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Lavoro a cura delle allieve Arianna Diurno,
Bassma Rhanem,
Gaia Furlanetto,
Irene Notario.
LE PAURE DEL NOSTRO MONDO
La condizione della donna e la parità dei diritti
In Grecia le donne erano relegate passivamente al ruolo domestico che implicava la totale sottomissione e obbedienza al padre e, successivamente al marito mentre gli uomini si occupavano delle leggi, della politica e della cultura. La donna era esclusa da gran parte di tutti i diritti riconosciuti ai cittadini adulti e liberi.
La vita della donna era segregata nel gineceo(gynaikeìon) ovvero nella parte interna della casa. Tenere la donna in casa a controllare gli schiavi e a chiacchierare con le parenti era un privilegio delle classi più agiate. Potevano uscire di rad, in particolare durante le feste religiose o durante eventi familiari come una nuova nascita.
Le donne appartenenti alle classi umili si occupavano dei pasti e delle pulizie mentre le compere erano affidate agli schiavi. Uscivano di casa frequentemente essendo per loro una necessità soprattutto quando rimaste vedove dovevano trovarsi un lavoro per mantenere la famiglia.
Con la democrazia la condizione della donna peggiorò. Ad Atene le donne dell'alta società non ancora entrate in menopausa furono quasi completamente recluse in casa.
Durante l'epoca ellenistica pur avendo diverse notizie di attività svolte dalle donne dell'alta società al di fuori della casa, gli uomini pensavano comunque che fosse il luogo ideale per loro. Era persino ritenuto inadeguato che le donne ricevessero visite da altre donne.
La donna per la mentalità della società dell' antica Grecia era vista come una ricchezza in quanto provvedeva alla riproduzione.
Secondo ciò che riporta Senofonte nella legislazione di Licurgo la società spartana offriva alle donne libere una condizione rigida ma meno definita.
La loro dieta comprendeva quasi solo cereali ed era loro vietato bere vino. Il compito essenziale della donna era avere figli e solo per questo Licurgo aveva prescritto che facessero esercizi fisici e istituito agoni di corsa dove potevano gareggiare l'una contro l'altra. L'allenamento garantiva l'irrobustimento del fisico delle future madri, poichè si riteneva che da una coppia forte potessero nascere figli più forti. Le donne non potevano comunque dedicarsi allo sport più di quanto lo facessero gli uomini. Secondo gli spartani inoltre la pratica sportiva doveva insegnare alle donne la sofferenza per cui era indispensabile la forza fisica. Dunque la parità dei sessi sul piano della ginnastica e dell'agonistica era più una parità di dovere che di diritto. Se da una parte l'attività sportiva delle donne era esaltata dai socratici dall' altra era oggetto di critiche scandalistiche per la loro tenuta sportiva e per la promiscuità con i maschi nelle gare.
Ad Atene nonostante la vita fosse meno rigorosa le categorie erano altrettanto definite.
Demostene nelle Orazioni sostiene che le amanti erano tenute per il piacere, le concubine perchè servissero quotidianamente e le mogli perchè procreassero figli ed accudissero fedelmente la casa.
Secondo Senofonte la temperanza dell'uomo e la virtù della donna sono esigenze concomitanti e derivanti dallo stato matrimoniale. Nonostante la temperanza dell' uomo non derivi dal legame che ha con la moglie e non gli venga richiesta la stessa categorica fedeltà nei suoi confronti, si ritrovano scritti in cui viene richiesta analoga rinuncia ad attività sessuali al di fuori del rapporto matrimoniale. E' comunque difficile individuare quali fossero esattamente i comportamenti ritenuti inadeguati ad un marito dignitoso. Sicuramente dopo il matrimonio era sottoposto a restrizioni che dovevano salvaguardare la sua reputazione, il benessere economico della famiglia e il suo prestigio nella città. Vi sono comunque disuguaglianze per quanto riguarda una distribuzione non equa dei poteri e delle funzioni.
