i musici. Ricchi particolari si possono notare soprattutto nei dettagli delle vesti.
Particolare per la forza del ritmo è la scena del coppiere con i due musicanti. Le immagini risaltano sullo sfondo monocromo grazie al colore steso piatto, delimitato da una linea nera flessuosa e sicura. Le linee sembrano assolvere più ad una funzione decorativa che descrittiva; esse così donano ai personaggi un carattere dinamico che contrasta con gli schematismi della composizione.
PITTURA VASCOLARE
La produzione ceramica etrusca, prima del IX sec. a.C., è piuttosto grossolana sia nel grado di purezza dell’argilla che nel tipo di cottura, mentre la decorazione è assente. Tra i vasi più antichi troviamo quelli utilizzati come urne cinerarie, di diversa grandezza, formate da due pezzi, uno più grande e uno più piccolo dove quest’ultimo serviva da coperchio. Intorno ai bordi erano incisi vari motivi ornamentali, molto spesso la svastica, ritenuta simbolo di felicità.
Con l’intensificarsi degli scambi commerciali tra l’Etruria e le isole del Mare Egeo, i vasi soprattutto Corinzi e Attici sono abbondantemente importati dagli etruschi che ne apprezzano la qualità superiore, anche se l’interesse degli Etruschi fu colpito dai vasi Greci come dimostra il numero di questi vasi trovati nelle Necropoli. Inizia quindi una produzione locale ad imitazione degli stili e delle forme proprie della ceramica greca.
Successivamente, dal I sec a.c. la caratteristica decorazione in rilievo cominciò a imitare i vasi metallici.
Recentemente, tra settembre e ottobre di quest'anno è avvenuto il rinvenimento più grande mai emerso in Italia, avvenuto nel sito archeologico a San Casciano dei Bagni, Siena, che comprende oltre 20 statue etrusche in bronzo, in perfetto stato di consevazione, 5000 monete in oro, argento e bronzo, ex voto e altri oggetti ancora.
Il tesoro riemerso è stato paragonato perfino ai Bronzi di Riace per la straordinarietà della scoperta.
Questo scavo è iniziato nel 2019 e coordinato dal professore dell’Università per Stranieri di Siena, e etruscologo Jacopo Tabolli.
Ciò è un evento che cambia davvero le indagini di studio di questa civiltà, di cui finora era prevalentemente conosciuta la produzione in terracotta.