La donna è sottoposta alla potestà del marito quando quest'ultimo modera la propria condotta seguendo la propria volontà, è padrone della direzione che la sua vita deve prendere. Alla moglie greca vengono richieste qualità quali pudicizia, fedeltà rispetto alla divisione dei ruoli e obbedienza. Essa non è nient altro che uno strumento per la procreazione e per l'assicurazione di un nucleo familiare che abbia discendenza legittima. La brava moglie è rappresentata come una donna disinteressata a questioni non riguardanti l'ambito famigliare e che dimostra massimo rispetto al marito assecondandolo in silenzio.
Le eteree (ètaìpai) erano le uniche donne ad essere veramente libere. Possono essere paragonate per alcuni aspetti a cortigiane sofisticate. Oltre a prestazioni sessuali offrivano compagnia e spesso intrattenevano relazioni prolungate con i clienti. Erano soprattutto straniere ed ex schiave, venivano iniziate alla carriera fin da giovanissime e sovente cambiavano nome. Le eteree si esibivano in spettacoli musicali e di danza che si tenevano anche durante i banchetti.Privilegiavano di libertà esclusive: potevano uscire liberamente e gestire i propri averi. Ad ogni modo l'unica figura femminile libera nell' antica Grecia era la personificazione dell'impudicizia.
La figura umana nella scultura classica era concepita come una costruzione architettonica. La rappresentazione della figura eroica era riservata all' uomo. Se le donne assumevano comportamenti caratterizzanti dell' uomo come indipendenza e coraggio venivano considerate contro natura. Non erano affatto escluse dalla rappresentazione monumentale ma personificavano aiutanti o assistenti. L'unica donna ad essere celebrata in misura straordinaria nelle arti visive, non solo ad Atene ma in tutto il mondo greco, era la dea Athena. Essa è la sola dea che occupa un tale rilievo nelle facciate degli edifici e nei frontoni. La sua rappresentazione abituale la mostra nei panni di una dea guerriera armata.
Fino alla metà del IV secolo erano rare le raffigurazioni di nudo femminile mentre non si può dire lo stesso di quello maschile molto usato sin dall'inizio. Si capisce dunque che nella Grecia del periodo classico gli status e le libertà sociali erano molto discordanti tra i due sessi.
La femme en France
Pendant des siècles dans la France rurale hommes et femmes ont oeuvré ensemble aux travaux des champs.
C'est avec la révolution industrielle du XIXe siècle que la division du travail spécialiste les tâches et les répartit entre les sexes. Les hommes au boulot, les femmes aux fourneaux.
C'est donc aux épouses de se consacrer au foyer, à l'education des enfants et au bon soin du chef de la famille.
En 1907 une loi autorise les femmes mariées à toucher un salaire; mais attention, seulement avec l'autorisation de votre mari.
En 1909, le congé maternité voit le jour. Il n'est pas rémuneré mais les jeunes femmes ne perdent plus leur travail quand elles deviennent maman.
Il faut attendre la Première Guerre mondiale pour que les femmes entrent massivement sur le marché du travail.
Pendant 4 ans, les hommes sont mobilisés dans les tranchées, et les femmes prennent leurs place à l'usine. Elles sont désormais capables de faire tourner l'économie.
Il faut attendre la Deuxième Guerre mondiale et l'entrée massive des femmes dans la Résistance puis la Liberation pour qu'enfin le 29 avril 1945, elles obtiennent le droit de vote.
Dans les annees 50, avec l'exode rural et la montée du salariat, les femmes sont de plus en plus nombreuses dans la population active.
Mais ce n'est qu'en 1965, que la loi autorise, pour la première fois, à ouvrir un compte en banque et à travailler sans l'autorisation de leur mari.
En 1967, avec la loi Lucien Neuwirth la pilule est legalisée. Les femmes peuvent choisir le moment de leur vie ou elles font un enfant.
L'année d'apres en mai, alors qu'un vent de revolte souffle sur le pays, les femmes répresentent deja 50% de la main-d'oeuvre.
Le mouvement de liberation des femmes brûle les soutiens gorges en place publique.
Et en 1972, la loi établit le principe '' A travail egal, salaire egal.''
les femmes dans la société francaise de la belle époque jusqu'à nos jours
Les fammes aujourd'hui
Aujourd'hui encore, en France les femmes gagnent 24% de moins que les hommes. Un chiffre qui n'a pas d'ailleurs que très peu évolué en 23 ans.
pourquoi,en France, les femmes gagnent-elles moins que les hommes?
Il y a trois raisons principales. La première c'est que les femmes travaillent plus souvent à temps partiel et font moins d'heures supplémentaires. Et lorsqu'elles ont des enfants, elles interrompent plus souvent leur carrière que les hommes. Deuxième raison, elles occupent des emplois moins valorisés dans des secteurs d'activité moins rémunérateurs comme l'administration publique, la santé, l'enseignement ou l'action sociale par exemple. Et puis il y a aussi une part de discrimination pure: c'est à dire que pour un même poste, avec les mêmes compétences, les mêmes qualifications et le même temps de travail, une femme gagne toujours moins qu'un homme
Que propose le gouvernement?
Le gouvernement propose une série de mesures pou appliquer le principe "travail égal, salaire égal", qui est quand-même inscrit dans la loi depuis 46 ans.
*Qué es?*
#NiUnPasoAtrás es un movimiento fundado por las feministas de Andalucia.
Se han reactionado así debido a las elecciones, ganadas el 2 Diciembre 2018 por un partido de la extrema derecha, Vox.
Una de las propuestas de este partido es la de abolir la ley contra la violencia de género.
Este evento político ha provocado un montón de protestas tanto en Madrid, como en Sevilla y en otras ciudades españolas.
Vox, como había dicho antes, es un partido de la extrema derecha, guiado por Santiago Abascal, que ha ganado las elecciones de Diciembre 2018.
Es el primer partido de extrema derecha que entra en el Parlamiento desde la fin de la dictatura de Francisco Franco.
Los puntos fundamentales de su ideología preven el desmantelamiento de las comunidades autónomas (que existen desde hace el 1978), llevar nuevamente el poder al gobierno central, la prohibición del aborto, quitar las subvenciones a las organizaciones feministas.
Durante todo este tiempo, se ha declarado contra el euro, la multiculturalidad, la inmigración.
La Ley contra la Violencia de Género ha estado una conquista fundamental para la Spagna.
Gracias a esta norma, firmada en el 2018, el significado de la palabra víctima se ha extendido también a los niños y a las mujeres acosadas o asesinadas.
De esta manera, se condenan todos los feminicidos, es decir todos los omicidios de mujeres fundados sobre la discriminación de género.
Y las mujeres españolas no lo quieren perder.
*What is it?*
It is a movement exploded in 2017.
This sentence 'me too' has been originally created by Tarana Burke in 2007, when she was creating a campaign about sexual harassments among women of color, especially in non-privileged communities.
Then, after more than 10 years, this hashtag has been re-used by Alyssa Milano, in reply to
'the Weinstein Case' on twitter.
From that night, thousands and thousands of people has twitted 'me too' on Facebook, Instagram, Twitter...
Everything started with some allegations to Harvey Weinstein, famous american producer, published on the
New York Times by some actresses, such as Judd Ashley and Gywneth Paltrow, who said that they've been harassed.
Later, other women accused him of sexual assault and abuses, which took him to penal trials.
In 2017, while the trials were going on,
he paid the bail at one million of dollars.
The movement 'Me Too' has incouraged other victims of sexual harassments to report the abuses, too.
This has involved other important figures of the american cinema, such as Kevin Spacey, who has been fired from the successful series, House of Cards.
The movement 'Me Too' has also arrived in Italy, involving the italian actress Asia Argento.
Indeed, she has acted in many american films, directed by Harvey Winstein himself, and she has firmly declared that she's been sexually abused by Harvey Weinstein.
Some time later, she has been accused of sexual harassment by the actor Jimmy Bennet, getting so the defendant.
At first, she said that that statement was false, but then she admits that she had had sex with him.
Because of that, she has been expelled from the tv programme X Factor.
Per farsi promuovere ingegnere Mary riuscí a ricevere da un giudice il permesso di assistere alle lezioni serali di un liceo per bianchi, in modo da ottenere la specializzazione necessaria per la promozione e riuscendo a contribuire alla creazione della capsula per il volo di John Glenn. Nonostante l'enorme contributo che diede allo Space Task Group, pochi giorni prima del lancio Katherine venne rimandata a lavorare come calcolatrice, dato che il suo lavoro venne compiuto dal computer IBM, finalmente funzionante. Come regalo di nozze e di addio, Harrison e la sua squadra donano a Katherine una collana di perle, l'unico gioiello ammesso nel codice di abbigliamento dell'edificio e che lei, col misero stipendio che percepiva, non avrebbe però mai potuto permettersi.
Il giorno del lancio però, vennero rilevate discrepanze nei calcoli delle coordinate per il rientro formulate dall'IBM 7090. Glenn stesso richiede che Katherine esegua il controllo finale, fidandosi più dei calcoli di una persona e di Katherine in particolare che di quelli di una macchina. Katherine riuscí a confermare le coordinate in tempo ma, dopo aver portato i dati, inizialmente non venne ammessa ad assistere al lancio; la situazione venne corretta grazie all'intervento tempestivo di Harrison, che le dà un pass e la richiama in sala controllo per seguire il lancio insieme.
Dopo un lancio eseguito correttamente, la capsula di Glenn rileva un problema allo scudo termico, il controllo missione gli ordinò di rientrare dopo soltanto la terza orbita intorno alla Terra delle sette previste. Katherine controllò la situazione e suggerí di usare i razzi posteriori attaccati allo scudo per facilitare il rischioso rientro. Glenn seguí le istruzioni e riuscí con successo a rientrare nell'atmosfera terrestre senza bruciare e la capsula atterrò nel mare delle Bahamas. Grazie al successo del rientro di Glenn, Katherine continuerà a lavorare per la NASA e in seguito calcolerà anche le traiettorie delle missioni Apollo 11 e Apollo 13.
Il diritto di contare è un film ambientato nel 1961. Le protagoniste sono tre impiegate afroamericane: Katherine Johnson una matematica, Dorothy Vaughan supervisore non ufficiale e Mary Jackson aspirante ingegnere che lavora come calcolatrice per la NASA. Katherine dopo che fu trasferita per assistere la squadra di Al Harrison con le sue capacità nell'ambito matematico e di geometria analitica divenne la prima donna di colore che lavora nel gruppo e nell'edificio intero, che non possiede quindi bagni riservati ai neri. Katherine venne mancata di rispetto dall'ingegnere capo Paul Stafford e da i suoi colleghi nonostante si impegnasse a svolgere il proprio lavoro meglio possibile. Nel frattempo, Vivian rifiutò di promuovere Dorothy come supervisore del settore calcolatrici, anche se lei fu costretta a lavorare al posto del supervisore mancante con paga ridotta. Mary invece desidererebbe collaborare con il reparto ingegneria per contribuire a perfezionare gli scudi termici della capsula spaziale sperimentale. Nel corso del tempo Katherine riuscí a guadagnare il rispetto dei colleghi risolvendo equazioni matematiche complesse e impressionando Harrison. Quando Katherine, in seguito ad un rimprovero per le sue ripetute assenze, esprime il fastidio che ha nel dover correre fuori dall'edificio per utilizzare l'unico bagno del centro per i neri, sito ad oltre un chilometro di distanza, Harrison decide di abolire la segregazione nel suo centro e abbatte personalmente il cartello dell'unico bagno riservato ai neri. Nonostante le obiezioni di Paul, Harrison permette a Katherine di seguire le loro riunioni riservate, e lei si dimostrerà preziosa per la missione, creando un'elaborata equazione per il rientro della capsula spaziale di Glenn, che dovrebbe compiere sette orbite complete intorno alla Terra.Dorothy intanto viene a sapere della futura installazione del computer calcolatore IBM 7090, che porterà alla disoccupazione delle donne adibite ai calcoli che sono sotto la sua supervisione. Dorothy si reca nella biblioteca pubblica per informarsi sulla programmazione dei computer, e nonostante venga cacciata in malo modo, riesce a sottrarre di nascosto dalla sezione riservata ai bianchi un libro sulla programmazione in Fortran. Successivamente entra nella sala computer senza permesso, riesce con successo ad attivare la macchina ma viene scoperta. Capisce che con una macchina che esegue i calcoli con una tale velocità non ci può essere futuro per le matematiche della sua unità, quindi decide di cominciare ad addestrarle sui processi di programmazione del IBM. Per questo riesce a farsi promuovere e si trasferisce con loro per supervisionare il computer, guadagnando finalmente il rispetto da parte di Vivian.
Dovremmo essere tutti femministi è un saggio, frutto dell'adattamento di una conferenza dal medesimo titolo di grande successo, pubblicato nel 2017 da Giulio Einaudi Editore.
Qui, Chimamanda fa un'importante riflessione su come, per cambiare la realtà, sia necessario cambiare il modo di educare i nostri figli, per poter costruire una società fondata sulla parità dei diritti tra uomini e donne.
E per sostenere la sua tesi porta solidi argomenti a favore, che affondano le loro radici nell'esperienza personale di donna.
Inoltre, analizza la posizione attuale della donna, mettendo a confronto il mondo statunitense e quello nigeriano.
L'autrice del saggio è Chimamanda Ngozi Adichie,
una scrittrice nata in Nigeria nel 1977.
Studia negli Stati Uniti, ottenendo ottimi risultati e diverse borse di studio.
Già autrice dei libri Metà di un sole giallo, L'Ibisco Viola e Americanah, ha vinto numerosi premi, tra i quali il
National Book Critics Circle Award nel 2013,
il Commonwealth Writers' Prize per la categoria 'First Best Book'
e il premio internazionale Tonino.
Inoltre è giunta fra le finaliste del Baileys Women's Prize for Fiction nel 2014.
Nel romanzo l'autrice analizza la figura della donna, mettendo a confronto due mondi: quello statunitense e quello nigeriano, portando esperienze personali appartenenti ad entrambe le realtà.
Grazie a questi, il lettore scopre come, in una realtà apparentemente volta alla parità dei diritti, il cammino sia ancora lungo, anche in un mondo molto sviluppato come quello dei Stati Uniti: la retribuzione è decisamente inferiore per le donne rispetto ad quella di un uomo con le medesime mansioni.
Come se non bastasse, più si avanza verso gli incarichi più importanti e prestigiosi meno donne troviamo.
Grazie all'esperienza di un'amica di Chimamanda, inoltre, ci accorgiamo che qualità quali l'ambizione, la determinazione e la rigidità vengono associate solamente all'uomo.
Giungiamo, dunque, alla conclusione che l'immagine della donna continua ad essere
stereotipata e con lei tutte le caratteristiche considerate femminili:, come la dolcezza.
Per quanto riguarda la Nigeria, la scrittrice descrive momenti della sua infanzia, come quelli con il suo amico Okoloma,
il primo ad avergli dato della femminista, quelli delle elementari, quando un bambino era stato preferito a lei in quanto di sesso maschile; ma porta anche esperienze come donna adulta, inserendo anche un paragone temporale.
La 'soluzione' che propone è quella di rieducarci, ma, sopratutto, educare i nostri figli in maniera diversa, per poter costruire una società davvero libera da stereotipi.
In particolare, spinge su quanto limitiamo l'educazione dei bambini, costringendoli nei tipici stereotipi 'virili', come, ad esempio, il luogo comune che vede l'uomo a pagare le cene come simbolo di virilità.
Un altro snodo fondamentale prevede anche l'educazione delle bambine, educate ad amare l'idea del matrimonio e a sottomettersi a tutte le clausole che prevede (pulizia della casa, cucina).
Come probabilmente sappiamo la civiltà islamica reputa la donna come una cittadina di classe inferiore, sottomessa alla volontà dell'uomo. In alcuni paesi di cultura islamica non c'è un profondo livello di discriminazione, come ad esempio in Tunisia, dove le donne sono libere di vestire come vogliono e hanno ottenuto molti diritti che le rendono quasi pari all'uomo, e in Turchia, dove un sostanzioso numero di donne sale al potere.
Possiamo quindi affermare che la condizione della donna è strettamente legata sia alla storia del paese in cui vive sia al paese stesso.
I vari paesi islamici una volta ottenuta l'indipendenza, attuarono varie strategie di modernizzazione per legittimare il potere della classe dirigente. I diritti della donna sono quindi legati a questa legittimazione.
Negli anni trenta, ad esempio, si fece promulgare una legge che proibiva l'uso del velo in Turchia e in Iraq.
Durante la lotta contro il dominio francese le donna algerine avevano ottenuto la libertà di vestire con abiti occidentali per non farsi notare, in seguito dovettero tornare a quelle che sono le loro tradizioni.
La modernizzazione e i movimenti femministi non sono però riusciti a far crollare un regime totalmente patriarcale e maschilista, comune a tutti i paesi islamici.
Le donne sono considerate tuttora cittadini di seconda categoria.
La Tunisia è il paese di cultura islamica che ha la legislazione più avanzata dal punto di vista dei diritti delle donne. Secondo le leggi tunisine è prevista infatti la parità fra uomo e donna nel matrimonio, l'uomo è tenuto a pagare gli alimenti alla moglie in caso di divorzio, la madre deve dare il suo consenso in caso di matrimonio di una figlia minorenne. Il codice dei lavoratori prevede la stessa paga per le stesse mansioni, la violenza sulle donne viene punita severamente. Ci sono molte donne che rivestono un ruolo importante in politica e altre che svolgono lavori eseguiti principalmente da uomini (autista d'autobus, giornalista sportivo). Le leggi non riescono però a garantire la parità, perché la mentalità popolare è ancora molto legata alle antiche tradizioni, spesso infatti una donna deve mantenere anche i fratelli e i parenti del marito.
In Algeria la condizione della donna è molto precaria. In questo paese è stata infatti applicata la svaria, la legge islamica che relega la donna in una condizione di totale inferiorità. Contro questa legge si schierarono numerose associazioni femminili tuttavia alcune di loro pagarono con la vita la loro presa di posizione. Molto più gravi sono invece le condizioni delle donne che vivono nei paesi governati dalla teocrazia, come l'Iran, tuttavia le condizioni femminili sono molto più dure in Afghanistan, dove le donne non possono né uscire di casa né andare a scuola. La discriminazione attuata dall'Iran è piuttosto forte, anche se questo è l'unico paese in cui viene celebrata la "settimana della donna", che in sostanza consiste in una settimana di trasmissioni radiofoniche e televisive.
La condizione femminile a Roma
Fin dall'antichità la donna ha sempre occupato una posizione inferiore rispetto all'uomo, lei era sottomessa prima al pater familias e poi al marito ed era esclusa dai virilia officia. A quel tempo se nasceva una bambina malformata, malata o se la famiglia la impossibilitava veniva abbandonata, al fine di fornirgli condizioni adeguate e la dote per un futuro matrimonio. Le bambine abbandonate venivano raggruppate e allevati da uomini, i quali le avviavano alla prostituzione o alla schiavitù.
All'età di 12 anni le donne erano considerate viripotens, adatte a sposarsi con un uomo sempre scelto dal padre. Prima del matrimonio c'era una cerimonia di fidanzamento, la sponsalia. in questa cereimonia la donna riceveva un anello, simbolo di accordo, in vista del matrimonio.
Esistevano tre tipi di matrimonio:
la separazione tra i coniugi poteva essere attuata solo dall'uomo, ed esistevano due modi:
divortium
repudium:poichè la donna non assolveva il suo ruolo principale, quale quella di generare figli,a causa, presumibilmente della sua infertilità, veniva cacciata di casa e tornava dalla propria famiglia.
Negli ultimi due secoli della Repubblica a Roma la donna cominciò una piccola emancipazione condotta da famose donne al tempo come Ortesia.
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